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“Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (At 14, 22)

Regno_Tribolazioni

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 24 aprile 2016 (S. Messa prefestiva).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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“Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (At 14, 22)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questa sera, in questa V domenica di Pasqua, la prima lettura che abbiamo ascoltato, tratta dagli atti degli Apostoli, ci dice una grande verità: “Dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Non si entra nel Regno di Dio in carrozza, diceva Santa Teresa di Gesù.

Il Signore dirà che la strada che conduce al Regno di Dio è una strada angusta, stretta, pochi sono quelli che la trovano e la percorrono, è una strada difficile, è difficile essere discepoli di Gesù, perché è una strada dove dobbiamo abbandonare, rinnegare, rinunciare a tutto ciò che non ci consente di essere veramente Figli di Dio, a tutto ciò che è contrario alla nostra dignità regale.

Noi siamo Figli di Re, di Gesù Cristo, Re dell’Universo!

Questa dignità regale noi la dobbiamo sentire profondamente inscritta dentro di noi!

Se uno è Figlio di un Re, deve comportarsi come tale, e deve sentire dentro di sé questa regalità profonda, questa paternità grande che lo avvolge, che lo nobilita, che lo eleva, che lo fa sentire un uomo diverso.

Spesse volte chi ci guarda non vede Figli di Re, che camminano, vede figli di schiavi, vede straccioni, vede gente che si trascina, non vede Figli di Re, vede la dignità regale calpestata.

Queste tribolazioni sono le sofferenze subite, patite, accolte con gioia, che dobbiamo vivere per il Nome di Gesù. Essere fedeli a Gesù vuol dire andare incontro a molte tribolazioni, a molte incomprensioni, non è necessario uscire di Chiesa per vedere che, se sei fedele a Gesù, vieni incompreso, perseguitato, deriso, umiliato. All’interno già della nostra Chiesa questo si può sperimentare, basta essere fedeli a Gesù, e si sperimenta subito questa cosa.

Quanta derisione ha sempre circondato, e oggi ancor di più circonda, coloro che vogliono seguire Gesù veramente, perché vengono definiti estremi, esagerati, talebani, intolleranti, bacchettoni, addirittura senza misericordia.

Queste sono le tribolazioni che bisogna affrontare.

Bisogna avere il coraggio di andare oltre per amore di Gesù.

Tutte queste tribolazioni, che vi ho appena citato, vengono dal diavolo, che è il nostro più acerrimo nemico, è colui che continuamente attenta alla nostra vita per portarci via l’anima, per vanificare il Sangue di Cristo sparso e il Suo Corpo dato.

Allora noi dobbiamo stare molto attenti, dobbiamo evitare che la nostra anima cada nel peccato, che la nostra anima rinneghi la croce di Cristo, per abbracciare il diavolo.

È anche questa una tribolazione, perché il diavolo poi si serve di persone in carne ed ossa, quali suoi ministri, per perseguitare i Santi di Dio, così dice l’Apocalisse, ma una parte la svolge anche lui, con le tentazioni, quindi con le vessazioni, con le sofferenze interiori, con la fatica di liberarsi dalla corruzione, dal compromesso, dalla falsità.

Infatti, se voi notate (l’avrete sicuramente notato), i due Sacramenti che oggi fanno così tanta fatica ad essere compresi, amati, adorati, venerati e rispettati, sono il Sacramento della Confessione e il Sacramento dell’Eucarestia, i pilastri della vita cristiana.

Questa sera, allora, vorrei leggervi un pezzetto di un sogno di San Giovanni Bosco.

Sapete che San Giovanni Bosco ha avuto questa grazia di Dio che faceva molti sogni, nei quali il Signore gli rivelava delle verità di fede bellissime, e vorrei leggervi un pezzetto di questo sogno, perché ci aiuta a vedere le tribolazioni, che dobbiamo affrontare, quelle vere, quelle giuste, quelle sante, per essere di Gesù.

In questo sogno San Giovanni Bosco si trova in un cortile con tanti giovanetti e c’era un brutto gattone con le corna, con gli occhi iniettati di sangue, di fuoco, orrendo e con gli unghioni, e allora San Giovanni Bosco gli dice: «Qual è la cosa che ti rende miglior servizio tra questi giovanetti?»

E lui risponde: «I discorsi, i discorsi, i discorsi, tutto viene da lì. Ogni parola è un seme che produce meravigliosi frutti, nel bene e nel male».

Quanti discorsi cattivi ascoltano i nostri ragazzi nelle nostre famiglie, discorsi di odio, discorsi impuri, discorsi contro la fede, discorsi immorali e volgari!

Quanti discorsi i nostri figli sentono uscire dalla bocca dei loro genitori, per non parlare poi di quel disgraziato, maledetto peccato della bestemmia!

Quelle parole producono frutti di bene o di male, e una volta che sono seminati, sono seminati, basta.

Stiamo attenti ai discorsi che facciamo in presenza dei giovani!

Stiamo attenti ai discorsi che facciamo in presenza dei bambini!

Stiamo attenti ai discorsi che noi andiamo ad ascoltare, a tutta quella pattumiera che noi permettiamo che entri nelle nostre case attraverso la televisione!

«Chi sono i tuoi più grandi nemici?»

Risponde il diavolo: «Quelli che frequentano la Comunione».

Certo, ricevono il Corpo di Gesù!

«Che cosa ti fa maggior pena?», chiese San Giovanni Bosco.

Risposta: «Due cose. La prima, la devozione a Maria Santissima», e qui tacque come se non volesse più proseguire.

Quanti oggi insegnano la vera, tenera, dolcissima, amorevole devozione alla Vergine Maria? Quanti?

Anche tra di noi, sedicenti credenti, si sentono spesso discorsi contro la devozione alla Vergine Maria, che banalizzano questa devozione, che banalizzano la recita del Rosario, che banalizzano l’amore alla Madonna, così facciamo l’opera del diavolo.

«Qual è la seconda?», chiese San Giovanni Bosco.

Allora il demonio si conturbò, prese l’aspetto di un cane, di un gatto, di un orso, di un lupo, aveva ora tre corna, ora cinque, ora dieci, tre teste, cinque, sette, e questo quasi nel tempo stesso. Scrive Giovanni Bosco: «Io tremavo, l’altro, il demonio, voleva fuggire, ma io volevo farlo parlare, perciò gli dissi: “Io voglio assolutamente che tu mi dica quale cosa temi di più di tutte quelle che qui si fanno e questo te lo comando in nome di Dio Creatore, tuo Padre, tuo e mio Padrone, a cui tutti dobbiamo obbedire”. In quel momento il demonio con tutti i suoi si contorsero, presero forme che non vorrei mai più vedere in vita mia, poi fece un rumore con urla orribili, che terminarono con queste parole: “Ciò che ci cagiona maggior male, ciò che più di tutto temiamo, è l’osservanza dei proponimenti che si fanno in Confessione”».

«Queste parole», scrive Giovanni Bosco, «furono pronunciate con urla così spaventose e gagliarde che tutti quei mostri scomparvero come fulmini e io mi trovai seduto in camera mia al tavolo».

Certo, quando si fanno i propositi?

Chi fa i propositi in confessionale?

Andiamo, diciamo i nostri tre peccati, se non diciamo: «Io peccati non ne ho», ci confessiamo una volta o due all’anno, esame di coscienza zero, e che proponimenti facciamo in confessionale?

Ci danno come penitenza un Padre nostro e un’Ave Maria, e dove sono i proponimenti?

Come fai a dimostrare che tu sei veramente pentito di quei peccati e chiedi veramente perdono a Dio, se non ci sono i propositi?

Questi il demonio teme di più!

Perché? Perché, se un’anima veramente fa dei proponimenti, è ovvio che poi cambia vita. Se se li scrive, se li tiene a casa, e alla sera se li rilegge, vedete voi se non cambia…

Ma se io di propositi non ne faccio, se io vado là, dico i peccati e me ne torno a casa mia, tra due settimane sono dentro ancora.

Infatti, poi cosa diciamo?

«Faccio sempre gli stessi peccati…»

Eh sì, ma non è mica colpa di Dio!

Fai sempre gli stessi peccati, perché non fai mai nessun proposito per emendarti da quei peccati, ecco perché fai sempre gli stessi peccati!

Che propositi hai fatto dieci anni fa, quattro anni fa, sette anni fa, per non fare più quei peccati?

Non ne hai mai fatti, quindi, è ovvio che continui a fare sempre gli stessi peccati; se non c’è il proposito, non c’è l’impegno, non c’è il ravvedimento.

Queste sono le tribolazioni che bisogna affrontare per entrare nel Regno di Dio, perché, vivere così, richiede un impegno enorme, richiede un cambiamento enorme, richiede una serietà enorme.

Sapete, a tutti noi piace il cattolicesimo caramelloso, stile “Barbapapà”, che va bene un po’ ovunque, che si spalma come la nutella e la melassa su qualunque cosa, peccato che i Santi queste cose non le hanno insegnate, peccato che San Giovanni Bosco, insieme a Santa Teresa d’Avila e tanti altri, non hanno detto queste cose e non hanno vissuto secondo questa logica, ma questo ha detto San Giovanni Bosco, questo è il sogno che lui ha fatto!

Come concludere questa omelia?

Voi avete sentito?

Sono stato chiaro?

Avete capito tutto?

Bene, adesso a voi la scelta!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Prima lettura

At 14,21-27
Riferirono alla comunità tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro.

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

Salmo responsoriale

Sal 144

Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Seconda lettura

Ap 21,1-5
Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Canto al Vangelo (Gv 13,34)

Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.

Vangelo

Gv 13,31-35
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

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