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L’intronizzazione del Sacro Cuore nelle famiglie

Cristo Re

Per obbedire all”adorabile Cuore di nostro Signore Gesù Cristo scrivo queste parole per la sua gloria. Mi ha fatto conoscere in modo da non dubitarne che prendeva un singolare piacere a essere conosciuto, amato e onorato dalle sue creature e che questo piacere era così singolare che mi sembra che allora mi promettesse che tutti quelli che gli fossero stati devoti e consacrati non sarebbero periti, e siccome egli era la sorgente di ogni benedizione, l’avrebbe distribuita con abbondanza in tutti i luoghi dove sarebbe stata esposta l’immagine di questo adorabile Cuore per esservi onorata. Avrebbe riunito le famiglie divise e avrebbe sparso la soave unzione del suo amore in tutte le comunità che l’avrebbero onorato e le avrebbe messe sotto la sua speciale protezione con qualche omaggio particolare, e avrebbe distolto tutti i colpi della divina giustizia, per rimetterle in grazia se ne fossero decaduti. Questo amabile Cuore vuole l’amore e gli omaggi delle sue creature…”

(S. Margherita Maria Alacoque – Lettera 48 a Suor Maria Maddalena Des Escures, 21 Giugno 1686)

Introduzione

Ecco questo Cuore che ha tanto amato gli uomini e che non riceve dalla maggior parte che indifferenza e disprezzo.” (Gesù a S. Margherita Maria Alacoque)

Nel 1917, un religioso del Cile, il R. Padre Matéo Crawley (Servo di Dio), sofferente di una malattia incurabile in quel tempo, fu inviato, dall’ America in Europa, dai suoi superiori, perchè avesse la consolazione di morire nella sua famiglia. Arrivato in Francia, si recò a Paray-le-Monial, non per sollecitare la sua guarigione, ma per ottenere la grazia di morire santamente. Però appena si ingi­nocchiò nella cappella delle apparizioni si senti cam­biato in tutto il suo essere: fu guarito miracolosa­mente e nello stesso tempo fu colpito da una ferita “tutta spirituale” – se si può dire così – che consistet­te a far consacrare i focolari cristiani al S. Cuore, tra­mite l’intronizzazione del S. Cuore.

Incoraggiato dai papi S. Pio X e da Benedetto XV consacrò la sua vita a quest’opera ammi­revole e seminò di miracoli e conversioni il mondo intero, perchè come scrisse Pio XII: “La devozione al S. Cuore è il riassunto della religione cattolica”!

La pratica dell’intronizzazione si fonda sulla nona promessa di Paray-le-Monial: “Benedirò le case dove l’immagine del mio Cuore sarà esposta ed onorata”. E’ l’ultima di queste parole che dà alla pratica indicata tutto il suo valore.

Per realizzare le condizioni di questa nona pro­messa il papa Benedetto XV incoraggiò viva­mente la pratica della INTRONIZZAZIONE DEL S. CUORE NELLE FAMIGLIE, che fu suscitata così bene dal Padre Mattéo Crawley.

SPIEGAZIONE DELL’INTRONIZZAZIO­NE DEL SACRO CUORE DI GESU’ NELLE FAMIGLIE

Intronizzare il S. Cuore significa mettere su un trono, al posto d’onore del focolare, l’im­magine o la statua del S. Cuore e proclamare davanti a questa immagine che il Cuore di Gesù è il Re della famiglia che si consacra a Lui senza riserve. Per fare bene questa pratica e trarne molti frutti non basta considerare la sola cerimonia esteriore, ma occorre comprenderne il significato simbolico e impegnarsi seriamente a realizzarlo a poco a poco … Occorre conoscere la portata soprannaturale e profonda di questo omaggio pubblico di fede e di amore alla Regalità del Cuore di Gesù.

L’Intronizzazione del S. Cuore di Gesù non è dunque una semplice cerimonia, ma la rico­noscenza ufficiale e pratica fatta nella fami­glia della Regalità Sociale di Nostro Signore e in modo molto speciale della sua Sovranità d’Amore e di misericordia. Questa ricono­scenza, l’Intronizzazione la richiede non pas­seggera e di un giorno solo, ma PERMANENTE trasformazione graduale della vita di famiglia sotto l’influenza del Cuore di Gesù.

Il fondatore dell’Intronizzazione, il R. Padre Mattéo, non si è proposto di realizzare in que­sta opera unicamente la domanda di Nostro Signore riguardo l’esposizione e la venerazio­ne dell’Immagine del suo Cuore. Questa idea ha certamente il suo posto nella bella cerimo­nia, ma un posto secondario. Ciò che è l’ani­ma della crociata dell’Intronizzazione è la dottrina dell’amore del Cuore di Gesù, che chiede il nostro amore riparatore, come è eviden­te dall’insieme delle rivelazioni di Paray-le­Monial. II suo ideale supremo è di fare mettere in pratica questa dottrina dalla famiglia innanzi tutto e poi da tutti gli organi della vita sociale. Con questa proclamazione di fede cristiana, la famiglia, cellula sociale e piccola patria, intende riparare il disprezzo sociale di cui il Cuore di Gesù è l’oggetto da parte di tante famiglie, e così restaurare, a poco a poco, i suoi diritti sovrani sulla società. Essa è dun­que un omaggio pubblico e familiare che inaugura nella famiglia una vita di adorazio­ne, d’amore e di riparazione verso il Cuore di Gesù, nostro Re per la sua natura divina e umana e che vuol regnare col suo Amore. Questo gesto si ispira a due frasi sacre, una pronunciata da Gesù davanti a Pilato: ” Rex sum ego” ‘Io sono Re” e l’altra rivolta a S. Margherita a Paray-le-Monial: “Voglio regna­re tramite il mio Cuore”.

Da tutto quello che abbiamo detto risulta chia­ramente che questa pia pratica ha le sue radi­ci nel Vangelo d’amore. Essa è, nello stesso tempo, a riguardo della Regalità del Sacro Cuore, un omaggio d’adorazione riparatrice e un omaggio familiare e sociale permanente. Questi diversi elementi non sono tante parti distinte e separabili. La vera Intronizzazione ne suppone necessariamente l’unione indisso­lubile  

RITO DELL’INTRONIZZAZIONE DEL SACRO CUORE 

“Questo Cuore Divino regnerà, malgrado coloro che gli si opporranno”

(Vie et Oeuvres de la B. Marg.-Marie. T. II. pp. 484, 485).

“Mi ha ancora assicurato che avrebbe molto gradito essere onorato sotto la figura di questo cuore di carne, l’immagine del quale voleva che fosse esposta in pubblico, e che ovunque questa immagine fosse esposta per esservi singolarmente onorata, avrebbe attirato ogni tipo di benedizioni”.

(T. I. p. 224).

 

Come testimonianza di fede e di amore:

I° – Un’immagine rappresentante il Sacro Cuore sarà messa al posto d’onore del focolare;

2° – La famiglia si consacrerà solennemente al Sacro Cuore di Gesù. Solennità della Cerimonia dell’Intronizzazione

A scopo di pietà e d’apostolato, è necessario che un certo splendore esteriore sia dato a questa cerimonia. Si sceglierà quindi una data importante per la famiglia, per es.: la festa del papà o della mamma, un anniversario amato, una solennità della Chiesa, un primo venerdì del mese, ecc. affinché a questa data tutta la famiglia sia presente o almeno unita di cuore. Se ci fosse un assente una lettera scritta a tempo opportuno gli proverebbe, che nonostante la distanza, i genitori e i figli vivono uniti nell’amore del Cuore di Gesù. Si potrà invitare anche qualche amico.

Per guadagnare le indulgenze la presenza del sacerdote deve essere assicurata, se essa è possibile. Aprendo i focolari ai sacerdote l’Intronizzazione stabilisce l’unione che secondo lo spirito della Chiesa, deve esistere tra il santuario della famiglia e il santuario della Chiesa. In entrambi i luoghi è il sacerdote che porta la parola di vita.

II giorno dell’Intronizzazione è conveniente che si faccia celebrare una S. Messa per coloro che si consacreranno. Tutta la famiglia si comunicherà (per quanto è possibile) per chiedere il trionfo del Sacro Cuore e in spirito d’amore e di riparazione.

All’ora fissata per la cerimonia del focolare, tutta la famiglia si riunisce nel salone o nel locale principale della casa.

L’immagine del Sacro Cuore (statua, pittura o stampa) vi sarà esposta in anticipo su un piccolo altare ornato di fiori e di luci.

Rivestito di cotta e di stola, il sacerdote la benedice conformemente al rituale. Egli stesso, per quanto possibile, l’installa al posto d’onore stabilito, in mezzo ai ritratti di famiglia.

Tutti recitano il Credo per affermare la loro fede.

Il sacerdote spiega il senso di questo grande atto familiare e gli obblighi di vita cristiana che ne derivano. Poi legge, ad alta voce, la formula di consacrazione delle famiglie al S. Cuore di Gesù tramite il Cuore Immacolato di Maria. Una preghiera ricorderà gli assenti e i cari defunti. Dopo la preghiera di riparazione: Gloria al Sacro Cuore di Gesù, la Salve Regina e le invocazioni indicate nel cerimoniale, il sacerdote benedice gli assistenti, poi tutti i membri presenti firmano il documento familiare o autentica dell’Intronizzazione col quale rinnovano le loro promesse di vita cristiana e s’impegnano a celebrare ormai la festa del S. Cuore di Gesù, il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, come una grande festa della Chiesa, solenne se possibile, santificata dalla S. Comunione e come la più bella festa della famiglia, che al focolare, avrà dei doni soprattutto per i bambini, affinchè i più piccoli imparino presto a conoscere e ad amare l’Amore divino che, sebbene invisibile, presiede i destini di una casa che è del tutto sua. Che sia come in santuario intimo, vivo, per infondervi la sua influenza e il suo spirito in tutti i membri di questo focolare benedetto nei loro pensieri, parole ed opere.

 N.B. L’Intronizzazione pone il fondamento di uno stato di fede e di carità da creare nella famiglia e da essa anche nella società. Ora per stabilire questo stato in modo stabile occorre necessariamente il concorso efficace e continuo del sacerdote. In altri tempi esisteva la Pia Associazione del Regno Sociale del Sacro Cuore di Gesù nelle famiglie cristiane, essa raggruppava, sotto la direzione dei sacerdoti, nelle chiese le famiglie che avevano intronizzato il Sacro Cuore. Là nelle riunioni periodiche si accostavano insieme ai sacramenti, si sostenevano e si edificavano vicendevolmente per meglio amare e servire Gesù e realizzare così l’estensione del suo regno sulla società e su tutte le nazioni. OPORTET ILLUM REGNARE (Occorre che Egli regni)! Occorre infatti che Egli regni ovunque. Così si precisa sempre di più lo scopo della crociata apostolica indicata dal R. P. Mateo nella sua prima pubblicazione di propaganda: “Unire i due santuari, la chiesa e il focolare, in questo incomparabile amore del Sacro Cuore; unire alle solennità della Chiesa quelle della famiglia, sarebbe in verità un ideale divino che realizzerebbe il trionfo sociale cristiano, scopo finale di questa sublime devozione al Sacro Cuore di Gesù“. 

Storia della pratica

Il R. P. MATTEO CRAWLEY-BOEVEY alla Visitazione di Lione – 1918 

I nostri lettori troveranno una piccola variante nell’esordio di questa nuova edizione; ed ecco perché: Il Rev. P. Matteo benedicendo ed incoraggiando con tutto il cuore la pubblicazione di queste pagine ci ha chiesto di separare  quanto possibile la sua persona dall’opera veramente provvidenziale dell’Intronizzazione. Egli tiene a far vedere che soltanto il Cuore di Gesù ha fatto quest’Opera incomparabile e vuole che l’azione divina rifulga sola, «Sono stato – egli ci disse – l’istrumento cieco scelto per grazia speciale per il lavoro del primo momento, accanto a me e dopo di me vi sono già e vi saranno grandi apostoli, istrumenti capaci di attirare le anime. Ma questo Re magnifico che non ha bisogno di nessuno, vuole regnare e regnerà servendosi a suo piacere di tutti; qui, di un vescovo o di un bambino, là, d’una monaca o di un semplice operaio. Perciò tengo a sparire, perché si veda Lui, sempre Lui. Desidero ardentemente che si ammiri con conoscenza di causa l’Opera di misericordia che compendia tutta la visione della beata Margherita Maria, ma appunto per questo bisogna che il pubblico non consideri nell’istrumento che la sua indegnità per far risaltare maggiormente la potenza dell’Amore conquidente e vittorioso. La mia piccolezza, la mia nullità sono infatti un grande argomento del soprannaturale dell’Opera. 

Vivat Cor Jesu Sacratissimum ! 

Adveniat regnum tuum!

Nel 1907 il Rev: P. Matteo venne mandato dai suoi superiori, dall’America in Europa, per ragioni di salute. Affetto da una grave malattia di cuore, egli si recava a Paray-le-Monial, non per sollecitare un miracolo di guarigione fisica, ma per implorare la grazia di amare sempre con maggiore amore il S. Cuore di Gesù, e di morire come un santo prete.

Ma, appena egli si fu inginocchiato nella cappella delle Apparizioni ed ebbe formulata la sua preghiera, si sentì scosso in tutto il suo essere… era guarito!  Quello che egli provasse in quel momento nessuno potrà descriverlo, ma certamente egli dovette essere allora colpito al cuore da un’altra ferita, tutta d’amore… poichè la sera stessa mentre faceva l’ora santa, egli riceveva dal S. Cuore, con la missione di conquistargli il mondo, la famiglia, tutto il piano dell’Intronizzazione, quale viene praticato oggi in tutto l’universo. Predicare il S. Cuore, predicare l’amore, come egli dice, era sempre stato il sogno del P. Matteo, e per ottenere il permesso di incominciare il suo apostolato, egli si reca a Roma dal Papa Pio X allora regnante.

«No figlio mio» gli risponde il Pontefice, «no, non  ve lo permetto!» «Ma, Santo Padre!…» «No, non ve lo permetto» insiste Pio X con quel sorriso leggermente malizioso che gli era così particolare e, aprendogli le braccia e stringendolo al cuore, soggiunge: «Ve lo ordino,  capite? E’ il Papa che comanda, è un’opera meravigliosa, consacratele tutta la vita.»

Stabilita divinamente e solennemente consacrata dal Capo della Chiesa l’opera sua, il P. Matteo si slancia, come un nuovo S. Paolo alla conquista dei popoli. Apostolo nel più largo senso della parola, senza bisaccia, senza borsa, senza altra forza che quella della sua grande passione e della completa noncuranza di sè, egli ha percorso il mondo, soggiogando le anime, infuocandole col fuoco che gli arde nel cuore, e tutto ciò con grande semplicità e naturalezza. Anche esponendo cose molto semplici, il Vangelo, e dicendole molto semplicemente, egli conquista l’uditorio con quel “che” di divino che è in lui. Il Maestro stesso parla ed agisce nel suo apostolo; vedendolo ed ascoltandolo si prova quello che si doveva essere provato al tempo di Gesù, al suo passaggio si è colpiti, vinti, trasformati: si diviene apostoli!

Per dare un’idea dell’opera compiuta in dieci anni di lavoro basterà trascrivere un paragrafo del suo opuscolo.

Attivamente propagata nel Cile, in Colombia, poi negli Stati Uniti; nelle Antille, a Panama  all’Equatore, nel Brasile, nella Bolivia, nell’Argentina, nel Perù, nel Paraguay, nell’Uruguay, nel Messico, l’Opera de l’Intronizzazione penetrava quasi contemporaneamente nel Belgio, nell’Olanda, in Inghilterra, in Polonia, in Corea, in Italia, al Cairo, ad Alessandria, in Cina; in Madagascar, in Gabon, in Congo, nel Senegal, in Oceania, fino in mezzo ai lebbrosi di Molokai, ecc.

Le benedizioni che accompagnarono le missioni del P. Matteo furono meravigliose e i suoi racconti di miracoli avvenuti sono infiniti. Un vescovo gli scrive: “Padre, quello che ho veduto non è soltanto la risurrezione di un morto, ma quella di tutto un camposanto”.

Nel 1914 egli fu mandato in Europa; viaggiava per mare quando la guerra scoppiò; il ritorno era impossibile ed i suoi superiori si chiedevano: che cosa farà in Francia? Non potrà predicare, tutti saranno occupati con la guerra e nessuno l’ascolterà.

Avviene invece il contrario. La guerra apre la via al S. Cuore, colle prove, coi lutti che essa moltiplica… le famiglie invocano il Signore quale confortatore…

In questo momento ventidue delle nostre diocesi reclamano il Rev. Padre, il quale, per accontentare tutti, non può dare che molto poco tempo ad ognuna. Anche qui, come dappertutto, i fatti più straordinari, le conversioni più belle provano che il suggello divino è su questa missione, che essa è la nuova Pentecoste che deve riscaldare il vecchio mondo alla fiamma del Sacro Cuore.

Il 12 novembre 1916 il R. P. Matteo era a Lione e, nei tre giorni che vi rimase, abbiamo avuto la fortuna di vederlo e di ascoltarlo più volte. Sono ore paradisiache che vorremmo far rivivere qui riportando qualche brano dei suoi discorsi; ma non sapremmo mai rendere la commozione divina del grande apostolo, nè quella parola di fuoco e di fiamma che accende là dove penetra.

« Oh! egli ci diceva, non invidio il mio angelo custode nè tutti insieme gli angeli, non possono nè celebrare la messa, nè predicare l’amore, nè soffrire per l’amore.»

Abbiamo detto brevemente dell’origine della missione del P. Matteo, diremo ora in poche parole che cosa egli intenda per Intronizzazione.

Gli opuscoli dell’Opera la faranno conoscere meglio e da questi si vedrà che essa non è che l’intera realizzazione del complesso delle domande fatte dal Sacro Cuore a Paray-le-Monial e delle magnifiche promesse che hanno accompagnato queste domande.  Diciamo del complesso perché lo scopo trascendentale di tutto questo apostolato è la santificazione della famiglia, la quale, come cellula sociale, deve essere il primo trono vivente del Re d’Amore.

L’Intronizzazione! E’ Nostro Signore che viene a reclamare il Suo posto intorno al focolare domestico, come un tempo al tramonto delle Sue giornate apostoliche, chiedeva l’ospitalità a Bètania; posto d’onore perchè Egli è Re, e deve regnare sopra ogni famiglia, per poter presto regnare sulla società… posto intimo e famigliare perchè è l’Amico e vuol regnare col Suo Cuore e col Suo Amore. L’Intronizzazione è l’Emanuele, il Cristo del Vangelo vivente ancora fra noi. Forse si risponderà, come da molti è stato fatto prima d’aver capito: Fra noi il Sacro Cuore è già intronizzato poiché è in tutte le stanze della casa e ad Esso noi siamo consacrati… Sì è vero.  Ma l’avete ricevuto una buona volta con una festa solenne, con intervento e la benedizione di un prete, con fiori, canti, luminarie, alla presenza di tutta la famiglia riunita ed anche di invitati? L’avete acclamato e dichiarato Padrone e Re del focolare di maniera che d’ora innanzi voi non siate più in casa vostra, ma ospiti Suoi? Che Egli stesso prenda in mano tutti i vostri interessi, i vostri affari, che veniate a rallegrarvi vicino a Lui in tutti i momenti lieti, e a farvi consolare nelle ore dolorose? Infine, è come se Egli venisse visibilmente Ospite amato al quale si assegna il posto d’onore ed al quale si confida tutto?… L’immagine del Salvatore col Suo Cuore è stata esposta ed onorata come Egli l’ha domandato a Paray-le-Monial, perchè Egli possa versare sulle famiglie le abbondanti benedizioni delle quali è la sorgente?

Ecco l’Intronizzazione.

Come vedete essa è la consacrazione vissuta… La semplice consacrazione può essere un atto passeggero mentre l’Intronizzazione costituisce uno stato nel quale l’Evangelo diviene una regola, e come l’anima del focolare del quale il Sacro Cuore è Re.

Non si conosce Nostro Signore, ci diceva il Padre, ed è per questo che non lo si ama. Si ha paura di Lui, si mantiene la distanza da Lui, e gli si dice: Restate Voi nel vostro Tabernacolo mentre noi vivremo laggiù… lontano, la nostra vita famigliare. Soprattutto (come un tempo dicevano gli Israeliti) non vi avvicinate non venite fino là, non ci mostrate il vostro volto, perché ne morremmo! E non si vede che il Jehova del Sinai nel Cristo, nel  Salvatore così dolce, così buono, così affabile, nell’Emanuele, il Dio con noi, il quale non desidera che abitare coi figli degli uomini come, nei giorni della sua vita mortale, non temeva di alloggiare da pubblicani e da peccatori ed anche di assistere a nozze per dimostrarci il suo desiderio di vivere la nostra vita di famiglia con tutte le sue gioie e tutti i suoi affanni.

«Si prende a pretesto la propria indegnità!… Era forse degno Zaccheo cui la sola curiosità spingeva sui passi del Signore? No, certamente, ma egli credette alla sua condiscendenza…. lo ricevette nella sua casa… E con Gesù entrò la salvezza, la pace, la conversione: Questa casa ha ricevuta oggi la salvezza. »

«Si prende a pretesto il rispetto… Egli chiede, mendica l’amore… ci tende le braccia… e noi ci teniamo a distanza… per rispetto! Mettiamo fra Dio e noi delle valli e dei monti, per rispetto! Esistono dei cristiani che sono, direi quasi, ebrei per timore: Per tema di morire desideriamo che Gesù non ci parli.  Per me, dico: «Tacciano Mosè ed i Profeti e gli uomini non mi parlino perché io voglio ascoltare soltanto Gesù, predicare Gesù, il mio Gesù d’amore!!!.» Sì, temo più un giansenista che cento protestanti; e anche un miscredente.

«Mi ricordo che un signore molto, oh! molto cattolico, a proposito dell’Intronizzazione mi diceva: «No, padre… non voglio far ciò… mettere Lui nel mio salone! Qual mancanza di rispetto sarebbe!»

«Giansenismo! orribile giansenismo! »

« E per quanti converrebbe smascherare questo preteso rispetto, aggiungendovi una sola parola: Rispetto umano! deplorevole rispetto umano! Come se Colui che un tempo era invitato a presiedere alle nozze, non fosse al suo posto anche in un salotto! Non è forse il Re dei re? »

«Oh! l’Amore non è amato, Egli non è amato.  Non si predica abbastanza l’amore di Gesù Cristo, mentre è un’anima, una fiamma, una vita e non un sentimentalismo malaticcio. »

«Se si leggesse di più il Vangelo, e lo si meditasse profondamente si resterebbe facilmente convinti che il Maestro desidera essere famigliare con noi. I fanciulli della Giudea e della Galilea non avevano paura di Lui, essi si gettavano nelle sue braccia e bisognava obbligarli ad allontanarsi, mentre Egli li richiamava per accarezzarli e per abbracciarli ancora. Sì, lo ripeto: si ha paura di Gesù perché non lo si conosce, perché non lo si è mai avvicinato; perché non lo si è mai visto!!!

Ascoltate questa scena che chiamerò, se non scena testuale del Vangelo, per lo meno scena evangelica: quella dell’accoglienza che, a Betània, fu fatta a Gesù. Per poco che vi si rifletta col cuore la scena dovette svolgersi così: la prima volta che Gesù venne a domandare ospitalità a Betania, fu ricevuto con una certa riservatezza, con un misto di timidezza e di curiosità e di deferenza, da Lazzaro e da Marta soltanto, poiché Maria li aveva abbandonati! Era quell’uomo famoso, l’autore di tanti miracoli del quale tutti parlavano! Chi poteva essere veramente? Un Rabbi!… I due fratelli si sentirono onorati, incuriositi, non altro si tennero a una certa distanza e certamente si limitarono a servirlo e ad ascoltarlo. Però dalla persona del Signore doveva emanare un fascino di attrazione, perché quando Egli fu per partire, Lazzaro e Marta gli dissero timidamente: «Maestro, ritorna» E Gesù ritornò.  Questa volta un sentimento nuovo si faceva strada nei loro cuori: si erano preparati a riceverlo, desideravano il suo arrivo, lo aspettavano sulla soglia, e quando Egli giunse, osarono avvicinarsi di più, la conversazione si fece più intima, più famigliare, più gaia. Il Maestro era così buono, così semplice!  Quando ripartì i cuori erano conquistati e con insistenza fratello e sorella supplicarono: «O Maestro ritorna! Degnati di considerare come tua la nostra casa » E Gesù promise: sarebbe il loro Amico!

«Oh! come fu differente dalle prime due la terza accoglienza a Gesù, a Betania!

«Ascoltate, è quella dell’Intronizzazione. Le anime gioivano, la casa aveva un aspetto di festa, fiori a profusione; Lazzaro e Marta contavano le ore…: come tardava il Maestro! Finalmente, non avendo più il coraggio di aspettarlo, gli andaron incontro e fattolo entrare e sedere, al posto migliore, si accostarono a Lui sempre più… nessuna distanza più, oggi tra loro regna l’amore, la famigliarità. »

«La conversazione si fece intima, i cuori si riversarono gli uni negli altri… talmente, che Lazzaro, vedendo il Maestro così buono, così pietoso, così potente, si gettò in ginocchio e giungendo le mani in grembo a Gesù con un singhiozzo nella voce, gli confidò il segreta della sua famiglia. «Maestro!..  noi  siamo due… ma, eravamo tre  Maria che oggi chiamano Maddalena, non è più con noi… essa è la vergogna della nostra casa. Oh! Maestro, fa che ritorni.» E Gesù unì le sue lacrime a quelle di Lazzaro e quando si separò dai suoi amici, lasciò cadere nelle loro anime la parola della speranza: « Ve lo prometto  Maria tornerà » Il resto lo conoscete: la peccatrice ai piedi di Gesù in casa di Simone e la sua mirabile conversione. 

«Allorchè Gesù si recò per la quarta volta a Betania, i fratelli erano di nuovo in tre… Maria Maddalena, la grande risorta dal Maestro, era presente e da quel tempo il Vangelo ce la mostra sempre ai piedi del suo Salvatore. 

«Per quanto Gesù, che sa tutto, conoscesse la pena di quella famiglia, per portarvi rimedio attese che quella pena gli venisse confidata. Per fare il suo grande miracolo attese d’essere stato ricevuto in quella casa e di avervi trovato  l’amore confidente. »

«Qual adorabile scena di bellezza e di semplicità! Ebbene, è quella dell’Intronizzazione. » I miracoli più clamorosi, più inaspettati rispondono alla fiducia delle famiglie che hanno saputo dire: « Mane nobiscum Domine! Sì, resta con noi!» chiudi le porte, vogliamo tenerti con noi. Ci vorrebbero dei volumi per raccontarli. Fra mille prendiamone due o tre  Come diceva il Padre Matteo; « Ho, per me, l’eloquenza dei fatti »:… e anche: «Ho perduto la fede nei miracoli, poiché per credere bisogna non vedere, ed io vedo tutti i giorni. »

A volte è una madre, una sposa, una figlia od anche una domestica che riesce ad intronizzare il Sacro Cuore, e che dedicandosi all’Apostolato esterno attira la misericordia sull’anima sviata. Fu così che il Capo di un grand’Oriente consegnò al Rev. Padre la pergamena della sua donazione al demonio (donazione che datava da cinquanta anni) e la bandiera della F. M. per ricevere in cambio quella del Sacro Cuore. Seguendo il suo esempio altri cinquanta settari si convertirono.

Altro esempio commovente e recentissimo: Un giovane padre di famiglia, settario accanito, faceva un male immenso con le sue conferenze antireligiose. La sua sposa piangeva, pregava e faceva pregare le sue due bambine. Assistendo un giorno alla predica del Padre Matteo capisce che la salvezza sta nell’Intronizzazione; ma non sa come arrivare ad effettuarla. Finalmente le viene un’idea: madre e figlie si dispongono a festeggiarla ed essa profitta di quest’occasione per pregare il marito di darle come regalo il permesso d’intronizzare nel salone il Sacro Cuore. Quasi per miracolo il marito accondiscende al desiderio della moglie, contentandosi di non comparire alla cerimonia che ha luogo, pia e commovente, fra le preghiere delle bambine per la conversione del padre loro.

Quando tutto è finito, questi, incuriosito, entra nella sala e alza gli occhi sul quadro, ma subito li abbassa non potendo sostenere lo sguardo del Sacro Cuore; confuso da quello che gli sembra una viltà, ritenta la prova, ma l’effetto impressionante è identico; furioso egli esce dal salotto, ma poi attratto da una forza misteriosa, vi ritorna; quello sguardo lo segue insistentemente, lo inquieta, l’esaspera. Egli chiama allora la moglie e le dice: “Chi hai fatto entrare qui? C’è qui qualcuno, ti ripeto che qui c’è qualcuno!” La madre chiama allora le due bambine e, tremante d’emozione, fa loro ripetere davanti al padre le preghiere che hanno recitato poco prima per invocare la sua conversione. Questa volta il settario è vinto, cade in ginocchio… La domenica seguente si accosta ai Sacramenti: poi supplica che gli sia permesso di parlare nella stessa chiesa per ritrattare pubblicamente tutte le sue abominazioni, ma non può articolare parola e i singhiozzi che lo soffocano parlano anche più eloquentemente.

Ripetiamo che questi fatti sono presi fra mille….. lo stesso P. Matteo ne ha citati molti

altri…. Essi sono certamente meravigliosi, ma non sono tuttavia che l’adempimento delle promesse del Sacro Cuore alle famiglie che avranno esposta ed onorata la sua immagine:

Io toccherò i cuori più induriti. Io porterò la pace nelle famiglie. Io benedirò tutte le loro imprese. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato”. «Noi camminiamo verso la salvezza del mondo per mezzo del regno del Sacro Cuore, e, «verso il regno del Sacro Cuore per mezzo della completa realizzazione delle richieste di Paray-le-Monial. »

Fino ad ora era stato risposto a molte domande del Signore: Montmartre [ove sorge la basilica del Sacro Cuore, edificata all’indomani della sconfitta francese nella guerra franco-prussiana, per espiare i crimini dei Comunardi, e anche per rendere omaggio alla memoria dei numerosi cittadini francesi deceduti durante la guerra], la festa solenne del Venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, i primi Venerdì del mese, l’ora santa… mancava ancora l’immagine del Cuore divino al posto d’onore nelle famiglie.

Il Rev. P. Perroy diceva or non è molto « Montmartre è stata innalzata a soldo a soldo, la Francia deve essere consacrata al S. Cuore famiglia per famiglia. » L’infaticabile apostolo ha sognato di più: conquistare il mondo intero famiglia per famiglia; e non si arresterà se non  quando avrà terminato il suo compito.

Con quanto amore egli parla della beata Margherita Maria! Ascoltate «Non si possono istituire confronti fra Santi, né dichiararne uno più santo dell’altro, sarebbe ridicolo, ma si possono confrontare le missioni. Ora, Margherita fra tutti i Santi ha una missione speciale, unica, una missione che deve comprendere il mondo intero, tutta la gerarchia ecclesiastica, tutte le famiglie, tutti i cuori e ciò fino alla fine dei tempi. Dandoci il Suo Cuore, Dio ci ha dato per suo mezzo tutto quello che poteva darci. Tutti i tesori d’amore che egli elargirà ancora al mondo non saranno che una derivazione di questo primo dono,  un raggio più o meno luminoso e caldo di quel focolare che ci è stato aperto a Paray, ma niente di più in sè, poiché Dio non ci può dare di più, del Suo Cuore: Potrà farlo meglio conoscere, manifestandone l’amore, la misericordia in una maniera più esplicita e chiara, ma, lo ripeto, questa nuova effusione non sarà che l’irradiazione del dono completo che ci ha fatto per mezzo di Margherita Maria. »

Il regno del Sacro Cuore!

Ah! ecco lo scopo al quale tendono tutti gli  sforzi di coloro che hanno capito  che là soltanto è la salvezza! Lasciamo parlare ancora il P. Matteo.

«Voi volete la Vittoria, Signore »  diceva ad un eletto uditorio  «domandate il Suo regno, poiché ve l’assicuro non avrete la vittoria che nella sua vittoria; come vorreste una pace gloriosa e che Lui, il Re, restasse coronato di spine e relegato come prima al terzo fango! Questo non può essere! Se volete la pace, la vittoria, domandate il Suo Regno; lavorate al suo avvento, non abbiate più sulle labbra e nel cuore che l’adveniat regnum tuum! Poiché Egli deve, vuole regnare. L’ha detto in modo assoluto a Margherita Maria: “Io regnerò, non dubitare figlia, ma credi, e vedrai la  potenza del mio cuore nella magnificenza del mio amore! Regnerò, malgrado i miei nemici e tutti quelli che vi si oppongono.

« E la discepola fedele ha capito tanto bene la lezione del suo Maestro, che ripete anch’essa incessantemente quelle parole: “Egli regnerà! Sì, me lo ha promesso, regnerà.”

«Per salire al cielo, bisogna sempre partire da un Calvario; l’ora che attraversiamo è terribile, atroce se volete, ma è un’ora divina, un’ora di Calvario che conduce alla misericordia, e in questa ora di dolore noi potremo compiere la missione che ci incombe: salvare il mondo, fondando nel mondo, per mezzo del Cuore di Gesù, il regno dell’amore e della misericordia,  tutta l’Opera della misericordia: Leone XIII l’ha detto: «Dopo il grande avvenimento del Calvario non c’è stato al mondo nulla di più grande di Paray-le-Monial. » E’ dunque Paray-le-Monial che bisogna realizzare … e questa è la ragione d’essere dell’Opera che vi predico: l’Intronizzazione del Sacro Cuore nella famiglia, in tutti i focolari, dall’alto al basso della scala sociale, in ogni luogo.

« Per raggiungere questo scopo che è nello dello stesso Sacro Cuore ci occorrono degli apostoli.

«No, signore, non ci vogliono uomini di genio, letterati o scienziati, ma bensì apostoli ed apostoli soprannaturali i quali non vedano che attraverso alla luce del Tabernacolo.

« Se taluni, sconcertati dalla semplicità della mia predicazione, dopo avermi ascoltato si ritirano come un tempo i Giudei dopo un certo discorso del divin Maestro; sé non ne restano più che dodici, che importa? Purché quei dodici siano apostoli! Per me, lo dichiaro francamente, non credo a nessuna saggezza, a nessuna luce umana, non credo che a Gesù Cristo e al Suo cuore.

  • Un giorno in cui aveva svolto il tema: l’amore del Sacro Cuore, vidi venire verso di me un gran personaggio che aveva tenute molte alte conferenze il quale mi disse: “Dopo aver ascoltato la vostra predica riconosco che non ho fatto niente, nulla sussiste di ciò che ho divulgato, non c’è più nulla, la vera saggezza sta in ciò che voi avete ora detto. Confessatemi.”
  • E tanti altri personaggi, simili a questo per scienza, profondità di coltura, valore intellettuale mi hanno ripetuto la stessa cosa! La bellezza di Gesù Cristo conquista, vince. Predichiamo dunque soltanto Gesù Cristo, Gesù Cristo crocifisso!

«Ma la base di ogni apostolato è l’amore. Per essere Apostoli bisogna amare, bisogna prendere con sè, in sè, l’anima, il Cuore di Gesù, Re d’Amore; allora non agiremo più noi stessi, ma bensì Gesù agirà e parlerà per bocca del suo apostolo e tutto diverrà facile e possibile.

Io parlo a tutti nello stesso modo e se invece che a voi, signore, io fossi davanti ad un uditorio di diecimila pagani, non userei diverso linguaggio, e, ne sono sicuro, vi sarebbe qualcuno che si sentirebbe scosso e si convertirebbe. »

(A questo punto il Rev. Padre cita la conversione completa di un protestante, preso improvvisamente nelle reti dell’Amore del Sacro Cuore; poi alcuni esempi d’apostolato dei quali ne riferiremo alcuni).

«Al, principio della, nostra Opera, allorché non avevamo ancora nè stampati, nè aiuti, una bimba di dieci anni, piccola anima privilegiata, otteneva dai suoi genitori il permesso di alzarsi tre volte per settimana dalle undici a mezzanotte per lavorare per il Sacro Cuore. E là nella sua cameretta, in ginocchio sulla nuda terra essa copiò delle centinaia di lettere per l’Intronizzazione, in tre lingue che non conosceva, obbligata quindi a copiare sillaba per sillaba. Spesso nel rialzarsi, lasciava delle traccie di sangue sulla pietra, ma quali risultati doveva portare nei cuori questo lavoro di amore e di dolore… Ogni parola vi penetrava come uno strale infuocato. Conosco una fanciulla di nobile famiglia, molto delicata, che e andata fino dal Vescovo per ottenere il permesso di predicare l’Intronizzazione nelle case: e da un anno essa, con tutti i tempi, gira per le campagne, cercando di conquistare le famiglie al Sacro Cuore.  E ne ha già conquistate quasi mille.

« Uno dei miei migliori apostoli è in prossimità della linea del fuoco e il suo esempio vi strapperà lacrime. Egli è un giovane di distinta famiglia, ferito, mutilato del braccio destro e di una gamba, ha la lingua paralizzata così che non fa più sentire che dei suoni inarticolati. Scrive come può con la mano sinistra, poi gira fra le famiglie con la sua povera gamba di legno e porta da leggere i suoi fogli scritti, spiegandosi a suo modo; è inutile dire che convince subito; in pochi mesi ha conquistate cento famiglie.

« E la mia povera mendicante di 75 anni!  Poiché fra i miei apostoli ho delle marchese e delle mendicanti… Il solo pensiero di lei mi è d’incitamento a perseverare quando talvolta sento la fatica, la sofferenza fisica. Ha assunto la propaganda nelle famiglie operaie ed ottiene delle cose meravigliose, ma a prezzo della noncuranza del suo corpo e di tutta se stessa. Per esempio: una sera di temporale essa mi si presenta. “In quale stato siete!“ esclamo e lei: “Ah! Padre, già è vero sono un poco bagnata, ma non importa.”  “Ed ora come vi asciugherete?” “Andrò da una vicina… eppoi anche se morissi che importa? Purché Egli regni!”

E quella giovane coricata sopra una tavola d’ospedale che offre tutte le sue sofferenze per l’Opera dell’Intronizzazione e che rimpiange la perdita delle sue gambe soltanto perché non può correre alla conquista delle famiglie per darle al Cuor di Gesù!

« E quante altre che devo rinunziare a citare! Pure, se mi permettete un ricordo personale, vi nominerò ancora mia madre la quale dopo lamia partenza dall’America mi scriveva: “Figlio mio, capisco ciò che è avvenuto nel tuo cuore, capisco che mi hai dimenticata senza dimenticarmi. Ebbene anch’io per aiutarti nella tua missione e per essere apostolo con te, ho procurato di dimenticarti, senza dimenticarti.”  Ecco mia madre… eppure è, una donna di mondo.

« Ah! Il Signore fa grandi cose per mezzo di piccole anime, quando queste si prestano docilmente a fare ciò che Egli vuole, e soprattutto quando sanno dimenticarsi.

«L’oblio di se medesimi. Insisto su questo punto perchè è essenziale.

« Ho incontrato delle buone anime che vivevano, secondo l’espressione di Santa Teresa, imbarazzate nelle loro miserie come povere mosche in una tela di ragno. Ma che cosa volete che io faccia per il Sacro Cuore, io che sono cosi misera?  Ah sì, siete miserabile ed ancor più di quanto lo credete ve l’assicuro. Ma non volete che Egli lo sappia meglio di voi? Lui? Forse non vi conosce a fondo? Sì? Ebbene, ciò non pertanto egli sceglie voi, viene a cercar voi per aiutarlo. Riconoscete che ha cattivo gusto!

«Voi tutte conoscete la domanda del Signore a San Girolamo: “Girolamo, dammi qualche cosa.”  “Ma, Signore, non ti ho già dato tutto? La mia vita è tua, i miei beni te li ho dati, le mie forze, il mio onore, prendi tutto Signore, tutto è tuo”  “Girolamo dammi qualche cosa”  “Ma come, Signore? Ci sarebbe forse nel mio cuore qualche movimento segreto che non ti appartiene?”  “Girolamo, Girolamo; tu serbi qualche cosa per te… tu non mi dai quello che io voglio”  “Che cosa vuoi, Signore?”  “Girolamo, dammi i tuoi peccati.”

«Signore, dategli le vostre miserie. Portategliele e dite: “Ecco Maestro,  prendi, e che il tuo Regno avvenga!”

«Ma mi par di sentire che vorreste essere sante; e io vi rispondo: niente di più facile, fatevi apostoli del Cuor di Gesù e, senza lavorare, senza nemmeno pensarci, senza saperlo diventerete sante, altamente sante! Che cosa è la santità se non il completo oblio di se stessi per la gloria e il regno di Dio? Il Signore è fedele, e quando dice: Cercate il regno di Dio il resto vi sarà dato in soprappiù, non sono vane parole le sue. Se gli effetti non sono più frequentemente manifesti e sensibili, ciò avviene perché non si sa dimenticarsi, si ha troppa prudenza umana e non si ha sufficiente fiducia in Dio, non si sa scambiare i propri interessi contro quelli del divino Maestro. Eppure a tutti come a Margherita egli dice: “Figliuola, mi occuperò di te, ma tu occupati soprattutto di me”. Per coloro che lavorano pel suo regno dimenticando i loro interessi, persino quelli spirituali, persino la loro anima e la cura della loro perfezione, Egli fa prodigi. Questo è ciò che Egli intende dicendo: perdere l’anima per salvarla.

«Allora fra il Cuore divino e l’anima così abbandonata è una vera gara d’amore: “Figliuola, ti amo, voglio colmarti dei miei beni! Tutto è tuo, mia cara, domanda, che vuoi?”  “Che tu regni, Signore.”  “Sì, figlia, ma per te non desideri niente? Chiedi, chiedi, sono pronto a concederti tutto”  “Signore, che tu regni! tutto quello che mi hai dato, io te lo rendo, tutto quello che mi darai te lo rendo fin d’ora. Il tuo regno, o mio Dio! no, non voglio niente altro se non che tu regni!”»

Era tutta la sua anima che il P. Matteo ci rivelava così, la sua anima di apostolo di fuoco, di pazzo d’amore come egli si dice confessando di non sapere più che una sola cosa: Adveniat, adveniat, adveniat regnum tuum!

Con simili apostoli il divin Maestro: può mantenere la parola e innalzarli rapidamente ad un’alta perfezione! Sono questi certamente che Egli mostrava a Margherita Maria promettendo loro una così grande abbondanza di grazie e di benedizioni che essa rifiuta di descriverle perché, dice, le mancano le parole. «Tutto quello che posso ripetere è ciò che mi assicura Egli stesso: Il loro nome sarà scritto nel mio cuore e non ne sarà mai cancellato. Ma lasciamo nuovamente la parola al P. Matteo : «Non crediate, signore, che l’apostolato che io vi chiedo sia difficile. I risultati meravigliosi dell’Opera provano fino a qual punto è voluto da Dio e fino, a qual punto Egli stesso lo compie. Se si procede di due passi, Dio ne fa venti, basta dunque gettare la scintilla perché, poco dopo, questa accenda tutto. Dall’Olanda, poco tempo addietro, io scrivevo al Santo Padre: “Qui l’Opera è come il fuoco… cambia il ghiaccio in fuoco.”  E Benedetto XV stesso poco dopo mi diceva: “A quanto pare, Padre, avete fatto una rivoluzione laggiù: Ah! capisco: là è passato Gesù.” 

« Ma se il S. Cuore mantiene con tanto splendore la sua, promessa: Io regnerò  nei paesi lontani (Cile, Giappone, Colombia) come nei paesi più vicini a noi (nei paesi protestanti: Olanda, Svizzera) con qual abbondanza di grazie non lo manterrà fra noi! Se noi inietteremo a base dell’Opera uno spirito di fede e d’amore, essa si svilupperà mirabilmente e il regno di Cristo diverrà universale. Non voglio asserirvi che non incontrerete difficoltà, bisogna che ve ne siano e se non ve ne fossero vi direi d’inventarle, perchè il sacrifizio deve essere il fondamento di ogni opera solida e duratura. In mezzo a quali e quante contraddizioni ha dato Gesù il Vangelo! Fondata la sua Chiesa!

Così là dove incontrerete le maggiori contrarietà, l’Intronizzazione si svilupperà in seguito più ampiamente e più solidamente. Mi rammento di una pratica di molta importanza fatta presso il Pastore di una lontana diocesi. Sapete quale risposta ricevetti? Il puro e semplice rinvio di tutte le mie lettere, di tutto l’incartamento senza nemmeno una parola di scusa, di gentilezza. I miei poveri figliuoli, i miei copisti, tutta la comunità dove mi trovavo allora vennero a dirmi la loro disillusione, il loro dispiacere.  “Che piccola fede avete”  dissi io loro “appena quanto una piccola candela, mentre abbiamo a nostra disposizione il sole; andate in Chiesa e recitate tre volte il Magnificat, per avere ricevuta la grazia di questa scudisciata.”

« Venti giorni dopo ricevevamo una magnifica lettera, più bella di quante ne avevamo ricevute fino allora, che rimetteva la diocesi in questione alle fiamme d’amore dell’Intronizzazione.

«Quando avete delle disillusioni, signore, invece di scoraggiarvi, pregate! La grande forza sta nella preghiera; voi, donne, avete un coraggio più grande dei vostri figli, ma occorre di più, vi occorre il coraggio attinto nel Sacro Cuore. Sì, signore, nelle ore difficili, nelle ore terribili che nessuno vede, voi avete bisogno di qualche cosa: di più d’un elogio, d’un articolo di giornale, avete bisogno dell’amore del Cuore di Gesù che vi sollevi, che vi penetri, un amore più forte della morte.

« Ci sono tante famiglie che non hanno le grazie che voi avete parlate loro di questo Cuore divino portate loro l’amore di Gesù per mezzo dell’Intronizzazione. E’ questo il momento, credetelo. Non bisogna restare oziosi quando i cattivi si agitano per propagare il male. Un prete mi diceva: “Non vedo bene l’importanza della vostra Opera.”  Allora lo condussi a visitare le case della sua parrocchia. Sapete che cosa trovammo in cinquanta famiglie al posto d’onore? Il Cristo, un grande Cristo di Renan, vestito di rosso sventolando una bandiera rossa con questa divisa: « Nè Dio, nè Padroni. » E fu questo Cristo della Rivoluzione sociale che dovemmo detronizzare per far posto al Re d’amore col Suo Cuore.

«Signore, siate apostoli! Che Nostro Signore non abbia a, dirvi: “Mi avete lasciato solo nella battaglia”.  Salvate la vita cristiana del vostro paese fondando in tutte le famiglie la casa di Betania, la famiglia del Cuore di Gesù. Aiutatemi a conquistare per il Re del Tabernacolo, il Tabernacolo del Re: la famiglia! Che nel vostro paese e in tutto il mondo egli sia il Re della famiglia. A voi specialmente, Suore di Margherita Maria, spetta l’obbligo di dare il vostro grande tesoro. Nessun Ordine religioso ha quanto voi diritto di possedere il Sacro Cuore. Voi, sorelle, potete dire a Gesù mostrando il Suo Cuore: «Questo altare è mio.» Ma se il S. Cuore si è dato a Voi, questo fu perché voi pure lo diate agli altri. Bisogna saper seguire i piani di Dio! Egli sa quello che ha fatto, tocca a voi rispondergli. Ringraziatelo continuamente di avervi affidato la sua misericordia, il suo amore e la cura della sua gloria.

Anche voi, signore, date il vostro grande Tesoro, date la carità e riceverete la carità, date misericordia e riceverete misericordia sarete misurate con le stessa misura con la quale avrete misurato. Volete ricevere un’ondata, un fiume d’amore? Date… Date e non stancatevi di dare l’amore…

« E voi pure che piangete forse per il fuorviamento di taluno dei vostri, ascoltate anche voi la parola d’amore, siate apostoli! Aprite delle anime dei focolari al S. Cuore; in cambio di nuove anime, Egli non può rifiutarvi quello che chiedete. Soltanto abbiate pazienza e se fate l’Intronizzazione al mattino, non domandate il miracolo alla sera, perché questo raramente succede così presto, ma perseverate nella fede e nella dedizione e del Suo Cuore rispondo io. »

Termino ricordandovi che il Papa vuole questa Opera e l’incoraggia con tutte le sue forze, perché la considera l’unico mezzo per rinnovare la società intera rinnovando la piccola società della famiglia; perché l’Intronizzazione unisce la sorgente della vita divina  il Cuore di Gesù alla sorgente della vita umana, la culla, preparando in ogni focolare una generazione di santi basata sulle promesse del S. Cuore.  Avete sentito Pio X esclamare “Comando”, non è quindi più un permesso, è un ordine. E Sua Santità Benedetto XV mi ha ripetuto a più riprese anch’egli: «Dite che voglio vedere predicata dovunque questa crociata: Quest’Opera è la mia opera. »

Slanciamoci dunque anche noi al grido di Dio lo vuole nella grande Crociata dell’amore. Si degni il Cuore divino di non permettere che a nessuna delle anime che leggerà queste pagine sia da applicare il lamento di  S. Giovanni: «E’ venuto nella Sua casa ed i Suoi famigliari non l’hanno ricevuto» Che tutte meritino invece di vedere mantenuta la promessa: «A quelli che lo riceveranno Egli accorderà di divenire figli di Dio.»

Figli di Dio! bisogna meditare profondamente su questa parola. E così dolce, così bello essere il figliuolo del Padre che è nei cieli. E non deve forse il figliuolo comprendere la lezione di Gesù ai suoi apostoli: Quando pregherete dite: Padre nostro, che sei nei cieli, venga il regno Tuo»?

Sì, bisogna che l’adveniat regnum tuum, divenga l’aspirazione della nostra vita.

Ma non dimentichiamo che il Signore alle preghiere di Maria; affretta la sua ora  nessuno desidera il regno del S. Cuore più di questa madre divina.

Eppoi, come l’assicura il beato Grignon de Montfort; essendo una prima volta venuto Gesù Cristo al mondo per mezzo della Santa Vergine, è pure per suo mezzo che deve regnare sul mondo, la salvezza del mondo, essendo cominciata con Maria, deve da Lei essere compiuta.

Ricordiamoci adunque che tutti i beni ci vengono per quel tramite benedetto, e che se vogliamo riuscire infallibilmente,  dobbiamo: pregare, lavorare, agire con Maria, in Maria, per Maria, invocando con tutti i nostri voti il regno della Madre per pregare ed affrettare quello del figlio: Ut adveniat regnum tuum, adveniat regnum Maria.

Non possiamo chiudere questo riassunto senza insistere su questo consiglio del Rev. Padre agli apostoli del S. Cuore.

Dovunque andate, incitate tutti alla lettura del Vangelo, alla meditazione del  Vangelo, a leggere fra le righe del Vangelo. E’ l’unico mezzo, per conoscere a fondo Colui che è amore, dolcezza, bontà, e la cui misericordia risplende ad ogni momento con delicatezze ineffabili. Quando col cuore si saranno comprese le scene di Betania, il figliuol prodigo, Maddalena, la Samaritana, la adultera e tante altre, si sentirà nascere in sé  l’amore piena di fiducia e il desiderio di vivere nell’intimità di un maestro così dolce che non sa, che guarire, risuscitare, sanare, perdonare… e mai condannare. »

Apostoli del Salvatore! Viviamo anche noi del Vangelo! Più che per chiunque questo è il libro di vita contenente la scienza dell’amore.

Assorti nella contemplazione del cuore che ha tanto amato sentiremo avvivarsi in noi il fuoco che Egli è venuto a portare sulla terra e come il Rev. P. Matteo arderemo dal desiderio di farlo regnare e di procurargli finalmente qualche contraccambio d’amore.

Il Rev. Padre chiede che per quanto possibile si mantenga la stessa forma e lo stesso spirito per l’Intronizzazione, vale a dire servendosi dei libretti e dei fogli dell’Opera per il cerimoniale e per la consacrazione: «Vi sono certamente, egli dice, delle orazioni più belle e meglio composte; ma queste sono le preghiere proprie dell’Opera, quelle che meglio corrispondono all’idea dell’Intronizzazione, sono infine quelle che hanno ottenuta l’autorizzazione, le benedizioni e le indulgenze delle Loro Santità Pio X e Benedetto XV.   

Ascolta un’omelia su questo tema.

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