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Scegliere il meglio

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Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture del 6 dicembre 2015, seconda domenica d’Avvento (S. Messa prefestiva).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Approfondimenti

S. Alfonso Maria de’ Liguori – Visite al Santissimo Sacramento

Preghiera a Gesù da recitare in principio di ogni visita

Signor mio Gesù Cristo, che per l’amore che portate agli uomini ve ne state notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e d’amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi; io vi credo presente nel Sacramento dell’altare; vi adoro dall’abisso del mio niente, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte, specialmente di avermi donato voi stesso in questo Sacramento, d’avermi data per avvocata la vostra Santissima Madre Maria e d’avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amantissimo cuore, ed intendo salutarlo per tre fini: prima in ringraziamento di questo gran dono. Secondo per compensarvi tutte le ingiurie che avete ricevute da tutti i vostri nemici in questo Sacramento. Terzo intendo con questa visita adorarvi in tutt’i luoghi della terra, dove voi sacramentato ve ne state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io v’amo con tutto il cuore. Mi pento d’avere per lo passato tante volte disgustata la vostra bontà infinita. Propongo con la grazia vostra di più non offendervi per l’avvenire; ed al presente miserabile qual sono io mi consacro tutto a voi, vi dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. Da oggi avanti fate voi di me e delle mie cose tutto quello che vi piace. Solo vi cerco e voglio il vostro santo amore, la perseveranza finale e l’adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del purgatorio, specialmente le più devote del SS. Sacramento e di Maria Santissima. Vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo Cuore e così uniti li offro al vostro Eterno Padre e lo prego in nome vostro che per vostro amore li accetti e li esaudisca.

Preghiera a Maria Santissima da recitare ogni giorno in fine della visita

Santissima Vergine immacolata e madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la regina del mondo, l’avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori, ricorro oggi io che sono il più miserabile di tutti. Vi adoro, o gran Regina, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte finora, specialmente per avermi liberato dall’inferno tante volte da me meritato. Io v’amo, Signora amabilissima, e per l’amore che vi porto vi prometto di volervi sempre servire e di far quanto posso, affinchè siate amata anche dagli altri. Io ripongo in voi tutte le mie speranze, tutta la mia salute; accettatemi per vostro servo ed accoglietemi sotto il vostro manto, voi Madre di misericordia. E giacché siete così potente con Dio, voi liberatemi da tutte le tentazioni; oppure ottenetemi forza di vincerle sino alla morte. A voi domando il vero amore a Gesù Cristo. Da voi spero di fare una buona morte. Madre mia, per l’amore che portate a Dio vi prego di aiutarmi sempre, ma soprattutto nell’ultimo punto della vita mia. Non mi lasciate fintanto che non mi vedrete già salvo in cielo a benedirvi ed a cantare le vostre misericordie per tutta l’eternità. Amen. Così spero, così sia.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Scegliere il meglio

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Ci stiamo avvicinando velocemente al giorno di Natale e questa settimana potremmo prendere spunto da questa seconda lettura che è stata proclamata, tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi.

San Paolo ci dice diverse cose, ma credo che una sia quella più importante di tutte.

«Perciò prego», scrive San Paolo, «che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri ed irreprensibili per il giorno di Cristo».

Il meglio… non parliamo quasi mai del meglio.

Il meglio è la perfezione, il meglio è la santità, il meglio è ciò che Cristo è venuto a chiederci durante la Sua vita, e nella Sua morte soprattutto.

Noi siamo troppo tarati sul bene: “Fare il bene”, “Ho fatto del bene”, “Faccio del bene”, “Ti voglio bene”, ma questo non è il meglio.

Questa è la mediocrità, questa è la terra di mezzo, fra il male e il meglio.

Non è una terra florida e ricca, potremmo dire, non è la Terra Promessa.

La Terra Promessa non è il bene.

La Terra Promessa, dove scorre latte e miele, nell’Esodo, è il meglio, ma, come il popolo di Israele, così anche noi, dobbiamo decidere se stare con Caleb oppure con coloro che, dopo essere andati a vedere la Terra Promessa, la terra di Canaan, sono tornati descrivendo cose incredibili: giganti, figli di giganti, tutti fortissimi, poi grappoli d’uva talmente pesanti che per trasportarli bisognava agganciarli a delle aste, che i giganti tenevano sulle spalle… Tutto grandissimo, tutto difficilissimo, tutto pesantissimo, tutto disumano, tutto impossibile da praticare, tutta un’esagerazione.

Se voi leggete quel testo dell’Esodo, quando il popolo manda degli esploratori a guardare la Terra Promessa e poi resta lì fuori ad aspettare che questi tornino, quando arrivano, che cosa si sente dire? Che tutto è esagerato.

La descrizione che fanno ad un intelletto umano, normalmente dotato, appare una cosa impossibile. Avete mai visto voi un grappolo d’uva portato su un’asta da due persone?

A parte che, se glielo metti sopra, cade, a parte questo, ma come fa un grappolo d’uva a rimanere attaccato alla vite, se pesa dieci chili?

Questa vite deve essere un baobab!

Come fa un grappolo d’uva di dieci, quindici chili, a rimanere attaccato alla pianta?

È impossibile! La vite non può tenere un peso del genere, a meno che non sia una vite pazzesca, ma allora siamo fuori dalla natura.

Quindi, razionalmente, chiunque capisce che quella terra non poteva essere così, che quella terra non poteva essere abitata dai giganti, perché i giganti non esistono.

I giganti, i ciclopi, non esistono, fanno parte della mitologia, ma non esistono.

Questo racconto degli esploratori è evidentemente esagerato. Da che cosa? Dal fatto che non avevano fede e dal fatto che non avevano carità.

Chi non ha fede e chi non ha carità, le promesse di Dio, le domande di Dio, le trova esagerate, eccessive, inumane, che non possono essere vissute dall’uomo.

Quando loro tornano, Caleb dice: «No, non dubitate! Se Dio ci ha detto che dobbiamo entrare e ci ha dato questa terra, entriamo! Perché dobbiamo dubitare di Dio? Andiamo a vedere! Se Dio ci ha detto che ci metterà la popolazione nelle nostre mani, potrebbero essere alti anche cinquanta metri… il punto è che ce lo ha promesso Dio. Se Dio ce lo ha promesso, in quel momento verrà l’aiuto».

Tanto erano senza fede e senza amore, che decidono di uccidere Caleb, pazzesco!

Vanno contro Giosuè stesso, non lo vogliono, non vogliono entrare, perché non hanno fede. Dio in quell’istante interviene e dice: «Bene, adesso basta. Tutti indietro! Ritornerete tutti nel deserto, morirete tutti voi nel deserto, tutti morirete, tranne Caleb, l’unico che ha detto il giusto su di me, lui entrerà. Tutti voi morirete, starete nel deserto fino a quando non sarete morti tutti. Quando tutti sarete morti, Io condurrò il popolo lì dentro».

La Scrittura dice che li fece girare indietro e li incamminò nuovamente per il deserto a farli girare per quarant’anni, fino a quando non morirono tutti.

O noi puntiamo sul Regno, credendo, avendo fede e carità, oppure faremo la fine del popolo di Israele, indietro, a morire nel deserto, senza nessuna promessa.

Questa è Scrittura, bisogna leggere la Scrittura! Questa è la Scrittura!

Anche Lutero diceva: «Sola Scriptura», bene, allora incominciamo a leggere la Scrittura noi, e nella Scrittura c’è scritto così.

Allora San Paolo dice: «Io prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e discernimento».

Attenti: la carità di cui parla San Paolo, non è la carità delle ONLUS, che vanno ad aiutare i bambini poveri, cosa bellissima, ma San Paolo non sta parlando di questo.

Non confondiamo la carità con la filantropia, non confondiamo la carità col fare del bene! La carità non si esaurisce lì, la carità non è filantropia, non è amore per l’uomo, così…

La carità, della quale parla San Paolo, è quella Virtù Teologale (tra l’altro traino di tutte, perché è quella che rimane per sempre, tutto il resto scomparirà), che Lui dice che ti fa aumentare la conoscenza e il discernimento, cioè chi ama, come dice Sant’Agostino, conosce.

Tu, più ami, più conosci, perché l’amore è fonte di conoscenza, l’amore porta a conoscere e la conoscenza retta porta a discernere.

Fuori dalla Terra Promessa, quella conoscenza, nata dall’amore, in Caleb, ti permette di discernere e dire: «No, io voglio entrare, perché mi fido di Dio!»

Queste sono le scelte che noi ogni giorno, anzi ogni minuto della nostra vita, dobbiamo fare!

Noi siamo chiamati costantemente a scegliere tra la Terra Promessa, cioè fidarci totalmente di Dio, oppure rimanere fuori a mormorare contro Dio e a voler uccidere i Profeti di Dio.

Tutta la nostra vita si gioca lì, sulle pendici, o meglio, perché non era un monte, sul confine.  Una vita sul confine, dove tu devi scegliere: o entri o stai fuori.

Una carità che non porta a conoscere, e quindi di non porta a discernere, non è carità.

Il nostro Cardinale parla nella sua Lettera Pastorale dei sentimenti di Cristo…

Se io non conosco, se non ho un’esperienza diretta di Dio, una conoscenza di Dio, se io dentro non sviluppo questa empatia con Dio, tale per cui gli stessi sentimenti del Cuore di Cristo cominciano a farsi strada in me, io non posso conoscere e non posso discernere.

Ecco perché oggi facciamo tanta fatica a capire cosa dobbiamo fare, ecco perché oggi sbagliamo tante scelte nella nostra vita, per questa ragione, perché non c’è una vera carità.

Questo lo descriveva già il Beato Cardinal Newman, il quale fondava tutto, a partire soprattutto dalla conoscenza, dal discernimento, sulla carità, ma intesa in modo corretto.

Andate a sentire il bellissimo sermone del Cardinal Newman sul tema della carità e vedete che quella carità lì, non ha niente a vedere con quella che abbiamo in testa noi, perché noi abbiamo in mente altre idee, che non sono la carità del Vangelo.

Noi dobbiamo invece stare ancorati al Vangelo, guardare alla carità che c’è nel Vangelo, a quella noi dobbiamo fare riferimento.

Ora, noi dobbiamo crescere nella conoscenza, nel discernimento, perché possiamo distinguere ciò che è meglio… ciò che è meglio… Quindi, io vedo una cosa e mi dico: «Sì questa cosa è bene, ma è il meglio? Il meglio che cosa è? È quella che sta sopra. Allora devo scegliere quella».

San Carlo Borromeo, nei confronti del voto del meglio (del quale parla anche Santa Giovanna Francesca de Chantal, che sta insieme a San Francesco di Sales), lo definisce “il voto arduissimo”. È il voto più difficile di tutti, difficilissimo, perché tu sei chiamato, in ogni cosa, a scegliere non il bene, ma il meglio.

Voi provate a fare questo esercizio, senza fare il voto, provate a fare questo esercizio per tre giorni e dite: «Per tre giorni io sceglierò solo ciò che è meglio».

Non ce la facciamo, non ci riusciamo, arriviamo alla sera che non ce la possiamo fare, perché non è facile scegliere sempre il meglio, perché per scegliere sempre il meglio ci vuole la carità perfetta, ci vuole un amore incredibile verso Dio, cioè Dio deve essere l’unico nutrimento della nostra anima e del nostro corpo, solo così noi possiamo scegliere Dio continuamente, altrimenti siamo tutti livellati a scegliere quello che è bene.

È bene che io faccia così…, è bene che io faccia cosà…, ho capito, ma San Paolo non parla di bene, San Paolo parla di meglio.

La carità, cioè, ti serve per poter conoscere e distinguere ciò che è meglio, e quello scegliere.

Non è semplice riconoscere il meglio, tu lo devi distinguere, lo devi riconoscere, e poi lo devi scegliere, devi dire: «Io vado lì».

Un esempio: è bene che io stia a parlare con i miei amici in questo momento, ma nello stesso momento io ho il tempo (che poi mi finisce e devo scegliere) di poter stare davanti al tabernacolo con Gesù e devo decidere che cosa è meglio.

È bene che io parli con i miei amici, ma che cosa è meglio? È meglio che io stia davanti al tabernacolo con Gesù… allora io lascio e vado. Difficile, eh?

Continua San Paolo: «Per essere integri ed irreprensibili per il giorno di Cristo».

Integri ed irreprensibili, vuol dire che non dobbiamo offrire il fianco a nulla, a nessun cedimento. Ci vuole un rigore interiore incredibile, un rigore interiore pazzamente innamorato di Cristo, per essere integri ed irreprensibili.

Non vuol dire che non farò i peccatini veniali, quelle piccole cose lì, che ogni tanto mi possono scappare, non è questo; è che tu, interiormente innanzitutto, e quindi esteriormente, stai sempre tirato come un fuso verso Cristo e quindi non offri la sponda ad essere criticato e a dare cattivo ed esempio.

Io vi dico che quando ero giovane, grazie al cielo ho sempre avuto davanti a me dei sacerdoti santissimi, ma il mio primo scandalo fu quando io vidi un prete con la sigaretta in mano. Lì io sono rimasto scandalizzato perché io, nella mia testa di povero bambino, forse un po’ tocco, pensavo che i preti non fumassero, che non potessero fumare, chissà perché mi ero messo in testa questa idea.

Ma questo vuol dire essere integri ed irreprensibili?

San Giovanni della Croce (questo l’ho letto dopo), scrive: «Non conta che ciò che tiene legato un uccellino alla terra è una catena o un filo, ciò che conta, è che è legato».

Se noi non siamo in grado di sconfiggere i vizi più banali, come faremo a sconfiggere i vizi capitali? Se non sono capace di dominarmi sulle cose sciocche, come farò a dominarmi sulle cose gravi? Non è possibile.

Se mi lascio legare da cose volgari, materiali, molto banali, come potrò non farmi legare nelle cose spirituali, che sono ben più limacciose, ben più serie?

In un altro testo San Paolo dice: «Dovete splendere come astri nel cielo, dovete essere immacolati». Immacolati vuol dire senza macchia.

Altro che stare a pensare se ho fatto il peccato mortale, sì o no, o quello veniale… un Cristiano, che segue Gesù Cristo, ha ben altro nella testa a cui pensare!

Non può dire: «Ah, ecco, l’ho scampata! Questa volta vado a confessarmi e ho fatto solo due peccati mortali invece che sette…»

Se la vita cristiana è questo, non ci siamo!

Se la vita cristiana è puntare al minimo comun denominatore, non ci siamo!

Se la vita cristiana è osservare le regoline e le spunto per dire: «Ah, che bello, ecco, adesso sono a posto davanti a Dio: ho fatto la mia preghiera che devo fare, ho fatto le mie cosine, basta, adesso io col Signore ho fatto le preghiere», non ci siamo!

Perché i Santi ci insegnano che tutta la nostra vita deve essere una preghiera!

Se la preghiera è un peso, non abbiamo capito niente di Gesù!

Se la preghiera è una fatica, non abbiamo capito niente di Gesù!

Se stare con Gesù è un peso, non abbiamo capito niente di Gesù!

Vuol dire che tra noi e Gesù c’è un abisso, non c’è il nostro cuore, c’è un abisso!

Non c’è unione, non c’è sintonia, non c’è niente!

Ecco perché San Paolo dice che tutto parte dalla carità, intesa in modo evangelico.

Andate a leggere la Prima Lettera ai Corinzi, capitolo XIII, e vedete cosa intende San Paolo per carità. Non ha niente da vedere, in prima battuta, col dare il soldino al povero; questo viene dopo, questo è un frutto dell’albero della carità, ma la radice della carità è ben altro, ed è profondamente inserita e innestata nel rapporto con Cristo, nella comunione con Cristo, nell’essere in grazia di Dio, nel vivere in modo retto la mia unione con il Signore.

Altrimenti, voi capite che, se la mia vita di fede si risolve nell’andarmi a confessare a Natale e Pasqua, vabbè, abbiamo già finito di parlare…

Se la mia vita di fede si conclude nell’andare a Messa alla domenica, basta, è inutile che stiamo qui a perdere tempo… non è una vita di fede.

Se io mi confesso due volte all’anno e vado a Messa alla domenica e punto, non è una vita di fede, perché è più che altro un mettersi a posto la coscienza, invece noi dobbiamo imparare a percepire Cristo come diceva Santa Teresa d’Avila, come Colui che è sempre al mio fianco, come testimone di me, di tutte le mie azioni, di tutti i miei pensieri, di tutto quello che io desidero, sento, voglio nel mio cuore.

Lui è il mio testimone, Lui è Colui che mi guarda sempre, che mi attende sempre, che mi ascolta sempre.

Andate a leggere quella bellissima preghiera che Sant’Alfonso Maria de’ Liguori scrive (ce ne sono due bellissime) a Gesù Cristo, all’inizio della visita al Santissimo Sacramento, una preghiera bellissima, stupenda; poi scrive anche la preghiera a Maria Santissima, al termine della visita al Santissimo Sacramento.

Non sto parlando in arabo, la visita al Santissimo Sacramento è una cosa della vita cristiana, peccato che le nostre visite, se andiamo, sono: un segno di croce, un “Ciao, Gesù”, un segno di croce, e poi usciamo. Questa non è una visita al Santissimo Sacramento! Non lo è. La visita al Santissimo Sacramento è stare alla presenza di Cristo.

Adesso è l’anno della Misericordia e si moltiplicano i luoghi dove ci sono le adorazioni eucaristiche, dove facciamo l’orazione, dove stiamo davanti al Signore, dove facciamo la confessione… Bellissimo, ma che non si concluda con l’anno prossimo però, non che dopo l’anno prossimo si chiudono i tabernacoli e basta, è finito l’anno di adorazione, fine!

Adesso è l’anno della Misericordia, quindi tutti addosso, finito questo, arrivederci, saluti e baci…

Questa dovrebbe essere la vita di tutti i giorni, tutti i giorni dovrebbe essere così!

Tutti i giorni noi siamo chiamati ad andare alla Messa, tutti i giorni, perché tutti i giorni abbiamo bisogno del Corpo di Cristo e tutti i giorni siamo chiamati ad andare a trovare Gesù nel tabernacolo, tutti i giorni!

Visto che abbiamo il tempo per fare tante chiacchiere, visto che abbiamo il tempo di andare al mercato, di andare dal macellaio, di andare a prendere il pane, di andare a prendere il panettone, di andare a comprare i regali, non abbiamo un quarto d’ora di tempo per stare davanti al Signore?

Sapete perché non ne abbiamo?

Perché, sotto sotto, noi pensiamo che è tempo perso, è tempo sprecato, è tempo buttato via… e pensare che Gesù, prima di morire, poco prima di morire, ha pensato ancora a noi… Mi stava scappando questa espressione, ma ve la dico lo stesso, “da povero illuso”, anche se, grazie al cielo, non è valsa per tutti questa cosa.

Gesù, da povero illuso, ha pensato ancora a noi e ha detto: «No, non li voglio lasciare soli. Io vado a morire, ma voglio fare in modo di esserci sempre, fino alla fine del mondo» e così ha creato l’Eucarestia.

Facciamo in modo che Cristo non sia un povero illuso, ma diamo compimento a questo Suo dono e a questa Sua speranza.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia Lodato!

 

 

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Prima lettura

Bar 5,1-9 – Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura.

Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno,
perché Dio mostrerà il tuo splendore
a ogni creatura sotto il cielo.
Sarai chiamata da Dio per sempre:
«Pace di giustizia» e «Gloria di pietà».
Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti,
dal tramonto del sole fino al suo sorgere,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono allontanati da te a piedi,
incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce
in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio ha deciso di spianare
ogni alta montagna e le rupi perenni,
di colmare le valli livellando il terreno,
perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le selve e ogni albero odoroso
hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio.
Perché Dio ricondurrà Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.

Salmo responsoriale

Sal 125

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Seconda lettura

Fil 1,4-6.8-11 – Siate integri e irreprensibili per il giorno di Cristo.

Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Canto al Vangelo

Lc 3,4.6

Alleluia, alleluia.
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Alleluia.

Vangelo

Lc 3,1-6 – Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

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