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“Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?” (1Cor 3, 3)

Discordia

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 31 agosto 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Testo della meditazione

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“Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?” (1 Cor 3, 3)

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

In questo mercoledì della XXII settimana del tempo ordinario, in questa Santa Messa, la liturgia della Parola, nella prima lettura, ci invita a riflettere su quanto noi siamo spirituali. Non possiamo dire e credere di essere spirituali, se portiamo dentro di noi il fermento della carne; e quando si parla di carne non si parla semplicemente dell’impurità o di tutto ciò che riguarda la sfera sessuale, della lussuria o di queste cose, anche, ma non solo.

In questo caso, San Paolo, in questo capitolo 3 della I Lettera ai Corinzi, richiama alla carne come segno dell’invidia, della discordia, e del sentirsi appartenere, del sentirsi uniti, non so in quale modo, ad un Apostolo piuttosto che all’altro, come se quell’Apostolo o quell’altro Apostolo fossero loro a far crescere la vita divina, che il Signore vuole seminare in noi.

Innanzitutto, dove c’è l’invidia e dove c’è discordia, non c’è spiritualità; dove c’è mancanza di carità, non c’è lo Spirito di Dio.

Se noi nel cuore abbiamo questi peccati, se noi nel cuore abbiamo queste tendenze, stiamo pur certi che non abbiamo una vita spirituale.

La vita spirituale richiede una lotta senza pietà contro ciò che va all’opposto della carità, in questo caso sono l’invidia e la discordia.

Tutto ciò che separa, tutto ciò che getta luce cattiva sugli altri, tutto ciò che crea malessere, divisione, tutto ciò che è segno di cattiveria, non sta con la vita spirituale, anche se noi ci illudiamo di sì.

Possiamo fare tutte le Messe che vogliamo, tutti i rosari che vogliamo, tutte le preghiere che vogliamo, ma se siamo seminatori di discordia, se seminiamo zizzania tra le persone, se siamo invidiosi degli altri, ecco, noi non abbiamo una vita spirituale.

Chi conta?

Chi è qualcuno nella nostra vita?

Solo Dio.

Capite che, se io faccio l’agricoltore e aro bene il terreno, preparo un seme buono, bello pulito, il migliore del mondo, lo semino, poi lo copro con la terra, poi gli metto il concime, poi lo riparo dagli uccelli che vengono a mangiarlo, poi lo irrigo, poi lo curo… non è detto che quel seme cresca e che nasca.

Tutte queste cose non sono servite a niente se il seme non germoglia; quindi, il punto della questione è il germogliare del seme.

Questo germogliare, questo far crescere, è solo opera di Dio.

È per questo che noi dobbiamo ricorrere frequentissimamente davanti all’Eucarestia a pregare Gesù, è per questa ragione.

Domani è il primo giovedì del mese, e Gesù, alla Beata Alexandrina Maria da Costa, chiede proprio la pratica dei “Primi sei giovedì del mese”, dove chiede la Comunione fatta con tanta umiltà e tanta devozione, con l’intenzione della riparazione, perché Lui dice: «Io sono abbandonato nell’Eucarestia. Io sono oltraggiato, io sono maltrattato o trattato con indifferenza o ricevuto in modo sacrilego».

Se noi ci illudiamo che basta stare vicino a qualche Prete o a qualche suora, o a non so chi, per poter crescere, ecco, allora siamo proprio illusi.

Queste mediazioni, dice San Paolo, sono importanti e riceveranno a suo tempo la loro ricompensa per aver lavorato bene, se hanno lavorato bene, ma chi conta è solo Dio.

Dobbiamo imparare a ringraziare Dio, perché Dio è il principio di tutto quello che accade di buono nella nostra vita.

Dobbiamo imparare a dire: «Dio, grazie!», ad avere una memoria grata verso Dio per i miracoli che compie continuamente, per la Sua Misericordia che continuamente ci viene incontro e che ci illumina sui nostri peccati, su tutto ciò che ci distanzia dal Signore.

Dice San Paolo (e sta parlando di sé stesso, che è un Apostolo): «Noi siamo collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio».

Noi Sacerdoti, noi tutti, collaboriamo con il Signore secondo il nostro stato di vita, per far sì che questo seme possa crescere, ma non cadiamo mai nella superbia di pensare che è opera nostra, che siamo noi che facciamo crescere negli altri l’opera di Dio.

Assolutamente questa è follia, è pazzia, è superbia, non dobbiamo mai pensare questa cosa!

Chiediamo, quindi, a San Giuseppe, la grazia di una grande umiltà, di farci vedere per quello che siamo, di avere sempre davanti a Dio e davanti agli uomini un atteggiamento molto umile, che vuol dire molto vero, di saper stare al nostro posto, di saper avere con Dio la giusta deferenza, che nasce dalla coscienza della Sua trascendenza.

Dio è Dio, noi no, noi siamo creature.

Quindi, questa differenza la si deve vedere nella vita, nei nostri atti di tutti i giorni. Dobbiamo avere un sacro rispetto di Dio e lo si deve vedere da come noi gestiamo anche i nostri pensieri e la nostra anima.

Che San Giuseppe interceda per noi!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

PRIMA LETTURA (1Cor 3,1-9)

Noi siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?

Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.

Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)

Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,

il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

Il Signore guarda dal cielo:

egli vede tutti gli uomini.

Dal trono dove siede

scruta tutti gli abitanti della terra,

lui, che di ognuno ha plasmato il cuore

e ne comprende tutte le opere.

L’anima nostra attende il Signore:

egli è nostro aiuto e nostro scudo.

È in lui che gioisce il nostro cuore,

nel suo santo nome noi confidiamo.

Canto al Vangelo (Lc 4,18)

Alleluia, alleluia.

Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione.

Alleluia.

VANGELO (Lc 4,38-44)

È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.

Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».

E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

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