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Nel mistero del Suo Sangue versato

Preziosissimo Sangue

Condividiamo con i lettori un articolo di P. Giorgio Maria Faré pubblicato nel numero 29 del 19 luglio 2020 de “Il Settimanale di P. Pio”

Addentriamoci nell’ineffabile mistero del Preziosissimo Sangue. Lo scorrere delle sue onde che traggono dagli abissi i figli di Adamo purificati; la sacra mensa imbandita per essi, quel calice di cui esso costituisce l’inebriante liquore: tutte queste meraviglie resterebbero senza scopo e incomprese se l’uomo non vi scorgesse un amore le cui esigenze sorpassano quelle di ogni altro amore.

La festa del Preziosissimo Sangue

Le prime celebrazioni della festa del Preziosissimo Sangue si tennero nel XVIII secolo a Roma, per onorare la reliquia costituita da un lembo del mantello di quel Centurione che trafisse il costato di Gesù in croce, bagnato del Sangue e dell’Acqua da esso scaturiti.

La festa universale fu istituita da papa Pio IX nel 1849 per adempiere una promessa fatta durante l’esilio di Gaeta. A causa dell’occupazione di Roma, il Papa era stato costretto a rifugiarsi a Gaeta nel 1948. Il venerabile don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue e discepolo di san Gaspare del Bufalo, gli predisse che, se avesse fatto voto di estendere la festa del Preziosissimo Sangue a tutta la Chiesa, presto sarebbe tornato a Roma. Il Pontefice gli fece rispondere che lo avrebbe fatto se la predizione si fosse avverata. Tra il 28 giugno e il 2 luglio le truppe francesi giunte in suo aiuto riconquistarono Roma, consentendo il rientro del Papa. Il 10 agosto successivo Pio IX firmò il decreto per l’estensione della festa del Preziosissimo Sangue a tutta la Chiesa, da celebrarsi la prima domenica di luglio. La festa fu successivamente fissata il 1° luglio ed elevata al grado di solennità. Con la riforma del Calendario romano, si celebra oggi unitamente a quella del Corpus Domini nella solennità del “Corpo e Sangue di Cristo”.

Il Sangue di Cristo opera la redenzione dell’uomo

La solennità del Preziosissimo Sangue non ha carattere penitenziale, in questo giorno siamo chiamati a celebrare con esultanza il trionfo di Cristo che con l’efficacia del suo Sangue opera la nostra redenzione.

«Il motivo speciale del culto al Preziosissimo Sangue sta nel fatto che Dio ha voluto che quel Sangue fosse il prezzo della nostra redenzione» (1). Infatti, san Pietro ci dice: «Non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18-19).

Perché era necessario il Sangue di Cristo per redimere l’uomo? Seguiamo l’eccellente esposizione del card. Adeodato Piazza: «In ordine alla Redenzione, solo il Sangue versato ha valore. Quando san Paolo affermò che, senza spargimento di sangue, non vi è remissione (cf. Eb 9,22), fece qualcosa di più che ricordare la legge levitica; ribadì un principio profondamente radicato nella coscienza umana, che è: per espiare la colpa, serve il sangue. Ma quale sangue?» (2).

I pagani ai loro idoli sacrificavano vergini e bambini, immagine dell’innocenza. Gli Ebrei, fedeli al precetto divino “non ucciderai”, sacrificavano agnelli e capri, tori e vitelli «senza difetti e senza macchia». «Ma – prosegue il Cardinale – quale efficacia poteva avere quel sangue animale, se non quella di rappresentare una purezza meramente esteriore? […]. Per espiare la colpa era necessario un sangue più nobile. In realtà, nessun sangue sarebbe stato sufficiente, se non il Sangue di Dio. […]. Le esigenze di un’espiazione che, tenendo in conto i diritti e gli interessi della Divinità, avrebbe dovuto assumere proporzioni infinite, richiedevano di conseguenza un sacrificio di valore infinito. Ecco perché quando entra nel mondo dice (Cristo al Padre): Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo (Eb 10,5-7). L’apostolo ragiona così: Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente? (Eb 9,13-14)».

A differenza dei sacerdoti dell’Antico Testamento, che dovevano sacrificare per se stessi e per il popolo e dovevano reiterare i loro sacrifici imperfetti, «Cristo […] con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, dopo averci ottenuto una redenzione eterna» (Eb 9,11-12) (3).

Parlando di san Paolo, il card. Piazza scrive: «Con quale eloquenza espone la dottrina della giustificazione scrivendo ai romani: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati (Rm 3,23-25).

Questo passaggio ci fornisce una sintesi stupenda del pensiero paolino e, attraverso lo stesso, del profondo mistero della giustificazione umana. La causa prima che opera è Dio. La causa seconda meritoria è Gesù Cristo. La terza causa strumentale (come la chiamano i teologi) è il Sangue di Cristo. Ora la giustificazione, che consiste precisamente nella remissione dei peccati tramite la grazia santificante, non si applica all’anima se non per mezzo della fede nel Sangue di Cristo: per fidem in sanguinem ejus. Il fine supremo al quale si rivolgono tutti i meriti della grazia è la manifestazione della giustizia divina: ad ostensionem justitiae suae» (4).

Il Sangue di Cristo testimonianza di infinita Carità

Ma questo non spiega perché fosse necessario lo spargimento di tutto il Sangue di Cristo. Nell’inno Adoro Te devote cantiamo che ne sarebbe bastata una sola goccia per redimere il mondo intero («cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere»).

Tuttavia il Vangelo è percorso da una scia di sangue a partire dalla circoncisione fino all’effusione completa sulla Croce. Dio ha voluto che non bastassero né l’impressionante flagellazione, né la tortura della coronazione di spine, né la cruenta crocifissione. Dopo che Gesù ha emesso lo spirito e tutto sembra essersi concluso… ecco avvicinarsi il centurione e fendere un colpo di lancia al costato di Cristo. Gesù non ha voluto trattenere nemmeno quelle ultime gocce di Sangue nel Sacro Calice del suo Cuore.

La ribellione di Adamo ed Eva aveva ucciso la carità nel cuore dell’uomo, la redenzione si realizza con Carità sovrabbondante, con una profusione di grazie paragonabili solo all’infinito Amore di Dio per la sua creatura.

«La pace ottenuta da quel Sangue: lo scorrere delle sue onde che riportano dagli abissi i figli di Adamo purificati; la sacra mensa imbandita per essi, e quel calice di cui esso costituisce l’inebriante liquore: tutti questi preparativi sarebbero senza scopo, tutte queste meraviglie resterebbero incomprese se l’uomo non vi scorgesse le proposte d’un amore le cui esigenze non vogliono essere sorpassate dalle esigenze di nessun altro amore» (5).

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori riflette: «Ben poteva Gesù Cristo ottenerci la salvezza senza patire […]. Non bastava forse che egli avesse supplicato l’Eterno Padre di perdonare gli uomini con una semplice preghiera, la quale essendo di un infinito valore, era sufficiente a salvare il mondo? E perché mai volle poi eleggersi tante pene con una morte così crudele? Risponde san Giovanni Crisostomo che bastava sì una preghiera di Gesù per redimerci, ma non bastava a dimostrarci l’amore che questo Dio ci porta. Poiché ci amava assai voleva essere assai amato da noi» (6).

La Carità di Cristo trionfa sul nostro peccato, ci innalza dalla nostra miseria e ci rende stirpe regale: «Sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra» (Ap 5,9-10).

Il Sangue della Passione è l’espressione di un amore ardente e incontenibile: «Guarda in alto e guarda come la rosa insanguinata della passione è coperta di porpora in segno di un amore rovente. La carità e la passione lottano tra loro; quella per essere il più ardente, questa per essere più cruenta […]. Il prezioso fiore del cielo, giungendo la pienezza del tempo, si è aperto del tutto e in tutto il corpo, bagnato dai raggi di un amore ardentissimo. Il bagliore rosso dell’amore rifulse nel rosso vivo del Sangue» (7).

Il costato di Cristo, la sorgente dei Sacramenti

Commentando il passo in cui san Giovanni evangelista ci tramanda il gesto del soldato che apre il costato di Cristo con la lancia (cf. Gv 19,34), sant’Agostino fa notare che il verbo usato nel Vangelo non è “colpì” o “ferì”, che sarebbero stati più appropriati a descrivere l’azione, ma “aprì” (aperuit), «per indicare che fu aperta a tutti gli effetti quella porta vitale dalla quale emanano i Sacramenti della Chiesa senza i quali non è possibile entrare nella vera vita» (8).

E san Giovanni Crisostomo fa notare: «Ne esce acqua e sangue; l’una simbolo del battesimo, l’altro del sacramento. E perciò non disse: Uscì sangue e acqua; ma uscì prima l’acqua e poi il sangue, perché prima siamo lavati nel battesimo, e poi consacrati dai santi misteri».

Il Battesimo dunque, ma anche la Confessione e l’Eucaristia. «Il sangue di Gesù […] ci purifica da ogni peccato» (1Gv 1,5-7). Nella santa Confessione il Sangue di Cristo scende su di noi e ci purifica dalle nostre colpe. Solo la potenza del Sangue di Cristo ci riconcilia con Dio, ci restituisce la possibilità di intessere con Lui una relazione già qui sulla terra e di poterlo infine contemplare nella gloria. I santi, infatti, sono «coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello» (Ap 7,14).

Gesù apparendo a santa Maria Maddalena de’ Pazzi disse: «Il mio Sangue non cerca vendetta come quello di Abele, ma soltanto misericordia. Esso lega le mani alla Giustizia divina!». Allora la Santa rispose: «Mi coprirò col tuo Sangue, o Gesù, e Dio non vedrà i miei peccati».

In ogni Santa Messa offriamo «il sacrificio perfetto» (Preghiera eucaristica III), ripresentazione incruenta nel corso della storia dell’unico Sacrificio realizzatosi in maniera cruenta sul Golgota e nel rinnovare quell’offerta «si attua l’opera della nostra redenzione» (9).

San Giovanni XXIII, nella Lettera apostolica Inde a primis, dedicata alla promozione del culto al Preziosissimo Sangue, fa notare che il culto di latria (adorazione) dovuto al Sangue di Cristo è da rendersi specialmente nel momento della sua elevazione nel Sacrificio della Messa ma che tale Sangue è anche «indissolubilmente unito al Corpo del Salvatore nostro nel sacramento dell’Eucaristia» (10), infatti nell’Ostia consacrata è presente tutto Gesù Cristo: Corpo, Sangue, anima e divinità (11). I fedeli che si comunicano «nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo, resi partecipi della sua vita divina che ha fatto sorgere legioni di martiri, essi andranno incontro alle lotte quotidiane, ai sacrifici, sino al martirio, se occorre, in difesa della virtù e del regno di Dio» (12) e cita san Giovanni Crisostomo: «Partiamo da quella Mensa come leoni spiranti fiamme, divenuti terribili al demonio, pensando chi sia il nostro Capo, e quanto amore abbia avuto per noi… Questo Sangue, se degnamente ricevuto, allontana i demoni, chiama presso di noi gli angeli, e lo stesso Signore degli angeli… Questo Sangue, versato, purifica tutto il mondo… Questo è il prezzo dell’universo, con questo Cristo redime la Chiesa. Tale pensiero deve frenare le nostre passioni. Fino a quando, infatti, rimarremo attaccati al mondo presente? Fino a quando rimarremo inerti? Fino a quando trascureremo di pensare alla nostra salvezza? Riflettiamo sui beni che il Signore si è degnato di concederci, siamone grati, glorifichiamolo non solo con la fede, ma anche con le opere» (13).

Il Sangue di Cristo, armatura contro il diavolo

«Dopo il sacrificio della Croce la sua espiazione e la nostra redenzione sono cosa acquisita definitivamente per l’eternità. Il suo sangue, veicolo della sua vita, purifica non soltanto il nostro corpo, ma la nostra stessa anima, il centro della nostra vita; distrugge in noi le opere di peccato, espia, riconcilia, sigilla e consacra la nuova alleanza e, una volta purificati, una volta riconciliati, ci fa adorare e servire Dio mediante un culto degno di lui» (14).

«Per quanto siano gravi i vostri peccati, tutto dovete sperare dai meriti del Sangue Preziosissimo e dall’intercessione di Maria Santissima!» predicava san Gaspare del Bufalo. Egli insegnava che il Sangue di Cristo non solo ci ha riscattati, ma che è anche il prezzo di ogni grazia divina. Affermava che la devozione al Preziosissimo Sangue avrebbe salvato gli uomini dai castighi meritati per i peccati commessi. Celebre è la sua giaculatoria: «Eterno Padre, io vi offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati, per i bisogni della Santa Chiesa, in suffragio delle anime del Purgatorio».

Citando le parole dell’Apocalisse: «Essi lo hanno vinto per il sangue dell’Agnello», san Gaspare sottolineava che la devozione al Preziosissimo Sangue è l’arma più potente per vincere le tentazioni del diavolo, perché il Sangue dell’Agnello di Dio ha già vinto il potere di Satana. Il Sangue di Cristo è l’armatura della quale ricoprirsi per essere protetti da Dio.

«La devozione al sangue di Cristo – scriveva – apre le porte della divina misericordia; se i popoli ritornano nelle braccia della misericordia e si mondano nel sangue di Gesù Cristo, tutto il rimanente facilmente si accomoda».

P. Giorgio Maria Faré, OCD

NOTE

1) Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, 1° luglio, Preziosissimo Sangue del Signor Nostro Gesù Cristo.

2) Card. Adeodato Piazza, OCD, Lettera pastorale Il Sangue prezioso di Cristo, Venezia 1938.

3) Cf. ibidem.

4) Ibidem.

5) Dom Prosper Guéranger, op. cit.

6) Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Meditazioni sulla Passione di Cristo.

7) San Bernardo, La vite mistica, cap. 23.

8) Sant’Agostino di Ippona, Trattato sul Vangelo di Giovanni, CXX, 2.

9) Concilio Vaticano II, Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 2.

10) Cf. san Giovanni XXIII, Lettera apostolica Inde a primis, 30 giugno 1960.

11) Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1413.

12) Cf. san Giovanni XXIII, Lettera apostolica Inde a primis.

13) San Giovanni Crisostomo, Omelia XLVI sul Vangelo di S. Giovanni.

14) Dom Paul Delatte, Commento alle Lettere di S. Paolo, II, 388.

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