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“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,2-16)

Guercino - Sposalizio della Vergine

Due omelie sul vangelo di domenica 4 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio di due omelie sul vangelo di domenica 4 ottobre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré.

Ascolta le registrazioni:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Ascolta l’omelia di sabato 3 ottobre 2015 (S. Messa prefestiva)

Ascolta l’omelia di domenica 4 ottobre 2015

“L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO” (Mc 10,2 – 16)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Io ho appena detto: «Parola del Signore», e voi avete risposto, come ha detto adesso questo signore: «Lode a Te o Cristo!»

Avete quindi riconosciuto, abbiamo appena riconosciuto, che la Parola che ho appena letto è Parola di Dio.

Questa che è stata data a noi è la Parola di Dio, se no non dicevate: «Lode a Te o Cristo!», e provvidenzialmente, proprio provvidenzialmente, questo Vangelo capita esattamente il giorno prima del Sinodo della Famiglia.

Lunedì, a Roma, si apre il Sinodo sulla famiglia e Dio sembra aver già detto tutto; il Signore con questo Vangelo, che la Chiesa ha scelto e ha messo nella liturgia della domenica, ha già detto il Suo pensiero, ma l’ha detto così chiaro, così lampante, che anche i sassi hanno capito queste parole.

Non ci sarebbe neanche bisogno di spiegarle, se non fosse che noi ci illudiamo, che noi vogliamo cambiare le Parole di Dio, che noi vogliamo modellare le Parole di Dio sui nostri vizi, sui nostri peccati, se non fosse che noi vogliamo tenere il piede in due scarpe, con Dio e col demonio, perché se no non c’è bisogno di spiegare questa Parola.

È talmente chiara, è scritta talmente chiara, addirittura è ripetuta, viene ribadita, perché tentavano di dire: «Mah…cosa vuol dire? In che senso?»

«Il senso te lo spiego Io», dice Gesù, «te lo spiego subito; prima ti ho detto: “L’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto”».

Il matrimonio, quando è valido, è indissolubile, non lo può sciogliere nessuno, perché è un Sacramento ed essendo indissolubile non può essere sciolto!

Chi fa ragionamenti strani su queste questioni è come i farisei, che si avvicinano a Gesù, come dice San Marco, per metterLo alla prova. Vogliamo forse anche noi mettere alla prova Dio? Vogliamo forse anche noi tentare Dio? Vogliamo forse, per caso, anche noi metterci contro Dio? Chi è quello sventurato? Chi è quello stolto, che può tentare Dio, che può mettere alla prova Dio, che può sfidare Dio? Come si fa ad essere così superbì, così orgogliosi, così tronfi del proprio male, da non cadere in ginocchio e dire: «Signore, ma cosa sto facendo?»

È chiaro: “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto”, punto.

“I due saranno una carne sola”, fine.

È Parola di Gesù, non l’ha inventata la Chiesa, è scritta e neanche la Chiesa può cambiare la Parola di Dio, nessuno, neanche il Papa, nessuno, nessuno può cambiare la Parola del Signore!

Quando i discepoli Lo interrogavano di nuovo su questo argomento, Gesù disse loro (c’è scritto così, Vangelo di San Marco, capitolo X, versetti 2-16, tutti abbiamo il Vangelo a casa): «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra commette adulterio contro di lei», pecca contro il VI Comandamento.

«Ma mi ha lasciato prima lui…»

«Ma mi ha lasciato prima Lei…»

«Ma mi ha tradito e io sono rimasta da sola e ho diritto di rifarmi una vita…»

Nooo! Questi sono i ragionamenti che fa il mondo, non i Figli di Dio, non i Cristiani!

Questo è chi ragiona fuori dalla provvidenza di Dio, questo è chi pensa che Dio non sostenga i giusti, che Dio non sostenga le vittime dell’ingiustizia!

“Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli”.

Questo non vuol dire essere perseguitati? Certo, perché rimaniamo fedeli alla parola di Gesù.

Quindi, adesso noi ci siamo inventati una follia, ci siamo inventati questa cosa dei divorziati e risposati che vogliono fare la Comunione, ma non c’è da discutere di questa cosa qui! È scritta già nel Vangelo, non posso accedere all’Eucarestia se sono in stato di peccato mortale, non si può! Basta, non è un tema di discussione!

È chiaro, è scritto chiaro, è scritto qui, basta non essere un analfabeta!

Se uno è analfabeta, lo ascolta con le orecchie, glielo stiamo leggendo, lo fa leggere da un altro, se non riesce col suo cervello a capire da solo.

Se non è capace di intendere e di volere, poverino, non ha nessuna responsabilità, allora è fuori dalla volontà, può fare quello che vuole, tanto non capisce niente, ma se capisce, capisce che Gesù dice che questo è un adulterio.

È un peccato mortale, un peccato gravissimo, che va contro il VI Comandamento, quindi, prima devi chiedere perdono a Dio, quindi, prima devi andare a confessarti, prima devi tranciare con questo peccato, poi avrai tutta la Misericordia di Dio del mondo, ergo potrai fare la Comunione.

Vuoi fare la Comunione? Vogliamo fare la Comunione?

Ci teniamo così tanto a fare la Comunione?

Ma che bello essere circondati dai Santi… che bello!

Se ci tieni tanto a fare la Comunione, allora taglia, come dice Gesù, tutto ciò che è occasione di scandalo, taglia tutto quello che ti impedisce di fare la Comunione!

Non prendi l’Eucarestia, per plasmarla e sfigurarla secondo i tuoi comodi e i tuoi peccati!

Dentro di noi, nel nostro cuore, dicano quel che han voglia, chiunque vuole dica quel che vuole, noi sappiamo benissimo come stanno le cose; noi nel nostro cuore sappiamo esattamente che chi dice il contrario è uno sventurato, è un falso profeta, perché, chi segue Gesù, non può fare altro che leggere questo Vangelo e ripetere esattamente la stessa cosa.

Se io adesso, qui davanti a voi, vi dicessi il contrario, voi vi alzereste e mi direste:

«Padre, ma guardi che ha letto cinque minuti fa una cosa diversa, sa? Ma cosa sta dicendo? È impazzito? Lei ci ha appena letto che, chi fa questa cosa, fa adulterio e adesso ci viene a dire che non è peccato? Ci viene a dire che possiamo fare la Comunione? Ma, se è adulterio, non possiamo fare la Comunione».

Certo, se tu hai bestemmiato, puoi andare a fare la Comunione?

No! Devi andare a confessarti.

Se tu hai mancato di andare a Messa alla domenica, puoi andare a fare la Comunione?

No! Devi andare a confessarti.

Se tu hai rubato, puoi fare la Comunione?

No! Devi andare a confessarti.

Se tu hai ucciso, puoi fare la Comunione?

No! Devi confessarti.

Non ho capito perché, se manchi contro il VI Comandamento, puoi fare la Comunione lo stesso.

I Comandamenti non sono tutti importanti?

Non li ha tutti scritti Dio col Suo dito, là sul Monte Sinai, nella roccia?

E Gesù, nel Nuovo Testamento, non ha ripreso esattamente questo tema?

Ma chi siamo noi per cambiare le Parole di Dio?

Chi siamo noi per dire una cosa diversa, per credere di poter fare una cosa diversa da quella che c’è scritta nel Vangelo?

Continuiamo a dire la “Parola”, l’importanza della “Parola”, facciamo la lectio divina e meditiamo la “Parola”, la centralità della “Parola”, ma allora, se la “Parola” è così centrale, ubbidiamo alla “Parola”! Se la Parola di Dio è così importante, eseguiamo la Parola di Dio, ubbidiamo alla Parola di Dio!

Noi non siamo chiamati a disquisire sulle ragioni di Dio, non è compito nostro!

Noi non siamo chiamati a dare consigli a Dio, noi non siamo chiamati a fare interpretazioni false, interpretazioni stravolgenti della Parola di Dio, noi non siamo chiamati a violentare la Parola di Dio, noi siamo chiamati ad ascoltare:

“Shemà Israel”, “Ascolta Israele”, punto!

Non discutiamo: «Ma tu cosa ne pensi?»

No! Dio è Dio e noi siamo gli uomini!

Se Dio ha pensato questo per noi, ma perché noi dobbiamo pensare che questo non vada bene?

Sotto qui sapete cosa ci sta? Ci sta il peccato originale, ci sta il diavolo, che ci insinua nella testa e nel cuore, che seguire i Comandamenti di Dio non è la vera salvezza dell’uomo, non è la vera realizzazione dell’uomo, che rimanere fedeli al proprio matrimonio non è la verità che ci fa liberi, non è la cosa giusta, non è ciò che ci rende pienamente uomini, no, bisogna trovare una via alternativa.

«Eh, se è andata male questa cosa, pazienza, ne facciamo un’altra…»

Cosa si dice oggi? «Oh, non esagerare!», «Oh, che fondamentalista!», «Oh, ma che bacchettone!», «Oh, ma come è severo!», «Oh, ma come è duro!», «Oh, ma non lo dice più nessuno!» E allora, cosa vuol dire? Lo dice Gesù!

Quindi Gesù è bacchettone, quindi Gesù è severo, quindi Gesù è duro, oseremmo dire che Gesù è disumano?

Una bestemmia! Una bestemmia!

Diciamo una bestemmia, se diciamo questa cosa.

Nessuno è più umano di Gesù, e, se Gesù ha detto questo, vuol dire che questo è il nostro bene; noi non possiamo prendere il Vangelo a spizzichi e bocconi, non possiamo prendere dal Vangelo quello che ci piace e lasciare fuori quello che non ci piace.

Se tu fai questo, tu commetti adulterio, ergo, nessuna Comunione, perché non ti puoi confessare e qui non c’è il prete buono e il prete cattivo.

«Vado dal quel prete là, che tanto mi assolve tutto…»

No, perché se lo fa è un traditore, perché non si può fare!

Non siamo lì ad amministrare i beni nostri, non siamo lì a dare il “mio” perdono, il perdono di Giorgio; io sono lì a dare il perdono di Dio e non posso dare un perdono che Dio non mi concede di dare, sarebbe una presa in giro.

Quindi… vogliamo essere in grazia di Dio? Bene, allora chiediamo a noi stessi di tagliare col peccato.

Qui viene subito fuori una cosa subdola, di quelli che dicono: «Eh ma, Padre, oramai abbiamo tre figli, siamo divorziati e risposati e oramai abbiamo tre figli, cosa facciamo? Spacchiamo questa relazione così lasciamo questi figli senza…»

«No, per l’amor del cielo, ci mancherebbe altro, esiste la castità! Guarda, io è da 42 anni che la vivo, vedi come sono bello cicciottello, roseo, come sono bello sano e paffuto? Ho ancora una intelligenza abile, parlo bene, mi muovo, uso la macchina, cammino, non sono ancora andato in coma, non sono rinchiuso in una cella frigorifera di un obitorio, non mi è venuto un attacco di cuore, non vado in giro saltando come un matto perché ho le pulsioni, non mi devo fare di Valium dalla mattina alla sera, no, no, sono tranquillo. Vivo la purezza, come mi è richiesta dai miei voti e vivo una vita serena, tranquilla, bella. Lo puoi fare anche tu! Se Dio aiuta me, aiuterà anche te. Vuoi che Dio ti permetta di vivere una croce, senza darti la grazia per portare questa croce?

Non si è mai visto nessuno, neanche i martiri Gesù ha abbandonato a sé stessi, e tu diventerai martire del matrimonio, guarda che bello!»

Invece di insegnare la via dell’inferno, insegniamo la via del cielo: «Vivi la purezza, vivi secondo la castità!»

«Ma io non so se ce la faccio…»

«Va bene, ti aiuteremo…tu lo vuoi fare? Ti vuoi impegnare? Sì? Comincia, comincia!»

«E se cado?»

«Se cadi, siamo qui per aiutarti, ma questa è la strada! Però tu, nella coscienza davanti a Dio, dici che vuoi impegnarti in questa cosa qui, ti assumi la responsabilità davanti al Signore di seguire questa strada della purezza».

Perché non insegniamo queste cose?

Perché reputiamo che gli altri siano dei poveretti, dei miserabili, incapaci di una virilità cristiana.

Voi sareste contenti, se io ritenessi voi, nella mia testa, dei poveretti?

«Oh ma poveretti, ma cosa vuoi che facciano? Non sono nemmeno capaci di distinguere la destra dalla sinistra…»

Sareste contenti se io vi dicessi queste cose? No!

Invece siete contenti se io vi dico che siete in grado, siete capacissimi tutti, dal più piccolo al più grande, a vivere la purezza, perché il Signore dà il Suo Spirito.

Questa è la Misericordia di Dio!

Qual è la Misericordia di Dio?

Il fatto che Dio non rifiuta lo Spirito Santo a tutti coloro che glielo chiedono.

È una promessa di Gesù scritta nel Vangelo!

Quando è stata l’ultima volta che abbiamo chiesto nella preghiera il dono dello Spirito Santo, lo Spirito della purezza, quando è stata l’ultima volta?

Perché non crediamo di riuscirci? Provare per credere!

Ci sono tanti Santi, che sono morti per la virtù della purezza, perché non farlo anche noi?

La lettera agli Ebrei dice: “Non avete resistito ancora fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato”, quindi, forza!  Quindi impariamo a seguire Gesù! Ascoltiamo le parole di Gesù, non quelle del mondo! Il mondo vada per la sua strada e dica quel che vuole dire!

Noi dobbiamo seguire la Parola di Gesù e mai come su questa questione Gesù è stato, non chiaro, di più; per non essere frainteso, l’ha specificato proprio bene.

Allora, a noi tocca solo fidarci del Signore, ci tocca solo dire: «Gesù, aiutami! Dammi la grazia, dammi la forza!»

E non diventiamo consiglieri di sventura per gli altri!

Stiamo attenti a queste cose, perché poi dobbiamo rendere conto a Dio, perché, una cosa sulla quale riflettiamo troppo poco e che io sempre, sempre, ripeto nelle omelie, è che, prima o poi, moriremo tutti e che noi dovremo presentarci davanti al tribunale di Dio, questo non dobbiamo dimenticarlo mai!

Cosa volete che ci facciamo gli uomini? Ci uccidono? Viva Dio! Siamo morti per il Signore!

Cosa fanno? Ci esiliano, ci chiudono la bocca, ci chiudono in un buco, ci mettono in prigione? Andiamo in prigione, va bene!

Ci sospendono, ci tolgono la possibilità…? Ma facciano quello che vogliono, tanto cosa ci rimane da vivere? Quarant’anni? Ne sono già passati quarantadue, cosa volete che siano quarant’anni?

Sono una manciata di giorni, ma dopo c’è l’eternità, poi siamo davanti a Dio…

Vogliamo andare davanti a Dio con la coscienza sporca e colpevole di aver tradito il Suo Vangelo, di aver insegnato a tradire il Suo Vangelo, di avere ingannato le persone insegnando dottrine perverse e contro Cristo? Nooo eh!

Noi siamo chiamati ad essere fedeli a Gesù, siamo chiamati ad essere discepoli di Gesù. Se oggi ci fosse qui al mio posto Santa Teresa di Gesù Bambino e Santa Teresa di Gesù, Dottori della Chiesa, cosa vi direbbero su questa cosa? Esattamente le stesse parole, non perché le dico io, ma perché le dice Gesù.

Non farebbero altro che parafrasare la stessa cosa, ripeterebbero la stessa cosa e vi direbbero, come scrivono nelle loro opere: «La morte, ma non il peccato!», come diceva San Domenico: «Piuttosto morire, che peccare!»

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

“L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO” (Mc 10,2 – 16)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Domani inizia il Sinodo, a Roma, sulla famiglia, che durerà per quasi tutto questo mese, e il Signore ci dà la strada sulla quale camminare, ci indica la via e proprio provvidenzialmente abbiamo questo Vangelo oggi, abbiamo tutta questa liturgia della Parola, che è incentrata sulla realtà del matrimonio, che trova le sue origini addirittura nella Genesi.

Siamo al capitolo II della Genesi, che viene poi ripresa e sistemata, rimessa in ordine da Gesù, cancellando quanto aveva prescritto e permesso Mosè.

Lo cancella, perché era una permissione in funzione della durezza del cuore e Gesù rimette tutto al suo posto, dicendo che, dopo il matrimonio, eccetto il caso di concubinato, che vuol dire di fidanzamento, non è possibile ripudiare la propria moglie, perché il vincolo del matrimonio è indissolubile e nessuno può toglierlo, nessuno.

Infatti, è sbagliato dire “l’annullamento del matrimonio”, è una espressione sbagliata, perché il matrimonio non si annulla, la Chiesa non annulla nulla. Si dice: “dichiarazione di nullità”, che è un’altra cosa. Vuol dire che si verifica che il matrimonio non c’è mai stato. Anche se è stato celebrato in chiesa, ci sono degli impedimenti che possono far sì che il matrimonio fosse invalido, ma non si annulla il matrimonio, l’annullamento non esiste, è una espressione errata.

Detto questo, Gesù con chiarezza ci dice che, se io che sono sposato lascio mia moglie e vado con un’altra persona, io commetto adulterio, che è un peccato mortale contro il VI Comandamento.

Come tutti i peccati mortali, mi esclude dall’Eucarestia; come quando bestemmio, come quando faccio qualsiasi altro genere di peccato grave o mortale, io sono escluso dall’Eucarestia.

Cerchiamo di capire, in modo corretto, che cos’è il matrimonio e cerchiamo di capire, ancora più in radice, che cos’è l’amore, perché il matrimonio si fonda sull’amore.

Forse non abbiamo ben chiaro che cosa vuole dire amare in modo cristiano, visto che il matrimonio viene sancito, viene costituito, viene stretto (metteteci tutte le belle parole che volete) davanti a Dio e Dio è amore.

Siccome parola amore oggi è veramente distrutta, perché si usa amore per tutto, si usa amore anche quando amore non è, allora bisogna capire che cos’è l’amore. Innanzitutto, diciamo che, quando parliamo di queste cose, dobbiamo essere chiari, perché oggi ciò che manca è la chiarezza, non si capisce niente.

Si usano espressioni talmente ambigue, talmente che dicono tutto e niente, talmente relative, talmente interpretabili, che uno non capisce niente, ascolta e non capisce niente; non capisce nemmeno cosa vuol dire, se vuol dire che è bianco, o se vuol dire che è nero. Oggi è tutto sfumato, è facile parlare così, è facile non prendere mai una posizione, non chiamare mai le cose con il loro nome. Perché è facile? Perché vuol dire non esporsi in prima persona.

Noi dobbiamo esporci in prima persona! Chi ci ascolta deve capire chiaramente che cosa pensiamo e deve capire chiaramente da che parte stiamo, non ha importanza quello che succede dopo!

Ci perseguitano, ci odiano, ci esiliano, ci mettono da parte, non gli siamo simpatici, pazienza, questo non è un problema! Cosa interessa a noi del consenso degli uomini?

Ma che pensino quel che han voglia! Cosa interessa a noi della simpatia delle persone?

Non ci interessa, a noi interessa la simpatia di Dio! Ci interessa l’amicizia di Dio, ci interessa il buon giudizio di Dio, non degli uomini!

A noi interessa che, quando moriremo, Gesù ci accolga a braccia aperte con un sorriso, non che Gesù, vedendoci, nasconda gli occhi inorridito dallo stato della nostra anima e della nostra vita passata. Questo ci interessa, a noi interessa il giudizio di Dio!

Quindi dobbiamo imparare ad essere chiari, perché il politicamente corretto, che oggi va di moda in modo assoluto, il non dire mai nulla che possa in qualche modo toccare, scalfire, turbare qualcuno, non è il linguaggio di Gesù.

Gesù nel Vangelo non usa il politicamente corretto, se no non sarebbe morto dopo tre anni che ha incominciato a parlare. Ci avete mai pensato? Ha vissuto trent’anni nel segreto e ha vissuto bene, quando ha incominciato ad aprire la bocca, Gesù è durato tre anni. Anzi, al capitolo III del Vangelo di Marco, già decidono gli Erodiani insieme ai Farisei di ammazzarlo; siamo al capitolo III, siamo all’inizio del Vangelo.

Appena ha iniziato a fare due e tre miracoli, avevano già deciso di ucciderlo ed è in riferimento all’uomo della mano inaridita, quando Lui lo guarisce in giorno di sabato e lo mette nel mezzo; Lui esce, loro escono e decidono di ucciderLo.

Perché? Perché Gesù parlava chiaro!

Quando doveva dire a qualcuno che era un ipocrita, gli diceva che era un ipocrita, non gli interessava che era un fariseo, non gli interessava che era un dottore del tempio. Se doveva dire che erano sepolcri imbiancati e che erano pieni di putridume dentro di loro, Lui glielo diceva, con tanta serenità.

Se doveva prendere la frusta e prendere a frustate quelli che stavano nel tempio, perché vendevano le colombe e avevano fatto della Casa del Padre Suo un mercato, Lui prendeva la frusta e rovesciava tutti i banchi di questa gente.

Non Gli interessava, perché Lui viveva secondo lo zelo del Signore.

“Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum”, è il motto di Elia, è il motto dei Carmelitani.

I Carmelitani mettono questa espressione di Elia, con la spada infuocata, nel cartiglio: “Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum”, ma che si veda questo zelo però, eh!

“Zelo zelatus sum”, ma dov’è questo zelo?

“Ardo di zelo per il Signore, Dio degli eserciti”… e sembriamo dei morti in piedi!

Siamo lì che abbiamo paura come i conigli di dire qualsiasi parola, perché chissà cosa succede! Dovremo pur morire, almeno moriamo in gloria! Questo vale per tutti i Cristiani, sapete?

C’è bisogno in questa Chiesa di oggi di Cristiani, che siano veri testimoni di Gesù Cristo, che ardano di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, e, se è il Dio degli eserciti, c’è bisogno di soldati, soldati che combattano, non persone di carne, ma che combattano il diavolo, che combattano le eresie, che combattano le follie della mente, che combattano le suggestioni del demonio, alle quali Papa Francesco continuamente fa riferimento. L’amore è sacrificio! Ho detto che bisogna essere chiari e devo essere chiaro: l’amore è sacrificio, l’amore non è sentimento! Il sentimento non è l’amore!

Il sentimento è una espressione, una delle tante espressioni dell’amore, ma non è l’amore! Io non amo tanto quanto sento di amare, questo non è amore!

Oggi invece abbiamo confuso il sentimento con l’amore, perché l’amore si nutre di sacrificio, l’amore si sposa con dolore, l’amore si fonda sul dolore.

Se io voglio amare, io devo essere disposto a soffrire per l’altro: questo è il matrimonio!

È il connubio per la santità, non per andare all’inferno insieme, non per dannarci insieme, non per fare il male insieme, ma per elevarci alla santità e per questo devo soffrire, come tutti i Cristiani del mondo.

È sbagliato pensare che amare voglia dire sentire, amare vuol dire soffrire e se io sposo il sacrificio, allora vuol dire che devo essere disposto a crescere.

Quando mi sposo, quando divento prete, quando divento suora, quando rispondo ad una vocazione, non rispondo per poi rimanere lì seduto sul divano e andare avanti per inerzia, io rispondo per crescere nella santità, invece sembra che quando noi abbiamo fatto una scelta basta, poi dopo entra la quotidianità, il tran-tran. Si perde questo spirito di miglioramento, di essere per il meglio, di volere il meglio, di rinnovarmi, di crescere.

Il prete ti dirà: «Ho tante cose da fare… non ho più il tempo di una volta di pregare… adesso devo correre di qui… adesso devo correre di là…»

Lo sposo, o la sposa, ti dirà: «Adesso ho i figli.. ho il lavoro… ho la casa… ho i mestieri… devo stirare… devo cucinare… devo brigare…»

Ma se non eri all’altezza della tua vocazione avresti dovuto dire di no, nessuno ti ha costretto a sposarti, o a fare il prete, o a fare la suora, no? Ti ha costretto qualcuno? Se ti ha costretto qualcuno il matrimonio è invalido, quindi torna a casa tua! Se non ti ha costretto nessuno e tu lo hai fatto spontaneamente, se tu non eri all’altezza di corrispondere alle esigenze della tua vocazione, dovevi dire: «Signore, mi dispiace, io non posso!»

O ti sei sposato perché avevi paura di rimanere solo?

O ti sei sposato perché tu volevi avere uno status sociale davanti agli altri?

O ti sei sposato per seguire i tuoi sentimenti?

Ci sono delle esigenze nella vocazione e tu le devi soddisfare senza fare versi!

Cosa stai lì ogni volta a fare le lagne, le frigne: «Io qui… io là… sono stanco… non ce la faccio… non so come fare…»

Oh santa pazienza, l’hai scelto? Adesso lo fai! Hai voluto la bicicletta? Adesso pedali, basta! Basta continuare a scaricare sugli altri le tue responsabilità! Basta continuare a fare la parte della vittima, di quello che non ce la fa a portare avanti la sua vocazione!

Se tu hai scelto, hai risposto ad una vocazione, Dio ti dà tutti gli strumenti per eseguirla bene, per viverla bene, per diventare santo!

Quindi il dire: «Non prego, perché ho tante cose da fare», è una menzogna, è un’ipocrisia, è un inganno, è solamente segno di pigrizia!

«Non mi vado a confessare, perché non ho mai tempo». No, è perché tu non hai voglia, è perché tu non ci credi, che non ti vai a confessare, perché non sentì il peccato come una cosa grave contro Dio, ecco perché ti confessi raramente, mica perché hai tante cose da fare!

Quando è morto San Carlo Borromeo, quattro vescovi non facevano in un giorno quello che faceva lui, quattro Vescovi, e San Carlo Borromeo si confessava una volta al giorno, allora come è possibile? Non dormiva mai, mangiava cinque lupini al giorno, come faceva San Carlo Borromeo? Faceva perché voleva, ecco perché faceva!

Noi invece siamo pieni di menzogne e poi diciamo: «Ah ma c’è la Misericordia di Dio…», sì ma c’è anche la Sua Giustizia!

Certo, c’è la Misericordia di Dio, ma Dio non è stupido, Dio non confonde il giorno per la notte!

«Dio mi ama!», certo, ma “amor con amor si paga”, diceva Dante.

Io come faccio a sapere che una persona veramente mi ama?

Perché, sapete, oggi diciamo di amare anche i gatti, i cani, ma pensa te, se si può usare la parola “amore” per un cane! Io ho avuto cani, bellissimi, carissimi, dolcissimi, tutto quello che volete, ma io non posso dire di amare una bestia!

Amare una bestia, come è possibile?

L’amore è una cosa elevatissima, è il vertice della perfezione cristiana!

Quindi, come faccio a sapere se io amo veramente?

Se mi batte il cuore? Se mi fanno i regali? Se mi fanno i piaceri? Se mi dicono: «Oh, come sei bello!», «Oh come sei bravo!», «Oh, come ti penso!», «Oh come mi manchi!», «Oh, come ti desidero!», «Oh come mi scaldi il cuore, tu sei il mio tutto, tu sei il mio sole!», «Tu sei la mia vita, tu sei la mia maraviglia, io ti amerò per sempre!», è da questo che capisco che una persona mi ama?

Ma va là!

Ma sapete che gli uomini, da adesso a cinque minuti, cambiamo la testa?

Sapete che io adesso sono qui a dirvi queste cose e, alla fine della Messa, potrei prendere la mia tonaca, sbatterla ai rovi e andare a fare il pagano peggio di chissà chi?

Noi siamo volubili, noi siamo incostanti, noi oggi siamo sul melo e stasera siamo sul però, noi diciamo oggi: «Ti amo, tu sei la mia vita, io ti sposerò per tutta la mia vita» e dopodomani abbiamo cinque donne!

Come possiamo basarci sulla parola di un uomo, che è volubile, che è incostante, che è fragile, che è debole?

Come faccio a sapere se io amo?

Io amo, se per primo amo Dio.

Io posso sapere che una persona mi potrà profondamente amare se, prima di amare me, sopra di me, oltretutto e me, ama Dio; se è pronta a perdere me, pur di non perdere Dio, se è pronta a dispiacere a me, pur di non dispiacere a Dio, se è pronta a rinnegare me, pur di non rinnegare Dio, allora mi può amare.

Allora so che, se quella persona mi dice: «Io ti amo», quella persona veramente mi può amare, non c’è altra via.

Come faccio a sapere che mio marito, o mia moglie, mi ama veramente?

Solo se ha a cuore la mia anima, basta; se ha a cuore la mia anima che è eterna.

Non se mi va a comprare il latte, non se mi compra il profumo, se mi fa il regalo a Natale, se mi mette i bigodini quando mi faccio i capelli o se mi dà i soldi per andare a fare le extensions alle mie trecce, no, no, no.

Io so che mi ama, se ha a cuore la mia anima, se ci tiene che io mi confessi regolarmente, se ci tiene che io preghi con costanza, magari insieme con lui o con lei, se ci tiene che io conduca una vita santa e che la nostra famiglia sia santa e che ci vivano dentro Gesù Cristo e la Madonna.

Da questo capisco che mi ama, perché ha a cuore la mia eternità, non perché mi costringe a vivere secondo le bassezze del mondo!

Non se dice: «Ma sì, va bene, se non andiamo a Messa la domenica», «Ma sì, va bene se non abbiamo pregato», «Ma sì, va bene, se facciamo quello che non possiamo fare».

Quante volte si sente dire: «Io amo questa persona», ma che cosa ami, la carne? Quella morirà, che cosa ami?

«Io provo sentimenti verso quella persona, come tra marito e moglie», ma che cosa ami? Che cosa ami?

Tu devi amare l’anima e devi dire: «Non sarò mica io occasione di scandalo per quella persona! Non è che per causa mia questa persona viene messa nella situazione di un peccato mortale, o a causa mia o dei miei vizi, delle mie perversioni, che ho nel cervello, questa persona deve compiere gesti, che la espongono a non potere fare la Comunione o, se la fa, a fare sacrilegio». Questo non è amore, questo è vizio, questo è egoismo! Questo non è amore! L’amore vuol dire, avere a cuore l’anima dell’altro! Se io so che il mio comportamento può essere di intralcio a …, me ne vado!

«Tagliati le mani e i piedi, cavati gli occhi», dice Gesù, «piuttosto che andare a finire nella Geenna!»

Questo bisognerebbe dire ai divorziati e risposati!

Non puntare al basso e dire: «Ma sì, ma sì, diamo la caramella anche a voi!», ma l’Eucarestia non è una caramella!

L’Eucarestia non è un pane benedetto!

L’Eucarestia è Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, morto per amore!

Tu vuoi ricevere la Comunione? Bene, vivi in purezza! Basta, hai già risolto il problema.

Che cosa è più importante, il tuo egoismo, il tuo piacere o l’anima della persona che hai accanto?

Sapete, mi ha sempre colpito questo fatto e concludo; ci pensavo anche quando non ero prete, però, dopo che sono diventato prete, la cosa mi è diventata molto più chiara, mi sono detto: «Ma che strano… sono marito e moglie, o magari amici o fidanzati, dicono di amarsi, però, i peccati, li fanno insieme, ma non vanno a confessarsi insieme… che amoreee! Oh che amoreee… un amore incredibile!

Tu hai l’altra persona presente quando fai il male e la coinvolgi o lo coinvolgi nel male, come mai poi non lo coinvolgi nel bene? Come mai poi non lo coinvolgi, non cerchi con la tua suadente parola di portarlo al bene? Strana questa cosa. Fanno il male insieme, poi ognuno si va a confessare per conto suo, forse, perché neanche si interessa se l’altro si é andato a confessare, l’importate è che ci vada io, ma che bravo, bene! Sei contento di avere a casa tua una persona, che, mentre tu ti sei confessato, dell’altro non sai neanche se è andato a chiedere perdono a Dio del male che ha fatto? Ma che bella famiglia! Ma che bell’amore! Il trionfo della carità cristiana».

Ricordiamo poi che non c’è carità senza verità, lo dice San Paolo nella lettera agli Efesini: “Fare la verità nella carità”. Non c’è verità? Non ci sarà carità!

Dobbiamo chiedere ai coniugi Martin, che tra poco verranno canonizzati, la grazia di vivere come hanno vissuto loro.

Bello che papà Martin di domenica non andava a spendere una lira, né lui lavorava né faceva lavorare gli altri, ecco la santità, questa è la santità, la santità di una famiglia che ha messo al centro Gesù Cristo.

Sapete che ci sono case dove il prete entra e fa fatica a trovare il Crocifisso? E vanno in chiesa alla domenica a fare la Comunione… Cristianoni, eh? Tu entri in casa e dici: «Aspetta che cerco la croce, la croce… aspetta che vado a vedere di là, no… magari in bagno… no, neanche in bagno».

Una volta, in una famiglia, ho trovato la croce sopra lo sgabuzzino!! Ho detto: «Guardate, tiratela via e datela a me che me la porto a casa, la uso come croce della riparazione». Ma devi mettere la croce in uno sgabuzzino? Hai vergogna di Gesù Cristo?

Qualcuno mi ha detto: «Non posso mica esporre il Volto di Gesù Misericordioso all’ingresso, perché entrano e si spaventano». Di Gesù Cristo? Come fanno a spaventarsi di Gesù, il più bello dei figli dell’uomo? Ma uno quando vede il Volto di Gesù se si spaventa è perché ha dentro il diavolo! Se si spaventa e gli dà fastidio è perché ha dentro il diavolo, ma se uno vede il Volto di Gesù ed è un Cristiano, quando Lo vede gli viene la voglia di darGli un bacio, quando vede il Volto di Gesù, si irradia.

Chissà… se uno guardando un quadro si spaventa, quando si presenterà al cospetto del Dio vivente, chissà cosa succede, ma neanche ci arriva davanti a Dio.

Allora dobbiamo nasconderLo, se no si spaventano…

Io avrei fatto una gigantografia otto metri per nove e l’avrei messa all’ingresso così bella piantata con scritto: “Viva Cristo Re!” e, se quando entri ti spaventi, vuol dire che non devi proprio entrare nella mia casa, perché prima di tutto ci devono stare Gesù e la Madonna.

Teresa di Gesù lo diceva: «Dobbiamo coltivare il culto delle immagini, perché fa bene all’anima vedere nelle nostre case immagini divine»; ci fa bene, perché richiama la mente alla centralità di Dio e che siano belle, perché oggi c’è il gusto dell’orrido.

Fanno delle immagini religiose che sono orrende, dei Volti di Gesù mostruosi, statue orripilanti che non capisci qual è il diritto e qual è il rovescio, se sono con le gambe per aria o se sono dritte, con gli occhi storti, sembrano dei mostri.

Che siano immagini belle di Gesù, che ci aiutino a mettere Gesù Cristo al centro!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Le letture del giorno

Prima lettura

Gen 2,18-24 – I due saranno un’unica carne.

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

Salmo responsoriale

Sal 127

Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele!

Seconda lettura

Eb 2,9-11 -Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine.

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Vangelo

Mc 10,2-16 – L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

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