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“Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno” (Gv 8, 51)

Michelangelo Giudizio Universale

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di giovedì 17 marzo 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

NOVITA’: I file audio delle omelie da oggi sono più piccoli e possono essere facilmente condivisi con WhatsApp!

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

“Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno” (Gv 8, 51)

 

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il tema di questo giovedì della quinta settimana di Quaresima, di questo tempo così importante che si sta oramai concludendo in vista della Settimana Santa, è l’osservanza della Parola di Dio, l’osservanza della Legge di Dio, e quindi la fuga dal peccato.

«Se uno osserva la Mia Parola non vedrà la morte in eterno», dice Gesù.

Di quale morte Gesù sta parlando?

Gesù parla della morte del peccato.

La morte eterna che cos’è?

È l’Inferno. La vita eterna è il Paradiso, la morte eterna è l’Inferno.

Tutti sappiamo parlare l’Italiano, quindi, la morte in sé, come cosa fisica, non è eterna, è assolutamente temporale. Io oggi muoio. Non c’è niente di eterno, sono morto, basta.

Per parlare di eternità mi devo collocare nell’eternità e nell’eternità ci stanno tre luoghi, che sono: il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. Questi sono i tre “luoghi” dell’eternità (il termine luogo, ovviamente, è improprio, ma noi umani non abbiamo un’altra terminologia, perché non conosciamo l’eternità, abbiamo una terminologia temporale).

La morte eterna consiste esattamente nell’Inferno.

Ora, il peccato mortale (perché porta alla morte dell’anima) è talmente grave che conduce a questa morte dell’anima in maniera eterna. Se io non osservo la Parola di Cristo, se io non seguo i Dieci Comandamenti, se io non conosco Dio, che vuol dire se io non Lo amo e se io non vivo secondo la Sua Legge, questo comporta l’esclusione dal Paradiso.

Di fronte a questa espressione Gesù si sente rispondere che è un indemoniato.

Certo, perché chi è così (come questi Giudei che abbiamo visto ieri, che credettero in Gesù, per fortuna…), chi vive così, non si lascia interrogare da nulla. Questo è il nostro dramma, il dramma del Vangelo di Giovanni, il dramma di questi capitoli, il capitolo 5 ma soprattutto il capitolo 8; se andate a leggere tutto il capitolo 8, vedete che è tutto un grande fraintendimento: Gesù parla una lingua e loro ne capiscono un’altra, Gesù dice una cosa e loro ne capiscono un’altra, Gesù li chiama alla libertà e loro si perdono nelle stupidaggini, fino ad arrivare alla fine che Lo vogliono uccidere e dicono che è un indemoniato, che è una bestemmia, ovviamente.

Loro piuttosto che fermarsi e dire: «Ma cosa sto facendo? Ma dove sto andando? Ma cosa sto combinando nella mia vita?», piuttosto che fare questo, loro dicono che Lui è indemoniato, addirittura prendono le pietre per lapidarLo, perché Gesù dice: «Io sono», il Nome di Dio. Quindi, Gesù dice di sé che è Dio, immaginiamoci questi, che Lo ritenevano un indemoniato…

Lasciando pure perdere la questione di fede, anche a livello puramente razionale, uno dice: «Io non so se questa persona è di Dio o non è di Dio», allora il Signore dice: «Guarda quello che fa, guarda i frutti!»

Questa è la follia!

Noi abbiamo avuto dei Santi accanto a noi e li abbiamo perseguitati, li abbiamo rinchiusi, gli abbiamo cucito la bocca, gliene abbiamo fatte di tutti i colori, invece andiamo dietro ai ciarlatani, ai pazzi, ai visionari, a quelli che parlano solo di sé stessi, che annunciano solo se stessi, che non conducono a Dio e che non fanno crescere niente e nessuno. A questi, gli altari d’oro, invece i Santi veri li abbiamo fatti morire.

Perché?

Perché ci danno fastidio.

Allora uno dice: «Ma guarda i frutti!»

Prendi Padre Pio da Pietrelcina…

Adesso guarda i frutti…

Ti porta a Dio?

Sì, certo che mi porta a Dio!

Ti fa pregare?

Sì!

Annuncia qualcosa di contrario al Vangelo?

No!

Che vita conduce?

Miseria…

Che vita conduceva Padre Pio?

Pensate che sono arrivati a dire che aveva le donne…Padre Pio?!

Ma neanche se uno si droga, può arrivare a pensare con una mente sana che Padre Pio avesse le donne! Neanche se uno va in coma, può pensare che Padre Pio avesse le donne!

Dicevano che rubava…ma come?! Padre Pio rubava?!

Guarda la cella nella quale viveva, come faceva a rubare?

Hanno detto e scritto delle cose terribili, demoniache, sataniche, e gli hanno creduto!

E non una o due persone, ma tante persone!

È stato sospeso a divinis, ha avuto tre persecuzioni, per dieci anni l’hanno tormentato.

Ma uno dice: «Ma guarda che vita fa, ma guarda che ti porta a Dio, ma guarda che ti cambia la vita, ma guarda che ti converte, ma guarda che ti fa essere migliore, ma guarda che ti guarisce…»

Niente, niente!

Noi, se cadiamo nell’inganno di cui ho parlato ieri, l’inganno del Libro dell’Apocalisse, se noi cadiamo nell’inganno del demonio, questo inganno è l’inganno peggiore di tutti ed è quello che ci conduce all’Inferno, perché ci fa morire nella disgrazia di Dio.

Ovviamente, per dire queste cose bisogna crederci, bisogna credere che il peccato è una cosa grave e bisogna pensare che esiste un peccato veniale e un peccato mortale, bisogna crederlo, bisogna conoscere la differenza e bisogna crederlo.

Oggi se tu vai da un Cattolico e gli dici: «Come si fa a fare un peccato mortale? Ho voglia di fare un peccato mortale, come faccio a fare un peccato mortale?»

Il Cattolico medio ti guarda con l’occhio sbarrato e ti dice: «Oh mamma…e adesso cosa facciamo?»

Se tu gli vai a chiedere come si fa a fare un peccato mortale, non lo sanno, quindi come fanno a giudicarselo loro?

Non sanno che ci vuole la piena avvertenza, non sanno che ci vuole il deliberato consenso, non sanno che ci vuole la materia grave, e queste tre cose vanno spiegate.

Vuol dire che devo sapere che è un peccato mortale, lo devo volere, e poi ci deve essere la materia grave che sono i Dieci Comandamenti.

Oggi se tu parli dei peccati, se tu parli dell’Inferno, se tu parli dei castighi di Dio, sei da psichiatria, tu stai facendo il terrorismo psicologico e religioso, sei un fondamentalista.

Peccato che di queste cose parla tutto il Vangelo, peccato che di queste cose parlano in continuazione i Santi!

San Giovanni Bosco non parla di altro, i suoi sogni non contengono altro che questo!

Santa Teresa d’Avila, non parliamone… San Giovanni della Croce, neanche a citarlo…

Allora ci dobbiamo chiedere noi dove ci siamo collocati ultimamente, come mai noi di queste cose ne parliamo tanto poco, anche tra di noi cattolici.

Come mai trattiamo tanto poco di questa cosa?

Oggi, con la melassa del buonismo, del pauperismo, con questa cosa qui che l’importante è aiutare il fratello…a far che cosa?

Devo aiutare mio fratello a far che cosa? A riempirsi la pancia?

No! Devo aiutare mio fratello a fare verità, a questo lo devo aiutare!

È quello che fa Gesù, Gesù non fa altro che portare l’uomo alla sua verità, condurlo continuamente alla verità, a fargli vedere la verità, che l’uomo ovviamente sempre rifiuta, sempre; l’uomo va avanti per la sua strada.

Tranne quei pochi che hanno veramente colto l’unicità di Cristo, tutti gli altri l’hanno perseguitato. Hanno preso quello che potevano prendere, i miracoli.

Hanno chiesto: «Guariscimi la testa, guariscimi la gamba, fammi risorgere il figlio, fammi di qui e fammi di là», poi, una volta avuto dal supermercato spirituale quello che interessava loro, erano sotto tra la folla a gridare: «crocifiggilo, crocifiggilo, crocifiggilo!», perché noi come riconoscenza siamo zero, zero.

Quello che ci interessa è semplicemente avere il nostro egoismo riempito; infatti, andiamo a fare i pellegrinaggi per questo, per avere quello che vogliamo.

Se noi diciamo che domani qui in chiesa c’è non so quale personalità, o chissà quale veggente o chissà quale cosa, la chiesa si riempie, abbiamo qui diecimila persone.

Se invece diciamo che esponiamo la Santissima Eucarestia, pochissimi…come mai?

Perché non ci crediamo, perché non crediamo alle parole di Gesù, perché non crediamo alla via indicata da Gesù, non crediamo che Gesù è per noi la vita eterna.

Conoscere Dio, non vuol dire semplicemente essere religiosi. Io posso essere religioso e portare in me una grande ingiustizia.

Si vede, sapete, si vede.

Si vede quando noi incontriamo una vita disordinata (ma non pensiamo al disordine sessuale), proprio disordinata a livello razionale, una vita pasticciata, da pasticcioni che fanno un po’ di qui e un po’ di là, un po’ sì è un po’ no, da arruffati, buttati lì, pressapochisti, squilibrati nelle scelte, da gente non rigorosa.

Rigorosa vuol dire che, se io pianto un chiodo nel muro, lì poi ci attacco un filo e da lì vengono giù tutti gli altri anelli, tutte le altre catenelle, questo è il rigore.

Una persona giusta che cos’è?

È una persona onesta intellettualmente, una persona che, quando la incontri, tu senti che è pulita, ma pulita (ripeto, non pensiamo all’impurità) significa una persona che è coerente, che è lì tutta d’un pezzo, che è così con te com’è con gli altri, che ama la verità e la giustizia, perché vedete, il peccato è innanzitutto un problema di ingiustizia, questo è il peccato. Nella misura in cui io pecco, io sono ingiusto contro Dio.

Oggi si parla tanto di buona educazione, si dice: «E ma tanto il Signore capisce…il Signore capisce che io questa cosa non ho potuto farla, o non la faccio perché non posso, per educazione verso Tizio e verso Caio».

Il problema non è se il Signore capisce, certo che capisce, è intelligentissimo, perfettissimo. Il problema non è che Lui deve capire, sei tu che devi capire, non Gesù. Gesù ha già capito tutto, siamo noi che non abbiamo capito niente.

Il problema non è che Gesù deve capire la mia buona educazione, no, sei tu che devi capire la buona educazione verso Gesù, perché prima di tutto la buona educazione è verso Dio, non è verso gli uomini, questo è il primo luogo nel quale essere educati, verso il Signore.

Io credo che, se noi ci comportassimo nelle case degli altri esattamente come ci comportiamo in chiesa, dopo tre minuti ci sbatterebbero fuori subito, perché già da lì non si vede una grande educazione nella casa di Dio, assolutamente. E da lì, poi capite che viene tutto il resto.

Chiediamo quindi al Signore la grazia di non cadere dentro a questo inganno e chiediamoGli la grazia grandissima, soprattutto quando siamo in chiesa, di non pensare a guardare l’orologio, ma di pensare a guardare il nostro cuore e Gesù Cristo.

Quando si viene in chiesa si pensa a Gesù, non si pensa al tempo.

La cosa più importante è stare con il Signore, visto che poi con Lui dovremo starci per l’eternità.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Giovedì della V settimana di Quaresima

Prima lettura

Gen 17,3-9
Diventerai padre di una moltitudine di nazioni.

In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui:
«Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te:
diventerai padre di una moltitudine di nazioni.
Non ti chiamerai più Abram,
ma ti chiamerai Abramo,
perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.
E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio».
Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione».

Salmo responsoriale

Sal 104

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

Canto al Vangelo (Sal 94,8)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo

Gv 8,51-59
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

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