Scroll Top

La porta stretta

LaPortaStretta

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 21 agosto 2016 (S. Messa del giorno).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La porta stretta

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

La domanda che viene posta a Gesù da questo tale, mentre Gesù sale a Gerusalemme, è la domanda che, non di rado, molti di noi si pongono e molti di noi pongono soprattutto in questo tempo storico, in questo tempo ecclesiale, la domanda sulla salvezza, la domanda sul Giudizio di Dio, la domanda sulla Sua Misericordia, la domanda sulla Sua Paternità, tutte domande che ci interrogano nel profondo e che ci turbano.

Ci turba, ci fa paura il pensiero del Giudizio di Dio, certo, perché noi non sappiamo come verremo giudicati, nel senso che non abbiamo qualcuno che ci dice come andrà; quindi, rimaniamo dentro a questa incertezza di non sapere esattamente che cosa sarà di noi.

In realtà, questa incertezza non è un’incertezza né sana né normale, la si respira, la si percepisce, la si sente, ma non è giusta.

La risoluzione veloce, la scorciatoia per risolvere questa incertezza, è quella di vendere tutto a basso costo, quindi, svendendo, capite che tutto è possibile. Però si svende la paccottaglia, si svendono le calze, non si svende il caviale. Il caviale non conosce un momento di svendita, non c’è il saldo del caviale, non esiste il saldo dell’oro, perché le cose preziose non si svendono.

Tu non vedrai mai fuori da Tiffany “Saldi di diamanti 3×2”, perché lì non fanno i saldi, non ci sono i saldi. Una cosa, quando è molto preziosa, non viene svenduta.

La via di soluzione del nostro turbamento interiore non è svendere il Paradiso, non è dire: «Ma sì, vabbè, dai, tanto Dio è buono, perdona tutti».

A parte che questo non è vero, e il Vangelo trasuda di sconfessioni di questa teoria, i Santi poi non ne parliamo, ma anche senza andare troppo a disturbare la teologia o l’esegesi biblica, è la nostra testa che ce lo dice, è l’esperienza di tutti i giorni.

Tutti noi abbiamo un papà, abbiamo avuto un papà e una mamma, non esiste nessuno qui che possa dire: «La mia mamma in tutta la mia vita non mi ha mai sgridato, il mio papà in tutta la mia vita non mi ha mai ripreso una volta, non mi hanno mai castigato, non mi hanno mai dato una sculacciata sul sedere».

Nessuno lo può dire… ma nessuno di noi mette in dubbio che, nonostante ci siano state queste cose, loro ci hanno amato e ci amano.

Perché su Dio dobbiamo proiettare un modello non reale?

Dio è Padre, lo dice la seconda lettura.

È chiaro che il Signore, da buon Padre, castiga, corregge, punisce coloro che Lui ama, ma questo non mette in discussione l’amore di Dio, anzi, ne è la prova.

Noi seguiamo un’idea di amore, che non è reale. Prima di non essere corretta teologicamente, non è reale, nessuno di noi ha fatto un’esperienza di amore così. Anzi, tutti abbiamo fatto una esperienza di amore che è scritta nella seconda lettura, di essere amati, corretti, castigati, puniti, richiamati e tutto quello che c’è scritto, e per questo amati.

La soluzione di questo dissidio, di questa sofferenza interiore, quindi, dove sta?

Non sta nel Paradiso a basso costo, non sta nella svendita del Paradiso, che vuol dire dell’amicizia, dello stare con Dio per sempre, ma sta in una vita santa, ecco, questa è la soluzione!

Se vogliamo avere la coscienza in pace, se vogliamo intessere qui su questa terra, già una vita di comunione con Dio, dove il Paradiso dopo la morte sarà il prolungamento definitivo di questa esperienza, siamo chiamati qui ad iniziare a vivere questa comunione con una vita santa, che non vuol dire essere già santi, ma vuol dire intessere con Gesù un rapporto di amicizia e di intimità vero, vuol dire cambiare, vuol dire convertirsi, vuol dire fare penitenza, vuol dire fare ascesi, vuol dire confessarsi con frequenza facendo confessioni vere, autentiche, piene di pentimento vero, vuol dire pregare.

Padre Pio da Pietralcina diceva che chi non prega non si salva. Se io non prego mai, come faccio a pensare di vivere una eternità con Dio?

Come faccio se non ho mai pregato?

Se Dio è sempre stato un peso, come faccio a stare con Lui per l’eternità?

La valutazione della nostra vita non si basa sul fatto che io ho fatto il bene o ho fatto il male e punto, ma si basa su questo grado di intimità con il Signore, cioè quanto io sto con Dio, quanto io permetto a Dio di cambiarmi la vita.

Se nel giro di cinque, sette, dieci anni, la nostra vita non è mai cambiata, le nostre abitudini sono sempre rimaste quelle e non si è mai messo dentro qualcosa di nuovo, di fatto noi non abbiamo incontrato il Signore.

Ecco perché Gesù dice: «Molti cercheranno di entrare, ma non vi riusciranno».

Quindi, se noi giriamo la frase, rispettando tutta la sua sintassi, vuol dire che molti resteranno fuori, molti cercheranno di entrare ma non ci riusciranno, quindi molti restano fuori, perché questa porta è stretta.

Non dobbiamo pensare e dire che la porta del Cielo è larga, perché è contro Gesù.

La porta del Cielo non è larga, è stretta.

Ci piacerebbe che fosse larga, certo, perché a noi piace vincere facile, ma di fatto è stretta e molti non riusciranno ad entrare. Queste sono le parole di Gesù, che chiedono a noi di interpellarci seriamente.

Quindi, quando entro in una porta stretta, è ovvio che devo rinunciare a tante cose, perché, se la porta è stretta, io non posso portarmi dentro una casa, non posso portarmi addosso dodici zaini, non posso portarmi addosso tanti ammennicoli.

Se è stretta non si porta niente, solo la pelle che si ha addosso.

Vuol dire che per entrare in Cielo, tanta roba devo lasciarla fuori, se non voglio restare fuori anche io, e la devo realmente cercare questa porta. Non è sufficiente pensare e dire: «Noi abbiamo mangiato e bevuto in Tua presenza».

Non vi viene in mente l’Eucarestia?

Noi abbiamo mangiato e bevuto…

Noi diciamo: «Noi siamo a Messa sempre alla domenica…»

Lui dice: «Non so di dove siete».

Sono frasi reali.

Tu di dove sei?

Sarebbe bello che noi iniziassimo questo anno nuovo con questa domanda interiore: «Io di dove sono?»

Voi capite che, questa domanda: «Tu di dove sei?», porta in sé una domanda implicita ancora più radicale, che è: «Tu di chi sei?», perché il tuo “dove” dice la tua identità, è lì che costruisci la tua storia.

Il dove tu sei, dice tu chi sei.

Tu di chi sei?

Tu a chi appartieni veramente? La tua vita di chi è?

La tua anima di chi è? Il tuo cuore di chi è?

Hai dato veramente il tuo cuore a Dio?

Chiediamo al Signore questa grazia grande, di non seguire tutta questa gente che svende il Paradiso.

Vedete che poi, infatti, c’è scritta quest’altra cosa bella: «Verranno da oriente, da occidente, da settentrione, da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio».

È bella questa cosa!

La porta è stretta per tutti, e quelli che vi entreranno, tutti potranno, una volta entrati, sedere a questa mensa, anzi, gli ultimi, molti degli ultimi, saranno i primi.

Gli ultimi in che senso?

Vedete, non secondo la nostra logica gli ultimi saranno i primi, però sta a noi.

Che il Signore ci conceda la grazia di non essere là, dove è pianto e stridore di denti.

Il dove sei oggi, sarà esattamente uguale a dove sei domani.

Se tu oggi sei lontano da Dio, tu già oggi sei nel pianto e nello stridore di denti, non c’è bisogno di spiegare troppo, perché lo sentiamo dentro.

Quando noi non siamo in pace con Dio, noi sentiamo il cuore che si spacca, noi lo sentiamo.

Possiamo ingannare tutti, possiamo raccontarcela, dirci tutte le storie che vogliamo, tutte le ideologie del mondo, ma dentro, quando siamo al buio nella nostra stanza, dentro nell’anima, noi lo sentiamo se siamo o non siamo fuori posto, se siamo già in mezzo allo stridore dei denti.

Allora usiamo la Misericordia di Dio, qui, sulla terra, adesso, finché siamo in tempo e, se sentiamo che il nostro “dove” non è il Cuore di Cristo, andiamo da Gesù, chiediamo veramente perdono e cominciamo con Lui una vera storia d’amore, che duri per sempre.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

 

Letture del giorno

Prima lettura

Is 66,18-21
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.

Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

Salmo responsoriale

Sal 116

Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Seconda lettura

Eb 12,5-7.11-13
Il Signore corregge colui che egli ama.

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Canto al Vangelo (Gv 14,6)

Alleluia, alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia.

Vangelo

Lc 13,22-30
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Post Correlati