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Accogliere e valorizzare i segni che Dio ci dà

SegnodiGiona

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 17 febbraio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Accogliere e valorizzare i segni che Dio ci dà

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

In questo brano del Vangelo di San Luca, al capitolo 11, ci sono alcuni aspetti importanti da sottolineare, molto interessanti per la nostra vita.

Innanzitutto, notiamo che Gesù non dà una risposta immediata a quelli che chiedevano un segno dal cielo, ma attende, come abbiamo letto, che le folle si accalchino attorno a Lui.

Perché aspetta questo?

Gesù aspetta a parlare e attende questa grande vicinanza di popolo, perché il Signore deve dissipare l’illusione, un’illusione ancora oggi molto presente, di voler vedere degli spettacoli materialmente impressionanti, cose che colpiscono, quando, di fatto, già si viveva in una pienezza di soprannaturale, perché c’era Gesù, che superava qualsiasi manifestazione passata. Avevano Gesù, c’era Gesù, non c’era bisogno di altro, c’era Lui, loro invece chiedono questa cosa grandiosa, spettacolare, impressionante.

Anche oggi siamo alla ricerca di fatti e fenomeni impressionanti, Gesù non ci basta più, la presenza di Gesù nell’Eucarestia non è più sufficiente, non basta.

Infatti, le chiese sono vuote ma, se viene la veggente di non so dove o se viene il carismatico di non so dove, riempiamo gli stadi, capito?

A che cosa, infatti, sarebbe servito un segno dal cielo per quella generazione perversa? Perché darlo? A che pro?

Se queste persone, se questo popolo, poco prima di questo capitolo 11, era giunto a chiamare opera di satana la sconfitta stessa di satana, operata da Dio attraverso Gesù, quale peso avrebbe dato a questo segno che chiedevano?

È incredibile, vedono Gesù che libera un indemoniato…

Ed era indemoniato, perché Gesù era in grado di intendere e di volere, come lo era adesso. Gesù non aveva problemi di mente, non aveva dissociazioni psichiche, non era un povero illuso, non era un uomo che aveva bisogno di qualcuno che lo istruisse, per cui, se Gesù dice che quello era un demonio, Gesù, che è cosciente delle Sue parole, sa quello che sta dicendo e non ha bisogno di maestri; Gesù non ha bisogno di teologi, di maestri, di biblisti, che vadano a spiegare a Gesù le parole di Gesù. Se Gesù dice che quello era un indemoniato, se Gesù compie un esorcismo e libera dal demonio, è perché lì c’era il demonio, al di là delle nostre astruse argomentazioni, quando diciamo: «No, era una malattia, poverino, Gesù, ha frainteso».

Gesù non ha frainteso nessuno, Gesù sa riconoscere perfettamente una malattia da un indemoniato, solo che a noi dà fastidio, capite?

Ci dà fastidio pensare che lì ci fosse il demonio, perché se c’è il demonio che gira, diventa un problema per le nostre false paci, come dice Santa Teresa D’Avila, diventa un problema per le nostre ipocrisie, per le nostre false sicurezze.

Allora, il Signore, di fatto, riconosce in questa maniera che, se per loro non era assurdo pensare che satana potesse scacciare satana (che è una assurdità, lo dice Gesù: «Come fa satana a scacciare sé stesso?»), chissà cosa avrebbero pensato, cosa avrebbero malignato, se avessero visto un segno dal cielo su Gesù.

Se Gesù avesse compiuto un segno dal cielo come chiedevano loro, chissà questi cosa avrebbero letto in questa cosa…

Allora il Signore lascerà un segno, un segno inequivocabile e definitivo della verità.

Come Giona (nella prima lettura) viene vomitato dal crostaceo sulla riva, alla stessa maniera Gesù verrà restituito, dalla terra alla vita, con la Risurrezione.

Questo è il segno: la risurrezione di Gesù, che sarà come per Giona un invito alla penitenza e alla salvezza.

Gesù risorge per questo: invita alla penitenza e alla salvezza.

Possiamo chiederci, è doveroso chiederci: «Ma perché quella generazione ingrata, testimone del più grande miracolo fatto da Dio in terra, non vi ha prestato fede? Hanno visto Gesù, hanno colloquiato con Gesù, hanno parlato con Gesù, hanno ascoltato Gesù, hanno camminato accanto a Gesù, hanno visto i miracoli di Gesù, hanno guardato gli occhi di Gesù, allora come mai non hanno prestato fede? Perché non hanno creduto in Gesù?»

La risposta è molto semplice purtroppo: «Queste persone avevano spento, dentro di loro, la luce di Dio».

Quando io spengo la luce di Dio dentro di me, non so più riconoscere Dio neanche se Lo vedo di persona, non Lo vedo più, Lo vedo ma non Lo vedo.

Quando l’intenzione interna dell’uomo è pura, allora l’anima vede la luce e vede luce in ciò che Dio fa; quando invece l’intenzione interna è doppia e tenebrosa, l’anima vede solo tenebre, anche nelle cose di Dio.

Il Signore ci dà tanti doni, ci dà tante grazie, e chiede che queste grazie siano come delle lampade che si accendono e che si mettono sul candelabro, cioè che si elevano, perché  queste lampade possano dare luce a tutti, possano illuminare tutti.

Così sono i doni di Dio, così è Gesù, che deve essere questa luce che illumina ogni persona, ma per fare questo è necessario che sia posta sul candelabro; il candelabro è la nostra retta intenzione, è il fatto che il nostro cuore è puro, è in grazia di Dio, è in pace con Dio, altrimenti il candelabro non c’è e le opere di Dio rimangono per terra, non le vede nessuno, rimangono nascoste.

Allora sarà nostro compito, soprattutto in questo tempo di Quaresima, allenarci per fare in modo che questa intenzione, che questo occhio interiore, sia sempre pulito, sia sempre libero dai pregiudizi e dai peccati.

Di fatto, questa lezione di Gesù, che abbiamo ascoltato oggi, è una lezione che è molto importante per ciascuno di noi, non è solamente per i tempi in cui è vissuto Gesù; è utile e necessaria per la nostra generazione, che è la prima ad essere abituata ad accecare l’uso della ragione, a seppellire la ragione sotto i rottami della falsità e a pretendere, dopo, che questa ragione sia luce e guida alla vita.

La ragione, quando non è illuminata dalla Grazia di Dio, non vede niente, è cieca, non sa distinguere.

Infatti, noi oggi vediamo alla televisione tantissimi messaggi, tantissime immagini, e non sappiamo più dire cosa è bene e cosa è male.

Avrete sentito anche voi quell’espressione di chi dice: «Non si capisce più niente. Non si capisce più se una cosa è bene o se una cosa è male, non si capisce più dove sta la verità, uno la dice in un modo e uno la dice in un altro, uno dice che è bianco e uno dice che è nero, ma la verità dove sta? Che cosa è giusto fare? Come dobbiamo comportarci?»

Questo succede perché noi ci accechiamo la testa, l’intelligenza rimane accecata, la ragione rimane accecata, perché non è illuminata dalla Grazia di Dio.

Questo succede perché noi ci riempiamo la testa con letture sbagliate, letture squallide, letture volgari, letture di libri dannosi, di libri che, invece di aprirci la mente, ce la chiudono e poi le immagini…

Cosa non entra nella nostra testa guardando la televisione, cosa non entra…

Noi diciamo: «No, a me quella cosa lì non dà fastidio».

Ma non conta che ti dia fastidio o no, conta quello che è entrato.

Quando tu bevi un veleno, non conta che tu dica: «Ma io non ho sentito un sapore».

Fa niente, il veleno agisce per conto suo, anche se tu non senti il sapore.

«Ma il cianuro non sa di niente, non sa né di acido né…»

No, no, non c’è problema, fra venti secondi sei morto.

«Ma io non ho sentito niente!»

Fa niente, il cianuro agisce anche se tu non lo senti.

La stessa cosa vale anche per quello che noi vediamo e ascoltiamo: se accendi la radio, l’impurità entra nelle orecchie…discorsi allucinanti; se accendi la televisione, ne vedi di tutti i colori, non fai neanche in tempo…non dico che uno lo cerca il male, il male gli viene addosso e lui lo vede.

Ci vogliono dieci secondi per vedere delle scene impure, che però rimangono nella testa per dieci anni, quelle cose lì rimangono dentro e lavorano.

Noi diciamo: «Ma come mai mi vengono i pensieri impuri? Ma come mai, quando sono a Messa, penso alle cose impure? Ma come mai mi vengono in mente scene di violenza? Ma come mai sento dentro il mio cuore che si agita?»

Certo, tu cosa hai fatto prima? Come hai allenato prima la tua mente e il tuo cuore?

Quanto hai protetto, quella mente e quel cuore, dal male?

Chiediamo quindi al Signore, in questo giorno di Quaresima, la grazia di saper fare scelte opportune, di non chiedere chissà quale segno dal cielo, perché non serve nessun segno, ma di sapere accogliere e valorizzare i segni che Dio ci dà, e il primo segno è Gesù Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Mercoledì della I settimana di Quaresima

Prima lettura

Gio 3,1-10 – I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.

In quel tempo, fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Salmo responsoriale

Sal 50

Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Canto al Vangelo

Gl 2,12-13

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché sono misericordioso e pietoso.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Vangelo

Lc 11,29-32 – A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

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