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Le omelie del S. Curato d’Ars: la menzogna

la_menzogna

«Guardatevi dai falsi profeti»
(Matteo 7,15)

Guardatevi bene, ci dice Gesù Cristo, dal frequentare tutte quelle persone che usano la furbizia, sia nelle loro parole che nelle loro azioni.

Infatti, fratelli miei, noi vediamo che niente è più indegno di un cristiano, che deve essere un fedele imitatore del suo Dio, che è la rettitudine e la verità in persona, del fatto di pensare una cosa e dirne un’altra.

E così Gesù Cristo, nel Vangelo, ci raccomanda di non mentire mai: «Dite o sì o no; così è, oppure, così non è».

San Pietro ci dice che «dobbiamo essere simili ai bambini piccoli, che sono semplici e sinceri, nemici di ogni menzogna e di ogni dissimulazione».

Sì, fratelli miei, se vogliamo esaminare le conseguenze nefaste della duplicità e della menzogna, vedremo che esse sono la causa di una infinità di mali, che devastano il mondo.

Fermiamoci un istante, fratelli miei, a una morale così poco conosciuta, ma tuttavia così necessaria.
No, fratelli miei, non vi è un vizio più esteso nel mondo, della duplicità e della menzogna: è in questo senso che si dice che quasi tutti gli uomini sono menzogneri.

Se vogliamo, fratelli miei, piacere a Dio, dobbiamo temere grandemente di contrarre un’abitudine così cattiva, che è tanto più dannosa, quanto più è favorita e fomentata da tutti.

Per ispirarvene tutto l’orrore che dovete averne, vi mostrerò:
1°- che cos’è la menzogna e la duplicità;
2°- quanto lo stesso buon Dio l’abbia in orrore;
3°- come Egli la punisca, già in questo mondo.

Se chiedessi a un fanciullo che cosa sia mentire, egli mi risponderebbe: «Signor curato, mentire è parlare al contrario di come si pensa, è dire una cosa e pensarne un’altra».

Ma, mi direte voi, in quante maniere si può mentire? Ecco, fratelli miei, ascoltate bene.
Si mente:
1°- per orgoglio, quando si racconta ciò che si fatto o detto, e lo si aumenta, in modo da dire di più di ciò che è stato realmente;
2°- si mente, per recare danno al proprio prossimo, parlando male della sua persona e delle sue mercanzie, oppure quando si dicono cose false, e lo si fa per vendetta;
3°- si mente per far piacere al prossimo: ciò accade quando nascondiamo certi difetti che dovremmo far conoscere, come nel caso dei domestici o dei figli, che vedano persone di casa che derubano i loro padroni.
Essendo poi interrogati, sostengono che non è vero, che non li hanno mai visti; oppure, si mente quando siamo citati in giudizio, e non diciamo la verità, per non far condannare le persone che amiamo;
4°- noi mentiamo, quando vogliamo vendere più caro, o vogliamo comprare a miglior mercato: e questo lo facciamo per avarizia;
5°- mentiamo per imbrogliare qualcuno, o per far ridere e divertire la compagnia;
6°- mentiamo, quando ci confessiamo.

Ecco, fratelli miei, le menzogne più ordinarie, che dovremmo spiegare per bene nelle nostre confessioni, perchè, come avete visto, vi sono diversi sentimenti nelle menzogne che diciamo (che possono mutare la specie del peccato e la sua gravità; n.d.a.).

Sì, fratelli miei, da qualunque lato consideriamo la menzogna e la doppiezza, ci devono sembrare infinitamente odiose.

Anzitutto, dal punto di vista di Dio, che è la Verità stessa, e il nemico di ogni menzogna.
Ahimè! fratelli miei, quanto poco conosciamo che cosa sia il peccato!
Quanti peccati che sono delle menzogne mortali, e, di conseguenza, danno la morte alla nostra anima, e ci rapiscono il Cielo, per sempre.

Infatti, fratelli miei, mentire per orgoglio, è un peccato mortale, dicendo più di ciò che abbiamo fatto o detto, per ottenere la stima altrui.

Mentire in giudizio, è anch’esso un peccato mortale, se si nasconde la verità; mentire per vendetta, lo è anche; mentire in confessione, è un sacrilegio.

Ahimè! mio Dio, quante anime conduce all’inferno la menzogna!
Ma, supponiamo, fratelli miei, che le vostre menzogne, o almeno la maggior parte di esse, siano solo dei peccati veniali; ma siamo sicuri di aver capito che cosa sia un peccato veniale?
Percorrete tutte le diverse circostanze della morte e della passione di Nostro Signore Gesù Cristo, fino al Calvario, esaminate tutto quello che ha sofferto, e allora potrete farvi un’idea della grandezza della menzogna e dell’oltraggio che il peccato veniale arreca a Dio.

Ma, voi dite che la menzogna non dà la morte alla nostra anima, nè a Gesù Cristo!
Ah! disgraziati! voi considerate un nulla la sua agonia nel giardino degli ulivi, allorchè fu preso, legato e imbavagliato dai suoi nemici?
Voi considerate dunque poca cosa, fratelli miei, quando fu coronato di spine e flagellato, o quando il suo povero corpo fu tutto insanguinato?
Considerate poca cosa, i tormenti che sopportò durante quella notte terribile, quando gli si fece subire tutto ciò che nè gli uomini, nè gli angeli, potranno mai comprendere?
Considerate dunque un nulla, gli orrori che gli fecero sperimentare mentre portava la croce, sul Calvario?

Ebbene! fratelli miei, ecco i tormenti che la menzogna procura a Gesù Cristo.
E cioè, ogni menzogna che proferiamo, secondo che sia più o meno malvagia, conduce Nostro Signore Gesù Cristo fino al Calvario

Ditemi, fratelli miei, avreste mai creduto che avete trattato Gesù Cristo, il nostro tenero Salvatore, in una maniera così indegna, tutte le volte che avete detto delle menzogne?
Ahimè! quanto poco, colui che pecca, conosce ciò che fa!

Se consideriamo la menzogna in rapporto a noi stessi, vedremo come essa ci allontani da Dio, come affievolisca in noi la sorgente delle grazia, come induca il buon Dio a diminuire i suoi benefici.

Ahimè! quanti cristiani hanno iniziato la loro dannazione da questo peccato, e ora sono all’inferno!

Ma, da un altro lato, consideriamo la menzogna in rapporto alla nostra dignità di cristiani: noi, fratelli miei, che per il Battesimo siamo divenuti i templi dello Spirito Santo, che è il nemico di ogni menzogna; ahimè! fratelli miei, da quando abbiamo avuto la disgrazia di mentire, lo Spirito Santo se ne va e ci abbandona e il demonio prende il suo posto e diventa il nostro maestro.

Ecco, fratelli miei, i tristi effetti e la devastazione terribile che la menzogna produce in colui che è così cieco da commetterla.

Tuttavia, fratelli miei, come sono comuni questi peccati nel mondo!
Guardate questi padri e queste madri che non cessano di vomitare questi peccati durante tutta la giornata, sui loro figli, sotto il pretesto di divertirli o di farli stare calmi.
Ahimè! queste povere miserabili non si accorgono che attirano la maledizione sui loro poveri figli, e che scacciano lo Spirito Santo dal loro cuore, iniettandogli anche l’abitudine di mentire.

«Ma, mi diranno questi padri e queste madri che non hanno mai conosciuto il loro dovere, è per farli stare tranquilli, perchè ci stanno dietro tutto il giorno, e poi, non si fa danno a nessuno».

Non si fa danno a nessuno? Amico mio, consideri nessun danno, allontanare da te lo Spirito Santo, e diminuire in te la sorgente delle grazie per la tua salvezza?
Consideri un nulla, attirare la maledizione del Cielo sui tuoi poveri figli?
Consideri nulla, prendere Gesù Cristo stesso e condurlo al Calvario? Mio Dio! quanto poco conosciamo la devastazione che il peccato compie, in colui che ha la disgrazia di commetterlo! (non è chiaro a quali menzogne, “vomitate” dai genitori sui loro figli, alluda il curato, ma si può supporre che egli si riferisca a tutte quelle favolette, in apparenza “ingenue”, più o meno spaventose, come l’uomo nero, o accattivanti, come babbo natale o altro, con le quali i genitori tengono a bada i loro figlioletti; ma, come si sa, il curato non scherza su certe “cosucce”; n.d.a.).

Tuttavia bisogna convenire che le menzogne più ordinarie e più pericolose, sono quelle che voi dite durante le vendite e gli acquisti che fate gli uni gli altri: su ciò io ho trovato una bella espressione della Sacra Scrittura:
«La menzogna, ci dice lo Spirito Santo, è, tra il venditore e il compretore, come un pezzo di legno stretto tra due pietre»; e cioè, appartiene a colui che ha maggiore scaltrezza e furbizia, e meno buona fede, e che dirà più menzogne (l’immagine è chiara, anche se difficilmente rintracciabile nella Bibbia, ma il suo significato è un altro degli enigmi “rompicapo”del nostro curato; n.d.a.).

Guardate il compratore: non c’è nessuna specie di menzogne che egli non dica per abbassare il più possibile il prezzo della mercanzia che sta comprando; vi trova mille difetti, grandi o piccoli.

Guardate il venditore: da parte sua, inventa ogni sorta di falsità per alzare il prezzo della sua mercanzia.
Cosa strana, fratelli miei! colui che l’ha comprata non più di un istante fa, e che ne parlava così male, che vi trovava mille difetti, adesso che ne è il padrone, non c’è menzogna che non dica per alzarne il prezzo, e per farla valere più di ciò che vale.
E per giustificare la sua verità, quanti giuramenti falsi! quante furberie! quante parole inutili!

Ma, da dove deriva tutto questo, fratelli miei?
dal desiderio di possedere beni e denaro, che ci fa preferire un bene transitorio alla salvezza della nostra anima e al godimento di Dio.
Ahimè! chi potrà mai comprendere quanto siamo miserabili, per vendere l’anima nostra, il Cielo e il nostro Dio, per sì poca cosa?

«Ma, mi direte voi, sarà pure permesso lodare le proprie mercanzie».

Sì, senza dubbio, amico mio, ma solo se diciamo la verità; ma pensi forse che sia permesso mentire, per ingannare il tuo vicino?
Sai molto bene che no.

Se ti ha ingannato qualcuno in qualche mercato, tu dici subito che è un birbante, un filibustiere, che tu non avresti mai pensato una tal cosa di lui; e poi tu, alla prima occasione, imbrogli qualche altro appena puoi; e tu, saresti un brav’uomo?

Comprendete bene, fratelli miei, fino a qual punto l’avarizia vi accechi?

«Ma, mi direte voi, quando si vende qualcosa, si è forse obbligati a farne conoscere i difetti?».
Sì, senza dubbio, quando vendete qualcosa che abbia dei difetti nascosti, che il compratore non può nè vedere nè conoscere, voi siete obbligati a farglieli conoscere, altrimenti sarete colpevoli allo stesso modo, e anche di più, che se rubaste del denaro dalla sua tasca; inoltre quello diffiderà di voi, invece di fidarsi, perchè lo ingannate.

Se già vi fosse successo, dovete riparare la perdita che gli avete causato.
Se è successo durante una fiera, e voi non conoscete affatto quella persona, nè i suoi parenti, dovete fare una donazione ai poveri, affinchè il buon Dio benedica quella persona nei suoi beni, per ricompensarla del torto che gli avete arrecato .

Non illudetevi, fratelli miei, che il buon Dio lasci passare tutto ciò; vedrete che nel giorno del Giudizio, ritroverete tutte le ingiustizie che avete commesso nelle vostre vendite e nelle vostre compere; e questo, fino all’ultimo spicciolo.

«Ma, mi direte voi, gli altri mi hanno ingannato, e quando è successo non mi hanno restituito nulla; io faccio agli altri come hanno fatto a me; tanto peggio per chi si lascia imbrogliare».

Senza dubbio, fratelli miei, è proprio questo il linguaggio del mondo, cioè della gente senza religione.
Ma, ditemi, fratelli miei, siete proprio sicuri che quando comparirete davanti al Tribunale di Gesù Cristo, Egli accetterà tutte queste frivole scuse? Che cosa vi dirà, invece?
«Miserabili, forse perchè gli altri agivano male, si dannavano l’anima, e mi facevano soffrire, anche tu dovevi imitarli?».

Tuttavia, a sentirvi parlare, le vostre menzogne non fanno male a nessuno. Certo che avete riflettuto molto, per parlare così!
Prendete tutti i vostri mercati e tutte le vostre vendite, e mettetele le une accanto alle altre; ripassate nella vostra memoria tutte le menzogne che avete detto.
Non è forse vero che voi mai avete mentito a vostro svantaggio, ma che, al contrario, tutte le volte che avete mentito, è stato a svantaggio del vostro prossimo, mentre lo ingannavate?

Quante volte, fratelli miei, vendendo le vostre mercanzie, o le vostre bestie, o qualunque altra cosa, avete detto che ne avevate trovato tanto… (testo mancante; n.d.a.), mentre, molto spesso non era vero?
E se ciò vi ha fatto vendere di più, non mancate, fratelli miei, di esaminarvi; e se vi è successo, non mancate di restituire alla persona, se la conoscete, oppure ai poveri, se non la conoscete.

So bene che non lo farete; ma io vi dirò sempre ciò che dovete fare, perchè non sarò dannato se voi non lo farete, ma lo sarei solo se non vi facessi conoscere i vostri doveri.

«Ma, mi direte voi, non mi comporto peggio degli altri, perchè anch’essi mi ingannano, quando possono».
Ma se gli altri si dannano, non è detto che dobbiate dannarvi anche voi, per così poca cosa.
Lasciate che si perdano, dal momento che non potete impedirlo, ma, quanto a voi, cercate di salvare la vostra povera anima, perchè Nostro Signore Gesù Cristo ci dice che, se vogliamo salvarci, dobbiamo agire all’opposto di come agisce il mondo.

«Mi comporto come gli altri», dite voi.
Ma se vedeste una persona correre verso un precipizio, perchè vuole gettarvisi, ci andreste anche voi? No, senza dubbio.
Ammettete piuttosto di non avere fede; che vi importa poco di ingannare i vostri vicini, purchè vi troviate il vostro tornaconto, e di che saziare la vostra avarizia.

«Ma, mi direte voi, come dunque dobbiamo comportarci quando vendiamo, o quando compriamo?».
Come dovete comportarvi, fratelli miei?
Ecco cosa dovete fare, ma che non fate quasi mai.

Dovete mettervi al posto di colui che vende, quando comprate, e al posto di colui che compra, quando vendete; e non dovete mai approfittare della buona fede delle persone, o della loro ignoranza, per vendere a maggior prezzo, o per comprare a minor prezzo.

«Ma, mi direte voi, malgrado tutte le precauzioni che si prendono, spesso si viene imbrogliati».
Ciononostante, fratelli miei, vi dirò che se desiderate il Cielo, sebbene vi ingannino, voi non dovete servirvi di questo pretesto per ingannare gli altri.

«Ma, mi direte voi, considerato il modo in cui la maggior parte delle persone si comportano, ci sembra che ben pochi si salveranno».
Questo è verissimo; ma, benchè sia vero che ci saranno ben pochi salvati, voi dovete cercare di essere tra questi.
Dobbiamo preferire piuttosto non essere ricchi, subire qualche perdita e non in gannare nessuno, il più che possiamo, per poi andare in Cielo.

Adesso, fratelli miei, per incutervi un grande orrore della menzogna, non dobbiamo fare altro che percorrere la Sacra Scrittura, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, e vi troveremo quanto siano grandi i castighi che il buon Dio infligge, già da questa vita, a coloro che si rendono colpevoli di questo peccato; e, nello stesso tempo, vedremo come i santi abbiano amato e preferito ogni sorta di tormenti, anche i più rigorosi, e la stessa morte, piuttosto che dire una semplice bugia.

Lo Spirito Santo ci dice: «Non mentite mai, e non ingannate mai nessuno».
Il profeta ci dice che «il Signore farà perire tutti coloro che osano mentire».

Sì, fratelli miei, i santi ci dicono che sarebbe meglio che tutto il mondo crollasse, piuttosto che dire una semplice bugia.

Essi ci dicono ancora che, quandanche una sola menzogna potesse liberare tutti i dannati dai loro tormenti e condurli in Cielo, noi non dovremmo mai pronunciarla.

Leggiamo nella vita di sant’Antimo, che essendo ricercato dagli arcieri dell’imperatore, con l’ordine di sbarrargli la strada, essendosi costoro rivolti a lui, senza conoscerlo, egli ne fu contento.
Quando quelli conobbero, a suo stesso dire, che era lui, essi non ebbero il coraggio di farlo morire per la sua grande bontà.
«No, gli dissero, non abbiamo il coraggio di farti morire, perchè ci hai accolti in questo modo; resta qui, e noi diremo all’imperatore che non ti abbiamo trovato».
«No, fratelli miei, disse loro il santo, non è mai permesso mentire; preferisco mille volte morire, piuttosto che essere la causa per cui voi doveste dire una menzogna».
E partì con loro per subire la morte più crudele.

Leggiamo nella storia che l’imperatore inviò dei soldati per catturare un uomo chiamato Foca, che era giardiniere, con l’ordine di farlo morire; ma, siccome nessuno di loro lo conosceva, avendolo incontrato, gli chiesero se conoscesse un tale chiamato Foca, che era giardiniere, aggiungendo che venivano da parte dell’imperatore, per farlo morire.
Quello rispose, con un tono di voce sicuro e tranquillo, che sì, che lo conosceva bene.
Poi li invitò a venire a casa sua, dicendo di starsene tranquilli, che si sarebbe incaricato lui stesso di quella faccenda.
Mentre quei soldati facevano festa, e si rifocillavano, egli scavò una fossa nel giardino. L’indomani, si presentò davanti a loro e disse: «Sono io quel Foca che state cercando».
Ma quei soldati, tutti stupiti per questa cosa, gli dissero: «Eh! ma come potremmo farti morire, dopo che tu ci hai trattati con tanta bontà e generosità? No, non lo possiamo; diremo all’imperatore che, malgrado tutte le nostre ricerche, non abbiamo potuto trovarti».
«No, amici miei, rispose loro il santo, non dovete mentire, preferisco morire che farvi dire una bugia».
Allora gli tagliarono la testa e la seppellirono nel suo giardino, dove si era scavato lui stesso la fossa.

Ditemi, fratelli miei, questi santi, comprendevano o no, la grandezza del male che compie colui che mente?
Mio Dio, com’è miserabile colui che ha perso la fede, perchè non riesce a comprendere quale grande disgrazia sia il peccato!

Lo spirito Santo ci dice che «ogni bocca che mente, uccide la sua anima».
Nostro Signore diceva ai Giudei «che erano figli del demonio, perchè la verità non era in loro». Perchè questo, fratelli miei?
Perchè il demonio è il padre della menzogna.

Leggiamo nella vita del sant’uomo Giobbe, che il Signore chiese a satana da dove venisse.
«Vengo, gli rispose il demonio, da fare un giro del mondo».
«Non hai visto, gli dice il Signore, il mio buon uomo Giobbe, che è un uomo semplice, che agisce con una grande rettitudine di cuore, temendo Dio, evitando con ogni cura il male, e che è nemico di ogni menzogna e di ogni specie di duplicità?».

Vedete dunque come il buon Dio prova piacere a fare l’elogio di una persona semplice e retta in tutte le sue azioni?

Guardate che cosa accadde ad Amàn, un favorito del re Assuero, per aver mentito, facendo passare i Giudei per dei perturbatori.
Avendo fatto drizzare un patibolo per appendervi Mardocheo, vi fu appeso lui stesso.

Guardate quel paggio della regina Elisabetta, il quale aveva mentito verso l’altro paggio, e fu bruciato al posto suo.

Leggiamo nell’Apocalisse che san Giovanni vide, in una visione, Nostro Signore seduto su un trono risplendente di gloria, che gli disse: «Farò nuove tutte le cose».
Poi gli fece vedere la celeste Gerusalemme, che era di una bellezza inenarrabile, e gli disse che colui che supererà se stesso, e vincerà il mondo e la carne, avrebbe posseduto questa bella Gerusalemme; ma, coloro che sono omicidi, fornicatori, adulteri e mentitori, sarebbero stati gettati in uno stagno di zolfo e di fuoco, che è la seconda morte.
Nostro Signore ci dice che i mentitori avranno la stessa punizione nell’inferno, dei fornicatori.

Ditemi, fratelli miei, possiamo noi considerare come poca cosa o come colpa leggera, ciò che il buon Dio punisce così rigorosamente, e già da questo mondo?

Guardate ciò che successe ad Anania e a sua moglie Saffira, che furono colpiti da morte improvvisa, per aver mentito a Pietro.
Leggiamo nella Sacra Scrittura, che avendo venduto una terra, essi vollero conservare una parte del denaro e portare il resto agli apostoli, perchè fosse distribuito ai poveri, facendo intendere che stavano donando l’intera somma.
Essi volevano apparire poveri e rimanere ricchi; ma il buon Dio fece conoscere a san Pietro che lo stavano ingannando.
San Pietro disse loro: «Come mai lo spirito di satana ha riempito il vostro cuore, fino al punto da farvi mentire allo Spirito Santo? Non è agli uomini che avete mentito, ma a Dio stesso».
Non appena Anania ebbe ascoltato queste parole, cadde a terra morto.
Tre ore dopo, Saffira, sua moglie, giunse, senza sapere quello che era successo a suo marito; si presentò agli apostoli e san Pietro le disse: «E’ vero che avete venduto a tale prezzo le vostre terre?».
Ella gli rispose: «Sì, le abbiamo vendute a questo prezzo».
Allora san Pietro le disse: «Anche tu, come tuo marito, ti sei accordata per ingannare lo Spirito del Signore; pensi forse di poter “tassare” (sic) lo Spirito del Signore?
Sarai punita per la tua menzogna, come tuo marito. Ecco le persone che hanno seppellito tuo marito, e che adesso seppelliranno anche te».
Non appena ebbe detto ciò, quella cadde per terra morta e fu trasportata dalle stesse persone.

Tuttavia, fratelli miei, possiamo dire che le menzogne peggiori sono quelle che diciamo quando ci confessiamo: cioè al tribunale della penitenza.

In tal modo, non soltanto disprezziamo il comandamento che ci ordina di essere sinceri, ma in più, profaniamo il Sangue adorabile di Gesù Cristo.

Trasformiamo in veleno mortale, ciò che dovrebbe rendere la salvezza alla nostra povera anima, e oltraggiamo lo stesso buon Dio, nella persona dei suoi ministri, che sono stabiliti sul trono della sua misericordia.
E così facciamo gioire l’inferno, mentre rattristiamo tutto il Cielo; mentiamo a Gesù Cristo stesso, che vede e che registra tutti i movimenti del nostro cuore.

Non dubitate, fratelli miei, che se avete mentito in confessione, e poi vi accontentate di accusarvi di aver mentito, non vale nulla (il curato vuole snidare il trucchetto di chi, prima omette di confessare un certo peccato, e poi, nella confessione successiva, si accusa di aver omesso un peccato, senza mai specificare di quale peccato si tratti; n.d.a.).

Io affermo anche che noi mentiamo col nostro silenzio, o con qualche segno che faccia credere il contrario di ciò che pensiamo.
Leggiamo nella storia un esempio che ci fa vedere come il buon Dio punisca rigorosamente i mentitori.

Si racconta nella vita di san Giacomo, vescovo di Nisibia, in Mesopotamia, vissuto nel quarto secolo, che, passando per una città, vi erano due poveri che vennero a domandargli del denaro, dicendogli che il loro compagno era morto, e che non avevano nulla per farlo sotterrare.

Questi tali, sapendo che quello era molto caritatevole, avevano detto a uno di loro di fingere di essere morto, mentre essi sarebbero andati a chiedere a quel vescovo qualcosa per divertirsi.

Intanto l’altro si corica per terra come se, realmente, fosse morto.
Il santo, pieno di carità, donò loro quanto poteva.
Pieni di gioia, ritornati dal loro compagno per dargli una parte di quello che il vescovo aveva donato loro, lo trovarono morto veramente.
Il santo vescovo, essendosi messo in preghiera per chiedere il perdono dei peccati di quel pover’uomo, proprio mentre stava pregando, vide ritornare quei due giovani, in lacrime, per essere stati puniti per la loro menzogna.

Essi si gettarono ai piedi del santo, pregandolo di perdonarli; dicevano che se lo avevano ingannato, era stata la miseria che li aveva condotti a ciò, e lo scongiurarono, per favore, di pregare il buon Dio di risuscitare il loro compagno.
Il santo, invece di rimproverarli, imitò la carità del suo Maestro; acconsentì volentieri, pregò per lui, e il buon Dio ridonò la vita a colui al quale la menzogna aveva dato la morte.
«Figli miei, disse loro il santo, perchè avete mentito? Sarebbe bastato che me lo aveste chiesto, e io vi avrei aiutato, e il buon Dio non sarebbe stato offeso».

No, fratelli miei, non è permesso mentire, come credono certe persone ignoranti e senza religione, per evitare una discussione in famiglia, sia da parte dei figli verso il loro padre e la loro madre, sia verso i domestici.
Fareste sempre minor male lasciando gridare il marito o la moglie, o il vicino, piuttosto che se mentiste.
Non sarebbe meglio che sopportaste voi le umiliazioni, piuttosto che farle sopportare a Dio stesso?

Ma non dobbiamo nemmeno mentire per nascondere le nostre opere buone.
Se qualcuno vi domanda se avete fatto una certa opera buona, se vi sentite obbligati a rispondere, dite di sì, perchè una vostra bugia oltraggerebbe di più il buon Dio, di quanto la vostra opera buona lo abbia glorificato.
Eccovi un bell’esempio.

Si racconta che un santo di nome Giovanni, era andato a visitare un monastero; allorchè i religiosi furono riuniti insieme, quel santo domandò se fra di loro ci fosse qualche ecclesiastico. In realtà ve n’era uno, un diacono, il quale, per umiltà, per timore che gli venisse usato qualche riguardo, non aveva mai detto chi fosse.

Tutti, quindi, risposero di no, ma il santo, voltandosi dalla parte di quel giovane, disse, prendendolo per mano: «Ma eccone uno, che è un diacono».
Il superiore gli rispose: «Padre mio, non lo ha detto a nessuno, tranne a uno solo».
Dopo aver baciato la mano al giovane diacono, il santo gli disse: «Amico mio, guardati bene dal disconoscere la grazia che il buon Dio ti ha fatto, per evitare di cadere in qualche disgrazia, e la tua umiltà ti faccia cadere nella menzogna; perchè non bisogna mai mentire, non solo per un cattivo disegno, ma neanche sotto il pretesto di bene».
Il diacono lo ringraziò, e non nascose più la sua identità.

Sant’Agostino ci dice che non è mai permesso mentire, nemmeno se si trattasse di evitare la morte a qualcuno.
Egli racconta che vi era nella città di Tagaste, in Africa, un vescovo di nome Firmino; un giorno vennero da lui delle persone, da parte dell’imperatore, per chiedere notizie di un uomo che egli teneva nascosto presso di sè.

Quello rispose a coloro che lo interrogavano, che non poteva nè mentire, nè dire loro dove si trovava.
Allora, vedendo il suo rifiuto di dire loro il posto dove si trovava colui che cercavano, lo presero e gli fecero subire tutto ciò che la loro crudeltà poteva ispirargli.

In seguito, avendolo presentato all’imperatore, costui ne rimase così colpito che, non solo non lo fece morire, ma accordò la grazia anche a colui che si trovava presso di lui.

Ahimè! fratelli miei, se il buon Dio ci mettesse nella stessa prova, chi di noi non soccomberebbe?
Quanto sarebbe piccolo il numero di coloro che si comporterebbero come questo santo vescovo, che preferirebbe la morte, piuttosto che dire una menzogna, per salvare la propria vita e quella del suo amico.

Ahimè! fratelli miei, è perchè quel santo comprendeva bene come la menzogna oltraggi il buon Dio, e che è molto meglio soffrire qualunque cosa, e perfino perdere la propria vita, piuttosto che commettere quel peccato; mentre noi, nel nostro accecamento, consideriamo un nonnulla ciò che è molto grave agli occhi di Dio, che lo punisce molto rigorosamente nell’altra vita.

Sì, fratelli miei, sarebbe molto meglio per voi perdere, se volete, la vostra salute, i vostri beni o la vostra reputazione, e la vostra stessa vita, che offendere il buon Dio e perdere il Cielo.
Tutti i beni non sono che per il tempo presente, mentre il buon Dio e la nostra anima sono per l’eternità.

Se prima abbiamo visto come la menzogna e la doppiezza siano comuni nelle vendite e nelle compere, non lo sono meno nelle conversazioni e nella società.

Se il buon Dio ci facesse scoprire i cuori di coloro che compongono una società o una compagnia, vedremmo che quasi tutti i pensieri sono diversi dalle parole che escono dalla loro bocca.
Si riesce a mescolare i discorsi e l’esibizione della stima, della benevolenza e dell’amicizia, con i sentimenti di odio e di disprezzo che si hanno nel cuore, contro coloro con cui si sta chiacchierando.

Se entrate in una casa, se comparite in una compagnia, dove si è occupati a diffamare la vostra reputazione, subito tutti i volti cambiano aspetto; vi si riceve, vi si accoglie con un’aria graziosa, e vi si sommerge, per così dire, di premure.
Ma poi uscite? all’istante le derisioni e le maldicenze sul vostro conto ricominciano.

Ditemi, fratelli miei, si può trovare qualcosa di più falso e di più indegno per un cristiano?
Ahimè! fratelli miei, eppure non c’è nulla di più comune nel comportamento del mondo.
Ahimè! fratelli miei, questo mondo così ingrato può pure ingannarci quanto vuole, tanto noi ci offriamo ugualmente ai suoi scherni, noi l’amiamo, e siamo infinitamente felici di esserne amati (pensiero un po’ contorto, ma il senso di fondo, misto a ironia, è chiaro: più il mondo ci maltratta e si prende gioco di noi, più noi continuiamo a servirlo e ad amarlo; n.d.a.).

O accecamento del cuore umano, fino a quando ti lascerai sedurre?
Fino a quando tarderai a metterti dalla parte del tuo Dio, che non ti ha mai ingannato, per lasciare questo mondo falso e ipocrita, che non può che renderti infelice, fin da questa vita, e molto di più nell’altra?
Ahimè! fratelli miei, com’è insensato colui che gioisce di essere applaudito e di essere amato, dal momento che questo mondo è così falso e ingannatore!
Chi potrà mai contare su tutti gli scherni e su tutte gli inganni che si fanno nel mondo?

Guardate ancora, fratelli miei, il vostro linguaggio in rapporto a Dio.
«Mio Dio, dice qust’avaro mentre fa la sua preghiera, io ti amo al di sopra di tutte le cose, io disprezzo le ricchezze, esse non sono che fango, in confronto ai beni che tu ci prometti nell’altra vita».
Ma, ahimè! fratelli miei, questo stesso uomo, appena esce dalla sua preghiera, o dalla chiesa, non è più lo stesso; quei beni che nella sua preghiera erano così vili, egli li preferisce al suo Dio e alla sua anima; egli non pensa nè ai poveri nè agli infermi, e, forse, si gira dall’altra parte, per paura che gli chiedano qualcosa.
Direste mai, fratelli miei, che quest’uomo è lo stesso che poco fa dichiarava al buon Dio di appartenere solo a Lui?

Applicate , fratelli miei, la stessa riflessione al vendicativo.
«Io ti amo, mio Dio, e amo tutti gli altri», dice nel suo atto di carità; e a due passi da lì, non c’è nessuna specie di male che non dica contro il suo vicino.

Guardate quest’ambizioso, che, nella sua preghiera, dice a Dio: «Se ho la fortuna di amarti, sono già molto ricco, non domando nulla di più»; e un istante dopo, se scorge qualcuno che fa qualche profitto che avrebbe potuto fare lui, diventa come un disperato.

Ascoltate quest’impudico che vi fa tanti elogi della santa virtù della purezza; da qui a qualche momento, vomiterà ogni sorta di sporcizia, o vi si immergerà.

Guardate quest’ubriaco, che biasima tutti coloro che si dedicano al vino, che perdono la ragione e sperperano a sproposito il loro denaro; tra una mezz’ora, forse, con la prima compagnia, si lascerà trascinare nei cabarets e rigurgiterà di vino.

Diciamo lo stesso, fratelli miei, di tutti coloro che uniscono la pratica esteriore della religione, con le loro inclinazioni viziose.
In chiesa, vicino al buon Dio, tutti sono buoni cristiani, almeno in apparenza; ma, sparsi nel mondo, non sono più gli stessi, non li si riconosce più.

Apriamo gli occhi, fratelli miei, e riconosciamo che tutte queste le menzogne e tutte queste furberie sono indegne del figlio di un Dio, che è la carità e la verità in persona.
Sì, fratelli miei, siamo sinceri in tutto ciò che facciamo per il buon Dio e per il prossimo, facciamo per gli altri ciò che vogliamo che facciano per noi, se non vogliamo camminare sul sentiero della perdizione.

In terzo luogo abbiamo detto che spesso si aggiungono alla menzogna giuramenti e maledizioni, cosa che succede quasi ogni giorno.

Se qualcuno non vuole credervi, voi dite: «Se non è vero, che io possa restare paralizzato!
Com’è vero che Dio ci vede, questa mercanzia è buona o questa bestia non ha difetti».

State molto attenti, fratelli miei, a non aggiungere mai dei giuramenti alla menzogna, neppure per garantire la verità di una certa cosa.
Gesù Cristo ce lo proibisce: «Quando volete assicurare una cosa dite: così è, o così non è; sì o no; l’ho fatto, oppure non l’ho fatto. Tutto quello che dite in più viene dal demonio».

Siate ben persuasi, fratelli miei, che non sono nè le vostre menzogne, nè i vostri giuramenti, che vi faranno vendere di più, nè che daranno credito a ciò che dite, ma è tutto il contrario.
Vedete voi stessi se credete a tutti quei giuramenti e a tutte quelle menzogne che vi fanno e che vi dicono, coloro dai quali comprate qualcosa.

Ma voi dite: «Io lo so che le menzogne e i giuramenti non gli costano niente, ma non possono fare altro» (pensiero poco chiaro; n.d.a.).
Ma ecco il linguaggio del mondo: «Se non mento, quando vendo, non venderò come gli altri».
Voi vi sbagliate; più si vede una persona raccontare menzogne, lodando la sua mercanzia, più gli si sente fare i suoi giuramenti, meno gli si crede e più si diffida di lei.
Ma se, vendendo o comprando, avete il timore di Dio, venderete come gli altri e comprerete a buon mercato come loro, e in più avrete la fortuna di salvare la vostra anima.

D’altronde, fratelli miei, non dovremmo preferire perdere qualcosa, piuttosto che perdere la nostra anima, il nostro Dio e il nostro Paradiso?
Quando moriremo, a che cosa ci serviranno tutte queste furberie e queste doppiezze di cui ci siamo serviti durante la nostra vita?
Quale rammarico, aver perduto il Cielo per così poca cosa!

Guardate cosa vi dice il cardinale Bellarmino.
«Vi erano, ci dice, a Colonia, due mercanti, i quali, per vendere le loro mercanzie, mentivano e giuravano quasi ad ogni parola che dicevano.
Il loro pastore consigliò loro di abbandonare questa cattiva abitudine, perchè tutte quelle menzogne e quei giuramenti, avrebbero portato loro sfortuna; piuttosto credessero che, se avessero detto semplicemente la verità, il buon Dio li avrebbe benedetti.
Quelli non volevano decidersi, tuttavia, per obbedire al loro pastore, infine lo fecero, e chiesero a tutti coloro che venivano a comprare le loro mercanzie, il giusto prezzo, senza mentire nè giurare.
Dopo qualche tempo, il loro pastore chiese loro se avessero fatto come gli aveva consigliato; quelli risposero di sì.
Quello chiese loro se avessero venduto come le altre volte; ed essi risposero: Monsignore, da quando abbiamo abbandonato quell’abitudine di mentire e di giurare, vendiamo più di prima.
Ci siamo accorti, adesso, che tutte quelle menzogne e tutti quei giuramenti non sono altro che degli scherni del demonio, per ingannare e far perdere i commercianti. Ora che le persone sanno che non mentiamo affatto e non giuriamo più, vendiamo il doppio di prima, vediamo che il buon Dio benedice le nostre case in una maniera visibile, e tutto per noi riesce bene».

Ah! fratelli miei, se avessimo la fortuna di imitare quei mercanti nelle nostre vendite e nei nostri acquisti, quanti peccati in meno, quanta meno paura per quando la morte arriverà, allorchè dovremo rendere conto, come nessuno dubita, poichè Gesù Cristo stesso ci dice che renderemo conto di ogni parola inutile.

Ma no, non si pensa a tutto ciò; anche se doveste vendere per un soldo, voi mentireste ugualmente, non appena se ne presenti l’occasione; voi non temete nè di far soffrire il buon Dio, nè di perdere la vostra anima; pur di guadagnare due soldi, voi siete contenti; il resto non conta nulla.

Ma, fratelli miei, guardatevi soprattutto dall’aggiungere il giuramento alla menzogna.
Guardate ciò che accadde a sant’Edoardo, re d’Inghilterra.
Essendo a tavola con il conte Gondovino, suo suocero, che era molto orgoglioso e molto geloso, al punto da non poter sopportare che nessuno si avvicinasse al re, costui gli disse che sapeva bene che egli aveva partecipato alla morte di suo padre.
Il conte gli rispose: «Se ciò è vero, che questo boccone di pane che sto per mangiare, mi strangoli».
Ahimè! non appena ebbe messo in bocca il boccone di pane, questo gli rimase in gola e lo strangolò, e cadde morto accanto al re.
E’ vero che il buon Dio non ci castiga sempre in una maniera così terribile, ma non per questo siamo meno colpevoli ai suoi occhi (quest’ultimo episodio, il curato lo aveva già raccontato in altra omelia, ma “repetita iuvant”; n.d.a.).

Che cosa dobbiamo concludere da tutto ciò?
Ecco, fratelli miei. Non dobbiamo mai abituarci a mentire, perchè, una volta che si sia presa l’abitudine, non si può più correggersene; occorre essere sinceri e veritieri in tutto quello che diciamo e facciamo.
Se qualcuno non vuole crederci, ebbene! che se ne vada!

Inoltre, non si deve mai forzare un’altra persona a mentire; ci sono alcuni che vi fanno tante domande, che vi spingono a dire delle menzogne, oppure vi fanno montare in collera.
Questi sono ancora più colpevoli di colui che mente, perchè, se non fosse stato per causa loro, voi non avreste mentito.

Quando vogliamo confessarci, dobbiamo dichiarare per bene quali siano le menzogne che abbiamo detto, perchè, come avete visto, ce n’è di quelle che possono essere peccati mortali, a seconda dell’intenzione che avevamo quando le abbiamo dette.

D’altronde, fratelli miei, come possiamo impiegare la nostra lingua a mentire, dopo che è stata bagnata dal Sangue di Gesù Cristo, oppure quella bocca che tante volte è servita da tabernacolo al Corpo adorabile di Gesù Cristo?
O mio Dio! se pensassimo a tutto ciò, avremmo mai tanto coraggio?

Beato, fratelli miei, colui che agirà con semplicità, e che parlerà sempre nella verità!
E’ questa la felicità che vi auguro.

 

fonte: https://jean-marievianney.blogspot.com

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