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Ciclo di catechesi – “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi” – Lezione 3

Catechesi Eucarestia 2016-17

Catechesi di lunedì 19 settembre 2016

Ciclo di catechesi “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi”

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.

Scarica il testo della catechesi [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

LA SANTISSIMA EUCARESTIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA E NEI SANTI – LEZIONE 3

 

Siamo arrivati al cap VII del Concilio di Trento sulla Santissima Eucarestia.

Capitolo VII – Della preparazione necessaria per ricevere degnamente la santa Eucarestia.

“Se non è lecito ad alcuno partecipare a qualsiasi sacra funzione, se non santamente, certo, quanto più il cristiano percepisce la santità e la divinità di questo celeste sacramento, tanto più diligentemente deve guardarsi dall’avvicinarsi a riceverlo senza una grande riverenza e santità, specie quando leggiamo presso l’apostolo quelle parole, piene di timore: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve il proprio giudizio, non distinguendo il corpo del Signore (221).”

Vediamo di approfondire questa prima parte.

Quando si partecipa ad una funzione sacra, è diverso che andare al circo, dove può andare chiunque. Quando si partecipa ad una funzione sacra è necessario che lo si faccia Santamente. Vuol dire che tutta la mia persona, vita, pensiero, preparazione interiore, tutta la mia persona deve essere inserita in un percorso di santità che non vuol dire che sono già santo ma sono incamminato seriamente sulla santità, vuol dire che non sto prendendo in giro Dio, che non vado a fare qualcosa di sacro in modo distratto, in modo non consapevole, e soprattutto che non mi accingo alla sacralità della funzione sacra in modo profano, che vuol dire:

“non posso comportarmi in Chiesa come mi comporto fuori, non posso avere in Chiesa gli atteggiamenti che ho fuori.”

Ci deve essere qualcosa che dice che c’è una differenza, e che c’è una distanza rispetto all’essere in spiaggia a giocare a pallavolo, piuttosto che a un cinema all’aperto.

Per questo è richiesto un abbigliamento decoroso per esempio, non perché la Chiesa, i sacerdoti o Gesù stesso sia sessuofobo o abbia complessi contro il corpo che ha creato Lui, non perché c’è una svalutazione del corpo, tutt’altro, ma il mio corpo, insieme ad altri aspetti, deve dire che in quel luogo io non posso entrare come quando vado in spiaggia, o al bar, o dalla parrucchiera, non entro in Chiesa con l’auricolare con la musica che va, non entro in Chiesa a parlare al telefono perché non sono in piazza, questo lo posso fare in strada ma non in Chiesa.

Tutta la mia persona santamente deve dire che sta vivendo qualcosa di sacro in uno spazio sacro, perché la Chiesa è uno spazio sacro dove il primo diritto che deve essere rispettato è il Diritto Divino.

Non si parla mai del Diritto di Dio, si parla sempre di diritti nostri ma non dello Jus Divino. C’è un Diritto Divino, che soprattutto in un luogo sacro quale la Chiesa, deve essere rispettato. La Chiesa non è casa mia dove io entro mi metto dove voglio, come voglio, e faccio quello che voglio.

La Chiesa è la Casa del Padre Suo.

“Avete fatto del Padre Mio una spelonca di ladri” dice Gesù, e quindi li caccia via.

  • Perché li caccia via?

Li caccia via perché loro stanno compiendo un gesto o dei gesti, che sono assolutamente contrari a questa sacralità, come vendere per esempio.

“Quanto più il cristiano percepisce la santità e la divinità di questo celeste sacramento”

Ora bisogna chiedersi se noi percepiamo la Santità e la Divinità della SS Eucarestia.

  • Noi nell’anima, nel cuore, sia degli affetti, dell’amore, nella mente sia del pensiero, della volontà, della decisione, noi percepiamo la Santità e la Divinità della SS Eucarestia?
  • Chi ci vede entrare e stare e uscire dalla Chiesa, può dire che noi percepiamo la Santità e la Divinità dell’Eucarestia?
  • Chi ci vede avvicinarci all’altare a ricevere l’Eucarestia per fare la Comunione, può dire che noi siamo coscienti della Santità e della Divinità di questo Celeste Sacramento?

Se la risposta è No, stiamo al nostro posto, anzi, non entriamoci proprio, stiamo sui gradini e iniziamo un cammino, prima che di conversione, di conoscenza, perché dove c’è l’ignoranza non può esserci la conversione.

Se io non conosco Cristo, se non conosco la Legge di Dio, se non conosco la dottrina, tutta la mia fede, dice S.Giovanni della Croce, si fonda sul sentimento, non si fonda sulla Verità, e quindi non posso essere cosciente di ciò che non conosco. Non posso essere cosciente della Divinità dell’Eucarestia se non so che cos’è l’Eucarestia, se io non ho mai letto o studiato niente dell’Eucarestia, se non ho mai approfondito il tema dell’Eucarestia, se non mi pongo il problema dell’Eucarestia.

“Tanto più diligentemente deve guardarsi dall’avvicinarsi a riceverlo senza una grande riverenza e santità”

RIVERENZA E SANTITÀ

Oggi si vedono tante cose tranne che la riverenza e la santità.

  • Quando noi andiamo a ricevere la Comunione possiamo dire di vedere attorno a noi riverenza e santità?

Io di riverenza ne vedo molto poca, in certe occasioni quasi niente, vedo gente frettolosa, gente che quasi si spintona per andare a fare la comunione, come se bisogna andare a timbrare il cartellino per andare a fare la Comunione, non sembra di vedere delle persone che stanno pensando a ciò che stanno andando a ricevere e lo stanno facendo col massimo della riverenza possibile.

È necessaria una vita santa, è necessario un comportamento santo, è necessaria una grande riverenza.

  • Quale riverenza facciamo noi prima di accostarci all’Eucarestia?

Come vedremo, la Redemptionis Sacramentum, questo documento della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 2004, dice che:

“Prima di ricevere l’Eucarestia bisogna fare un gesto di riverenza”

Non lo fa nessuno, non si vede quasi nessuno fare un inchino, una genuflessione, niente, si va, si prende e si esce. Anzi si fa la Comunione, si assume la particola camminando, come quando io vado dietro ai carrozzoni di non so chi a prendermi i biscottini che mi buttano giù, come quando io da piccolino mi facevo pane e mortadella e camminando, uscivo per andare in cortile a correre, ma tra pane e mortadella e l’Ostia Consacrata, ci sta il mondo, l’infinito, l’Eterno, di differenza.

  • Come si fa a prendere la Comunione in mano e mentre vado al posto, assumo la particola? Questo vuol dire riverenza? Questo dice santità? Questo dice che io sto ricevendo il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo?

No, non lo dice. Il fedele deve assumere la particola davanti al Presbitero, non a lato.

  • Perché non a lato?

Perché non è un fatto personale ricevere l’Eucarestia, è un fatto ecclesiale, quindi l’Eucarestia tu la prendi davanti al sacerdote che deve essere testimone del gesto con il quale tu assumi l’Eucarestia, perché potresti profanarla e portartela via, non la prendi a lato con comodo, facendo le tue devozioni, no, la prendi lì, visto che tu dovresti prenderla in bocca e la dovresti prendere davanti a lui. Poi ci sono anche quelli che dicono: “Grazie” quando ricevono la Comunione.

Quando il Sacerdote dice “il Corpo di Cristo”, uno deve rispondere AMEN, che vuol dire: “Sì, sì, credo”

Come vedremo in questo anno, attorno al Corpo di Cristo c’è un’infinità di abusi, usi e costumi illeciti e spesse volte sacrilegi, certamente non riverenti. Non dimentichiamoci che ad ogni Comunione noi dobbiamo rendere conto a Dio, perché è il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo, sia che noi ne siamo coscienti, sia che noi non ne siamo coscienti e se ci accostiamo a qualcosa senza esserne consapevoli, peggio per noi.

  • La “santità” cosa vuol dire?

Lo vedremo poco più avanti, vuol dire che io devo essere in grazia di Dio, non posso fare la Comunione se sono in peccato mortale, non si può, prima ti devi confessare. Non mi accosto al Pane degli Angeli quando sono voncio, sporco, morto dentro. Quello è il pane della vita e un morto non lo può ricevere.

Il Sacramento dell’Eucarestia è definito Sacramento dei vivi, se tu sei morto devi andare a ricevere il Sacramento dei morti che è la Confessione, perché il peccato mortale uccide la Grazia Santificante in noi.

“L’apostolo infatti dice: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve il proprio giudizio (la propria condanna), non distinguendo il corpo del Signore (221).”

Attenzione bene, questo “indegnamente” fa riferimento al fatto della “non  coscienza”, cioè chi mangia e beve il Corpo e il Sangue di Cristo, non essendo cosciente di ciò che sta ricevendo, mangia e beve la propria condanna.

S.Paolo non stava pensando al peccato mortale o a chissà quale abominio, ma stava pensando:

“State attenti perché se voi non riconoscete Chi c’è lì, voi non mangiate la vita, voi mangiate la morte. Il Corpo di Cristo da Corpo di Vita si trasforma in Corpo di morte per voi.”

È una cosa tutt’altro che banale. Faccio comunione con Cristo se lo posso fare, se non sono in Grazia di Dio non lo posso fare, perché se no quel “Pane di vita” diventa “Pane di morte”.

“Chi, quindi, intende comunicarsi, deve richiamare alla memoria il suo precetto: L’uomo esamini se stesso (225). E la consuetudine della chiesa dichiara che quell’esame è necessario così che nessuno, consapevole di peccato mortale..”

  • Sapete vero la tre condizioni per fare un peccato mortale?

– Piena avvertenza

– Deliberato consenso

– Materia grave

Queste tre condizioni devo saperle, se non le so che cosa confesso?

  • Se non so come si fa a fare un peccato mortale come faccio a confessarmi? Confesso che cosa, le idee? Gli errori?

Andare a Roma per arrivare a Milano, non è un peccato, è un errore. Io non devo chiedere perdono a Dio degli errori, ma devo chiedere perdono a Dio dei peccati.

  • Se io non so che cos’è un peccato mortale, come faccio a confessarmi? Cosa vado a confessare i sentimenti? Le percezioni?

Devo ben sapere se sono in peccato mortale o quanto meno se ho commesso un peccato grave che a livello oggettivo mi esclude immediatamente dall’Eucarestia e mi chiama a confessarmi.

“Quell’esame è necessario così che nessuno, consapevole di peccato mortale, per quanto possa credere di esser contrito..”

  • Che differenza c’è tra contrizione e attrizione?

La contrizione è il dispiacere del peccato in quanto si offende Dio, è il pentimento dovuto all’Amore per Dio, la sofferenza prodotta in noi per aver offeso, mancato all’Amore di Dio, ed è il dolore perfetto.

L’attrizione è il dolore imperfetto ed è imperfetto perché nasce dalla paura di andare all’inferno, del castigo eterno. Non c’è perfezione nella paura. La perfezione sta solo nell’amore.

“Per quanto possa credere di esser contrito, nessuno debba accostarsi alla Santa Eucarestia (se è in peccato mortale) senza aver premesso la confessione sacramentale.”

La Comunione non la fai se sei in peccato mortale. Se non trovi il prete, aspetti, quando hai fatto il peccato dovevi pensarci meglio, lo sapevi che ti avrebbe escluso dall’Eucarestia, ma nulla ti abilita ad accostarti all’Eucarestia.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che se c’è una grave necessità posso accostarmi ma col proposito di confessarmi quanto prima. È molto difficile determinare una grave necessità.

  • In punto di morte?

Esatto.

Ma se c’è il prete che mi dà l’Eucarestia è presumibile che ci sia anche il prete che mi possa assolvere, ed è un problema arrivare in punto di morte con un peccato sulla coscienza. È un problema molto grave, io non rischierei in punto di morte a fare la Comunione se non c’è il sacerdote e sono in peccato mortale. Prima di accostarci all’Eucarestia dobbiamo esaminarci. Esaminare se stessi richiede tempo e richiede esercizio, l’esercizio dell’introspezione, dell’ascolto della coscienza. Quindi a Messa non si arriva 10 minuti prima, ma neanche un quarto d’ora prima, almeno mezz’ora prima per cominciare a fare mente locale delle mie ultime pasticciate fatte e chiedere allo Spirito Santo la Grazia di vedere quelle che neanche vedo.

Se ho il dubbio su qualcosa:

Sarà un peccato grave o no?”

Non mi accosto, non c’è dietro nessun orco con la forca che mi spinge a fare la Comunione, se sono nel dubbio non mi accosto, attendo e ne parlerò con un sacerdote.

“Il santo sinodo stabilisce che questa norma si debba sempre osservare da tutti i cristiani, anche da quei sacerdoti che sono tenuti per il loro ufficio a celebrare, a meno che non manchino di un confessore. Se poi, per necessità, il sacerdote celebrasse senza essersi prima confessato, si confessi al più presto.”

Disgrazia terrificante dover dire la Messa ed essere in peccato mortale. Noi mettiamo sempre le necessità posteriori:

Devo dire Messa”

  • Ma quando hai fatto peccato mortale non hai pensato che dovevi dire la Messa? Non ti è venuto in mente che dovevi celebrare la Messa?

E se voi dovete prepararvi 30 minuti prima, noi, molto tempo prima più di voi, anche noi abbiamo un doveroso bisogno di fare un esame di coscienza profondo, più del vostro, perché la nostra posizione nella celebrazione della S.Messa è molto diversa dalla vostra, e quindi questo richiede una Santità di vita maggiore.

Capitolo VIII – Dell’uso di questo ammirabile sacramento.

Quanto al retto e sapiente uso, i nostri padri distinsero tre modi di ricevere questo santo sacramento. Dissero, infatti, che alcuni lo ricevono solo sacramentalmente (la particola), come i peccatori. Altri solo spiritualmente, quelli, cioè che desiderando di mangiare quel pane celeste, loro proposto, con fede viva, che agisce per mezzo dell’amore (226), ne sentono il frutto e l’utilità. Gli altri lo ricevono sacramentalmente e spiritualmente insieme, e sono quelli che si esaminano e si preparano talmente prima, da avvicinarsi a questa divina mensa vestiti della veste nuziale (227).”

Tre modi:

“Alcuni lo ricevono Solo Sacramentalmente”

Coloro che si avvicinano indegnamente, prendono il Sacramento e non ha nessun effetto, se non l’effetto di morte, effetto di Grazia zero, perché se ricevo l’Eucarestia ma sono morto dentro, col peccato mortale faccio un sacrilegio e se sono distratto con la testa per aria, entra e non fa niente, “come i peccatori”, infatti.

“Altri solo Spiritualmente”

La famosa quasi sparita Comunione Spirituale, dove io vado a trovare Gesù nel Tabernacolo, faccio la Comunione Spirituale, non c’è nessun contatto Sacramentale con Gesù, non ricevo Gesù, ma pur non ricevendolo facciamo Comunione Spiritualmente.

Se gli sposi e i fidanzati ragionassero su quetsa forma di Comunione, quanto imparerebbero a stare insieme in modo diverso. Se si capisse e si spiegasse la castità prematrimoniale e matrimoniale da questo aspetto, da questo punto di vista, quanto sarebbero diverse le cose, come si vivrebbe diversamente lo stare insieme, e quale grande significato avrebbe l’essere un corpo solo, perché la Comunione non avviene solamente attraverso la vicinanza fisica, ma c’è anche una comunione spirituale che la precede. La Comunione Spirituale con Gesù, permette questo effetto di Grazia anche se io non lo ricevo Sacramentalmente.

C’è una bellissima preghiera di S.Alfonso Maria de Liguori, da recitarsi quando si entra in Chiesa e si sta davanti al Tabernacolo.

Preghiera:

Signor mio Gesù Cristo, che per l’amore che porti agli uomini, Te ne stai notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e di amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti, io Ti credo presente nel Sacramento dell’Altare. Ti adoro nell’abisso del mio niente, e Ti ringrazio di quante grazie mi hai fatte; specialmente di avermi donato Te stesso in questo Sacramento, e di avermi data per Avvocata la tua Santissima Madre Maria e di avermi chiamato a visitarti in questa chiesa. Io saluto oggi il tuo amantissimo Cuore ed intendo salutarlo per tre fini: primo, in ringraziamento di questo gran dono; secondo, per compensarti di tutte le ingiurie, che hai ricevuto da tutti i tuoi nemici in questo Sacramento: terzo, intendo con questa visita adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Tu sacramentato te ne stai meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore. Mi pento di aver per il passato tante volte disgustata la tua Bontà infinita. Propongo con la tua grazia di non offenderti più per l’avvenire: ed al presente, miserabile qual sono, io mi consacro tutto a Te: ti dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. Da oggi in avanti fai di me e delle mie cose tutto quello che ti piace. Solo ti chiedo e voglio il tuo santo amore, la perseveranza finale e l’adempimento perfetto della tua volontà. Ti raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima. Ti raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, Salvator mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del tuo amorosissimo Cuore e così uniti li offro al tuo Eterno Padre, e lo prego in nome tuo, che per tuo amore li accetti e li esaudisca. Così sia.

C’è un’altra bellissima preghiera quella insegnata dall’Angelo della Pace ai tre pastorelli di Fatima, una bellissima preghiera che loro recitavano continuamente, che l’Angelo gli faceva recitare davanti all’Eucarestia.

«Mio Dio io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano».

«Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Cuore Santissimo e del Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori».

  • Noi quando entriamo in Chiesa che preghiera diciamo? Ma diciamo una preghiera?

Dall’altare a volte si vede gente che entra in Chiesa, fa uno sgorbio che non è un Segno di Croce, una genuflessione che è abominevole, che sembrano gli inchini delle dame del 900 con la gamba storta e poi si piazzano seduti nelle panche.

  • E questi che preghiera hanno fatto? Che saluto hanno fatto a Gesù?

Quando si entra in Chiesa si fa il Segno di Croce fatto bene con l’acqua santa, si fa la genuflessione prima di entrare nella panca o nella sedia e appena entrati ci si mette in ginocchio perché siamo alla Presenza del Dio Vivente.

“Mosè, togliti i sandali, perché la terra sulla quale tu stai, è santa”

E Mosè si prostrò. Era davanti ad un Roveto che ardeva, che poi ha finito di ardere. Noi siamo davanti al Corpo di Cristo che non finisce di essere tale, mai.

La nostra veste nuziale, dice il Concilio, è questo esaminarsi e prepararsi, cioè quando io faccio bene l’esame di me stesso, l’esame di coscienza, e mi preparo alla S.Messa, io sto vestendo l’Abito Nuziale. L’abito nuziale richiede tempo.

  • E quando mi preparo per ricevere Gesù, come dovrei vestirmi?

Non è ovviamente il vestito esteriore, semplicemente, ma è proprio l’Abito Nuziale interno, fatto di conoscenza di sé e di preparazione.

“Nel ricevere la comunione sacramentale fu sempre uso, nella chiesa di Dio, che i laici la ricevessero dai sacerdoti”

Il Concilio di Trento sembra che è svanito nel nulla.

“E che i sacerdoti che celebrano si comunicassero da sé. Quest’uso, che deriva dalla tradizione apostolica, deve a buon diritto esser osservato.

Finalmente questo santo sinodo con affetto paterno esorta, prega e supplica, per la misericordia del nostro Dio (228), che tutti e singoli i cristiani convengano una buona volta e siano concordi in questo segno di unità, in questo legame di amore, in questo simbolo di concordia; e che, memori di tanta maestà e di così meraviglioso amore di Gesù Cristo, nostro signore, che sacrificò la sua vita diletta come prezzo della nostra salvezza, e ci diede la sua carne da mangiare (229), credano e venerino questi sacri misteri del suo corpo e del suo sangue con tale costanza e fermezza di fede, con tale devozione dell’anima, con tale pietà ed ossequio, da poter ricevere frequentemente quel pane supersostanziale (230), ed esso sia davvero per essi vita dell’anima e perpetua sanità della mente, cosicché, rafforzati dal suo vigore, da questo triste pellegrinaggio possano giungere alla patria celeste, dove potranno mangiare, senza alcun velo, quello stesso pane degli angeli (231), che ora mangiano sotto sacre specie.”

Vediamo passo per passo questo testo molto bello.

Qui si apre tutto il tema che affronteremo con la Redemptionis Sacramentum dei ministri straordinari dell’Eucarestia, come, dove, quando e perché, che senso ha questa funzione, questo ministero nella Chiesa, questo ruolo che loro svolgono, in che modo va esercitato, con quali limiti, si chiamano “straordinari”, non dimentichiamo questo termine, “straordinari”, non ordinari, non consueti, non sostitutivi del sacerdote.

Sono straordinari, il che vuol dire che ci sono delle situazioni precise che ne richiedono la presenza, ma devono essere situazioni straordinarie, perché se no non sono più i ministri straordinari ma ordinari.

Il ministro ordinario è il Sacerdote, è ordinato per questo, ma vedremo ampiamente questo argomento quando tratteremo la Redemptionis Sacramentum.

“Tutti e singoli i cristiani convengano una buona volta e siano concordi in questo segno di unità”

È proprio quello che non c’è, non c’è concordia in questo segno di unità, è l’Eucarestia è segno di unità.

Quando ho cominciato a dare la possibilità ai cristiani che lo chiedevano, di poter ricevere la Comunione in ginocchio e in bocca, e ce ne sono tanti di cristiani che desiderano questa cosa, che però non è data, ed è un diritto sacrosanto, la Redemptionis Sacramentum dice che è “un sacrosanto diritto del fedele laico, ricevere la Comunione in ginocchio e in bocca”, giustamente le persone anziane nel lontano 2008 quando ho cominciato a fare questa cosa, mi dicevano:

“Ma io che ho la protesi d’anca e ho 85 anni come faccio a mettermi in ginocchio sul pavimento, chi mi tira su più dopo. Non si può mettere un inginocchiatoio per inginocchiarci anche noi anziani?”

  • Perché gli anziani non devono avere questa possibilità?

Così ho messo il panchetto, non è aggressivo, non è feroce, non viene da pianeti alieni, non si muove, non morde, di solito non abbaia neanche, è tranquillo, sta fermo. Ma non c’è unità, perché quando ho cominciato a mettere questo panchetto si sono scatenate le porte dell’inferno. È venuto fuori il mondo per un panchetto!

“Ecco crea la divisione!”

“Un panchetto?”

“E’ successo che causa di una signora che si è messa in ginocchio quella dietro è caduta e si è spezzata le gambe!”

“Per un panchetto? Andare a fare la Comunione è un’avventura! Andare a fare la Comunione è un corso di sopravvivenza, parti e non sai se torni, perché tu vai a fare la Comunione e torni con le gambe spezzate, tutte e due, perché quello davanti ha ardito fare la Comunione in ginocchio!”

Delle cose di un fantasioso ho sentito!

“Fare la Comunione in ginocchio vuol dire creare una frattura nella comunità cristiana”

“Perché?”

“Perché tutti facciamo in un altro modo”

“E allora? Tu sei libero di farla in piedi e io in ginocchio. Che problema ti fa vedere una diversità? Non continuiamo a dire dalla mattina alla sera che la diversità è arricchente, è complementarietà, che la diversità permette la molteplicità dei carismi? Sono parole o le diciamo per ciò che interessa a noi? Se sono cose vere, allora lasciamole vivere, siamo nella diversità, dentro all’unità. Ma se io pretendo di trasformare l’unità nella uniformità, questa non è la Chiesa ma la setta. La setta vuole l’uniformità, la Chiesa non ha mai chiesto l’uniformità, ha sempre chiesto l’unità. Gesù chiede l’unità nella Chiesa.

Ut Unum sint

Affinché siano uno, non uniformi, perché ognuno ha la sua diversità.”

Oggi poter esercitare questa modalità di ricevere la Comunione può essere un problema.

Non è mai stato chiesto a nessuno di essere uniformi, è stato chiesto a tutti di essere uniti.

Altra frase:

“Cos’è quella cosa che ha messo Padre Giorgio?”

“Non hai mai visto 3 pezzi di legno che fanno un inginocchiatoio?”

Noi facciamo cose che spezzano la carità, ridicolizzano coloro che desiderano ricevere la Comunione in un modo diverso, che è il modo che è durato nella Chiesa per millenni, il modo con il quale ha fatto la Comunione S.Teresa, S.Giovanni della Croce, S.Pio da Pietrelcina, S.Giovanni Maria Vianney e tutti gli altri santi, hanno sempre fatto così loro per fare la Comunione.

Sul Tabernacolo di una Chiesa c’è una bellissima immagine dove si vede la Madonna in ginocchio che riceve l’Eucarestia da S.Giovanni Evangelista.

  • Chiediamoci: la Madonna quando faceva la Comunione, quando riceveva il Corpo di Suo Figlio, presente sacramentalmente lì, come la faceva?

“Sacrificò la sua vita diletta come prezzo della nostra salvezza, e ci diede la sua carne da mangiare (229), credano e venerino questi sacri misteri del suo corpo e del suo sangue”

Bisogna credere, devo credere che lì c’è dentro il Corpo di Cristo. C’è il digiuno di un’ora prima di fare la Comunione.

“Con tale costanza e fermezza di fede, con tale devozione dell’anima”

Si deve vedere la devozione dell’anima. Si vede un uomo innamorato di una donna, si vede dagli occhi, gli si ingrandiscono come quelli di Bambi, con i ciglioni. Quando tu vieni in Chiesa e vedi i cristiani fare la Comunione sembra di vedere la carica degli zombi che si trascinano.

“Con tale pietà ed ossequio, da poter ricevere frequentemente quel pane supersostanziale (230)”

Questo termine è la traduzione letterale del termine del Padre Nostro, che S.Gerolamo dal greco al latino ha tradotto con “quotidianum”, ma in realtà il termine greco è

“Soprasostanziale”

La traduzione letterale dal greco sarebbe:

“Dacci oggi il nostro pane soprasostanziale”

Questo è il termine greco, non “quotidiano”. Gerolamo lo traduce con “quotidiano” ma la traduzione letterale sarebbe “pane soprasostanziale”. Gesù Cristo quando ha insegnato il Pater aveva già in mente l’Eucarestia e nel Pater Gesù Cristo fa riferimento a quel Pane, al Suo Corpo, che è soprasostanziale.

“Ed esso sia davvero per essi vita dell’anima e perpetua sanità della mente”

Noi spesse volte siamo tanto paranoici, perché non ci accostiamo in modo corretto all’Eucarestia. Molte cose andrebbero al loro posto se noi stessimo davanti al Tabernacolo più tempo e meglio, in un modo più corretto, più degno, più santo, più vero. Quante angoscie, quante ansietà, quanti soldi risparmiati!

“Cosicché, rafforzati dal suo vigore, da questo triste pellegrinaggio possano giungere alla patria celeste”

Di gente triste e pellegrina non ne vedo tanta, tanti tristi che vengono in Chiesa sì, ma tristi che peregrinano sulle strade del mondo non ne vedo tanti, sono ben contenti, felicissimi di essere su questa terra, non hanno minimamente la voglia di essere chiamati verso la Patria del Cielo, anzi al contrario, chiedono di essere lasciati ancora qualche anno sulla terra.

“Dove potranno mangiare, senza alcun velo, quello stesso pane degli angeli (231), che ora mangiano sotto sacre specie. Ma poiché non basta dire la verità, se non si scoprono e non si ribattono gli errori, è piaciuto al santo sinodo aggiungere questi canoni, di modo che tutti, conosciuta ormai la dottrina cattolica, sappiano anche da quali eresie devono guardarsi e devono evitare.”

La prossima volta vedremo queste eresie, le guarderemo velocemente e poi passeremo al capitolo successivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDE:

  1. Quando è cominciato l’uso di stare in piedi per fare la Comunione e così si è insegnato ai nostri bambini?

C’è una data da ricordare a vita: 3 dicembre 1989. In Italia è partita in quella data, a seguito di quello che vedremo. Questo tema della Comunione in piedi e in mano, è un tema molto grosso, quindi quando noi avremo fatto questa parte iniziale, dove sto mettendo giù i fondamenti, allora potremo affrontare quel tema e scoperchiare questo vaso di Pandora da cui uscirà il mondo, con ordine, vedendo esattamente cosa è successo, basandoci sulle fonti, che hanno una prova, una certificazione, un’autenticità. Per questo io non faccio mai le mie catechesi partendo dalle mie idee, io prendo sempre un testo autorevole e da questo testo parte la catechesi, così potete vedere sempre se quello che dico rispetta o tradisce la fonte. Per quel momento vi porterò le fonti che probabilmente vi lasceranno un po’ scandalizzati, a bocca aperta e storditi quando leggerete tutta la storia e quando vedrete tutto l’evento come si è concretizzato. Una vicenda molto triste. Vi posso dire che la Comunione in mano nasce da un atto di disobbedienza, questo è solo il cappello introduttivo, che ha prodotto un indulto e da lì è diventata una consuetudine e adesso una dittatura, un processo diabolico, ma lo vedremo con molta calma perché è un aspetto delicatissimo e molto importante.

  1. Dopo aver fatto la Comunione faccio il segno della Croce e mi inginocchio e sono stata criticata dicendo che non serve dopo aver preso Gesù.

Fare il segno della Croce dopo aver fatto la Comunione non è necessario, non serve, inginocchiarsi va bene. Il ragionamento che viene fatto è:

Se hai appena ricevuto il Corpo di Cristo che senso ha che ti inginocchi?”

Sbagliato, perché se questo ragionamento fosse vero e noi fossimo un tantino razionali al Sacerdote dovremmo rispondere:

“Scusi Padre ma lei cosa fa appena fatta la Comunione? Non è lei il primo che appena fatta la Comunione va al Tabernacolo a fa la genuflessione per prendere le pissidi? Eppure ha appena fatto la Comunione e ha dentro il Corpo di Cristo? E poi il Calice non è ancora stato purificato.”

Come lei fa la genuflessione, così io appena ricevuto il Corpo di Cristo faccio la genuflessione al Tabernacolo dal quale mi giro per andare al mio banco. Nel rito Antico, nella Santa Messa nella forma straordinaria, si fa la Comunione, si esce, genuflessione, e si torna al proprio posto.

A me è capitata qualche volta la grazia di poter concelebrare con il Mons. Schneider, di cui vi ho consigliato i due libri da leggere nella prima lezione (Dominus Est e Corpus Christi), ho visto questo Santo Vescovo fare la Comunione in ginocchio ricevendo la Comunione da me, che era la prima volta che davo la Comunione ad un Vescovo, perché era venuto ad assistere alla Santa Messa, mi ricordo ancora l’omelia che ho fatto, e ho pensato fra me:

“Adesso come si fa a dare la Comunione ad un Vescovo?”

Se concelebrava sarebbe venuto lui, ma non stava concelebrando, stava assistendo. E’ diritto del sacerdote autocomunicarsi. Lui si è messo in ginocchio e ha ricevuto l’Ostia da me.

Ho detto tra me:

“Giorgio adesso basta, o così o niente”

Quando lo abbiamo accompagnato come concelebranti a dare la Comunione, siamo scesi davanti al panchetto, davanti a lui, dove lui dava la Comunione in ginocchio, abbiamo fatto la genuflessione, abbiamo preso le pissidi in mano, e lui a sua volta ha fatto a noi la genuflessione che avevamo le pissidi in mano, e poi siamo tornati al Tabernacolo. Una Messa incredibile, sembrava di toccare il Cielo con un dito! Sembrava di essere in Paradiso, perché percepivi un livello di sacralità che ti faceva uscire ebbro, sembrava di essere stati in Cielo!

  1. Quando lei parla di Santa Teresa, San Francesco di Sales, o dell’inginocchiatoio e poi qualcuno dice che non ha capito lo spirito del Concilio, lei cosa risponde?

Io rispondo che purtroppo sono loro che non hanno capito lo spirito del Concilio perché nella Sacrosanctum Concilium non c’è scritto da nessuna parte quella cosa che fanno loro, anzi c’è scritto per esempio che deve essere mantenuto l’uso del latino. Voi vedete molte Messe dove c’è l’uso del latino? C’è scritto che nei documenti del Concilio Vaticano II i fedeli devono saper recitare delle parti proprie della Messa in latino. Quanti di voi sanno il Confiteor in latino? Quanti di voi sanno il Credo, il Gloria in latino a memoria? E’ scritto che devono essere mantenuti i canti classici in latino. Quanti sanno il Tantum Ergo in latino?

Qualcuno mi ha detto:

“Lei dice: Corpus Christi!”

“Cosa non ha capito, Corpus o Christi?”

Se tu ribatti facendo vedere l’illogicità delle obiezioni, e l’ignoranza che sta a fondamento, poi uno fa una pessima figura.

Cos’è che non si capisce del latino? Ma poi la Messa è capire?

La Messa è adorare.

Noi che capiamo tutto di italiano, se vi chiedo, da che Libro è stata tratta la Prima o la Seconda Lettura di questa Domenica? E qual’è stato il Vangelo di questa mattina? Il versetto al Vangelo e il Salmo responsoriale cosa hanno detto, in sintesi?

Non ci ricordiamo niente.

Cosa abbiamo capito?

Niente. Anche quando capisci non ti ricordi perché non ci sei con la testa.

Perché non ci sei?

Perché non adori. La Messa innanzitutto è adorazione.

Studiare è faticoso per tutti, non è che lo Spirito Santo a me fa scendere la Scienza infusa, devo mettermi con la candelina e studiare per potervi dire le cose. Non c’è un’altra maniera.

Sia Gloria la Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Vi benedica Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.

Il Concilio di Trento sulla Santissima Eucarestia

Mettiamo a disposizione dei lettori il testo letto durante questa catechesi.

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