Catechesi di lunedì 27 novembre 2017
Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita”
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
Ascolta la registrazione della catechesi:
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Brani commentati durante la catechesi:
«Molte tra esse non sanno ancora approfondire i miei sentimenti. Mi trattano come uno che vive lontano da loro… uno che conoscono poco e in cui non hanno abbastanza fiducia. Voglio che rianimino la loro fede e il loro amore, che vivano in intimità e confidenza con Colui che esse amano e che le ama.
[…] «Nella Chiesa ho dei figli maggiori e sono le anime che ho scelte per Me. Consacrate dal sacerdozio o dai voti religiosi, esse vivono più vicino a Me, partecipano alle mie grazie di privilegio, e a loro confido i miei segreti, i miei desideri… e anche i miei patimenti! «Sono esse che incarico, per mezzo del loro ministero, di vegliare sui fanciulli, loro fratelli, e direttamente o indirettamente istruirli, guidarli e trasmettere loro i miei insegnamenti.
«Se le mie anime scelte Mi conoscono pienamente, sapranno farmi conoscere, se Mi amano davvero, sapranno farmi amare. Ma che cosa insegneranno agli altri se Mi conoscono poco?… Ora Io domando: si può amare molto Colui che si conosce male? Si può parlare con vera intimità a Colui da cui ci teniamo lontano?… a Colui in cui abbiamo poca fiducia?…
«Ecco quello che voglio ricordare alle mie anime consacrate. Non è una cosa nuova, certamente, ma esse hanno bisogno di rianimare la loro fede, il loro amore e la loro fiducia. «Voglio che Mi trattino con maggiore intimità, che Mi cerchino nel loro interno, poiché esse sanno che l’anima in grazia è tempio dello Spirito Santo. E là Mi vedano come Io sono, cioè come Dio, ma Dio d’amore! Abbiano più amore che timore, credano al mio amore senza mai dubitarne! Molte, infatti, sanno che le ho scelte perché le ho amate, ma quando si sentono oppresse dalle loro miserie, e forse anche dalle colpe, allora le invade la tristezza al pensiero che Io non abbia più per loro l’amore di una volta».
Qui Josefa si ferma, non potendone più. Domanda al Maestro il permesso di sedersi; e Gesù pieno di compassione glielo permette.
La conforta come sa fare Lui, sempre riconducendola al pensiero delle anime: poi sparisce. Il mercoledì 5 dicembre, alla stessa ora, Egli va a trovarla in cella. Josefa riprende la penna, e sempre inginocchiata al suo tavolino scrive mentre Gesù prosegue: «Ti ho detto ieri che quelle anime non Mi conoscono. Quelle anime non hanno capito che cos’è il mio Cuore! Poiché sono appunto le loro miserie e le loro colpe che inclinano la mia bontà verso di loro. E quando riconoscono la loro impotenza e debolezza, si umiliano e vengono a Me con piena fiducia, allora esse Mi glorificano ancora più che prima della loro colpa.
«Così quando esse pregano per sé e per gli altri: se esitano, se dubitano di Me, non onorano il mio Cuore, mentre Mi glorificano quando aspettano con sicurezza ciò che Mi chiedono, certe che non potrò rifiutare loro se non quello che sarebbe dannoso alle loro anime.
«Quando il Centurione venne a supplicarMi di guarire il servitore, Mi disse con molta umiltà: “Non sono degno che Tu entri in casa mia…” ma pieno di fede e di fiducia aggiunse: “Tuttavia, Signore, se dici una sola parola il mio servo guarirà”. Quest’uomo conosceva il mio Cuore, e sapeva che non posso resistere alle suppliche di un’anima che aspetta tutto da Me… Quest’uomo Mi ha grandemente glorificato perché all’umiltà ha congiunto una fiducia ferma e totale… Sì, quest’uomo conosceva il mio Cuore, eppure non Mi ero manifestato a Lui come Mi manifesto alle mie anime scelte!
«Con la fiducia esse otterranno innumerevoli grazie, non soltanto per se stesse ma per gli altri, ed è quello che voglio che comprendano pienamente, poiché desidero che manifestino i sentimenti del mio Cuore alle povere anime che non Mi conoscono». Qui Nostro Signore s’interrompe un istante, poi riprende insistendo: «Lo ripeto ancora: ciò che ora dico non è niente di nuovo. Ma come una fiamma ha bisogno di essere alimentata per non spengersi, così le anime hanno bisogno di un nuovo incitamento che le faccia avanzare, e di nuovo calore che le rianimi.
«Fra le anime a Me consacrate, poche ve ne sono che hanno in me una vera fiducia, perché ce ne sono poche che vivono in intima unione con Me. Voglio che si sappia che amo le anime quali esse sono. So che la fragilità le farà cadere più d’una volta. So che in molte occasioni non manterranno ciò che Mi hanno promesso: ma il loro proposito Mi glorifica, l’atto di umiltà che faranno dopo una caduta, la fiducia che pongono in Me mi onorano talmente che il mio Cuore sparge sopra di esse un torrente di grazie.
«Voglio che si sappia quanto desidero che le anime consacrate si rianimino e si rinnovino in questa vita di unione e d’intimità con Me. Esse non si limitino a parlarMi quando sono ai piedi dell’altare. Sono là presente, è vero, ma Io vivo anche dentro di loro, e Mi compiaccio a non fare che una cosa sola con loro.
«Mi parlino di tutto!… Mi consultino in tutto!… Mi domandino tutto!… Io vivo in loro per essere la loro vita. Dimoro in loro per essere la loro forza… Sì, lo ripeto non dimentichino che Mi compiaccio di fare una cosa sola con loro… Si ricordino che Io vivo in esse… e che là le vedo, le ascolto, le amo. Là aspetto che corrispondano al mio amore!
«Vi sono molte anime che ogni mattina fanno orazione: ma non è piuttosto una formalità che un colloquio d’amore?… Ascoltano o celebrano la Messa, e Mi ricevono nella Comunione… ma una volta uscite di chiesa non si lasciano forse talmente assorbire dagli affari, che non pensano più a rivolgerMi una parola?…
«Mi trovo in queste anime come in un deserto: non Mi dicono niente; non Mi chiedono niente: e quando hanno bisogno di essere consolate spesso si rivolgono a qualche creatura di cui vanno in cerca, piuttosto che a Me, loro Creatore, che vivo e sono in esse! «Non è questa mancanza di unione, mancanza di vita interiore o, ciò che viene a essere lo stesso, mancanza d’amore?
Brano tratto dal libro “Colui che parla dal fuoco”, diario di suor Josefa Menéndez.
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