Scroll Top

La Carità

Carita_

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 31 gennaio 2016 (S. Messa prefestiva).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La Carità

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Che differenza c’è tra un Santo e il diavolo?

Il Santo crede in Dio…

Anche il diavolo! Anche il diavolo crede in Dio. Ci crede talmente tanto che ha preferito l’Inferno e la disobbedienza, piuttosto che fidarsi di Dio.

Avere fede, credere in Dio, non dice niente della mia santità, perché anche il diavolo crede, eccome se crede, crede e trema. «Io so chi Tu sei», dice il demonio tante volte nel Vangelo a Gesù, «Io so chi Tu sei, il Figlio di Dio!»

Eccome se ci crede!

La differenza sostanziale sta nel fatto che il Santo ha la carità, il diavolo no; il Santo ama, il diavolo no, il diavolo non può amare, perché è omicida fin dal principio, dice Gesù nel Vangelo di San Giovanni. Il diavolo è odio puro, è invidia, è cattiveria, è malizia, è impudicizia, è superbia, non c’è carità nel demonio.

Allora, vediamo questa carità, tanto fondamentale per poter essere di Dio, per poter vivere in Dio, per poter essere tempio degno della Santissima Trinità.

Il commento alle caratteristiche della carità…beh, per questo basta ascoltare una poesia, è talmente bello…

Tutti capiamo cosa vuol dire non essere invidiosi, cosa vuol dire non gonfiarsi di orgoglio…ma vediamo queste tre caratteristiche.

La primaSe parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che rimbomba, come un cembalo che tintinna”.

Cioè, se anche io fossi in grado di farmi capire da tutti e fossi in grado di capire tutti in terra e in cielo, cioè se avessi in me la capacità di sintesi, di ascolto, di dialogo, di relazione, di simpatia, di consenso, di accondiscendenza, di vicinanza, degli uomini e degli Angeli, ma non avessi la carità…

Quindi, vuol dire che io posso avere questo dono e non avere la carità, io posso essere in questa condizione di capacità di dialogo, di capacità di intesa, di capacità di ascolto, di capacità di consenso, ma non avere la carità.

Avere questo dono, esattamente come avere la fede, non vuol dire avere la carità, non è una equivalenza.

La secondaSe anche avessi il dono della profezia (cioè se sapessi leggere il presente con gli occhi di Dio, alla luce di Dio), se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se fossi in grado con la mia intelligenza di penetrare tutti i misteri e conoscessi tutto, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne (una fede immensa), ma non avessi la carità, non sarei nulla.

Io posso avere tutte queste doti e non avere la carità.

Il Beato Cardinal Newman scrisse un’omelia a commento di questo testo della carità bellissima, io sto mutuando le sue idee mentre vi parlo, a memoria, ricordandole.

Quindi, dobbiamo stare attenti, non sentiamoci al sicuro, perché diciamo di avere fede.

Terzo affondoE se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe”.

Il Beato Cardinal Newman scrive che noi possiamo addirittura morire martiri della fede, senza avere la carità…forte questa espressione!

Nulla dice, quindi, che io ho la carità, perché la carità, che è la regina delle virtù, che è il vincolo della perfezione, ha tutte le caratteristiche che abbiamo sentito dopo, e noi è su queste che dobbiamo confrontarci.

Sapete quanti cristiani, che vengono a Messa tutte le domeniche, che fanno i pellegrinaggi di qua e di là, che pregano, che fanno il volontariato (quanti cristiani che fanno il volontariato, ce n’è una legione: quello che aiuta il bambino dell’Africa, quell’altro che aiuta l’andicappato, quell’altro che aiuta il bambino di qui, quell’altro che aiuta il tossicodipendente, quell’altro che va in carcere) una quantità di volontariato incredibile, una quantità di fede…

Ma tu ami?

Tu ami?

Tutte le cose che fai nascono dal tuo rapporto di amore con Dio?

E infatti, cosa succede?

Succede che noi facciamo tutte queste cose e intanto coltiviamo nel cuore odio, rancore, vendetta, rivalsa, antipatia…questa non è carità!

«No, ma lui mi ha fatto… È colpa sua… Ma ha fatto…»

No, non c’entra!

Ti hai nel cuore questi sentimenti?

Sei fuori dal Vangelo, basta.

«No, ma io…»

Non c’è il “No, ma io”, non è scritto, perché c’è scritto che la carità è benevola, c’è scritto che la carità non cerca il proprio interesse, c’è scritto che la carità non si adira, e non c’è la nota sotto: “Sì però, qualche volta sì”, “sì però col vicino di casa, con la suocera, col marito, con i figli…, sì”.

No, c’è scritto che non si adira, sempre. C’è scritto che non tiene conto del male ricevuto… Sì, ciao, svuoteremmo i tribunali!

Svuoteremmo i tribunali, se noi applicassimo quello che c’è scritto nella Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, capitolo 13!

Non tiene conto del male ricevuto?!

Oh… il primo che si azzarda ad avvicinarsi e a schiacciarmi la punta della scarpa, viene giù un pandemonio!

Oggi nessuno può più dire niente a nessuno, perché sono tutti dei piccoli Dio che camminano, sono tutti dei baroni… chissà che dignità, che altolocanza, che spargimento di onore e di stima e di riverenza, che bisogna avere!

Guai a parlare, guai a dire, bisogna stare come a camminare sulle uova, tutti nel politicamente corretto, perché non bisogna offendere nessuno, non bisogna dire niente a nessuno, bisogna parlare come parlerebbero Stanlio e Olio, stessa cosa, cioè non si può dire niente, ma allora andiamo tutti a casa!

Cosa siamo qui a fare?

Questa è la carità e non ci sono eccezioni per nessuno!

Se non la vuoi, semplice, non sei cristiano!

Basta, è molto semplice.

Noi siamo chiamati a vivere così!

Quante volte, anche parlando con le persone o anche in confessionale purtroppo, si sente dire: «Chiedo perdono di tutto, ma io quella persona non la perdono, perché quello che mi ha fatto è troppo grave!»

Ma guarda che Gesù nel Vangelo dice che devi perdonare settanta volte sette…

«Eh sì, ma Gesù la fa facile, Lui è Dio, la fa facile…»

No, Gesù non la fa facile, perché è morto in croce per questo, quindi non la fa facile, tu in croce non sei ancora morto. Non la fa facile!

Lui, per primo, l’ha fatto, perdonando coloro che l’hanno torturato, e tu, ed io, siamo una di quelle persone che coi nostri peccati L’abbiamo messo in croce e L’abbiamo ammazzato! Quindi, stai tranquillo che non la fa facile, e prima di parlare pensa e guarda, visto che sei sempre qui a guardare il crocefisso.

Sta di fatto che la carità stenta a germogliare…

E poi andiamo a fare la Comunione…  È incredibile!

Compiamo un sacrilegio: andiamo a fare la Comunione senza avere nel cuore la carità, conservando nel cuore astio, rancore e antipatie verso le persone, incredibile!

La Comunione è il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo, morto in croce, in nome della carità, perdonando i suoi assassini… e noi andiamo a ricevere il Corpo di Cristo, quando noi non viviamo in questa cosa.

Il Corpo di Cristo serve per vivere la carità, non per fare i comodi nostri o per fare la bella figura davanti agli altri!

Il Corpo di Cristo serve per darmi la forza di vivere la carità fino all’eroismo, questo è il Corpo di Cristo!

Vedete, perdonare non è dimenticare, perdonare vuol dire andare oltre.

Certo che se uno mi dà una sberla me lo ricordo, non sono mica stupido, mi ricordo.

Se io cammino e uno mi tira una legnata sulla testa me ne accorgo eh…

Il perdono non è che mi annulla la memoria, il perdono mi dà la possibilità di dire: «Io vado oltre, non voglio chiudere il mio cuore, voglio fidarmi di Gesù».

Sapete che in italiano, non esiste il superlativo della parola “dono”, se tu scrivi “donissimo” in un tema, ti fanno una riga rossa e ti danno quattro, almeno ai miei tempi facevano così, perché non si scrive “donissimo”, non esiste “donissimo”, il superlativo della parola “dono” è “perdono”.

Perdono è il superlativo della parola “dono”, cioè il perdono è il dono all’ennesima potenza, questo è il perdono!

Io, quando ti perdono, ti faccio il regalo dei regali, il super dono, e Gesù vincola, nel Padre nostro, il perdono di Dio col perdono che noi diamo agli altri.

Se non perdonerete di cuore al vostro fratello, neanche il Padre vostro celeste perdonerà voi.

Attenti che c’è scritto “di cuore”, non distrattamente, non un po’ sì e un po’ no, lo devi veramente perdonare.

Chiediamo quindi al Signore la grazia, quest’oggi, di questa vera carità e, se non l’abbiamo, ce ne stiamo al nostro posto, cominciamo a pregare, chiediamo perdono a Dio nella confessione e cominciamo a fare penitenza, per chiedere al Signore di allargarci il cuore e di renderlo un cuore di carne e non più di pietra.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Prima lettura

Ger 1,4-5.17-19 – Ti ho stabilito profeta delle nazioni.

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

Salmo responsoriale

Sal 70

La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Seconda lettura

1Cor 12,31-13,13 – Rimangono la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Canto al Vangelo

Lc 4,18

Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.

Vangelo

Lc 4,21-30 – Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Post Correlati