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“Il Sacerdote è la chiave dei tesori celesti” (S. Giovanni Maria Vianney)

Consacrazione

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia del 18 maggio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Testo della meditazione

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“Il Sacerdote è la chiave dei tesori celesti” (S. Giovanni Maria Vianney)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Proseguiamo, come abbiamo ascoltato questa mattina dalla Lettera di San Giacomo, e dovremmo dire sempre: «Se il Signore vorrà, a Dio piacendo, vivremo, faremo questo, quello». È bella questa espressione che dovremmo far entrare nel nostro linguaggio “Se il Signore vorrà, ci vedremo”, “Se il Signore vorrà, ci sentiremo”, “Se il Signore vorrà, partiremo”, “Se il Signore vorrà, predicheremo”, perché se no San Giacomo dice: «Voi vi vantate nella vostra arroganza e ogni vanto di questo genere è iniquo; questo è il vanto di coloro che pensano che la vita è nelle nostre mani, invece la vita è nelle mani di Dio».

Noi non sapremo se domani mattina saremo ancora qui, magari questa è la nostra ultima Messa.

Allora, il Signore ha voluto che questa mattina ci incontrassimo ancora; è veramente un’opera di Dio poterci incontrare, perché comunque il diavolo è sempre all’opera per impedire la manifestazione del bene, l’annuncio della verità.

Continuiamo, quindi, come vi avevo detto, questa preparazione alla Solennità del Corpus Domini, concentrando la nostra attenzione sulla figura del Sacerdote, di colui che rende presente e di colui che rende possibile la realizzazione di questo miracolo, il più grande miracolo della storia, che è il miracolo dell’Eucarestia, la transustanziazione, cioè il cambiamento di sostanza del pane nel Corpo di Cristo e del vino nel Sangue di Cristo.

Questo Sacerdote chi è?

Nella II Lettera a Timoteo, capitolo 3, versetto 17, si dice che questo Sacerdote è l’uomo di Dio, ed è solo Dio che lo sceglie, è Dio che lo chiama in mezzo agli uomini con una vocazione specialissima.

Il capitolo 5 della Lettera agli Ebrei, versetto 4, dice: “Nessuno assume da sé questo onore, ma solo chi è chiamato da Dio”.

Dio lo separa da tutti gli altri, segregato per il Vangelo, dice San Paolo nella I Lettera ai Romani, capitolo 1; lo segna con un carattere sacro che durerà eternamente, diventa Sacerdote in eterno (Lettera agli Ebrei, capitolo 5, versetto 6), e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale, perché sia consacrato in modo esclusivo alle cose di Dio, non a pizze, salamelle e saltimbanco, ma dedicato esclusivamente alle cose di Dio.

Sant’Alfonso diceva che la santità di un Sacerdote si misura dalle ore che passa davanti al tabernacolo, da nient’altro.

Il Sacerdote è scelto”, dice sempre la Lettera agli Ebrei, sempre al capitolo 5, “fra gli uomini ed è costituito a pro degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati”.

Non dimentichiamo che i santi Sacerdoti (come San Pio da Pietralcina, e con lui, dopo di lui, dietro a lui, tutti i Sacerdoti santi), quando escono per celebrare la Santa Messa, non vanno a fare un’azione sacra sganciata da sé stessi, non vanno ad offrire la Vittima, che è Gesù, e loro intanto pensano o fanno altro.

La Messa è un atto tremendo e terribile, innanzitutto per il Sacerdote, perché lui è chiamato ad offrirsi vittima per i peccatori, per il bene della Chiesa, insieme alla Vittima, che è Gesù, al Padre.

Il Sacerdote, quando celebra la Messa, celebra anche il suo sacrificio, si unisce a Gesù e si immola con Gesù. Ecco perché Padre Pio, quando celebrava la Messa, stava così male, perché riviveva tutta la Passione di Cristo, in quanto partecipava a questa Passione, e questo ogni Sacerdote è chiamato a fare, quando celebra la Messa.

Scrive Sant’Agostino: “O veneranda dignità del Sacerdote, nelle cui mani il Figlio di Dio si incarna come nel seno della Vergine!”

Incredibile, noi pensiamo troppo poco a queste verità!

Il Santo Curato d’Ars scrive: “Si dà un grande valore agli oggetti che sono stati deposti a Loreto nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù, ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice dove è stato il Suo Sangue e nella pisside dove è stato il Suo Corpo, non sono forse più preziose?”

Vi dicevo lunedì, che vi avrei detto questa particolarità del rito dell’Estrema Unzione nella sua forma preconciliare. Fino a prima del Concilio, quando si dava l’estrema unzione, venivano fatte sei unzioni sul corpo, una di queste sei unzioni era sulle mani; ai Sacerdoti l’unzione non veniva fatta sul palmo delle mani, ma sul dorso della mano.

Perché?

Perché le mani sono già consacrate, quindi non si va a fare un’altra unzione, allora si faceva sul dorso della mano.

Anche nella liturgia, vedete quale consapevolezza di sacralità abitava, addirittura nel momento della morte.

La Venerabile Caterina Vannini, vedeva in estasi gli Angeli che durante la Messa circondavano le mani del Sacerdote e le sostenevano al momento dell’elevazione dell’Ostia e del Calice…altro che pagliacci, chitarre, balli e danze! Mah…

Sant’Edvige Regina ogni mattina assisteva a tutte le Sante Messe che si celebravano nella cappella di corte, mostrandosi molto grata e riverente verso i Sacerdoti che avevano celebrato, li invitava dentro, baciava loro le mani con somma devozione, li faceva nutrire, trattandoli con tutti gli onori più distinti e diceva commossa: «Benedetto chi ha fatto discendere Gesù dal Cielo e Lo ha dato a me!»

San Pasquale Baylon, che era portinaio del convento, ogni volta che arrivava un Sacerdote, il Santo Fraticello si inginocchiava e gli baciava riverentemente tutte e due le mani; di lui, come di San Francesco, si disse che era devoto delle mani consacrate dei Sacerdoti. Egli le riteneva capaci di tenere lontano i mali e di ricolmare di beni chi le toccava con venerazione, perché sono le mani di cui si serve Gesù Cristo.

Padre Pio da Pietralcina cercava di baciare con amore le mani di qualche Sacerdote, arrivando addirittura ad afferrale di sorpresa.

Il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo non ammetteva che un Sacerdote potesse negargli la carità di fargli baciare le mani.

Nella vita di Sant’Ambrogio, Vescovo di Milano, si legge che un giorno, appena celebrata la Santa Messa, il Santo fu avvicinato da una donna paralitica che voleva baciargli le mani; la poveretta riponeva una grande fede in quelle mani che avevano consacrato l’Eucarestia e fu guarita all’istante.

Noi chissà cosa ci inventiamo, a cosa andiamo a pensare per avere i miracoli, quando, se noi riflettessimo sulle realtà che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, sarebbe più che sufficiente.

Quante volte mi hanno chiesto: «Padre, organizzi pellegrinaggi per andare in Terra Santa»; io non sono mai stato in Terra Santa e, con tutto il rispetto per chi ci va, io non ho mai organizzato un pellegrinaggio e all’oggi non ho nessuna intenzione di organizzarlo, non ho proprio nessuna intenzione di andare in Terra Santa.

Voi direte: «Padre, perché?»

Semplice! Perché mi viene in mente quello che disse un altro ragazzo in procinto di santità, Carlo Acutis, nostro concittadino perché abitava a Milano, morto giovanissimo, innamorato dell’Eucarestia, un ragazzo che ha offerto la sua vita per il Papa e per il bene della Chiesa.

Questo ragazzo, molto bello, molto semplice, in questo libro bellissimo, al papà che gli diceva, perché era stato promosso a scuola: «Ti regalo, come dono di promozione, un viaggio in Terra Santa», rispose: «Papà, io non ho bisogno di andare in Terra Santa, non mi serve andare in Terra Santa, perché in Terra Santa ci sono tutti i luoghi di Gesù ma Gesù non c’è più; sono tutti luoghi che mi ricordano Gesù ma che non mi danno Gesù. È bello essere là sul Monte Tabor, oppure è bello essere là sul Calvario, sì, vedo le pietre dove è stato Gesù, ma Gesù non c’è».

Il papà allora gli disse: «Ma Carlo, allora, che regalo vuoi?»

E lui rispose: «Io voglio solo andare nelle chiese a trovare Gesù nel tabernacolo, perché lì Gesù è vivo e presente».

Non c’è bisogno di andare tanto lontano, sapete, è sufficiente andare dove il Signore ci aspetta e ci chiama.

Invece di lasciarLo sempre solo, andiamo a trovarLo nel tabernacolo, stiamo presso di Lui, ascoltiamo il Suo richiamo, non rendiamo vana la presenza di Gesù nell’Eucarestia, che costantemente, come dice Sant’Alfonso, ci attende e ci chiama di giorno e di notte nel tabernacolo, nell’Ostia Santa.

A Benevento, una donna paralitica da quindici anni chiese a Papa Leone IX di poter bere l’acqua da lui adoperata durante la Santa Messa per l’abluzione delle dita, una volta si faceva anche questo…

Il Santo Papa accontentò l’inferma in questa richiesta umile, come quella della Cananea che chiese a Gesù le briciole che cadono dalla mensa dei padroni, e appena bevve quell’acqua di purificazione delle dita, questa donna fu immediatamente guarita.

Concludo con questa bellissima espressione del Santo Curato d’Ars, sentite che parole, che fede: “Se io incontrassi un Sacerdote e un Angelo, saluterei prima il Sacerdote e poi l’Angelo. Se non ci fosse il Sacerdote, a nulla gioverebbe la Passione e la Morte di Gesù. A che servirebbe uno scrigno ricolmo d’oro quando non vi fosse chi lo apre? Il Sacerdote è la chiave dei tesori celesti”.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Mercoledì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (Giac 4,13-17)

Non sapete quale sarà domani la vostra vita. Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà».

Ora [mi rivolgo] a voi, che dite: «Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni», mentre non sapete quale sarà domani la vostra vita! Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare.

Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello». Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo.

Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 48)

Rit: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Ascoltate questo, popoli tutti,

porgete l’orecchio, voi tutti abitanti del mondo,

voi, gente del popolo e nobili,

ricchi e poveri insieme.

Perché dovrò temere nei giorni del male,

quando mi circonda la malizia

di quelli che mi fanno inciampare?

Essi confidano nella loro forza,

si vantano della loro grande ricchezza.

Certo, l’uomo non può riscattare se stesso

né pagare a Dio il proprio prezzo.

Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:

non sarà mai sufficiente

per vivere senza fine e non vedere la fossa.

Vedrai infatti morire i sapienti;

periranno insieme lo stolto e l’insensato

e lasceranno ad altri le loro ricchezze.

Canto al Vangelo (Gv 14,6)

Alleluia, alleluia.

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore.

Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Alleluia.

VANGELO (Mc 9,38-40)

Chi non è contro di noi è per noi.

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».

Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

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