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La dignità del Sacerdote

Gesù e il Sacerdote

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia del 20 maggio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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La dignità del Sacerdote

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Continuiamo in questi giorni, come abbiamo detto, la preparazione alla Solennità del Corpus Domini, riflettendo, con l’aiuto dei Santi, sulla figura del Sacerdote, sulla realtà del Sacerdote.

Perché è importante riflettere su questa figura?

È importante riflettere perché il Sacerdote, come vedremo, aiuta a comprendere meglio la Parola di Dio, ad annunciarla, aiuta a farla diventare Parola di tutti i giorni, e quanto mai oggi abbiamo bisogno di questo!

La Parola del Vangelo, che abbiamo ascoltato quest’oggi, è quanto mai attuale.

San Giovanni il Battista perde la testa per la fedeltà a questa Parola, perché non ha rinunciato a dire la verità, a chiamare adulterio, l’adulterio, così come lo ha definito Gesù in modo tanto chiaro ed inequivocabile.

Allora, anche noi dobbiamo imparare ad amare questa verità e saperla annunciare.

Il Santo Curato d’Ars scrive così: “Solo in Cielo si misurerà tutta la grandezza del Sacerdozio; se già sulla terra lo si intendesse, il Sacerdote morirebbe non di spavento ma di amore. Dopo Dio, il Sacerdote è tutto”.

Cosa vuol dire questa espressione?

Vuol dire che, come abbiamo visto nei giorni scorsi, quando una persona, quando un giovane viene chiamato al Sacerdozio, viene rivestito di una dignità particolare, come vedremo anche adesso. Questa dignità è una dignità tutta divina, che abilita il Sacerdote a compiere nel popolo di Dio tutti i Sacramenti, a darci soprattutto l’Eucarestia, il perdono di Dio; per questo il Santo Curato d’Ars dice che, dopo Dio, il Sacerdozio è tutto, perché è ciò che rende Dio presente e visibile.

Scrive San Bernardo: “Il Sacerdote, per natura, è come tutti gli altri uomini; per dignità, è superiore a qualsiasi altro uomo della terra; per condotta, deve essere emulo degli Angeli”.

Il Servo di Dio Don Edoardo Poppe, sacerdote mirabile, scrive: “Il Sacerdozio è croce e martirio”.

Nei prossimi giorni vi leggerò alcune espressioni del Servo di Dio Don Oreste Benzi, tanto famoso, futuro Beato, futuro Santo dei nostri tempi. Tutti lo abbiamo visto in televisione, ancora vivente, e scrive delle parole incredibili e bellissime, lui, che è stato in mezzo a tutta la povertà più povera del mondo, ai confini non della Chiesa, oltre, ai confini dell’umanità, in mezzo alle prostitute, in mezzo a tutti i poveri della terra, i poveri veramente delle periferie della nostra città.

Lui scrive sul Sacerdozio parole che echeggiano molto queste dei Santi.

Se ciascuno di noi riflettesse di più su queste verità di fede, perché sono verità di fede, probabilmente la nostra vita, tutta, di Sacerdoti, di laici, di Religiosi, di Consacrate, assumerebbe un volto nuovo e diverso.

Don Oreste in quel testo scrive: “Abbiamo desacralizzato la figura del Presbitero”, e lui dice: «I giovani e gli uomini non hanno bisogno di un Prete in jeans e pullover, ma hanno bisogno di un Sacerdote che porti loro il mistero di Dio». Parole bellissime.

Quindi, questa croce e questo martirio si realizza nella misura in cui il Sacerdote esercita il suo ministero, per questo ci stiamo preparando alla Solennità del Corpus Domini.

Uno dice: «Oh…ma mancano ancora due domeniche…»

Sì, certo…se dovessero mancare ancora dieci anni, non sarebbero sufficienti a prepararsi degnamente a quella solennità, che noi così troppo superficialmente affrontiamo, come se fosse una cosa data!

Sapete, tanto la Solennità del Corpus Domini sappiamo tutti che cos’è…

Invece, non sappiamo niente, perché, se noi sapessimo che cos’è la Solennità del Corpus Domini, saremmo già santi.

Purtroppo, siamo così superficiali e così ignoranti nelle cose di Dio, che affrontiamo realtà sublimi, come quella dell’Eucarestia, come se niente fosse.

San Pio da Pietralcina scrive (bellissima questa frase): “Il Sacerdote o è un Santo o è un demonio”. Il Sacerdote o santifica o rovina.

Quale disastro incalcolabile non provoca il Sacerdote che profana la sua vocazione con un comportamento indegno o addirittura la calpesta, rinnegando il suo stato di consacrato ed eletto del Signore”.

Mia nonna, che non aveva la sapienza del Santo Curato d’Ars e neanche di San Pio da Pietralcina, (siccome una volta sono tornato a casa da scuola e mi ero un po’ lamentato del coadiutore, perché, da ragazzi, sapete, magari non ci capisce, e quindi parlavo un po’ male di lui), dopo avermi ascoltato, mi disse: «Ricordati, Giorgio, i Sacerdoti sono come il carbone: se sono accesi, bruciano; se sono spenti, sporcano. Tu, non toccarli mai!»

Questo detto popolare riassume molto bene quanto dice San Pio da Pietralcina.

Noi abbiamo bisogno di Sacerdoti santi, di Sacerdoti profondamente innamorati della loro vocazione, coscienti, consapevoli del ministero a loro affidato, come viene detto loro nel giorno dell’Ordinazione, Sacerdoti che ci conducano a Dio e che conducano Dio a noi, Sacerdoti che ci costringano con la loro vita a una continua penitenza, a una continua vita riformata.

Il Santo Curato d’Ars versava lacrime abbondantissime (così scrivono di lui), pensando alla disgrazia dei sacerdoti che non corrispondono alla santità della loro vocazione.

Padre Pio da Pietralcina ha descritto visioni angosciose sulle sofferenze spaventose di Gesù, per colpa dei Sacerdoti indegni e infedeli.

Tutti ricordiamo come Santa Teresa di Gesù Bambino, prima di morire, fece la sua ultima Comunione per questa sublime intenzione: ottenere il ritorno di un Sacerdote traviato, che aveva rinnegato la sua vocazione, e si sa che quel Sacerdote morì pentito invocando il Nome di Gesù.

Così anche Santa Teresa d’Avila; c’è, in un capitolo della sua Vita, tutta una sezione dedicata all’incontro con un Sacerdote indegno, che lei, attraverso la preghiera e attraverso l’influenza benefica che aveva su di lui, riuscì a convertire e a strappare da una vita assolutamente indegna.

Il Venerabile Carlo Giacinto scrive così: “O cara Vergine Maria, presta il Tuo Cuore a quel Sacerdote, affinché possa degnamente celebrare la Santa Messa!

Un altro esempio lo abbiamo in San Gaetano, il quale si preparava alla celebrazione della Santa Messa, unendosi così intimamente a Maria Santissima, che di lui si diceva: «Celebra la Santa Messa come se fosse Lei».

San Bonaventura, Dottore della Chiesa, scrive che ogni Sacerdote all’altare dovrebbe essere interamente identificato con la Madonna perché, come per mezzo di Lei ci è stato dato questo Santissimo Corpo, così per le Sue mani Lo si deve offrire a Dio Padre.

Chiediamo, quindi, quest’oggi, al Preziosissimo Sangue di Gesù, una rinnovata Effusione dello Spirito Santo; che lo Spirito Santo cambi i nostri cuori, che non siano più come quelli dei farisei, che Gesù dice essere duri di cuore e per questo non ricevono una informazione esatta sulla Legge di Dio.

Noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo, che cambi effettivamente la nostra vita e renda il nostro cuore docile alle verità di Dio, che tolga e strappi dal nostro cuore la superbia, la presunzione, la saccenza, la supponenza, la mormorazione, il parlar male di tutti, soprattutto dei presbiteri, che tolga dal nostro cuore tutti questi sentimenti brutti e faccia nascere in noi un vero sentimento, che è il sentimento della carità, che vuol dire dell’imitazione di Cristo, e faccia di noi quello che questi Santi hanno scritto, sia che siamo Presbiteri sia che non lo siamo.

Se siamo presbiteri, affinché siamo così, e se non lo siamo, preghiamo perché ci siano santi Sacerdoti nel popolo di Dio.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Venerdì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (Giac 5,9-12)

Ecco, il giudice è alle porte.

Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte.

Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.

Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 102)

Rit: Misericordioso e pietoso è il Signore.

Benedici il Signore, anima mia,

quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,

guarisce tutte le tue infermità,

salva dalla fossa la tua vita,

ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Non è in lite per sempre,

non rimane adirato in eterno.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,

così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

quanto dista l’oriente dall’occidente,

così egli allontana da noi le nostre colpe.

Canto al Vangelo (Gv 17,17)

Alleluia, alleluia.

La tua parola, Signore, è verità;

consacraci nella verità.

Alleluia.

VANGELO (Mc 10,1-12)

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.

Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».

Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

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