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Ciclo di catechesi – “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita” – Lezione 36

Catechesi La Fede 2017-18

Catechesi di lunedì 11 giugno 2018

Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

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Brani commentati durante la catechesi:

Dal diario di Cleonice Morcaldi: “Un equivoco doloroso”

Ero molto occupata a scuola; non potendo parlargli a voce, scrissi un biglietto al Padre per esporgli alcuni dubbi di coscienza. Il giorno dopo quella consorella che mi perseguitava mi disse: «Per forza ti devono venire quei dubbi, ce ne dai occasione».

Rimasi senza parola, mi affrettai ad entrare in chiesa. Quel che successe nell’anima mia Dio solo sa. Il nemico approfittò della mia coscienza sconvolta per sussurrarmi: «Fidati pure di Padre Pio, guarda com’è riservato. Tutto quello che tu gli dici lo fa sapere a quella».

Non volevo credere a quello che il bugiardo mi diceva in quel momento di sconvolgimento, ma ripetevo a me stessa: le parole che ella mi ha ripetuto sono precisamente quelle che ho scritto al Padre.

Perché gliele ha riferite, sapendo che va in cerca di nuovi pretesti per perseguitarmi di più?

Non potendo parlare a voce al Padre, scrissi un biglietto che gli mandai tramite un mio parente. Fu quella una prova studiata da satana per tentare di allontanarmi da lui.

Soffrii tanto, ma soffrì di più il povero Padre che la mattina dopo mi mandò questa letterina, la quale mi tolse una sofferenza e me ne dette un’altra maggiore, che mi lacerò il cuore. La risposta del Padre era questa:

«Mia sempre più cara figliuola. Gesù sia sempre l’unico centro di tutte le tue aspirazioni. Egli sia il tuo conforto, il tuo sostegno, la tua guida.

La tua lettera mi ha trafitto l’animo, non per quello che mi scrivi, che ne avresti tutte le ragioni se rispondesse al vero; ma per quello che hai sofferto e che soffri tutt’ora.

Non sono stato io che ho detto quello di cui tu mi accusi, perché mi sarei guardato bene dal farlo; ma sei stata tu stessa che l’hai fatto sapere, eccitando in quella disgraziata la maledetta gelosia.

Ricordi quegli appunti da te fatti su quel pezzo di carta? “Sogni reali”? Ebbene, tu lo smarristi vicino al quadro della Madonna di Pompei. Lei lo trovò. Ecco spiegato l’enigma!

E dopo questo mi serberai ancora del rancore? Vorrai anche tu andartene via? Se lo vuoi, fallo pure. Io sarò per te sempre quello che fui. Sarò per te il buon Padre del figliuol prodigo. Piangerò, mi amareggerò; ma starò, qual novello Tobia, sempre alle vedette, attendendo il ritorno del suo Tobiolo! E se avrò la fortuna di veder ritornare il mio figliuoletto, gli correrò incontro, gli getterò le braccia al collo, lo stringerò al mio cuore; lo coprirò di amplessi e di baci… e piangerò di consolazione per aver riacquistato il mio figlioletto perduto e ne benedirò il Padre celeste.

Ti benedico con tutte le tenerezze del mio cuore». P. Pio Capp.

Piansi amaramente. Il rimorso di aver amareggiato quel cuore sì buono mi straziò giorno e notte, e per tanti giorni. Mi convinsi sempre più che, vicino alla roccaforte di Cristo, c’era il quartiere generale di satana che, senza sosta, lavorava per strappare le anime a Gesù e al Padre. Ma interveniva sempre l’invincibile Giuditta, l’Immacolata.

Piangendo chiesi perdono al Padre, il quale si commosse tanto del mio dolore che mi disse:

«Non solo ti perdono, ma ti assicuro che ti amo di più, e che tu mai più dubiterai del mio amore».

Lo ringraziai e gli chiesi la grazia di morire, prima di dargli il più piccolo dispiacere. Me la promise, anzi disse che tale grazia era già fatta.

Il Signore permise questo anche perché io conoscessi sempre di più la tenerezza del Padre per l’anima mia. E quando gli chiesi se avessi conosciuto tutto il suo amore per me, mi rispose:

«Non ancora; un po’ alla volta».

Allora lo supplicai di farmelo conoscere tutto prima di morire. Mi rispose:

«Per questo ti ho eletta, perché attraverso il mio amore tu conoscessi quello di Gesù. Eleviamoci sempre più in alto, figlia mia!».

Da “Storia di un’anima” di S. Teresa di Lisieux

“Qualche volta non posso fare a meno di sorridere intimamente vedendo quale cambiamento abbia luogo dall’oggi al domani, è fiabesco. Mi dicono: «Ha avuto ragione ieri di essere severa; da principio ero rivoltata, ma poi mi sono ricordata di tutto, e ho visto che lei era molto giusta. Ascolti: quando ieri sono andata via, pensavo: “E finita, vado a trovare Nostra Madre, e le dico che non tratterò più con suor Teresa”. Ma ho sentito che era il diavolo a ispirarmi così, e poi mi è parso che lei stesse pregando per me; allora sono rimasta buona buona, e la luce ha cominciato a splendere, ma ora bisogna che lei m’illumini del tutto, e per questo eccomi qua».

La conversazione s’ingrana subito; io sono arcifelice di poter seguire la china del cuore, facendo a meno di servire pietanze amare.

Sì, ma… mi accorgo ben presto che non si può correr troppo, una parola potrebbe distruggere il bell’edificio costruito tra le lacrime.

Se ho la disavventura di pronunciare qualche sillaba che sembri attenuare ciò che ho detto il giorno avanti, vedo la sorellina che si dà da fare per riattaccarsi ai rami… allora faccio, nell’intimo, una preghiera, e la verità trionfa sempre. Ah, preghiera e sacrificio formano tutta la mia forza, sono le armi invincibili che Gesù mi ha date, toccano le anime ben più che i discorsi, ne ho fatto esperienza spesso.”

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