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“Idem velle, idem nolle” – Avere gli stessi sentimenti di Cristo

Thomas Buttersworth, Gun ship in a storm

Omelia sulle letture di domenica 25 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 25 ottobre 2015

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Approfondimenti

Idem velle atque idem nolle, ea demum firma amicitia est.
[Volere le stesse cose, le stesse cose non volere, in fondo è questa la vera amicizia.]

Crispo Gaio Sallustio (86 a.C.-35 a.C.), De coniuratione Catilinae: XX, 4

Card. Ratzinger, Omelia nella Missa pro eligendo Romano Pontifice

18 aprile 2005

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

“Idem velle, idem nolle” – Avere gli stessi sentimenti di Cristo

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questa potremmo definirla “la domenica dei ciechi”, di tutti coloro che si sentono ciechi; chi si sente cieco ha una grazia speciale da Dio.

Chi si riconosce cieco è perché è illuminato da Dio, che gli fa vedere e capire la profondità e la vastità della sua cecità.

Se uno è cieco, e sa di essere cieco, e ha l’umiltà per riconoscere che è cieco, allora, nonostante gli venga detto di tacere, nonostante venga rimproverato affinché taccia come accade a Bartimeo, nonostante questo, lui continua a parlare, continua a supplicare Gesù, dicendo: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»

Abbiamo bisogno della pietà di Cristo per tornare a vedere, perché è la Sua Pietas, la Sua Misericordia, così come Lui l’ha descritta nei Santi e nei Mistici, che ci guarisce dalla cecità interiore.

È meglio essere ciechi nel corpo che nell’anima!

La cecità interiore è la disgrazia più grande che possa capitare!

Vuol dire non saper più distinguere il bene dal male, vuol dire non saper più vedere nulla, vuol dire essere stolti e duri di cuore, come dice Gesù nel Vangelo.

Una prova di questa cecità, che voglio solo accennare, perché vorrei concentrarmi su altro in questa omelia, l’abbiamo in questi giorni con la disgustosa e terrificante festa di Halloween, che ha sostituito la festa di Tutti i Santi.

Stamattina mi si è aperto il cuore, entrando qui in istituto,[1] passando dall’asilo (che è il luogo che a me piace tanto, perché mi fa sentire un po’ di aria di Paradiso vedere i pesciolini colorati e tutte le cose belle che fanno le sorelle con i bambini), vedere che non c’erano streghe, diavoli, demoni, fantasmi e zucche vuote posizionate da qualche parte, perché oggi anche negli asili, anche in quelli cattolici, succede che si fa la festa di Halloween, che è un inno a satana.

Padre Gabriele Amorth, il più grande esorcista mondialmente conosciuto, definisce e cito: “Halloween è una trappola del demonio; si tratta di roba pagana, anticristiana e anticattolica. Il diavolo cerca di mettere zizzania tra Dio e l’uomo…”

Andate su internet, dove anche io ho trovato queste cose; non sono difficili da trovare, basta che cerchiate “Halloween” e “Padre Amorth”, piuttosto che “Cristianesimo” e vedete cosa viene fuori.

“… Halloween è una festa radicata nel paganesimo e nel satanismo”.

Il 31 di ottobre in America verrà inaugurata ufficialmente, nella festa di Halloween, la “chiesa luciferiana”, una meraviglia!

Invece di insegnare ai nostri figli ad amare e ad avere il culto dei Santi, noi insegniamo ad avere il culto del diavolo, insegniamo a dipingere vampiri, demoni, streghe e quant’altro, insegniamo il culto del male.

Questo non lo dico io, lo dicono i più grandi esorcisti!

Questa festa infausta ebbe origine nelle Isole britanniche e nel nord della Francia, dove i pagani adoravano una divinità chiamata Samhain, che è niente meno che il “Signore della morte”.

Noi insegniamo ai nostri figli ad adorare il Signore della morte, pensate che bello!

Non facciamo vedere loro “The Passion”, il bellissimo film sulla Passione di Mel Gibson, perché poi diciamo: «Oh… quanto sangue! Rimangono traumatizzati i miei bambini a vedere tutto questo sangue!»

Togliamo il crocifisso dalle scuole, perché, vedere un uomo appeso al muro, sanguinante e morto, è una tragedia traumatica per la mente di un bambino, però dipingere il demonio, questo va bene!

Era considerata una delle feste più importanti.

La notte cosiddetta di Halloween è uno dei quattro momenti più importanti per il satanismo, è il capodanno magico.

Loro a queste cose ci credono, non sono come noi, che tanto va bene tutto!

No, no, loro in queste cose ci credono!

Non accendono una candela nel rito satanico, se non è stata maledetta!

Il giorno della Candelora, quando noi facciamo la benedizione delle candele, loro fanno la maledizione delle candele, e lì maldicono tutte le candele che useranno durante l’anno; non ne accendono più nessuna, se non è stata maledetta in quel giorno.

Vedete come credono! Vedete la fede che loro hanno, al contrario!

Noi invece: «Ma sì… va bene tutto!», no, no, non va bene niente.

Il 31 ottobre era una notte in onore del sanguinario “dio della morte”.

Questa cosa è citata, e vi dico dove: nel “De bello gallico” di Giulio Cesare, libro VI, paragrafo XVI; nel libro “Naturalis historia” di Plinio il Vecchio, capitolo XXX, paragrafo XIII; addirittura negli “Annales” di Tacito, capitolo XXIV, paragrafo XXX.

In questa festa c’è poi quella frasetta carina: “Scherzetto o dolcetto?”

Che carini i bambini che vengono e dicono: «Dolcetto o scherzetto?»

Noi come tanti imbecilli, ignoranti come le bestie, neanche sappiamo cosa vogliono dire le parole e da dove traggono origine, stiamo lì a insegnare loro che va bene dire: «Dolcetto o scherzetto?»

Ha invece una origine gravissima, gravissima, di una gravità pazzesca!

In inglese queste due parole sono molto vicine, c’è una allitterazione, e sono trick e treat, vicinissime, sembrano la stessa cosa e invece non sono la stessa cosa.

Trick vuol dire stratagemma, trucco e inganno; qui lo scherzetto non c’entra con inganno e stratagemma, ma questo vuol dire quella parola!

Stratagemma, trucco, inganno, per che cosa? Adesso ve lo dico…

Treat, invece, vuol dire godimento e piacere… tu immaginati se a un bambino può venire in mente di usare le  parole godimento e piacere, solo a sentirle fanno schifo.

Stratagemma, trucco, inganno, godimento e piacere: un abominio!

Ma cos’è ‘sta roba?

Semplice, ecco cos’è: i Druidi passavano di casa in casa chiedendo denaro, cibo o sacrifici umani da offrire all’idolo, se tu non glieli davi, loro ti facevano la maledizione.

«Dolcetto o scherzetto?»

Ecco che cos’è “Dolcetto o scherzetto?”, è: “O tu mi dai… o io ti maledico”.

Padre Amorth dice che con queste cose non si scherza, perché poi il suo studio si riempie di famiglie disperate, che non sanno come mai improvvisamente i loro figli non dormono più di notte… di certo non perché hanno contemplato il Cristo in croce!

Noi poi magari chiudiamo gli oratori per fare la festa di Halloween, capite?

Chiudiamo la catechesi per fare la festa di Halloween, per inneggiare al demonio, per insegnare ai nostri bambini a dipingere il diavolo.

La zucca vuota (andate a vedere su internet!), ha una storia originaria terrificante, è nata da un dialogo tra un ubriacone morente e il demonio, immaginati che riferimento simbolico porta dentro quella roba lì…

Come vi dicevo, dire queste cose serve per chi le vuol sentire, perché tanto gli altri vanno avanti a fare la loro strada, però è meglio che le sappiamo, così siamo responsabili.

Ma tutta questa roba perché ha messo le radici?

Guardate, mi è venuto in mente di andare a prendere l’omelia fatta dall’allora Cardinal Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, nella Messa Pro eligendo Romano Pontificedel 18 aprile 2005, se non l’avete mai letta, leggetela.

Leggete questa omelia, perché è un capolavoro di teologia, di santità e di coraggio, perché dire queste parole davanti a tutti i Cardinali riuniti per la Messa per l’elezione del Papa, ci vuole il coraggio, che solamente un Santo può avere.

Non so chi avrebbe avuto il coraggio di parlare davanti a tutta la Chiesa, con parole di questa entità e di questa gravità!

Il Cardinal Ratzinger disse in quel giorno: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani (voi, le vostre piccole barche  sono le vostre anime!) è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette (infatti al 31 ne inizierà un’altra e noi diamo man forte facendo le scimmie, imitando quello che fanno là in America) e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo”.

Volete un consiglio?

Sapete cosa dovete fare stasera oltre a mangiare la pizza?

Anzi, oggi non si può, essendo domenica, perché non si può comperare niente essendo il giorno del Signore, quindi fatevi una bella pastasciutta e stasera, se non sapete cosa fare, guardatevi “La Rosa Bianca”, si intitola così, un film bellissimo, storico, vero, così insegnate ai vostri nipoti, ai vostri figli, alle vostre famiglie, cose vere e non stupidaggini.

Noi siamo nello stesso tempo del nazismo e del comunismo, solo che è cambiato il soggetto, siamo nella dittatura del relativismo, come dice il Papa.

Questa è la dittatura del relativismo!

Se tu non sei relativista, tu vieni perseguitato, esiliato, criticato, condannato!

Credere nella vera fede cattolica vuol dire subire la persecuzione che subirono coloro che si opposero al nazionalsocialismo e al comunismo, alle dittature più tremende che hanno segnato la nostra storia umana.

Continua il Papa: “Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni”.

I tempi cambiano e la Chiesa deve cambiare, ma chi l’ha detto? Dove è scritta questa roba?

I tempi cambiano… che cambino pure! Ma la Chiesa di Cristo è di Cristo!

Cristo non cambia! Cristo è immutabile! Cristo è eterno!

Cristo non può cambiare pensiero, se no non sarebbe Dio, e nessuno può farGlielo cambiare.

Scrive ancora il Papa: “Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

Ho voglia? Allora lo faccio.

Non ho voglia? Non lo faccio.

Dice ancora il Papa: “Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità…”

Oggi sapete che va di moda il cristianesimo del Cristiano “adulto”, bisogna essere “adulti nelle fede”, che tradotto vuol dire: «Fai quello che vuoi!»

Non è questo il Cristiano adulto, come ci dice il Papa.

Poi il Papa continua, sentite che espressioni sublimi: “… adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”.

Tu vuoi essere maturo nelle fede?

Devi essere santo, non fare quello che vuoi!

Un altro, prima di te, fece quello che volle: il demonio, Lucifero! E fu precipitato negli inferi.

É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo! Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità”.

Sapeste voi quante volte da prete mi sono sentito fare questi ragionamenti, voi non avete idea.

Mi ricordo, appena ordinato prete, da poco tempo, venne un pezzo grosso e mi disse: «Lei non deve più predicare contro l’aborto! Altrimenti…» e non vi dico cosa mi disse…

Io rimasi sconvolto, spaventatissimo, ho passato giorni e mesi nel terrore.

Non so poi cosa mi ha illuminato e ho detto: «Ma io tanto devo morire…Io dovrò morire…pazienza, faccian quel che han voglia! Io non devo predicare contro l’aborto? Ma predico col sangue, lo predico!»

Perché non dovrei predicare contro l’aborto? «Perché noi dobbiamo parlare in positivo».

Ma io parlo in positivo se posso parlare in positivo!

Il Papa dice che noi sacerdoti abbiamo la responsabilità di guidare il gregge di Cristo verso la verità, non verso le menzogne, non verso quello che la gente vuole!

«Sa, bisogna un po’ addolcire le omelie, è meglio non parlare di queste cose…»

Non mi volete? Non mi chiamate, a me non interessa. Posso celebrare la mia Messa in una stalla, da solo, tranquillamente.

Pensate come si fa ad andare a dire a un sacerdote una roba del genere…

Il Papa conclude con questo motto bellissimo, un motto degli antichi Romani che lui prende da Sallustio, vi auguro di potervelo stampare sulle vostre porte di casa.

Lui dice che Gesù ci chiama all’amicizia in due modi, il primo non ve lo commento perché sarebbe troppo lungo. Sul secondo, lui dice, sempre in quella omelia: “Il secondo elemento, con cui Gesù definisce l’amicizia, è la comunione delle volontà. Idem velle – idem nolle”, che vuol dire, tradotto: le stesse cose volere, le stesse cose non volere.

È praticamente la sintesi della Lettera Pastorale, che il cardinal Scola ci ha lasciato adesso per la nostra Chiesa di Milano, cioè avere gli stessi sentimenti di Cristo.

Papa Benedetto aveva anticipato questa Lettera Pastorale del Cardinale con questa bellissima sintesi.

Avere gli stessi sentimenti di Cristo, vuol dire “idem velle, idem nolle”, la stessa cosa volere, la stessa cosa non volere, questa è l’amicizia con Gesù!

Questa è l’amicizia in senso lato!

Se tu sei amico di un altro, “idem velle, idem nolle”, vuoi le stesse cose, non vuoi le stesse cose, questa è l’amicizia.

Noi diciamo: «Oh… ma questo vuol dire essere plagiati!»

No, caro, no! È perché tu hai la stessa meta, non è essere plagiato.

Siccome hai la stessa meta, e la stessa meta è Gesù Cristo, per forza devi volere le stesse cose e per forza non devi volere le stesse cose! È una necessità ontologica, inscritta nell’essere!  È una necessità psicologica affettiva! Per forza!

“Voi siete miei amici, se fate ciò che vi domando” (Gv. 15,14), certo!

Noi siamo amici di Gesù, se facciamo esattamente quello che vuole Gesù.

Stesse cose volere, stesse cose non volere.

Quando noi pensiamo: «Devo fare questo… Non devo fare quello… Come mi devo comportare? Come devo fare?», sarebbe opportuno che noi ci dicessimo: «Gesù cosa vuole? Gesù cosa non vuole? In questo caso Gesù cosa vorrebbe? Gesù vorrebbe che io prenda le zucche vuote? Gesù vorrebbe che io vada a rubare?»

C’è un’aria brutta che tira in questi tempi e voi sapete a cosa mi riferisco…

Proprio ultimamente ho sentito dire: «No, ma l’adulterio non è più adulterio, perché, se si vive in modo stabile è un peccato, però non si chiama più adulterio».

Chissà che peccato è allora? Come si chiama? Boh non si sa… è una cosa a indefinita, però non si chiama più adulterio, perché vivono in modo stabile. Se invece questi qua si vedono nelle tresche, da soli, nei motel, questo è adulterio.

Uno che ha una intelligenza, non da Pico della Mirandola, ma di un bambino di quinta elementare, che fa uno più uno è uguale a due, dice: «Ok, bene, facciamo un paragone… quindi, se io vado a rubare a casa tua tutti i giorni, io non commetto il furto perché sono fedele. Rubo tutti i giorni a casa tua e non commetto un furto, faccio un peccato, però non posso andare in galera».

Vaglielo a dire ai carabinieri: «Io vengo a rubare a casa vostra tutti i giorni e voi non mi potete arrestare, perché io sono fedele, vengo tutti i giorni a casa vostra a rubare, solo se vado in una casa diversa commetto un furto».

Quelli ti dicono: «Guarda, prima di portarti in galera, ti porto in psichiatria, perché c’è qualcosa nel tuo cervello che non va. Un furto è un furto, che tu lo faccia sempre nella stessa casa, o che tu lo faccia altrove, furto è, furto rimane».

Giusto? Siete d’accordo anche voi? Non ditemi che non siete d’accordo, se no vado a casa subito! Siamo tutti d’accordo che un furto è un furto.

Se oggi io dicessi andiamo a fare un furto, non so dove, e lo faremo tutte le sere, dopo due giorni saremmo tutti arrestati.

E come faccio a dire che quella cosa non è adulterio, se stiamo insieme tutti i giorni?

Quella cosa è adulterio, rimane adulterio, anche se ti vedi tutti i giorni, anzi è peggio, perché vivi in uno stato di peccato perdurante! Capite?

Queste sono le stupidaggini che ci vengono dette, ma  siccome noi abbiamo fede e abbiamo l’amicizia di Gesù, noi le ascoltiamo e diciamo: «Noi non crediamo a queste cose!»

Ditelo! Ditelo a chi avete intorno! Sono stupidaggini! Sono eresie! Sono cose contro Dio! Sono  contro la Legge di Dio e noi non possiamo seguirle! Il male è male sempre! Che tu lo faccia una volta, che tu lo faccia tre volte, che tu lo faccia tutti i giorni, che tu lo faccia con la stessa persona o con persone diverse, male rimane!

Sono tempi calamitosi, sono tempi brutti, perché, come disse il Papa in quella Messa, la barca della fede dei credenti è sballottata di qua e di là.

Allora, cosa bisogna fare?

Dice il Papa: «Diventiamo amici di Gesù! Stiamo accanto a Gesù e l’amicizia di Gesù illuminerà le nostre menti».

Dovremo morire? Moriremo!

Saremo perseguitati? Sia!

Saremo esiliati? Sia!

Ma sapremo sempre di essere in grazia di Dio!

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia Lodato!

 

[1] L’omelia è stata pronunciata durante una S. Messa presso un istituto con annesse scuole medie, elementari e dell’infanzia.

Letture del giorno

Prima lettura

Ger 31,7-9 – Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.

Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».

Salmo responsoriale

Sal 125

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Seconda lettura

Eb 5,1-6 – Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek.

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».

Canto al Vangelo

Cf 2Tm 1,10

Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.

Vangelo

Mc 10,46-52 – Rabbunì, che io veda di nuovo!

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

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