Scroll Top

Custodire santamente le cose sante

pearl-oyster-1_2612581b

Omelia sulle letture del giorno

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 11 novembre 2015

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Custodire santamente le cose sante

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il Libro della Sapienza questa mattina ci dice delle cose bellissime. Tra le tante, mi risalta agli occhi e vi propongo questa espressione: «Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e quanti le avranno apprese vi troveranno una difesa. Bramate, pertanto, le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti».

Pensando alle cose sante (certamente non è una “cosa”, ma è santa, è la “cosa” più santa che abbiamo), c’è l’Eucarestia, poi abbiamo tutti gli altri Sacramenti, ma ciò che ancora di più santo c’è e che senza questa realtà non abbiamo niente, perché niente ha valore senza questa realtà, è la fede.

Questa è la cosa più santa che ciascuno di noi ha ricevuto.

Avere fede, avere una retta fede, questa è la cosa più santa che ci sia!

Allora, questa fede, in che modo noi la possiamo ricevere, accrescere, custodire, formare?

Lo dice la Scrittura: attraverso la Parola di Dio, attraverso la Legge di Dio, perché lo dice appunto il Libro della Sapienza che noi siamo chiamati a rispettare la Legge del Signore.

Non avete governato rettamente, non avete osservato la legge, né vi siete comportati secondo il volere di Dio…”

Il Signore ci chiede l’osservanza di questa Legge, il Signore ci chiede un comportamento retto nei Suoi riguardi, di interpellarci su qual è la Sua volontà.

È questo il modo con il quale noi, lebbrosi guariti, torniamo a dire “Grazie” a Dio!

Il nostro “Grazie” non è basato sulla parola, sul dire “Grazie”, il punto non è questo, non è dire “Grazie” con le parole, il punto è dire “Grazie” con la vita.

La nostra vita dice “Grazie” a Dio tutte le volte che noi desideriamo, che noi bramiamo, le Parole del Signore e che queste Parole ci istruiscono, cioè ci formano, e noi le conserviamo, anzi, le custodiamo santamente.

Dobbiamo avere nei confronti della Parola del Signore, di tutto ciò che di santo Dio ci ha donato e ci dona, questa grande custodia, questa grande delicatezza, questa grande attenzione.

Io tutto questo l’ho imparato, l’ho capito più che imparato (anche se ovviamente ogni giorno dobbiamo capirlo sempre meglio, perché non si capisce una volta sola per sempre), nel momento in cui mi è stato chiara l’importanza di custodire le cose sante, per essere custoditi noi a nostra volta.

Io l’ho capito proprio negli anni in cui sono stato in carcere, negli anni in cui ho servito gli ammalati di AIDS, i ragazzi abbandonati, insomma in quegli anni dove il Signore mi ha chiamato a stare vicino ai poveri, agli emarginati, agli esclusi, a coloro che stanno ai margini, ai limiti della società.

La cosa strana è che loro, sì, chiedevano il dentifricio, il vestito, il mangiare, l’essere accolti, insomma queste cose qui (come le chiediamo tutti, anche noi che non siamo in carcere chiediamo queste cose, anche noi abbiamo bisogno di queste cose), ma la cosa più importante che chiedevano era la santità.

Dobbiamo stare attenti a non diventare ricchi riempiendoci la bocca con i poveri!

I poveri non devono essere per noi motivo di ricchezza!

Non mi devo riempire la bocca coi poveri!

I poveri vanno serviti, là dove vogliono essere serviti!

A me ha sempre colpito questa cosa che, anche quando incontravi un musulmano in carcere, persino loro, riconoscendo il sacerdote o il frate, cercavano uno scambio, un incontro, capivano che c’era qualcosa di sacrale in quella cosa lì, cercavano un qualcosa, c’era qualcosa che passava… È la santità di Dio che deve passare!

Oggi purtroppo abbiamo una visione credo troppo naturale, troppo mondana, anche della realtà della povertà e della sofferenza, dove tutto sembra che si risolva nel curare la contingenza, legata al concreto.

Ma noi non siamo degli assistenti sociali sacralizzati!

Di assistenti sociali ce ne sono tanti, con tutto il rispetto, perché è un lavoro fantastico, bellissimo, ma noi non siamo assistenti sociali sacralizzati!

Noi siamo persone chiamate a portare la santità, che è la fede.

Allora credo che ogni tanto dobbiamo dirci: «Abbi coraggio! Sii forte!», perché credo che la povertà più grande oggi sia proprio la povertà della persecuzione della fede.

Parliamo tanto di povertà, ma non parliamo quasi mai di tutti quei Cristiani che vengono massacrati ogni giorno, oggi, a motivo della fede.

Ieri sera leggevo di duecento bambini stesi per terra, con la faccia nella terra, hanno sparato loro nella testa… duecento bambini… però non si dicono queste cose!

Queste cose non emergono, si lasciano lì così, non si portano a galla!

Al di là che sono bambini, che è già una roba atroce, ma al di là dei bambini, sono Cristiani, sono fratelli nella fede, hanno sparato loro in testa, a duecento persone, così, come se niente fosse!

E noi andiamo avanti a mangiare la pastasciutta, a pensare che curare la povertà vuol dire riempire la pancia delle persone, ma curare la povertà vuol dire salvare l’anima delle persone!

Questa è la più grande povertà! La più grande povertà è l’assenza di Cristo, non lo stomaco vuoto!

La fame è uno degli effetti del male che c’è nel mondo e lo possiamo curare, per l’amor del cielo, andiamo incontro con quintali di tonno, di pane, facciamo qualunque cosa, ma se l’anima è vuota, se l’anima è senza Cristo, tu quella non la riempi dandogli pane e mortadella!

A quelle famiglie che sono là e che vivono terrorizzate di poter essere massacrate da un momento all’altro, che parola Cristiana abbiamo da dire noi?

Che testimonianza cristiana abbiamo da dare?

Questi esempi di queste persone, di questi martiri contemporanei, di ieri, questi martiri di ieri, sono qui per dirci: «Devi essere forte!», perché ciascuno di noi nella sua vita vive dei momenti di persecuzione, di combattimento con questo mondo.

Momenti di persecuzione perché segue Gesù, e la persecuzione la può avere nella sua casa, nella sua famiglia, tra le persone con le quali va a Messa, qui, oggi, anche tra di noi possiamo essere uno carnefice dell’altro.

Se non abbiamo tutti le stesse idee, se non abbiamo tutti lo stesso sentire, se non abbiamo tutti lo stesso colore addosso, ci guardiamo in cagnesco come per dire: «Ecco tu non la pensi come me! Tu non sei come me! Tu hai una visione teologica diversa dalla mia!»

Papa Benedetto XVI diceva: «La tunica di Cristo sta per essere lacerata…»

Quello che neanche i Romani hanno fatto lo facciamo noi, perché basta che non siamo tutti secondo lo stesso colore, che non ci riconosciamo più e qui si scatenano le persecuzioni. Si scatenano gli odi, i rancori, le antipatie, le mormorazioni, le cattiverie… e questo non è un martirio?

C’è il martirio rosso (duecento bambini ai quali hanno sparato in testa) e c’è il martirio bianco, Cristiani che non sanno più da che parte girarsi, che non capiscono più in che maniera vivere la fede, che si sentono sballottati dalle onde, che si sentono confusi, che non hanno la possibilità di parlare con qualcuno con il cuore aperto, di poter vivere la propria fede con semplicità e naturalezza, di poter ritrovare i fondamenti della propria fede.

Uno ad un certo punto si guarda intorno e dice: «Io adesso dove vado a sbattere la testa?»

Queste persone martiri sono lì per dirci: «Guarda, per prima cosa Gesù c’è, e poi chiediGlielo, chiedigli dei sacerdoti che portino Gesù…»

I carcerati lo dicevano sempre: «Abbiamo bisogno di sacerdoti che ci portino Gesù!»

Un detenuto che era ammalato da sbattere via, poverino, mi diceva sempre, quando ero ancora frate: «Fra Giorgio, guarda, lo so che hai tanto da studiare, lo so che sei molto impegnato, lo so che venire qui dentro è brutto, che c’è la puzza, però, ti prego, vieni tutte le settimane! Per te non è niente, ma per noi è tutto, per noi è tutto!»

Allora, io dico, vuol dire che questo bisogno di santità è scritto proprio dentro al cuore dell’uomo!

Chiedete sacerdoti santi!

Il che non vuol dire che siano già stati santificati, ma vuol dire che stanno camminando con cuore sincero, che fanno ragionamenti chiari, che sono logici, che seguono concetti veri, che seguono la logica, il rigore logico, il pensiero logico, che seguono il ragionamento, sacerdoti che prendono la Legge di Dio e attraverso la logica, come faceva San Tommaso (contemplata aliis tradere), traducono nella vita, spezzettano per voi queste cose.

Perché dobbiamo chiedere sacerdoti santi?

Perché il vero Pastore dà la vita per le pecore, come Gesù.

Se voi trovate e avete accanto un sacerdote così, attaccatevi a lui con le unghie e coi denti, perché state sicuri che, quando arriverà il lupo, prima morirà lui e solo dopo voi, lui sarà sempre una protezione tra voi e il lupo.

Se invece abbiamo attorno i mercenari, quelli se ne vanno, ti lasciano lì ad essere mangiato vivo.

I veri pastori questa cosa non la fanno, stanno lì, muoiono lì, difendendo con la loro carne il gregge.

Noi abbiamo bisogno di questi preti!

Dobbiamo chiedere al Signore questa grazia, perché noi siamo la cosa più santa di Dio!

La fede, certo, ma l’uomo è l’immagine del Dio vivente, è la cosa più santa che abbiamo.

La nostra anima è la santità pura, perché è ciò che è immortale, per sempre.

Che il Signore ci conceda la grazia di essere custoditi santamente, dice la Scrittura, come cosa santa, come primizia per Dio!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Prima lettura

Sap 6,1-11 – Ascoltate, o re, perché impariate la sapienza.

Ascoltate, o re, e cercate di comprendere;
imparate, o governanti di tutta la terra.
Porgete l’orecchio, voi dominatori di popoli,
che siete orgogliosi di comandare su molte nazioni.
Dal Signore vi fu dato il potere
e l’autorità dall’Altissimo;
egli esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi:
pur essendo ministri del suo regno,
non avete governato rettamente
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
Terribile e veloce egli piomberà su di voi,
poiché il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto.
Gli ultimi infatti meritano misericordia,
ma i potenti saranno vagliati con rigore.
Il Signore dell’universo non guarderà in faccia a nessuno,
non avrà riguardi per la grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e a tutti provvede in egual modo.
Ma sui dominatori incombe un’indagine inflessibile.
Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non cadiate in errore.
Chi custodisce santamente le cose sante sarà riconosciuto santo,
e quanti le avranno apprese vi troveranno una difesa.
Bramate, pertanto, le mie parole,
desideratele e ne sarete istruiti.

Salmo responsoriale

Sal 81

Àlzati, o Dio, a giudicare la terra.

Difendete il debole e l’orfano,
al povero e al misero fate giustizia!
Salvate il debole e l’indigente,
liberatelo dalla mano dei malvagi.

Io ho detto: «Voi siete dèi,
siete tutti figli dell’Altissimo,
ma certo morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti».

Canto al Vangelo

1Ts 5,18

Alleluia, alleluia.
In ogni cosa rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Alleluia.

Vangelo

Lc 17,11-19 – Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Post Correlati