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Praticare la giustizia quotidianamente

Alessandro Allori - La predica del Battista (1601)

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 13 dicembre 2015 (S. Messa prefestiva).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Praticare la giustizia quotidianamente

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

In questa III domenica di Avvento, il Vangelo ci presenta la figura di Giovanni il Battista, una figura che tenta di rispondere alla domanda fondamentale, che ogni Cristiano serio si porta nel cuore.

Questa domanda è: «Che cosa dobbiamo fare?»

Le folle interrogano Giovanni, per sapere cosa devono fare per essere veramente coerenti con la Legge di Dio.

Ovviamente, Gesù non aveva ancora iniziato tutta la Sua predicazione, quindi loro avevano in mano quello che è l’Antico Testamento, quello che è tutto il deposito della fede dei Patriarchi, dei Padri e si domandano: «Con tutto questo bagaglio, noi cosa dobbiamo fare?», cioè: «Cosa devo fare per essere un vero Cristiano?», diciamo noi adesso, loro invece: «Cosa devo fare per essere obbediente alla Legge del Signore, per essere un vero timorato di Jahvè, per essere un vero credente?»

Noi ci immaginiamo sempre che la risposta a questa domanda, che anche oggi facciamo spesso: «Cosa devo fare? Cosa devo fare di più? Che cosa devo fare, che già non faccio, per essere Cristiano oggi?», sia una risposta incredibile, inimmaginabile, una risposta complessa, difficile da articolare. In realtà è una risposta, come vedete qui, estremamente semplice, difficile nell’attuazione, certo, ma estremamente semplice.

La prima cosa che dice Giovanni Battista è questa: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Cosa vuole dire?

Non vuol dire semplicemente aiutare il povero.

Noi camminiamo per la strada, viviamo in questo mondo, sappiamo che ci sono molte persone povere, ma non è semplicemente dare la tunica piuttosto che il mangiare, vuol dire farsi carico della presenza dell’altro, e l’altro non ha un unico bisogno, che è quello della pancia o del vestito. È vero che c’è questa povertà, ma ci sono anche altri tipi di povertà, ci sono le povertà di umanità.

Ci sono le persone oggi, forse anche tra di noi, che sono terribilmente sole, anche se hanno tanto da mangiare e da vestire; ci sono persone anziane che sono profondamente sole, abbandonate a se stesse, abbandonate in prima battuta dai loro figli, dai loro nipoti, persone che sono sole, non hanno nessuno.

Oggi, nel tempo della comunicazione, oggi, dove la comunicazione è facilissima e io connettendomi ad internet posso parlare con una persona che sta in Paraguay o in Australia, dall’altra parte del mondo rispetto a me, paradossalmente, non creiamo relazioni, comunicazioni con le persone che abbiamo vicino.

Ci sono persone che sono sposate, che si sentono profondamente sole, perché non hanno la corrispondenza di una vicinanza affettiva e comunicativa del marito, della moglie, dei figli. Ci sono persone che hanno fame, che hanno freddo, più dell’assenza di cibo e dell’assenza del vestito, perché non hanno amore, perché non hanno chi li ama, cioè non hanno nessuno che si fa carico di loro veramente. Abbiamo giovani, non solo persone anziane, abbiamo persone giovani che si sentono sole, ma non che si sentono sole perché hanno una patologia, ma che si sentono sole perché sono sole, perché non hanno nessuno.

Oggi è difficile trovare qualcuno che si faccia carico di te veramente, che non stia semplicemente a ridurre la sua presenza nella tua vita come ad un’opera assistenziale.

Essere Cristiani, non vuol dire fare l’assistente sociale, che è un lavoro di tutto rispetto, ma non è il compito del Cristiano.

Noi, non siamo degli assistenti sociali sacralizzati, noi siamo Cristiani e il Cristiano, come Cristo, prende quello che trova sul ciglio della strada, se lo carica sulle spalle, cambia il suo percorso, spende i suoi soldi e si prende cura delle sue piaghe, le disinfetta, le cura, le pulisce.

Il buon Samaritano non fa domande, non fa domande nel Vangelo, non guarda se la persona che prende sulle spalle è secondo le sue idee oppure no, non si muove secondo movimenti ideologici, lo prende e basta.

Quanti preti, quanti vescovi, nel tempo per esempio del nazismo, hanno aiutato partigiani ed Ebrei! Pensate a Papa Pio XII, nonostante tutto quello che viene detto contro di lui, adesso si scopre che invece ha aiutato una marea di Ebrei a salvarsi dal genocidio.

Perché il Samaritano non guarda il colore, non guarda l’idea, guarda la persona!

Noi spesse volte siamo troppo schiavi dell’ideologia, noi siamo troppo schiavi del perbenismo, stiamo attenti a cosa dirà la gente, a cosa pensa la gente, pensiamo: «Se faccio questa cosa, cosa  mi succederà?», poi di qui, poi di là…

Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto”.

Ma sapete che sta per arrivare Natale e io non ho ancora incontrato una persona che mi dica:  «Sono contento».

È una cosa incredibile!…Non sto parlando di quelli che non credono, ma di noi!

Incontro tantissime persone che mi dicono: «Padre, arriva Natale…mamma, che tragedia! Mamma, che tempo delicato…», mi dicono, «Oh mamma, è il tempo della solitudine, il tempo dove si avverte di più la sofferenza, il tempo dove vengono più a galla le divisioni», incredibile…il Natale!

«Maestro cosa dobbiamo fare?», gli chiedono i pubblicani.

«Non esigete di più di quanto vi è stato fissato».

L’onestà… Mamma, come è rara l’onestà!

Essere onesti…essere giusti… Quanto oggi il valore della giustizia si è perso!

Quante volte si sente dire: «Siccome i governanti rubano, allora rubo anche io», ma questa è giustizia?

Questa non è giustizia!

Se un somaro ti dà un calcio e tu gli dai un calcio, sei un somaro anche tu, non è che sei meglio di un somaro!

Noi, non misuriamo la nostra giustizia sulla coerenza o meno degli altri!

Gli altri rubano?

Peggio per loro!

Rubare non è un atto umano, sapete?

È un atto disumano!

Non è un atto di furbi, è un atto di stolti!

È un atto vergognoso, tanto che noi ci nascondiamo: chi ruba, non lo fa davanti agli altri, lo fa di nascosto, non si fa vedere, perché è una cosa schifosa, è orrendo rubare!

Quelli che rubano alle cassiere, perché, poverine, si sbagliano a dare il resto e si sentono intelligenti: «Oh, mi ha dato di più, adesso io me lo porto a casa…»

Sì, ma hai mai pensato, che poi lei deve rimettere di tasca sua l’errore che ha fatto?

E tu non sbagli mai nella tua vita? Ti piacerebbe che un’altra persona ricavasse profitto da un errore che fai tu?

E via di seguito…

Non pagare il biglietto della Metro, non pagare l’autobus, far lavorare le persone la domenica…quante cose ingiuste che facciamo! Quante volte usiamo pesi e misure diverse, “ingoiamo i buoi e filtriamo i moscerini”, diceva Gesù.

Noi dobbiamo imparare ad essere giusti, a dare a ciascuno ciò che gli compete, giusti!

Si lamentavano i cittadini di Francia, perché i Nobili portavano via loro da mangiare, portavano via loro il pane, perché erano affamati; vero, ma è un atto di giustizia tagliare loro la testa? Loro sono stati più giusti dei loro Nobili?

No, no!

La giustizia è giusta per tutti e impone a tutti i sacrifici, se vuoi essere giusto, se vuoi dormire il sonno dei giusti.

Anche i soldati chiedono: «E noi cosa dobbiamo fare?»

Rispose loro: «Non maltrattate, non estorcete nulla a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe».

Non abusare del tuo potere!

Ciascuno di noi ha il suo potere, legato al suo lavoro, legato al suo essere padre, madre, al suo essere sacerdote; sono poteri perché ci danno autorità sugli altri e San Giovanni Battista dice: «Usalo bene!», cioè non usare il potere per guadagnarci sopra, per i tuoi scopi, per i tuoi fini.

Usa il potere per il giusto, per quello che è corretto!

Accontentatevi di quello che avete, cioè accontentatevi delle vostre paghe, non fate del male agli altri.

Quante volte invece noi assistiamo ad abusi di potere: succedono in classe con i professori, anche lì possono esserci abusi di potere; succedono nella Chiesa, succedono nello Stato, ovunque c’è un uomo succedono; succedono negli ospedali, succede ovunque un abuso di potere.

Ogniqualvolta un uomo è investito di potere e questa persona non si sente chiamata a rendere conto costantemente del potere che sta esercitando, in quel momento lui compie un abuso di potere.

C’è poco da fare…

Un dottore che abusa delle sue conoscenze per umiliare, per fare del male, per farsi pregare, per farsi sovrapagare, non sta vivendo secondo quanto chiede San Giovanni Battista.

Faccio l’esempio di un dottore, ma può succedere con qualunque professione:

tu visiti una persona che sta male (magari ha il cancro, per ipotesi, quindi sta male), pensa ai soldi che la famiglia sta spendendo per questa persona(e mica tutti navigano nell’oro), sono malattie invalidanti, sono malattie umilianti; una persona ti viene davanti, e tu, per fargli una visita, per scrivere una ricetta e dare quattro medicine e tre esami, chiedi 400 euro.

Ma questo è rubare!

Questo è un furto legalizzato!

Come è possibile che tu debba essere pagato 400 euro, per scrivere una ricetta e dare un po’ delle tue competenze, ma chi te le ha date queste competenze?

Te le ha date Dio.

Ma chiedi il giusto! Non hai bisogno di chiedere questa cifra!

Pensa alla persona che hai davanti! Ma se una domani capita a tuo figlio?!

Ti sembrerebbe giusto di trovarti davanti delle persone che non hanno umanità, magari famiglie con 3, 4, 5 figli, in cui un loro bambino si ammala così gravemente?

Se per mettere a posto un dente tu spendi 80 euro, perché ne devi chiedere 250? Perché?

È ingiusta questa cosa, non va bene e bisogna dirlo!

Bisogna che noi lo diciamo, perché questo è rubare!

Tu devi chiedere il giusto, che ti compete!

Se io dovessi chiedere i soldi per ogni volta in cui vado in confessionale, avrei già lo yacht alle Seychelles, ma non uno, ne avrei quattro o cinque; quindici anni che sono prete, anche solamente 50 euro ogni volta che entro in confessionale, per le persone che confesso, avrei lo yacht non so dove, mangerei caviale e champagne dalla mattina alla sera.

Uno si ferma un attimo e dice: «Ma a te pare una cosa sensata, che tu debba guadagnare sul male degli altri?»

Nooo. Che tu abbia il giusto, sì, ma non che tu guadagni…non si può guadagnare sulla sofferenza, non si può guadagnare sull’umiliazione!

Ci sono persone che non possono farsi curare, perché non hanno i soldi; non sto parlando di quelli che arrivano dal Burundi, o da non so dove, sto parlando dei nostri Italiani, persone che con la pensione non arrivano a fine mese.

Come fanno ad andare a farsi curare la bocca o a farsi fare giustizia da un avvocato, che solo perché ti guarda in faccia ti chiede 300 euro?

Un Cristiano deve dire che questo non è giusto!

E chi è Cristiano e svolge queste professioni deve dirselo: «Io sto rubando, anche se è legalizzato».

C’è poca differenza tra queste persone e i miei carcerati, solo che loro, capite, vanno a rubare nelle Poste, o nelle case delle persone, e noi diciamo: «Oh…che roba terribile!»

Certo, è terribile come la tua mano guantata, che entra nella stessa casa a portare via gli stessi soldi!

Non va bene!

Giovanni il Battista, l’uomo della verità, l’uomo della giustizia, ci dice: «Queste cose no! Se tu sei Cristiano, metti in pratica la vita cristiana!»

Quando noi viviamo secondo questa vita cristiana, noi ci dobbiamo sempre chiedere: «Gesù, al mio posto, che cosa farebbe? Gesù, al mio posto, che cosa chiederebbe? Gesù, al mio posto, come si comporterebbe? Di che cosa vivrebbe?»

Vedete, noi allora avremmo la grazia di avere tante persone che ci benedicono, tante persone che vivono ringraziandoci, tante persone che conservano un ricordo buono e grato di noi.

Voi dite: «Eh ma con la gratitudine non si vive…»

Sì, che si vive! Perché i soldi rimangono qua e non hanno mai fatto felice nessuno!

T’aiutano a vivere meglio, vero, ma non fanno felice dentro.

Vedere una persona grata, vedere una persona che ti deve la vita, perché tu sei stato buono, sei stato misericordioso, sei stato giusto…

A dire il vero dovremmo dire: «Lei non mi deve ringraziare, perché io sono giusto ed essere giusto non comporta un ringraziamento, perché è il tuo dovere».

Quando io tornavo a casa da scuola e dicevo alla mia mamma: «Mamma, mamma, ho preso otto!» (non capitava mai, cioè è capitato poche volte, comunque…), meglio: «Mamma, mamma, ho preso sette!» (questo capitava un po’ di più), lei diceva: «Bene, hai fatto il tuo dovere».

Quella volta che mi sono permesso di dire, dopo la maturità: «Voglio la moto! Sono stato promosso…», lei mi ha detto: «Anche io sono stata promossa, quando avevo la tua età… Tu mi regali qualcosa quando io porto a casa lo stipendio a fine mese per darti da mangiare?»

Io ho detto: «No».

E Lei: «Ho fatto il mio dovere, no? Anche tu stai facendo il tuo dovere, non c’è bisogno di nessuna moto, vai avanti così che ti costruisci la vita!»

Non c’è bisogno di nessun grazie e di nessun regalo, quando siamo onesti e quando siamo giusti: è un nostro dovere!

Essere onesti non è un surplus, è un dovere di coscienza, e noi dobbiamo farlo per amore di Gesù.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) – GAUDETE

Prima lettura

Sof 3,14-18 – Il Signore esulterà per te con grida di gioia.

Rallègrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

Salmo responsoriale

Is 12

Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Seconda lettura

Fil 4,4-7 – Il Signore è vicino!

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Canto al Vangelo

Is 61,1

Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.

Vangelo

Lc 3,10-18 – E noi che cosa dobbiamo fare?

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

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