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“Mi ami tu più di costoro?”

Pasci le mie pecore

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 10 aprile 2016 (S. Messa prefestiva)

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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NOVITA’: I file audio delle omelie da oggi sono più piccoli e possono essere facilmente condivisi con WhatsApp!

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

“Mi ami tu più di costoro?”

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questa sera il Signore Gesù si rivolge anche a ciascuno di noi qui presente. Ciascuno di noi questa sera deve sentire il suo nome chiamato: «Luigi, Luca, Giovanni, Marco, Andrea, Ada…mi ami più di costoro? Tu, che sei qui stasera, mi ami di più di tutti quelli che sono qui questa sera con te? Tu mi ami sopra a tutto e a tutti? Tu mi ami?»

Simon Pietro, purtroppo non risponde: «Ti amo».

Per due volte Gesù gli chiede: «Mi ami?» e Simon Pietro per due volte risponde: «Ti voglio bene»

Che tristezza!

Che tristezza chiedere ad una persona se ti ama e sentirsi rispondere: «Ti voglio bene».

Ma “ti voglio bene” non è amare!

Io voglio bene a tante persone, ma non amo tutte le persone.

Amare è una cosa unica del cuore, amare è un’oblazione totale del cuore, amare è il sangue del cuore, amare è il miocardio, è la parte più interna del cuore, amare è tutto.

Voi, nella vostra vita, volete bene a tante persone, ma ne avete sposato una, perché tra tutti quelli a cui volete bene, una sola amate.

Io voglio bene a tante persone, tante donne conosco, tanti uomini conosco, ma «Ti amo» l’ho detto solo a Dio, con l’Ordinazione. Una persona ami.

Tu, chi ami?

Chi ami sopra a tutto e a tutti?

Tu ami? Tu sai amare?

Sai percepire il tuo cuore e sentire questo desiderio immenso, profondo, vero, ardente, di prendere questo cuore e ad ogni Messa strappartelo dal petto e metterlo lì, sull’altare, nelle patena insieme all’Ostia, così che il Sacerdote quando eleva l’Ostia al Cielo a Dio Padre, per preparare quell’Ostia a diventare il Corpo di Cristo, insieme a quell’Ostia ci sia lì, sull’altare, il tuo cuore, perché l’Eucarestia è il Cuore di Cristo, che si offre al Padre, che è dato al Padre, che il Sacerdote rende presente sull’altare per te?

Simon Pietro non ha detto: «Ti amo», non è stato capace, perché noi non possiamo dire: «Ti amo», non si riesce sapete, non si riesce a dire: «Ti amo» a qualcuno, se non lo ami veramente.

Non è possibile, proprio non ti viene, ti si strangola in gola il fiato, non ce la fai.

Ci sono persone che non sono capaci di dire: «Ti amo», che non hanno mai detto, in trenta, quaranta, cinquant’anni di vita, a nessuno: «Io ti amo».

E noi viviamo solo per questo, noi abbiamo bisogno di sentirci dire da qualcuno: «Io ti amo», e questo qualcuno innanzitutto è Dio.

Gesù ci ama, ma non quel “ci ama” da melassa, che va di moda oggi: «Gesù ama tutti, Gesù è buono…»

Quella melassa lì non aiuta nessuno!

Questo è l’amore di Cristo di cui Gesù parla in continuazione: questo Corpo dato e questo Sangue sparso, questo Cristo pendente in croce, questo è l’Amore, perché l’Amore o è crocefisso o non è Amore!

L’Amore o è rinnegamento di sé o non è amore, l’amore non è mai sopraffazione, non è mai imposizione, non è mai vantare i propri diritti!

L’Amore è sempre sacrificio, sempre!

È sempre offerta di sé!

Questo è l’Amore!

Mentre stavo parlandovi adesso mi è venuta in mente una scena.

Sapete che poche settimane fa abbiamo fatto la raccolta per i malati di SLA, di questo Centro San Pietro, che sta qui, poco più avanti sulla Via Cesare Battisti; siete stati generosi, abbiamo raccolto tanti soldi e anche noi frati abbiamo dato tutte le offerte della domenica per questa iniziativa, ma io non avevo mai visto questa realtà, non ero mai stato lì, allora sono andato.

Il Priore mi ha detto di andare e sono andato giovedì e li ho visitati.

Prima cosa che vi dico: avete e abbiamo fatto bene.

Tra le tante carità possibili, guardate, vi garantisco davanti a Dio, avete fatto bene a dare quello che avete dato, è veramente un bel posto, gli ammalati sono trattati veramente bene, con una dignità incredibile. Il luogo è pulito, ordinato, decoroso.

La cosa che mi ha colpito di più è che tutti i parenti che erano lì, tutti avevano il sorriso sulle labbra. Incredibile!

Voi venite qui a vedere la gente che esce di chiesa la domenica e sembra che il male del mondo ce l’abbiamo solo noi, capito?

Tutti i mali del mondo li abbiamo noi, basta che ci vada storto un capello, che ci si spacchi un’unghia: «Oh mamma…adesso cosa faccio? Che roba terribile!», mentre quelli sono lì in stato vegetativo, con un tubo in gola, e i familiari, giorno e notte, sono lì. Veramente questa cosa mi ha colpito molto…accoglienti, gentili, disponibili, con un dolore e una croce immensa addosso…una dignità incredibile!

Ebbene, tra tutti, mentre vi dicevo questa cosa dell’amore, mi è venuto in mente un papà, la cui figlia non è stata bene, e l’infermiera mi diceva che è stato lì tre giorni e tre notti ininterrottamente, senza dormire. Lui, nel salutarmi, mi ha detto solo una parola: «Sono tre giorni che non mi tolgo le scarpe». Questo è amare!

Tutta quella paccottiglia da venditori ambulanti, che ci viene propinata, non è amore!

L’amore non è dare il soldino, l’amore non è fare le pizzate. Questo non è amore!

Quello è amore!

Quando tu ci lasci il sangue e un pezzo di carne per l’altra persona, quello è amore!

Gesù Cristo, per me, per amore, è morto, io, per amore di Gesù Cristo, che cosa sto perdendo della mia vita?

A che cosa sto rinunciando per amore di Gesù?

Quanto sto pagando questo amore?

Certo, se non è così, è ovvio che io poi dopo non riesco a dire: «Ti amo, Gesù!»

È ovvio che, quando sento qualcuno che dice: «Ti amo, Gesù!», mi dà fastidio.

È ovvio, perché io non sono capace di dire: «Ti amo» al Signore, non Lo so amare, allora Gli diciamo: «Ti voglio bene», ma “Ti voglio bene” non piace a nessuno.

A nessuno di voi piacerebbe dalla persona che lui ama, a cui lui dice: «Io ti amo», sentirsi rispondere: «Ti voglio bene».

A voi farebbe piacere?

No!

A nessuno di voi. A nessuno di voi piacerebbe sentirsi dire: «Ti voglio bene».

Tutti vogliamo sentirci dire da chi amiamo: «Anche io ti amo».

Qui si gioca la salvezza, sapete?

Se no, una fede diversa da questa, è una roba farisaica, è una ipocrisia, è una roba da pagliacci, da bambocci, non è una cosa seria, non vale la pena perdere la vita, dare la vita per una fede che non è così!

Infatti, San Pietro dopo dovrà cambiare stile, e infatti morirà martire.

Là, sì che dirà: «Ti amo», col suo sangue.

E Gesù, nonostante questo, ha continuato ad amare, ha continuato a dare a Pietro l’incarico della Sua missione, della Sua Chiesa: «Pasci le Mie pecore, abbi cura dei Miei agnellini, sii Pastore, immagine di Me!», anche se Pietro non Gli ha detto: «Ti amo».

Il Signore attende, il Signore spera, il Signore ci chiama, il Signore ci implora che Gli diciamo: «Ti amo».

Chiediamo alla Vergine Maria questa grazia di educare la nostra mente, il nostro cuore a dire: «Ti amo!», con la bocca e con la vita.

Non anteponete niente a Dio, mai, mai!

Dio sia sempre il primo dei vostri pensieri!

Ve lo dissi già una volta, di quel giovane che chiese al Beato Giovanni Duns Scoto: «Come faccio ad amare Dio?», e il Beato Giovanni Duns Scoto rispose: «Appena ti svegli, a che cosa pensi?»

Se il primo pensiero non è Dio, noi amiamo ciò che abbiamo pensato in quel momento appena svegli.

Appena noi prendiamo coscienza, la mente e il cuore si uniscono, e il cuore detta il primo pensiero alla mente. Se il primo pensiero è Dio, noi amiamo Dio.

Chiediamo alla Vergine Maria la grazia che questo amore trasudi dai nostri occhi, dal nostro portamento, dal nostro comportamento, dal nostro amare, dal nostro dire, dal nostro trattare gli altri e Dio.

Il Signore si senta dire da noi, in ogni momento: «Tu, mi ami più di costoro?»

«Sì, Signore, io ti amo!»

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

III Domenica di Pasqua

PRIMA LETTURA (At 5,27-32.40-41)

Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo.

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 29)

Rit: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

SECONDA LETTURA (Ap 5,11-14)

L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza.

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.
Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.
Alleluia.

VANGELO (Gv 21,1-19)

Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

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