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Gesù: Via, Verità e Vita

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Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 3 maggio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Gesù: Via, Verità e Vita

 

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il Signore Gesù, in questo capitolo 14 del Vangelo di San Giovanni, ci dice una verità mai sufficientemente meditata: «Io sono la Via, la Verità e la Vita». Gesù usa proprio questo articolo determinativo “la Via”, “la Verità” e “la Vita”, vuol dire che non ce n’è un’altra, vuol dire che non c’è un’alta via, non c’è un’altra verità, non esistono tante verità, non esistono tante vite, ne esiste Una Sola ed è Lui. Gesù non si presenta come un’alternativa possibile, Gesù si presenta come l’Unica Via possibile.

La nostra esperienza umana, esistenziale, purtroppo alle volte dice che noi abbiamo scelto vie diverse da Gesù, abbiamo scelto altre verità, abbiamo scelto una vita che non era Lui, e quindi abbiamo fatto esperienza di andare fuori strada, abbiamo fatto esperienza della menzogna e abbiamo fatto esperienza della morte, che sono le tre realtà al contrario, opposte, che corrispondono alle tre positive, dette da Gesù.

Se Lui è la Via, tutto ciò che non è Lui sono sentieri interrotti, sentieri persi, sono sentieri che non conducono verso la pienezza.

Stessa cosa dicasi della verità.

Quanta fatica facciamo a vivere nella verità, a riconoscere la verità, a dire la verità!

Come è difficile!

È difficile perché la verità vuol dire abitare nella Luce, vuol dire stare nella Luce, stare nella Luce davanti agli altri; vuol dire mostrarsi ed essere quello che si è, certo, ovviamente, nel rispetto della propria intimità, del proprio santuario interiore, della altrui sensibilità, tutto quello che volete, però vuol dire rifuggire in ogni modo la menzogna, innanzitutto la menzogna che noi diciamo a noi stessi.

È per questo che facciamo tanta fatica a confessarci, per questo abbiamo così fastidio di questo Sacramento e ci andiamo molto malvolentieri o raramente.

La ragione abita qui, perché il Sacramento della Confessione è un Sacramento che impone alla nostra vita una verità, cioè impone di vivere veramente la verità, di essere noi veri, ed essere veri, riconoscersi per quello che si è davanti a Dio, è quanto mai una cosa difficile, perché richiede a noi atti ripetuti di umiltà e quindi si preferisce abitare dentro luoghi un po’ oscuri, dentro a situazioni sbagliate. Preferiamo chiamare “male” il bene, per non andare contro al nostro egoismo, al nostro tornaconto.

Perché certe situazioni di male nella nostra vita vengono portate avanti per quindici, venti, trenta, cinquant’anni, perché?

Perché non abbiamo l’umiltà di guardarle per quello che sono e di esprimere noi un giudizio valido.

Perché facciamo così fatica a guardare alla nostra vita e a dire: «Questo è un bene, questo è un male»?

Quando medito il testo del Santo Re Davide, quando Natan gli rivelò il suo peccato gravissimo di omicidio e di adulterio, mi colpisce sempre un dettaglio, che il Re Davide, quando viene a coscienza del suo peccato, non dice, come diciamo noi: «La colpa è di Betsabea, che faceva il bagno nuda davanti ai miei occhi. La colpa è sua perché, se lei non si fosse messa lì a mezzogiorno… Chi è che fa il bagno a mezzogiorno? Se lei non si fosse messa lì, davanti al mio balcone a fare il bagno tutta nuda davanti a me, io non avrei avuto questi sentimenti interiori e non mi si sarebbe scatenata dentro la lussuria. Quindi la colpa è sua, non è mia!»

In tutto quel processo di verità, che opera il Profeta Natan, Davide non chiama mai in causa Betsabea, mai una volta. Voi leggete il testo e troverete che Davide non dice una parola, perché?

Perchè Gesù ci chiama a fare questa verità.

Diverso è quello che fecero Adamo ed Eva, che, di fronte al loro peccato, accusarono il serpente. Adamo accusò Eva…

È sempre colpa dell’altro!

Se voi guardate i Santi, se guardate quello che scrive Santa Teresa di Gesù, l’incontro con Gesù è un incontro che fa fare verità a noi.

La prima verità che dobbiamo fare è dentro di noi, gli altri avranno il loro tempo, il loro spazio, il loro modo.

E Gesù è la Vita…

Purtroppo, anche questa è una esperienza che facciamo spesso, di tornare a casa alla sera con la bocca amara, di andare a letto a dormire con la bocca amara.

Teresa di Gesù Bambino lo scrive in una bellissima preghiera, che lei fa davanti al tabernacolo, dove lei dice: «Purtroppo, tante volte, arrivo a sera qui davanti a te e sono triste, perché non ti ho corrisposto, triste perché non ti ho amato come avrei dovuto, triste perché non ho vissuto la carità con le mie consorelle come avrei dovuto»; lei però dice una cosa bellissima, tutta tipica del suo insegnamento: «Io non mi voglio scoraggiare (è importantissimo), perché io so che tu hai detto che tu sei venuto per i malati, non per i sani, e quindi domani mattina, quando mi alzerò, mi alzerò con ancora più grinta e voglia di corrispondere, perché tu sei venuto per questo».

Vedete Teresina come era attaccata alla vita, come era umile, non si scomponeva davanti al suo male, ma diceva: «Questo è il mio male», lo chiamava col suo nome, gli dava il suo nome, e diceva: «Gesù è il mio Medico, Gesù è la mia Salvezza, Gesù è il mio Redentore».

Gesù è venuto a redimerci dal peccato, non è venuto per insegnarci tante cose.

È venuto per salvarci con la croce, non per dire tante parole.

Chiediamo quindi ai Santi Filippo e Giacomo la grazia, che capitò anche a loro, di vedere il Signore, se non in questa terra, di sicuro in Cielo, di avere questa grazia di poter essere ammessi alla contemplazione del Suo Volto.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

SANTI FILIPPO E GIACOMO

PRIMA LETTURA (1Cor 15,1-8)

Il Signore apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!

A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè

che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture

e che fu sepolto

e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture

e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)

Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,

l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.

Il giorno al giorno ne affida il racconto

e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,

senza che si oda la loro voce,

per tutta la terra si diffonde il loro annuncio

e ai confini del mondo il loro messaggio.

Canto al Vangelo (Gv 14,6.9)

Alleluia, alleluia.

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;

Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre.

Alleluia.

VANGELO (Gv 14,6-14)

Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».

Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

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