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I falsi profeti

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Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 22 giugno 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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I falsi profeti

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Innanzitutto, dopo aver ascoltato questa pagina del Vangelo, dobbiamo pregare, dobbiamo invocare ogni giorno lo Spirito Santo, e lo dobbiamo invocare tanto, e lo dobbiamo invocare spesso, perché non ci capiti mai la disgrazia di diventare falsi profeti.

Il Signore Gesù, in questo Vangelo, ci dice di stare attenti: «Guardatevi, state attenti ai falsi profeti», e, prima di pensare agli altri, che possono essere anche loro falsi profeti, dobbiamo pensare a noi.

L’imitazione di Cristo ci dice che dobbiamo sempre, prima di tutto, esaminare noi stessi; quindi, dobbiamo guardare a noi e guardare se per caso in noi non ci siano le tracce del falso profeta, che è una delle disgrazie più grandi che possa capitarci.

Cerchiamo un po’ di capire, di estrarre da questo testo cosa vuol dire essere un falso profeta.

Gesù rende questo concetto attraverso questo paragone, questa similitudine tra pecore e lupi.

Innanzitutto, noi siamo chiamati a purificare la nostra mente (appunto per questo serve lo Spirito Santo) per poter discernere.

È difficile, è difficilissimo distinguere un vero profeta da un falso profeta.

È molto difficile riuscire a vedere in noi i segni del falso profeta, o addirittura il nostro animo corrotto come quello di un falso profeta, e chiedere a Dio la conversione del cuore e della mente.

Allora, dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché, come dicevo, dobbiamo distinguere, perché noi uomini siamo troppo schiavi dell’apparenza.

Noi abbiamo la vista, che è uno dei cinque sensi molto importante del nostro corpo, ma i nostri occhi non sono come gli occhi di Dio, che vedono nel cuore dell’uomo, i nostri occhi vedono ciò che appare: io vedo questo libro, voi vedete la mia faccia, io vedo la vostra, ma voi non vedete il mio cuore, io non vedo la vostra anima, io vedo solamente il vostro volto.

Questo è un grande limite, ovviamente, perché non riusciamo subito, o comunque con facilità, a smascherare e a smascherarci, non riusciamo a distinguere la falsità dalla verità, perché la falsità si traveste, la falsità si camuffa, ciò che fino a ieri ci sembrava una cosa buonissima, improvvisamente ai nostri occhi si rivela essere una cosa terribile, una falsità appunto.

Allora, dobbiamo per questo chiedere lo Spirito Santo, perché innanzitutto la falsità non viva nel nostro cuore, affinché noi non siamo persone doppie, persone compromesse, persone corrotte, prima di tutto; secondariamente, perché il nostro sguardo sia capace di discernere, anche in chi ci sta intorno, questa cosa.

Gesù, però, ci dà un aiuto grandissimo con il paragone degli alberi da frutto e questo è un aiuto davvero molto grande, perché Gesù dice (faccio una parafrasi): «È vero che voi non riuscite a vedere il cuore dell’uomo, è vero che non si riesce a vedere cosa sta nell’anima di una persona, vero, però state molto attenti, guardando il libro della natura, che cosa si può imparare da questo libro che ha creato Dio».

Lui dice: «Se voi andate da un fico, voi non potete raccogliere le spine; se voi andate da un rovo, voi non potete raccogliere grappoli di uva; allora, guardate i frutti!»

I frutti che cosa sono?

I frutti sono le opere, i frutti sono le parole, i frutti sono il modo di comportarsi, i frutti sono le azioni, i frutti sono il nostro modo di colloquiare, soprattutto i frutti sono le nostre riflessioni. Questo noi lo possiamo vedere molto bene, perché noi abbiamo le orecchie, abbiamo una intelligenza, e non ci vuole tanto, se non onestà e principi di realtà.

Non ci vuole tanto a capire se una persona è onestà, se una persona è vera, se una persona è schietta, se una persona è coerente, se una persona è zelante, oppure se abbiamo davanti tutto il contrario, perché deve fare frutti, tutti noi facciamo frutti.

Se è una persona vera, farà frutti di vita.

Se è una persona falsa, farà frutti di morte.

Allora vengono fuori le mormorazioni, le calunnie, le diffamazioni, il cercare la propria gloria e non la gloria di Dio, la corruzione, le ingiustizie, le cattiverie, viene fuori tutta questa roba qui, come dice Gesù ai farisei: «Voi filtrate il moscerino e ingoiate il cammello».

San Paolo dice: «Queste sono le opere della carne, le invidie, le gelosie…»

Tutte queste cose brutte è chiaro che vengono fuori da un cuore corrotto, da un cuore falso, da un cuore ingiusto, brutto, cioè da un falso profeta; è esattamente quello che facevano gli scribi e i farisei nella diatriba con Gesù, oppure nell’Antico Testamento il popolo di Israele con i profeti che mandava Dio, pensate a Geremia, pensate ad Isaia, pensate al Profeta Daniele.

Gesù dice: «Vedete, voi, un tempo, uccidevate i veri profeti e tenevate presso di voi i falsi».

Poi, non scordiamo l’ultimo attributo: i falsi profeti sono lupi rapaci.

Già l’immagine del lupo è un’immagine inquietante, perché il lupo è furtivo, il lupo agisce nella notte, nel buio, il lupo ti prende alle spalle, il lupo si muove in gruppo, il lupo si nutre di sangue, il lupo uccide.

È per questo che Gesù dice: «State attenti», perché qui ne va di mezzo della nostra anima. Il rischio non è tanto che uccidono il corpo, perché, vabbè, prima o poi dobbiamo morire tutti, ma il problema è l’anima, è che, se non stiamo attenti, il rischio è che ci portino via l’anima, cioè che ci strappino l’anima dalla verità per portarla nella falsità, quindi insegnando dottrine perverse, come dice San Paolo, insegnando il contrario della verità, insegnando il contrario della giustizia, insegnando il contrario della devozione a Dio, insegnando il contrario della pietas, e via di seguito…

Non dimenticherò mai un fatto accadutomi due giorni prima di entrare in convento. Ero in metropolitana e da Milano mi dirigevo verso che Gorgonzola, dove abitavo, ed ero con mia mamma. Stavamo parlando del fatto che io di lì a poco sarei entrato in convento, e le dissi: «Mamma, non mi hai ancora detto niente! Che consiglio mi dai, adesso che entro in convento? Che indicazioni mi dici?»

Lei mi rispose così…

Mi ricordo ancora che, in quell’istante in cui mi disse questa frase, il treno si fermò a Cascina Gobba e rimase fermo tutto il tempo in cui lei mi parlò, poi ripartì; una cosa incredibile, una coincidenza molto bella. Lei mi disse: «Giorgio, ricordati bene questo: “Tu adesso entri in convento per servire Dio. O Lo servi bene o vattene. Non servire Dio male!”»

Basta, non mi disse altro.

Ecco, questa frase io non l’ho mai dimenticata, mi è sempre rimasta in testa, perché mi continua ogni volta a far pensare e a dire: «Di fronte a questo fatto, di fronte a questa situazione che la vita pone davanti a tutti noi, se ci fosse qui la mia mamma, cosa mi direbbe? Se la mia mamma vedesse che io sposo questa idea o che io vivo secondo questa logica, che cosa mi direbbe? Sto servendo fedelmente Dio? Sto mettendo dentro anima e corpo per servire Dio?»

Allora, io penso che sia meglio morire servendo Dio, che vivere tradendoLo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Mercoledì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (2Re 22,8-13;23,1-3)

Il re lesse alla presenza del popolo tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore e concluse l’alleanza davanti al Signore.

In quei giorni, il sommo sacerdote Chelkìa disse allo scriba Safan: «Ho trovato nel tempio del Signore il libro della legge». Chelkìa diede il libro a Safan, che lo lesse. Lo scriba Safan quindi andò dal re e lo informò dicendo: «I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l’hanno consegnato in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al tempio del Signore». Poi lo scriba Safan annunciò al re: «Il sacerdote Chelkìa mi ha dato un libro». Safan lo lesse davanti al re.

Udite le parole del libro della legge, il re si stracciò le vesti. Il re comandò al sacerdote Chelkìa, ad Achikàm figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Michèa, allo scriba Safan e ad Asaià, ministro del re: «Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro, mettendo in pratica quanto è stato scritto per noi». Il re mandò a radunare presso di sé tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. Il re salì al tempio del Signore; erano con lui tutti gli uomini di Giuda, tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo, dal più piccolo al più grande. Lesse alla loro presenza tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore. Il re, in piedi presso la colonna, concluse l’alleanza davanti al Signore, per seguire il Signore e osservare i suoi comandi, le istruzioni e le leggi con tutto il cuore e con tutta l’anima, per attuare le parole dell’alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo aderì all’alleanza.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 118)

Rit: Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti

e la custodirò sino alla fine.

Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge

e la osservi con tutto il cuore.

Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,

perché in essi è la mia felicità.

Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti

e non verso il guadagno.

Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,

fammi vivere nella tua via.

Ecco, desidero i tuoi precetti:

fammi vivere nella tua giustizia.

Canto al Vangelo (Gv 15,4.5)

Alleluia, alleluia.

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore;

chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluia.

VANGELO (Mt 7,15-20)

Dai loro frutti li riconoscerete.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.

Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

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