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La meditazione delle Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo e dei Dolori di Maria Santissima

Pietà

Omelia sulle letture del giorno

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di venerdì 6 novembre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

Le apparizioni di Kibeho

Ciò che vi domando è di pentirvi. Se voi recitate questo Rosario meditandolo, voi avrete la forza di pentirvi. Oggi molti uomini non sanno più chiedere perdono. Mettono di nuovo il Figlio di Dio in croce. Il mondo va male, figli miei: bisogna che vi mortifichiate per aiutare Gesù a salvare il mondo”. Questo sono venuta a ricordarvi, soprattutto qui in Ruanda, perché vi ho trovato ancora gente umile che non è attaccata alla ricchezza e ai soldi”.
“Ti chiedo di insegnarla al mondo intero…, pur restando qui, perché la mia grazia è onnipotente”.

(La Madonna a Kibeho, alla veggente Marie Claire)

Suor Maria Marta Chambon

Francesca Chambon nacque il 6 marzo 1841 da una famiglia di contadini, poverissima e molto cristiana, nel villaggio della Croix Rouge, presso Chambery. Nello stesso giorno ricevette il santo Battesimo nella chiesa parrocchiale di S. Pietro di Lemenc.

Il Signore volle rivelarsi molto presto a quest’anima innocente. Aveva appena 9 anni quando un venerdì santo, condotta dalla zia all’adorazione della Croce, Gesù si offerse ai suoi sguardi lacerato, insanguinato, come sul Calvario.
“Oh, in che stato era!” dirà lei più tardi.
Questa fu la prima rivelazione della passione del Salvatore, che tanto posto avrebbe tenuto nella sua esistenza. Ma l’aurora della sua vita apparve soprattutto favorita dalle visite di Gesù Bambino che fin dalla fanciullezza scorgeva visibilmente e le divenne compagno inseparabile nel lavoro della campagna, rendendola felice, tanto che dirà in seguito: “Avevo il Paradiso nel cuore!”

Fu il curato della parrocchia che scoperse la sua vocazione religiosa. A 21 anni entrò nel Monastero della Visitazione di Chambery e nulla all’esterno rivelava il suo contatto con Gesù Cristo. Modi e linguaggio rozzi, intelligenza meno che mediocre, che nessuna cultura, neppure sommaria, sarebbe riuscita a sviluppare (suor Maria Marta non sapeva né leggere né scrivere), sentimenti che non si sarebbero elevati se non sotto l’influsso divino, temperamento vivo e un po’ tenace…
La suore sue compagne lo dichiarano sorridendo: “Oh, santa… era una vera santa… però, talvolta, quanta fatica!”. La “santa” lo sapeva bene! Nella sua incantevole semplicità si lamentava con Gesù di avere tanti difetti.
“I tuoi difetti – Egli rispondeva – sono la prova più grande che quello che succede in te viene da Dio! Io non te li toglierò mai: sono il velo che nasconde i miei doni. Tu hai molto desiderio di nasconderti? Io ce l’ho ancor più di te!”.

Tuttavia, la sua fisionomia morale bellissima che, giorno per giorno si andava perfezionando, non sfuggiva allo sguardo delle sue superiore.

Nella sua così limitata capacità di comprendere, quanti lumi celesti, quante idee profonde! In quel cuore incolto, che innocenza, che fede, che pietà, che umiltà, che sete di sacrifici! Basta per ora ricordare la testimonianza della sua superiora, madre Teresa Eugenia Revel: “L’obbedienza per lei è tutto. Il candore, la rettitudine, lo spirito di carità che la animano, la sua mortificazione e, soprattutto, la sua umiltà sincera e profonda ci sembrano la garanzia più sicura della diretta opera di Dio su quest’anima”.

Nel settembre del 1866, due anni dopo la professione religiosa, Maria Marta cominciò a essere favorita di frequenti visite di Ns. Signore, della Vergine, degli spiriti celesti e delle anime del purgatorio. Gesù crocifisso si offre, al suo sguardo, ferito nelle sue sacre membra confitte in croce, affinché lo contempli e si associ ai dolori della sua passione e le dice

Non distogliere mai gli occhi da questo libro, dal quale imparerai più che tutti i più grandi sapienti”.

In una delle visioni successive le affida la missione di rinnovare nella Chiesa il ricordo della sua Passione:

“Ti ho scelta per diffondere la devozione alle mie sante Piaghe”.

Dopo questo incarico le rivela in vari modi l’efficacia di essa.

“I carnefici, trapassando il mio costato, le mie mani, i miei piedi, hanno aperto fonti da cui sgorgano eternamente le acque della misericordia……. Offrimi le tue azioni unite alle mie Sante Piaghe, nulla può renderle più gradite ai miei occhi………. in esse ci sono ricchezze incomprensibili. ….Dalle mie Piaghe escono fiumi di santità… È necessario che tu svolga bene la tua missione: offrire le mie Piaghe al mio eterno Padre, perché da esse deve venire il trionfo della Chiesa”.

Anche la Vergine insegna alla felice privilegiata come debba compiere questo esercizio, dicendole:

“Figlia mia, la prima volta che contemplai le Piaghe del mio amato Figlio, fu quando deposero il suo santissimo Corpo fra mie braccia: guardai i suoi divini piedi, di lì passai al suo cuore. Vidi quella grande apertura…. fu la pena più profonda al mio cuore di madre. Contemplai le sue mani e la corona di spine… Questa fu la mia passione, la mia! Sette spade tengo nel mio cuore e per mezzo di me si devono onorare le piaghe del mio divin Figlio”.

Le grazie e le comunicazioni divine riempirono veramente tutte le ore di questa vita eccezionale.
Durante gli ultimi vent’anni, ossia fino alla sua morte, nulla appariva all’esterno di queste meravigliose grazie.
Quel succedersi continuo di preghiere, lavoro e mortificazione… quel silenzio, quel continuo scomparire, a noi sembrano un’ulteriore prova, e non la meno convincente, della verità dei favori inauditi di cui fu colmata.
Dopo una notte di terribili sofferenze, il 21 marzo 1907, alle otto di sera, ai primi Vespri della festa dei suoi dolori, Maria veniva a cercare la figlia, alla quale aveva insegnato ad amare Gesù. E lo sposo riceveva per sempre nella ferita del suo sacro Cuore la sposa che qui in terra aveva scelto come vittima amatissima, sua confidente e apostola delle sue sante Piaghe.
Il profeta Isaia aveva scritto: “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti”(53,5)… parole che S. Pietro riprenderà nella prima lettera ai Cristiani.
Rivelazione privata, è vero, ma in piena consonanza alla Parola di Dio.

Insieme a tanti santi è bello dire: “Gesù, le tue piaghe sono i miei meriti”.
Le promesse fatte dal Signore a quanti onorano le sue Piaghe sono state così riassunte:

  • Io accorderò tutto ciò che mi si domanda con l’invocazione delle mie Sante Piaghe.
  • Le grazie che ricevete con queste invocazioni sono grazie di fuoco; vengono dal cielo e ritornano al cielo.
  • Quando soffrite portate le vostre pene nelle mie Piaghe, saranno addolcite.
  • Ripetete spesso accanto agli ammalati: Gesù mio perdono…questa preghiera solleverà l’anima e il corpo.
  • L’invocazione alle mie piaghe fa scendere le grazie dal cielo e vi fa salire le anime del Purgatorio.
  • Il peccatore che dirà: Eterno Padre ti offro…otterrà la conversione.
  • Figlia mia, se immergi le tue azioni nelle mie Sante Piaghe, acquisteranno valore; le azioni ricoperte dal mio Sangue soddisfano il mio Cuore.

Scarica il testo della meditazione

La meditazione delle Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo e dei Dolori di Maria Santissima

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Siccome quest’ultima frase di Gesù, sulla scaltrezza dei figli del mondo, purtroppo è tristemente vera, dobbiamo fare di tutto per recuperare un po’ di terreno, per quanto possibile, per poter agire anche noi con scaltrezza, se non alla pari, almeno quasi, rispetto a quella del mondo.

In questo primo venerdì del mese, in cui siamo chiamati a meditare sul Sacro Cuore di Gesù in modo particolare, ma anche sulla Passione del Signore e sulla Passione della Beata Vergine Maria (che sarebbe da fare ogni venerdì, ma il primo venerdì in modo speciale per tutto quello che abbiamo già detto tante altre volte sulle rivelazioni di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque e a tante altre), volevo dire due parole su queste due pratiche molto belle, che sono la pratica della Corona dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria e la pratica della Corona delle Piaghe di Gesù.

Sono due preghiere che sono state richieste dal Cielo in due apparizioni riconosciute dalla Chiesa e che ci chiedono di prendere queste due devozioni come uno strumento per crescere nella santità e nella conversione.

La prima, la Corona dei Sette Dolori, risale in modo particolare ad una apparizione, che fu riconosciuta dalla Chiesa il 29 giugno 2001, della Madonna a Kibeho in Ruanda.

Il 31 maggio del 1982 la Madonna disse a Marie Claire, che era una delle veggenti: «Ciò che vi chiedo è il pentimento», che è esattamente il fondamento della conversione, che è esattamente una delle cinque coordinate fondamentali, delle cinque necessità, legate al Sacramento della Riconciliazione.

Se non c’è il pentimento, non ci può essere riconciliazione, e non ci può essere il perdono, questo non dimentichiamolo mai!

Apro e chiudo una parentesi…

La Chiesa dà l’assoluzione in articulo mortis, così si dice, cioè un sacerdote può dare l’assoluzione mentre una persona sta per morire per strada, o dovunque essa sia, e non può dire i peccati; questo è possibile. Una persona può non riuscire a fare l’accusa dei peccati, perché oramai è moribonda, e la Chiesa prevede addirittura di poter dare l’assoluzione in articulo mortis, una assoluzione estrema connessa alla indulgenza plenaria, quindi una somma di grazia, ma la Chiesa non può dare l’assoluzione a nessuno se è impenitente.

Cioè la condizione sine qua non per poter ricevere il perdono di Dio, non è tanto l’accusa dei peccati, perché quella può addirittura essere superata in estremi casi (solo in estremi casi!) ma è il pentimento. Se non c’è il pentimento, non ci sarà mai nessun perdono!

«Ciò che vi chiedo è il pentimento. Se reciterete questa Coroncina…»

Andatela a vedere su internet, è bellissima questa Coroncina dei Sette Dolori di Maria!

Noi magari neanche sappiamo quali sono i sette dolori della Beata Vergine…

«Se reciterete questa Coroncina, meditandola, allora avrete la forza di pentirvi».

Se non ci pentiamo come facciamo a convertirci? Pentitevi e credete al Vangelo!

«Oggigiorno molti non sanno più chiedere perdono», dice la Madonna a Kibeho, e questo è vero perché oramai si confessa solo pochissima gente, e quelli che si confessano bene sono ancora di meno.

«Essi mettono di nuovo il Figlio di Dio sulla croce», prosegue, «per questo ho voluto venire a ricordarvelo soprattutto qui in Ruanda, perché qui ci sono ancora persone umili che non sono attaccate alla ricchezza, ai soldi».

Quindi, questa Coroncina può essere un aiuto per chiedere alla Beata Vergine Maria la grazia, meditando i Suoi dolori.

Non è una superstizione, non è un “io ti do e tu mi dai”, ma, meditando i Suoi dolori, la Madonna aiuta a crescere nel pentimento.

Vedete, i figli del mondo sono scaltri per questo, perché tutti i mezzi che hanno per fare il male li usano tutti, non hanno nessuna vergogna e nessun pudore.

Noi, i mezzi che abbiamo, direttamente indicati dal cielo, li chiudiamo dentro la frase: «Ma sono devozioncelle… Io a queste devozioncelle non ci credo!»

Proprio ieri mi è stato detto da una persona: «Io queste devozioni non me le sento dentro…» Ma razza di un’oca giuliva, che non sei altro, come fai a dire “devozioncelle”? Le devozioncelle sono…, non so…, neanche ho in mente che cosa può essere una devozioncella! Se viene direttamente dal Signore, se è detta dai Santi, vuol dire che il Signore insegna le devozioncelle?

Forse bisogna dire, come direbbe San Francesco di Sales, che la tua anima è talmente rozza, è talmente volgare, talmente insensibile e indegna delle cose di Dio, che reputa cose da donnicciuole quelle che invece sono raggi del Cielo, quello che invece il Signore ha dato per la nostra salvezza delle anime.

Cosa interessa a noi stare qui a disquisire di chissà quale teologia o di chissà quale filosofia, queste cose mica ci portano al Cielo! Queste cose non ci conducono al Cielo!

Chissà perché la Corona che tratteremo un’altra volta, se Dio vorrà, la Corona delle Piaghe, il Signore l’ha rivelata ad una donna che non sapeva né leggere né scrivere, ad una suora della Visitazione, che non sapeva né leggere né scrivere, era una donna incolta, analfabeta, umilissima.

E Santa Bernadette Soubirous… che cos’era?

Devozioncelle?

E i tre pastorelli di Fatima…cos’erano?

Devozioncelle?

Ma volesse Dio che la nostra vita fosse piena di queste devozioncelle!

Volesse Dio che noi queste cose le prendessimo e ne facessimo tesoro!

Oggi se incontri un Cristiano Cattolico e chiedi: «Quali sono le tredici promesse che il Signore ha fatto per la Corona delle Piaghe?»

Questo ti guarda e dice: «Ma tu vieni da Marte o vieni da Saturno?»

No, io vengo da Cristo!

Ma se Gesù l’ha detto? Se Gesù l’ha chiesto, perché non dobbiamo conoscerlo? Perché dobbiamo perdere il tempo a leggere cose inutili?

Infatti, quando toglievano la maglia della salute a Padre Pio da Pietralcina, c’era una chiazza di sangue enorme sulla spalla; fu interpellato in merito a questa cosa e come mai proprio sulla spalla, e lui rispose: «Perché questa è la piaga della spalla che non conosce nessuno».

Allora, abbiamo bisogno tutti di una grazia, no? Io non penso alle grazie materiali, penso soprattutto a quelle spirituali… Chi di noi non ha un difetto da vincere, un peccato che non riesce a eliminare, in questa lotta terribile che dobbiamo fare, come diceva anche San Giovanni Maria Vianney, contro queste tentazioni dell’impurità, della superbia, dell’orgoglio, dell’avarizia? Allora…perché non usare questi strumenti?

Perché non usare queste cose semplici, che ci vengono dal Cielo, vecchie come non so che cosa, antiche, bellissime, questi tesori, queste gemme preziose?

Perché non usarle per chiedere al Signore queste grazie?

“Signore liberami attraverso la meditazione dei dolori della Tua Mamma, attraverso la meditazione dei dolori Tuoi, liberami da questa cosa!”

A Suor Maria Chambron, quella della Corona delle Piaghe, il Signore disse: «Abbi sempre davanti a te questo libro: le mie piaghe, perché qui troverai una Sapienza che non è scritta dentro a nessuno libro!»

Che il Sacro Cuore di Gesù ci conceda questa grazia!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Prima lettura

Rm 15,14-21
Sono ministro di Cristo Gesù tra le genti, perché esse divengano un’offerta gradita.

Fratelli miei, sono anch’io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l’un l’altro. Tuttavia, su alcuni punti, vi ho scritto con un po’ di audacia, come per ricordarvi quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.
Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito.
Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».

Salmo responsoriale

Sal 97

Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.
Chi osserva la parola di Gesù Cristo
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
Alleluia.

Vangelo

Lc 16,1-8
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

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