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Il rischio dell’ingratitudine verso Dio, Buono e Provvidente

Cima da Conegliano - Dio Padre

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 28 febbraio 2016 (S. Messa prefestiva).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Il rischio dell’ingratitudine verso Dio, Buono e Provvidente

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Nella seconda lettura di questa terza domenica di Quaresima, tratta dalla I Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, capitolo 10, San Paolo ci ammonisce, ci avvisa, ci mostra un esempio, ci chiama a riflettere meditando la scrittura e meditando sugli uomini, le donne e i ragazzi, che ci hanno preceduto nella fede in Dio.

San Paolo dice: “Non ignorate (cioè non passate oltre, non fate finta di niente circa questo fatto) che i nostri Padri furono tutti sotto la nube…”

Ricordate questo grande evento, quando Dio parla con il popolo, con il Monte Sinai tutto fumante, con i lampi, i tuoni, e la nube che avvolge Mosè, che entra a parlare con Dio perché loro hanno paura e stanno lontani, poi il Monte che trema, poi ricordate quando Mosè sale sul Monte e Dio dà le Tavole dei Dieci Comandamenti…

“…tutti attraversarono il Mar Rosso…”

Immaginiamoci questo popolo che passa all’asciutto con la muraglia a destra e a sinistra di questo mare bellissimo, profondissimo, grandissimo, loro che passano in mezzo con questa muraglia di acqua che li lascia passare…

“…tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale…”

Non dimentichiamo la manna nel deserto!

Per quarant’anni mangiarono la manna, mica per tre giorni!

E l’acqua dalla roccia…questi vedono uscire l’acqua dalla roccia!

Tutte le mattine trovano la manna, questa formazione granulosa nel deserto dove erano, sugli arbusti trovano questo cibo che li nutre ogni giorno, questa Provvidenza di Dio, e bevono dalla roccia l’acqua che non c’era più da bere, e quella roccia era Cristo.

Tutte queste persone hanno vissuto tutta questa incredibile abbondanza di doni, di grazie, di miracoli incredibili, ma “…la maggior parte di loro (non qualcuno)”, dice San Paolo, “non fu gradita a Dio, perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono”.

Allora bisognerebbe andare a vedere cosa hanno desiderato.

Quali cose cattive hanno desiderato?

Sono state persone che, nonostante i doni, i miracoli di Dio, hanno conservato un cuore ingrato, non erano mai contente, mai, mai.

Non fanno in tempo ad uscire dall’Egitto dopo le Dieci Piaghe, a fare qualche passo nel deserto, e in una frase, per cinque volte riescono a nominare l’Egitto, in una frase!

Andate a leggere!

«Fossimo rimasti in Egitto…, quando in Egitto c’erano le cipolle… e non c’erano sepolcri in Egitto…»

Cinque volte, in una frase nominano cinque volte l’Egitto!

Prima, in Egitto: «Ecco, perché Dio non ci visita? Gli Egiziani ci fanno del male…»

Dio manda le dieci piaghe, li libera dall’Egitto: «Ecco, perché non siamo rimasti in Egitto, dove c’era pane a sazietà e dove là potevamo vivere…?»

Passano questo, vanno oltre, con la nube e il fuoco che avevano davanti, che li dirigeva di giorno e di notte, vanno verso il Mar Rosso e prima del Mar Rosso: «Ecco Dio adesso ci ha fatto uscire per farci morire tutti nel deserto sotto gli Egiziani…»

Dio apre il Mar Rosso e passano il Mar Rosso, e uno dice: «Vabbè, dopo che ti vedi il mare che si apre davanti agli occhi, avrai un briciolo di fede e di riconoscenza!»

Macché, non fanno in tempo ad arrivare all’altra sponda, che già stanno mormorando contro Dio, per cui Aronne e Maria diventano lebbrosi.

Tutto così! È un continuo: «Ecco, non abbiamo da mangiare…», e allora arriva la manna.

«Ecco, sempre sta manna, vogliamo la carne…», allora Dio manda le quaglie.

«Ecco, però dopo le quaglie abbiamo sete…», allora Dio manda l’acqua.

Tutto così! Tutto il tempo del deserto cosi!

Arrivano nella Terra Promessa e uno dice: «Basta, è finita! Sto tormento è finito».

Macché, quando devono entrare nella Terra Promessa dicono: «No, noi abbiamo paura».

Anche quello? Dopo tutto quello che hai vissuto?

«No, mandiamo gli esploratori».

Manda gli esploratori… quelli tornano dicendo: «Oh…abbiamo visto i giganti! Portavano i grappoli d’uva in due su un’asta!»

Ma cos’erano? Dei cocomeri?

Cosa coltivavano in quella Terra Promessa?

Altro che coltivazioni transgeniche! Avevano dei grappoli d’uva con chicchi che sembravano dei cocomeri, da cinquanta chili l’uno!

«Poi ci sono i giganti con questi occhi, noi non ce la faremo mai…con quelle braccia e quelle gambe, con quella statura incredibile…è una terra per noi proibita».

Il Signore allora dice: «Adesso basta! Adesso vi girate e andate tutti a morire nel deserto, tutti. Di voi non entrerà nessuno, tranne i due che hanno avuto fede, tutti gli altri moriranno tutti, perché adesso basta».

Che non capiti a noi questa disgrazia!

Una lamentazione unica!

Una ingratitudine unica!

Una mancanza di fede unica!

Mai che noi ci avviciniamo al Signore con questo atto di gratitudine, di culto, di amore, di delicatezza, di dolcezza, a dire: «Signore, oggi sono venuto in Chiesa e non ti chiedo niente, niente, nulla. Sono venuto solo per una cosa, per dirti: “Grazie e basta!” Signore, non voglio più mormorare contro di Te!»

«Ma Dio dov’è? Perché Dio non interviene? Dio si è dimenticato di me! Oh…che croce mi ha messo sulla schiena! Ma Dio ce l’ha con me… Ma perché il Signore non mi aiuta? Perché il Signore non ascolta le mie preghiere? Ma perché il Signore è così spietato? Ma perché il Signore non fa qualcosa? Ma perché…»

Perché tu non fai l’uomo e lasci a Dio fare Dio?

Impicciati degli affari tuoi!

Perché dobbiamo sempre mettere il naso nelle cose di Dio?

Perché Dio fa e perché Dio non fa?”, ma saranno fatti Suoi, no?

Di Dio ce n’è uno solo, basta e avanza!

Lascia a Lui fare Dio, noi facciamo gli uomini!

Viste tutte le grazie che il Signore ci ha sempre fatto, non ultimo il fatto che siamo qui e che stiamo respirando, io sto parlando e voi state ascoltando, e siamo vivi per grazia di Dio, basta, basta! Impariamo a fidarci!

Possibile che Dio ha bisogno del nostro suggerimento per rendersi conto che noi esistiamo, Lui, che ci ha messi al mondo, che ci ha creati, che conosce ciascuno di noi, nome per nome, capello per capello, cellula per cellula?

Invece la nostra vita è piena di queste cose!

Voi, questa sera, avete risposto “Amen”, che tradotto vuol dire: “Sì, sì, credo”, alla preghiera della Colletta, la prima preghiera che io ho letto, che dice: “Guarda noi, che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la Tua Misericordia”.

Domanda: «Ma voi vedete in giro tanti oppressi sotto il peso delle proprie colpe? Tutti sti oppressi dove sono? Oppressi dalle colpe? Ma quali colpe?»

Se ci confessiamo due volte all’anno, che oppressi siamo?

Oppressi noi?

Ma neanche per sogno!

E quali colpe?

Non esiste più il peccato!

Le colpe?

Ma no! Sì, esistono gli errori, voi sentite ancora parlare di peccato?

Il peccato non c’è più, tanto il diavolo non esiste, e quindi non c’è più neanche il peccato.

Se no, cos’è il peccato?

Se uno vi chiede: «Cos’è il peccato?»

«Eh…il peccato è non fare l’elemosina».

«No, guarda, il peccato è una cosa più seria, perché Gesù Cristo non è morto in croce perché tu non fai l’elemosina o perché tu non aiuti Tizio, Caio, Sempronio, o perché tu ti sei dimenticato di fare non so che cosa».

Dov’è questo senso del peccato?

Esattamente come il popolo di Israele, il quale, durante tutta la sua peregrinatio non è che si ferma un secondo a dire: «Ma io dove sto andando? Ma cosa sto facendo? Sarò stufo di peccare contro Dio, avrò il tedio di offendere Dio, di continuare a ricadere sempre negli stessi “no” contro Dio…»

Nooo.

Infatti, vi è stata la riforma del Sacramento della Penitenza, dopo il Concilio Vaticano II, questa bellissima riforma della Penitenza, voluta da Papa Paolo VI, ma noi non sappiamo neanche cosa c’è scritto, non l’abbiamo mai letta una volta probabilmente la riforma del Sacramento della Penitenza.

Se noi la leggessimo ci tremerebbero le gambe…è quella tuttora in vigore…

Perché cominceremmo a dire:

«Ma io sono veramente pentito quando vado a confessarmi? Io avverto dentro che…?»

Spesse volte quando si chiede: «Scusi, ma che peccati ha fatto?»

Dopo dieci minuti del più e del meno, della suocera e della nuora, della figlia, della cugina, dell’amica del gatto e del topo, uno dice: «Ma dunque, in concreto, lei, che peccati ha fatto?»

«Io?! Ma io non faccio i peccati!»

«Ma cosa sei venuto qui a fare? Cosa sei venuto qui a fare oggi? Se non fai i peccati, cosa vieni in confessionale a fare, a raccontare quello che ha fatto tua suocera? Ma cosa mi interessa! Se non fai i peccati, non ti vai a confessare!»

«Ma Padre, cosa pensa che io sia?»

«Non lo so, mi dica lei».

Oppure: «Che peccati ha fatto?»

«Il solito».

«Cosa? Cappuccino e brioche? Cosa vuole dire “il solito”?

“Il solito” lo dico quando vado al bar a prendere l’analcolico!»

Cosa vuol dire andare in confessionale a dire “il solito”?

Ma come “il solito”?

Non c’è “il solito” nei peccati!

Perché i peccati sono una cosa seria, sono un “No” a Dio, sono la disobbedienza alla Legge di Dio, sono la trasgressione a Dio, sono le offese a Dio!

Come si fa a dire “il solito”?

Come posso dire: «Non ho fatto peccati», quando la Bibbia dice che il giusto pecca sette volte al giorno?

Tu non hai fatto peccati?

In sei mesi non hai fatto peccati?

In un anno non hai fatto peccati?

Capite che poi non possiamo dire: «Non sento Dio»

Certo. Tu te ne sei andato da Dio, l’hai lasciato diversi anni fa dietro di te, tu vivi come se Dio non esistesse!

Infatti, tenendo nell’orecchio il Beato Duns Scoto, lui dice: «Qual è stato il primo pensiero che hai avuto questa mattina, appena ti sei svegliato?»

Pensateci…il primo pensiero di stamattina quando mi sono svegliato quale è stato?

Bene. Il Beato Duns Scoto risponde: «Lì è il tuo cuore!», punto.

Gesù nel Vangelo dice: «Dove sarà il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore».

Ecco, il primo pensiero che hai avuto, quello è il tuo cuore!

Il tuo cuore è lì!

È stato Dio il nostro primo pensiero?

Se è stato Dio, il nostro cuore è lì e lì deve stare.

Davanti a Lui io devo guardarmi dentro e dire: «Ma io cosa voglio fare? Ma io dove sono rispetto al Signore? Lui è morto per me e io per Lui cosa faccio?»

Quando facciamo fatica ad andare a Messa la domenica…

Andiamo a Messa una volta alla settimana e abbiamo anche il coraggio di arrivare in ritardo…incredibile!

Un’ora su sette giorni, un’ora scarsa, e quell’ora arriviamo in ritardo e andiamo fuori in anticipo…almeno dovremmo avere la coscienza di dire: «Non è una cosa seria», almeno quello.

Dio non è una lista da spuntare, sapete come la lista della spesa, che io spunto, “fatto”, l’olio comprato, questo comprato, ma Dio non chiede questo.

Siccome Dio non è una cosa da spuntare, allora il Signore ci chiede: «Dentro nella tua vita, che tra l’altro Io ti do, Io che posto occupo? C’è un posto? Non c’è? Sono nello sgabuzzino? Mi hai messo in cantina? Io dove sono?»

Peccato che, se il Signore dice: «Adesso basta!», qui, seduta stante, muoio, e tutto quello che di importante io so che devo fare è finito.

E il mondo gira lo stesso…

Che il Signore Gesù in questa Quaresima ci conceda la grazia, o meglio (si conclude adesso il mese dello Spirito Santo, febbraio è il mese dedicato allo Spirito Santo), che lo Spirito Santo ci conceda la grazia della luce, di non fare l’errore del popolo di Israele e di saper vedere le grazie immense che Dio ci fa, di esserne grati e di saperne fare memoria!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Prima lettura

Es 3,1-8.13-15
Io-Sono mi ha mandato a voi.

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

Salmo responsoriale

Sal 102

Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

Seconda lettura

1Cor 10,1-6.10-12
La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Canto al Vangelo (Mt 4,17)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Convertitevi, dice il Signore,
il regno dei cieli è vicino.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo

Lc 13,1-9
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

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