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“Beati voi, quando gli uomini vi odieranno” (Lc 6, 22)

Beatitudini3

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 7 settembre 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

“L’anima che Dio espone agli occhi del pubblico deve prepararsi ad essere martire del mondo: anche se al mondo non vuole morire, la farà morire lui. E questo è l’unico merito che io gli riconosco, cioè di non perdonare ai buoni alcun difetto, ma di obbligarli a correggersi a forza di mormorazioni. Ora se uno non è perfetto, gli occorre più animo per divenirlo che non per subire un rapido martirio, perché senza una grazia speciale di Dio, la perfezione non si acquista che a poco a poco, mentre il mondo appena vede uno deciso per quel cammino, esige subito che sia perfetto e scopre lontano le mille miglia ogni sua piccola mancanza, che forse può anche essere virtù. Ma siccome in lui tal mancanza proverrebbe da vizio, giudica gli altri da se stesso e ne pronuncia la condanna.

Secondo il mondo, quelli che tendono alla perfezione non dovrebbero né mangiare né dormire e neppure respirare, per così dire. Più li stima, più sembra dimenticare che dopo tutto sono ancora di carne, e che per quanto possano essere perfetti e spregiatori di ogni cosa terrena, tuttavia vivono ancora sulla terra e ancora soggetti alle sue miserie. Perciò essi hanno bisogno di grande coraggio, perché hanno appena cominciato a camminare e già si pretende che volino; non hanno ancora vinte le passioni, e già si esige che, messi in difficili occasioni, si diportino così perfettamente come si legge di alcuni santi confermati in grazia.

Che pena, mio Dio, di quello che essi devono soffrire! Ed è appunto per questo, per non saper reggere a tante pretese, che molti tornano indietro! E così anch’io avrei fatto se la misericordia del Signore non mi avesse sostenuta. Come sa anche lei, Padre mio, fino a quando Egli non si è degnato d’intervenire, la mia vita non fu che un cadere e risorgere.

Vorrei sapermi spiegare perché credo che molte anime cadano in errore pretendendo di volare prima che il Signore dia loro le ali. Mi pare di aver già portato altrove questo paragone, ma vien bene anche qui, e ne dirò qualche cosa per quelle anime che a causa di questo vedo molto scoraggiate. Esse cominciano con grande fervore e desiderio, assolutamente decise a progredire in virtù. Anzi, quanto all’esterno, alcune per amore di Dio han già tutto abbandonato, ma si scoraggiano appena vedono cose di maggior perfezione concesse da Dio a chi è più innanzi e che da soli noi non possiamo raggiungere, oppure appena leggono nei libri di orazione e contemplazione che per salire a tanta dignità si devono fare delle cose che esse non hanno la forza di praticare. Quei libri, per esempio, insegnano di non curarsi se alcuno dice male di noi, ma di goderne, anzi, più che di una lode; di non stimare l’onore, di staccarsi dai parenti fino a sentir disgusto di star con essi se non sono di orazione, ed altre cose del genere che, a mio parere, sono un puro dono di Dio, perché soprannaturali o contrarie alle nostre inclinazioni naturali. Se quelle anime non possono subito far tanto, non si affliggano, ma confidino in Dio, e anch’esse col suo aiuto potranno mettere in opera quello che ora hanno soltanto nel desiderio, purché continuino nell’orazione e facciano da parte loro tutto quello che possono. Importa molto per la nostra debolezza sostenerci con grande confidenza, né mai lasciarci scoraggiare, persuadendoci che, volendolo, possiamo uscirne con vittoria.”

(S. Teresa di Gesù, Vita scritta da lei stessa, Cap 31, n.17, n.18)

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

“Beati voi, quando gli uomini vi odieranno” (Lc 6, 22)

Sia lodato Gesù Cristo. 

Questo capitolo 6 del Vangelo di San Luca, queste beatitudini, fanno riflettere ciascuno di noi su come sta impostando la sua vita. 

In particolare modo vorrei soffermarmi sulla beatitudine dove Gesù usa più parole, che è quella in cui dice: 

“Beati voi quando gli uomini vi odieranno, vi metteranno al bando, vi insulteranno, disprezzeranno il vostro nome come infame a causa del figlio dell’uomo”. 

Qui, Gesù non fa sicuramente riferimento solo alla persecuzione che uno subisce quando testimonia Gesù. Cioè possiamo pensare al martirio di sangue di tutti quei santi cristiani che per amore di Gesù sono morti, fisicamente morti, a causa della loro fede.

Sicuramente fa riferimento a loro, certamente in modo molto diretto e molto esplicito. Però non solo a loro perché, forse, a noi non capita tutti i giorni di avere una persecuzione così violenta, ma ci capita un altro genere di persecuzione, altrettanto violenta, ma non connotata dal sangue fisico. 

E allora, ci viene in aiuto, per capire questo tipo di persecuzione S. Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa, la quale ha vissuto questo tipo di persecuzioni violente, ma non cruente fino al sangue, a persecuzioni terribili, per amore di Gesù. Lei ci parla di un tipo di persecuzione che capita a moltissimi di noi, molto consueta. 

Al capitolo 31 del libro della Vita, paragrafo 17, lei scrive: 

L’anima che Dio espone agli occhi del pubblico deve prepararsi ad essere martire del mondo: anche se al mondo non vuole morire, la farà morire lui”. 

Quando noi iniziamo un cammino di vita cristiana, se poi abbiamo qualche responsabilità nella Chiesa ancora di più, noi di fatto veniamo esposti agli occhi del mondo. Tutti ci guardano. È sufficiente cominciare a vivere in un certo modo, a farsi il segno della Croce prima di mangiare, dirci cristiani, parlare di Gesù, essere fedeli alla purezza, essere fedeli all’umiltà, essere fedeli al rigore, all’ordine, subito veniamo adocchiati, perché si è diversi. E lei dice: si prepari a morire. 

“E questo è l’unico merito che io gli riconosco [al mondo], cioè di non perdonare ai buoni alcun difetto, ma di obbligarli a correggersi a forza di mormorazioni. Ora se uno non è perfetto, gli occorre più animo per divenirlo che non per subire un rapido martirio, perché senza una grazia speciale di Dio, la perfezione non si acquista che a poco a poco, mentre il mondo appena vede uno deciso per quel cammino, esige subito che sia perfetto e scopre lontano le mille miglia ogni sua piccola mancanza, che forse può anche essere virtù. Ma siccome in lui tal mancanza proverrebbe da vizio, giudica gli altri da se stesso e ne pronuncia la condanna.”

Cioè, appena uno inizia un cammino di fede, viene messo sotto microscopio elettronico e viene vista in filigrana ogni più piccola minuzia.

Lei dice che addirittura pensano difetto anche quella che può essere una virtù, cioè, son talmente lì addosso, che vedono anche quello che non c’è. E le mormorazioni partono che è un piacere. Ma siccome in chi giudica, in chi vede anche il vizio e il male dove non c’è, tale mancanza proverrebbe dal vizio, “giudica gli altri da se stesso e ne pronuncia la condanna”. Quante volte noi ci mettiamo a giudicare gli altri, sparando sentenze, vedendo il male dove non c’è, e in quella maniera, quando noi parliamo male degli altri facciamo la confessione pubblica dei nostri peccati, perché diciamo cosa noi portiamo dentro, perché chi dentro non ha il male, non lo può vedere negli altri se non c’è.

Secondo il mondo, quelli che tendono alla perfezione non dovrebbero né mangiare né dormire e neppure respirare”, scrive S. Teresa.

“Più li stima, più sembra dimenticare che dopo tutto sono ancora di carne, e che per quanto possano essere perfetti e spregiatori di ogni cosa terrena, tuttavia vivono ancora sulla terra e ancora soggetti alle sue miserie”.

Cioè, Santa Teresa dice: “ma cosa pretendi?”. Certo, sei incamminato nella via della santità, ma questo non vuol dire che hai cessato di essere un uomo. Cioè, tutta la fragilità della sua umanità è lì dov’è. Non siamo ancora in cielo. E ci si scandalizza, si pensa che queste persone, lei dice, addirittura non devono nemmeno respirare, devono essere talmente perfette che non devono neanche respirare, come gli Angeli.

Questa è l’assurdità… vedete quanta disumanità c’è nel mondo e quanta umanità c’è invece nella santità di Dio, che sa benissimo che queste miserie fanno parte dell’umanità.

 “Perciò essi hanno bisogno di grande coraggio, perché hanno appena cominciato a camminare e già si pretende che volino; non hanno ancora vinte le passioni, e già si esige che, messi in difficili occasioni, si diportino così perfettamente come si legge di alcuni santi confermati in grazia. Che pena, mio Dio, di quello che essi devono soffrire!”

Si pretende l’impossibile. Come pretendere che un bambino di tre anni, si metta a fare il trampolino. Cioè, cose incredibili veramente!

“Ed è appunto per questo, per non saper reggere a tante pretese, che molti tornano indietro!”

Cioè uno si sente talmente pressato, talmente giudicato, talmente squadrato, guardato, mormorato e calunniato che uno dice “no, ma io non ce la faccio, torno ad essere il mediocre di prima, quello che fan tutti, così non mi rompe più l’anima nessuno”.

Queste cose le facciamo noi e non le fanno le prostitute o chissà chi! Questa mondanità di cui parla S. Teresa è la mondanità che ci portiamo dentro di noi, credenti cattolici, e prima di tutto siamo noi che mettiamo gli aghi nella carne ai fratelli nella fede che camminano più di noi, che camminano avanti a noi. Siamo noi che appena vediamo qualcuno che non è secondo il nostro pelo, immediatamente reagiamo come se avessimo visto il demonio. Siamo noi che sappiamo fare queste cattiverie, perché queste cose ci danno fastidio. Vedere uno che si è incamminato in un certo modo nella via di Dio, che prega, che va a confessarsi,… subito gli siamo addosso perché… “Non vorrà mica essere Santo? Ma cos’è tutta questa cosa di essere diverso dagli altri? Cosa vuol dire? Ma non lo fa nessuno…”

E allora? Non lo fa nessuno ma lo faccio io. Io non sono gli altri, sono io e ad ognuno di noi Dio chiede qualcosa di diverso. Questo modo uniformante e livellante di intendere la fede e la vita cristiana!

“E così anch’io avrei fatto se la misericordia del Signore non mi avesse sostenuta.”

 Lei dice, parlando di queste persone: 

Esse cominciano con grande fervore e desiderio, assolutamente decise a progredire in virtù. Anzi, quanto all’esterno, alcune per amore di Dio han già tutto abbandonato, ma si scoraggiano — questo è il rischio che corrono queste persone che vogliono vivere in santità — appena vedono cose di maggior perfezione concesse da Dio a chi è più innanzi e che da soli noi non possiamo raggiungere, oppure appena leggono nei libri di orazione e contemplazione che per salire a tanta dignità si devono fare delle cose che esse non hanno la forza di praticare. Quei libri, per esempio, insegnano di non curarsi se alcuno dice male di noi, ma di goderne, anzi, più che di una lode; di non stimare l’onore, di staccarsi dai parenti fino a sentir disgusto di star con essi se non sono di orazione, ed altre cose del genere che, a mio parere, sono un puro dono di Dio, perché soprannaturali o contrarie alle nostre inclinazioni naturali. Se quelle anime non possono subito far tanto, non si affliggano, ma confidino in Dio, e anch’esse col suo aiuto potranno mettere in opera quello che ora hanno soltanto nel desiderio, purché continuino nell’orazione e facciano da parte loro tutto quello che possono.” 

Da una parte c’è questa mondanità che ti schiaccia, perché pretende che tu sia Santo subito, dall’altra, tu leggi qualcosa nei libri, o senti un’omelia e un non so che cosa, e dici o vedi uno che è più avanti di te e dici: “ma io, sono ancora lì e vorrei fare chissà quale digiuno, chissà quale distacco dal mondo e non ci riesco. Vorrei vivere la purezza come S. Tommaso d’Aquino, con la sua famosa “Milizia Angelica” (di cui vi parlerò un giorno). E anche a me piacerebbe far parte di questa “Milizia Angelica”, vivere con il cingolo di S. Tommaso. Insomma, tutte queste belle cose, bellissime. Non ci riesco”

S. Teresa dice: “Ma stai calmo, ma cosa ti agiti, ma cosa pretendi? Va bene, lo desideri? Questa è una cosa bella, ma sei piccolino, sei ancora all’inizio, quindi sii umile. Vuol dire che ancora il Signore ti sta preparando per quel dono che ti fa desiderare”.

E tu, confida in Lui, affidati a Lui, non ti agitare inutilmente, non ti mettere in ansietà perché non sei ancora quello che vorresti essere. In tutto questo ci sta troppo amor proprio e troppa superbia. 

Quindi, chiediamo oggi a San Giuseppe la grazia di vivere convinti che il Signore ci sta sempre accanto, di offrire le persecuzioni che subiamo, che ci fanno crescere. Perché? Lei dirà più avanti che ci faranno crescere in virtù e di non pretendere ciò che adesso ancora non  possiamo fare. 

Il Signore, Gesù ci insegna grande umanità. Sempre….!

Sia lodato Gesù Cristo.

Letture del giorno

Mercoledì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (1Cor 7,25-31)

Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così com’è.

Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele.

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

SALMO RESPONSORIALE (Sal 44)

Rit: Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.
Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.

Canto al Vangelo (Lc 6,23)

Alleluia, alleluia.
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Alleluia.

VANGELO (Lc 6,20-26)

Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

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