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La vera ricchezza

Old wooden treasure chest with strong glow from inside

Omelia sulle letture di lunedì 19 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sul vangelo del giorno (Lc 12,13-21).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La vera ricchezza

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Dobbiamo dire e constatare, con molta triste sorpresa, che quello che dice Gesù è esattamente il contrario di quello che noi facciamo ogni giorno.

«La sua vita», dice Gesù, «non dipende da ciò che egli possiede», esattamente il contrario di quello in cui noi crediamo.

La nostra vita è una vita spesa sul possedere, ma non solo i soldi, perché se fossero solo i soldi sarebbe già qualcosa di buono, almeno sono cose e uno dice: «Vabbè…ha tante cose…», no, noi miriamo a possedere tutto e tutti!

La nostra vita è un’affermazione di potere e il potere si afferma attraverso il possesso:

più io possiedo, più io sono potente.

Gesù dice: «Guarda che la tua vita non dipende da ciò che tu possiedi», ma dipende da ciò che tu sei, questo lo aggiungo io.

È ciò che tu sei, che dice della tua vita, non quanto tu possiedi!

Noi, non solo miriamo a possedere le cose, cioè a farle nostre, ma facciamo in modo di avere in mano anche la vita delle altre persone.

Siamo come delle tarantole, delle vedove nere, che fanno una ragnatela dentro la quale speriamo di fare entrare il maggior numero di moscerini, o di api, o di farfalle, o di vespe…una volta entrato lì, basta, facciamo il bozzolo intorno e lo abbiamo cristallizzato per mangiarcelo dopo, quando abbiamo fame.

Noi facciamo in modo che tutto e tutti entrino in quella ragnatela e, se qualcuno non ci entra, è un problema, perché esce dalla smania di possedere l’altro.

Infatti, “L’Imitazione di Cristo”, bellissimo libro, ci dice che una cosa, che il Cristiano non deve avere, è la curiositas, cioè la curiosità, perché anche questa è una forma di possessione.

«Dove va, Padre?», «Cosa fa, Padre?», «Con chi lo fa?», «Perché lo fa?», «Quando torna?»

Ma a te cosa interessa? A noi cosa interessa cosa fanno gli altri?

Tutto perché vogliamo dominarli, vogliamo conoscerli…

Ecco perché, quando c’è la lotta tra l’Angelo e Giacobbe nel torrente, quello non rivela il suo nome.

Giacobbe gli chiede: «Come ti chiami?», lui risponde: «Perché mi chiedi il nome?» e non glielo dice quando gli tocca il nervo sciatico, perché conoscere il nome vuol dire possederlo.

Per questo il nome di Dio è impronunciabile per l’Antico Testamento; il famoso tetragramma sacro non era vocalizzato apposta per questo, c’erano solo le quattro consonanti, perché tu non lo puoi pronunciare, perché pronunciarlo vuol dire possederlo; tu non puoi conoscere Dio, perché conoscerlo vuol dire possederlo.

Noi però, di fatto, facciamo dipendere la nostra vita da ciò che possediamo, infatti, qual è la nostra mira?

Qual è la mira di una vita?

Avere la casa, avere il lavoro, avere la donna o l’uomo, sposarsi. Punto.

Fatto questo, fatto tutto.

Peccato che poi ci giriamo attorno e vediamo branchi di persone disperate che sembrano Medusa, con i  serpenti al posto dei capelli sulla testa, che vanno in giro per la strada e che, solo a vederle, ti vengono gli incubi, perché hanno le angosce, hanno lo psicanalista, lo psichiatra, lo psicologo, il tuttologo e non so che cosa d’altro.

Hanno tutto, possiedono tutto, tranne che se stesse.

La persona potremmo definirla così: la persona è l’io, che si possiede.

Certo che, se tu non ti possiedi, se tu non ti tieni in mano, non ti conosci, non ti sai gestire, tu potrai avere tutto l’oro del mondo, ma sarai un povero uomo.

La tua vita non dipende da queste cose che tu hai; infatti, le nostre famiglie come sono?

Sono chiuse, terribilmente chiuse, e tristi, tanto tristi.

Mai come adesso, che siamo nell’era della comunicazione, soffriamo di solitudine, mai come adesso siamo soli, dentro siamo soli, in realtà viviamo soli.

Allora Gesù con questa parabola ci dice: «Fai bene i tuoi conti…non dire: “Oooh adesso che ho tutto a posto, finalmente me lo posso godere!”, perché, se stanotte muori, cosa godi? I tuoi tesori dove sono? I tuoi tesori sono cose della terra?»

Vedete che belli questi fiori?

Tra sette giorni saranno tutti marci!

Se tornate qui fra sette giorni sono tutti marciti, già adesso cominciano un po’ a puzzare, perché le cose di questo mondo marciscono.

Dice Dio: «Stolto! Quello che hai preparato di chi sarà?»

Risposta: «Dei vermi».

Tutte le nostre cose di chi saranno?

Dei vermiciattoli!

Perché tanto, quello che noi lasciamo, rimane qui, tutto, comprese le ossa!

Rimangono qua, nella terra; dopo, un giorno, alla resurrezione dei corpi, riprenderemo le nostre cose, cioè le nostre quattro ossa trasfigurate, ma fino ad allora rimangono qui, tutto rimane qui!

Solo che, chissà perché, noi pensiamo che questo tutto che rimane qui, sia la nostra vita.

Ora, l’uomo può perdere tutto ed essere terribilmente ricco, se dentro come ricchezza ha Dio; diversamente, se l’uomo ha tutto, ma non ha Dio, è un povero uomo, e noi lo sappiamo.

Dopo andiamo a fare i pellegrinaggi da San Francesco perché è il Santo degli uccellini, dei lupi, delle colombe, il Santo simpatico, il Santo del “volemose bene”, tutti insieme, così cantiamo, balliamo…

San Francesco non ha fatto niente di tutto questo, ha parlato con le creature, ma perché era in Comunione profonda con Dio, poi, per il resto, la sua vita non è stata mai una danza, ma una croce sempre, da quando ha dovuto rinnegare suo padre fino a quando è morto con le stigmate, rinnegato dai frati.

Quindi, pensiamo bene dove andiamo a fare i pellegrinaggi…

È importante andare da San Francesco, certo, per imitarlo, per dire: «Vedi, quest’uomo ha rinunciato a tutto, per avere tutto, che è Dio».

Come direbbe San Paolo, ha ritenuto tutto una pattumiera per avere in dono Te, che sei la vita.

Questo non perché la ricchezza sia male, non è un ragionamento comunista, proletario, pauperista, qui non c’entra niente la politica.

La ricchezza in sé non è un male, quanti Santi ricchi ci sono, quanti Re!

Santa Elisabetta d’Ungheria, quante altre persone…mica uno deve diventare un barbone per essere santo, assolutamente, alcuni hanno fatto la scelta di vivere poveri, altri no e sono santi.

Il problema non è la ricchezza, ma è il cuore, è come tu gestisci questa ricchezza e a che cosa tu attacchi il tuo cuore, che cosa occupa il trono del tuo cuore.

Questo è il problema sul quale Gesù ci fa ragionare.

Che lo Spirito Santo ci illumini a capire che la nostra vita dipende solo da una realtà, da Dio e basta.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Prima lettura

Rm 4,20-25 – È stato scritto anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo.

Fratelli, di fronte alla promessa di Dio, Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

Salmo responsoriale

Lc 1

Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato il suo popolo.

Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo.

Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza.

Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

Vangelo

Lc 12,13-21 – Quello che hai preparato, di chi sarà?

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

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