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Le omelie del S. Curato d’Ars: la purezza

Giglio

«Beati coloro che hanno un cuore puro, perchè essi vedranno Dio»
(Matteo 5,8)

Leggiamo nel Vangelo che Gesù Cristo, volendo istruire il popolo che accorreva in gran folla, per imparare da Lui che cosa bisognasse fare per avere la vita eterna, si sedette, e aprendo la bocca, disse loro:
«Beati coloro che hanno il cuore puro, perchè essi vedranno Dio».

Se noi avessimo un grande desiderio di vedere Dio, fratelli miei, queste sole parole non dovrebbero farci comprendere quanto la purezza ci renda graditi a Dio, e come essa ci sia necessaria?
Infatti, secondo Gesù Cristo, senza di essa noi non lo vedremo mai.

«Beati, ci dice Gesù Cristo, coloro che hanno il cuore puro, perchè essi vedranno il buon Dio».
Potremmo mai sperare una ricompensa maggiore di quella che Gesù Cristo allega a questa bella e amabile virtù, e cioè il godimento delle Tre Persone della Santissima Trinità, per tutta l’eternità?…

San Paolo, che ne conosceva bene il prezzo, scrivendo ai Corinzi, dice loro: «Glorificate il buon Dio, che portate nei vostri corpi; e siate fedeli nel conservarli in una grande purezza.
Ricordatevi, figli miei, che le vostre membra sono le membra di Gesù Cristo, e che i vostri cuori sono il tempio dello Spirito Santo.
State molto attenti a non insozzarli con il peccato, come l’adulterio, la fornicazione, e tutto ciò che possa disonorare il vostro corpo e il vostro cuore, agli occhi di Dio che è la purezza in persona» (1 Corinzi 6,15-20).

Oh! fratelli miei, com’è bella e preziosa questa virtù, non soltanto agli occhi degli uomini e degli angeli, ma agli occhi di Dio stesso.
Egli pone su di essa un tale accento, che non cessa di lodarla in tutti coloro che sono abbastanza fortunati da saperla conservare.

E così, questa virtù inestimabile, costituisce l’ornamento più bello della Chiesa e, di conseguenza, essa dovrebbe essere la più cara ai cristiani.

Noi, fratelli miei, che nel santo Battesimo siamo stati bagnati dal Sangue adorabile di Gesù Cristo, che è la stessa purezza; in quel Sangue adorabile che ha generato tante vergini dell’uno e dell’altro sesso; noi, ai quali Gesù Cristo ha partecipato la sua stessa purezza, rendendoci sue membra e suo tempio…

Ma ahimè! fratelli miei, in questo secolo disgraziato, pieno di corruzione, nel quale viviamo, non si conosce più questa virtù, questa virtù celeste che ci rende simili agli angeli…
Sì, fratelli miei, la purezza è una virtù necessaria a tutti noi, poichè senza di essa nessuno vedrà il buon Dio.
Io vorrei farvene concepire un’idea degna di Dio, e mostrarvi:
1°- come essa ci renda graditi ai suoi occhi, aggiungendo un nuovo grado di santità a tutte le nostre azioni;
2°- che cosa dobbiamo fare per conservarla.

Ci vorrebbe, fratelli miei, per farvi comprendere bene la stima che dobbiamo avere di questa incomparabile virtù, per descrivervi la sua bellezza, e farvi apprezzare il suo valore agli occhi di Dio, ci vorrebbe non un uomo mortale, ma un angelo del cielo.
Se lo ascoltaste, voi direste subito con grande stupore: come mai tutti gli uomini non sono pronti a sacrificare tutto, piuttosto che perdere una virtù che ci unisce in una maniera così intima al nostro Dio?

Cerchiamo tuttavia di concepirne qualcosa, considerando che questa virtù viene dal cielo, che essa fa discendere Gesù Cristo sulla terra, e che essa eleva l’uomo fino al Cielo, per la somiglianza che gli conferisce con gli angeli, e con lo stesso Gesù Cristo.
Ditemi, fratelli miei, da ciò che abbiamo detto, non meriterebbe essa il titolo di “virtù preziosa”?
Non è forse essa degna di tutta la nostra stima e di tutti i sacrifici necessari per conservarla?

Abbiamo detto che la purezza viene dal Cielo, perchè non ci volle che Gesù Cristo stesso che fosse capace di insegnarcela e di farcene percepire tutto il valore.
Egli ci ha lasciato degli esempi prodigiosi della stima che ha avuto per questa virtù.

Avendo voluto, nella grandezza della sua misericordia, riscattare il mondo, Egli prese un corpo mortale come il nostro; ma volle scegliere una vergine come madre.
Chi fu questa incomparabile creatura, fratelli miei?
Fu Maria, la più pura fra tutte, che, per una grazia non accordata ad altri, fu esente dal peccato originale.
Ella consacrò la sua verginità al buon Dio, dall’età di tre anni, e, offrendogli il suo corpo, la sua anima, ella gli fece il sacrificio più santo, più puro e più gradito, che Dio abbia mai ricevuto da una creatura sulla terra.
Ella lo sostenne con una fedeltà inviolabile, custodendo la sua purezza ed evitando tutto ciò che potesse, sia nel poco che nel molto, offuscarne lo splendore.
Noi vediamo che la santa Vergine teneva in tale considerazione questa virtù, che non voleva acconsentire ad essere la Madre di Dio, prima che l’angelo le avesse assicurato che non l’avrebbe persa.
Ma quando l’angelo le assicurò che, divenendo la Madre di Dio, ben lungi dal perdere o dall’offuscare la sua purezza, di cui aveva tanta stima, ella sarebbe rimasta ancora più pura e più gradita a Dio, allora acconsentì volentieri, per dare un nuovo splendore a quella purezza verginale.

Vediamo ancora che Gesù Cristo scelse un padre adottivo (Giuseppe)che era povero, questo è vero, ma volle che la sua purezza fosse al di sopra di quella di tutte le altre creature, eccetto la santa Vergine.
Tra i suoi discepoli, ne scelse uno (Giovanni), al quale testimoniò un’amicizia e una confidenza particolari, e al quale fece parte dei suoi più gradi segreti; scelse il più puro di tutti, che si era consacrato a Dio fin dalla sua giovinezza.

Sant’Ambrogio ci dice che la purezza ci eleva fino al cielo e ci fa abbandonare la terra, per quanto sia possibile farlo a una creatura.
Essa ci eleva al di sopra della creatura corrotta e, con i suoi sentimenti e i suoi desideri, ci fa vivere la vita stessa degli angeli.

Secondo san Giovanni Crisostomo, la castità di un’anima è di maggor prezzo, agli occhi di Dio, di quella degli angeli, perchè i cristiani non possono acquistare questa virtù se non per mezzo di combattimenti, mentre gli angeli la possiedono per loro natura.

San Cipriano aggiunge che, non soltanto la castità ci rende simili agli angeli, ma ci infonde una somiglianza profonda con Gesù Cristo stesso.
«Sì, ci dice questo grande santo, un’anima casta è un’immagine vivente di Dio sulla terra».

Più un’anima si distacca da se stessa con la resistenza alle sue passioni, più essa si attacca a Dio, e, per una felice ricaduta, più Dio si attacca a lei: Egli la guarda, Egli la considera come sua sposa e come sua diletta; ne fa l’oggetto delle sue più care compiacenze e fissa in lei la sua dimora, per sempre.
«Felici, ci dice il Salvatore, coloro che hanno il cuore puro, perchè vedranno il buon Dio» (l’alternanza nella nostra traduzione, tra “beati” e “felici”, corrisponde alla doppia resa dell’originale francese, che traduce il termine greco “makàrioi”, sia con “beati” che con“felici”, essendo quest’ultimo il vocabolo più appropriato; n.d.a.).

Secondo san Basilio, se troviamo in un’anima la castità, vi ritroviamo anche tutte le altre virtù cristiane, «perchè, ci dice, per essere casti, bisogna imporsi molti sacrifici e farsi grande violenza.
Ma una volta che l’anima abbia riportato una tale vittoria sul demonio, sulla carne e sul sangue, tutto il resto le costerà molto poco, perchè un’anima che comanda con assoluto dominio a questo corpo sensuale, sormonta facilmente tutti gli ostacoli che incontra nel cammino della virtù».
E così vediamo, fratelli miei, che i cristiani che sono casti, sono i più perfetti.
Li vediamo riservati nelle loro parole, modesti in ogni loro comportamento, sobri nei loro pasti, rispettosi nei luoghi santi, ed edificanti in tutta la loro condotta.

Sant’Agostino paragona coloro che hanno la grande felicità di conservare puro il loro cuore, ai gigli che salgono diritti verso il cielo, e che spandono intorno a sè un odore molto gradevole; la loro sola vista (delle persone pure) ci fa pensare a questa preziosa virtù.
Così la santa Vergine ispirava la purezza a tutti coloro che la guardavano…
Felice virtù, fratelli miei, che ci pone nel rango degli angeli, e che sembra perfino elevarci al di sopra di essi!
Tutti i santi l’hanno tenuta nella massima considerazione, e hanno preferito perdere i loro beni, la loro reputazione e la loro stessa vita, piuttosto che offuscare questa bella virtù.

Ne abbiamo un bell’esempio nella persona di sant’Agnese.
La sua bellezza e le sue ricchezze, l’avevano fatta desiderare, all’età di dodici anni, dal figlio del prefetto della città di Roma.
Ella gli fece sapere che si era consacrata al buon Dio.
Allora fu arrestata col pretesto che era cristiana, ma, in realtà, affinchè acconsentisse ai desideri del giovane.
Ella era talmente unita al buon Dio che, nè le promesse, nè le minacce, nè la vista dei carnefici e degli strumenti esposti davanti a lei per spaventarla, le fecero mutare sentimento.
I suoi persecutori, non potendo ottenere nulla da lei, la caricarono di catene, e vollero metterle una morsa e degli anelli al collo e alle mani; ma non poterono riuscirci, tanto erano esili le sue povere mani innocenti.
Ella rimase ferma nella sua risoluzione, in mezzo a quei lupi famelici, e offrì il suo piccolo corpo ai tormenti, con un coraggio che stupì i carnefici.
La trascinano ai piedi degli idoli, ma ella confessa fieramente che non riconosce come Dio nessun altro che Gesù Cristo, e che i loro idoli non sono che demoni.
Il giudice crudele e barbaro, vedendo che non riesce a ottenere nulla, pensa che ella sarà più sensibile alla perdita di quella purezza che teneva in così grande considerazione.
Allora minaccia di farla esporre in un luogo infame, ma ella gli risponde con fermezza: «Tu mi puoi anche far morire, ma non potrai mai farmi perdere questo tesoro: Gesù Cristo stesso ne è troppo geloso».
Il giudice, morendo dalla rabbia, la fa condurre in un luogo di lordure infernali.
Ma Gesù Cristo, che vegliava su di lei in una maniera particolare, ispira alle guardie un tale rispetto che esse la guardano con una sorta di terrore, mentre un angelo la protegge.
I giovani che entrano in quella camera, bruciando di un fuoco impuro, vedendo accanto a lei un angelo, più bello del sole, ne escono tutti riarsi di amore divino.
Ma il figlio del prefetto, più malvagio e più corrotto degli altri, penetra nella stanza dove si trovava sant’Agnese.
Senza avere riguardo per tutte quelle meraviglie, si accosta a lei, nella speranza di appagare i suoi desideri impuri, ma l’angelo che custodisce la giovane martire, colpisce il libertino, che cade morto ai suoi piedi.
Subito si diffonde per Roma la notizia che il figlio del prefetto era stato ucciso da Agnese.
Allora il padre, infuriato, viene a trovare la santa e si lascia andare a tutto ciò che la sua disperazione poteva ispirargli.
Egli la chiama (Agnese) furia dell’inferno, mostro nato per la desolazione della sua vita, poichè aveva fatto morire suo figlio.
Sant’Agnese gli risponde tranquillamente: «E’ stato lui che mi ha voluto usare violenza, e per questo l’angelo lo ha ucciso».
Il prefetto, lievemente addolcito, le dice: «Ebbene! prega il tuo Dio di risuscitarlo, affinchè non si dica che sei stata tu a farlo morire».
«Senza dubbio, gli risponde la santa, tu non meriti questa grazia; ma affinchè tu sappia che i cristiani non si vendicano mai, ma che, al contrario, essi rendono bene per male, esci di qui, e io pregherò il buon Dio per lui».
Allora Agnese si getta in ginocchio, prostrata con la faccia a terra.
Mentre sta pregando, il suo angelo le appare e le dice: «Abbi coraggio!». E nel medesimo istante il corpo inanimato riprende vita.
Il giovane risuscitato per le preghiere della santa, si lancia fuori della casa, e corre per le vie di Roma gridando: «No, no, amici miei, non vi è altro Dio che quello dei cristiani; tutti gli dei che noi adoriamo non sono altro che demoni, che ci ingannano e ci trascinano all’inferno».

Tuttavia, malgrado un miracolo così grande, non si desistette dal condannarla a morte.
Allora il luogotenente del prefetto, comanda che si accenda un grande fuoco, e ve la fa gettare.
Ma le fiamme, circondandola, non le fanno alcun male, e bruciano gli idolatri accorsi per essere spettatori del combattimento della martire.
Il luogotenente, vedendo che le fiamme la rispettavano e non le arrecavano alcun danno, comanda che la si colpisca con un colpo di spada alla gola, per toglierle la vita; ma il carnefice trema, come se egli stesso fosse il condannato a morte…
Poichè i genitori di sant’Agnese piangevano la morte della loro figlia, ella apparve ad essi dicendo: «Non piangete la mia morte, ma, al contrario, rallegratevi perchè ho acquistato una gloria così grande nel Cielo».

Vedete, fratelli miei, che questa vergine ha sofferto, piuttosto che perdere la sua verginità.
Potete concepire, così, la stima che dovete avere della purezza, e come il buon Dio si compiaccia di fare miracoli, per mostrarsene il protettore e il custode.
Ah! come questo esempio confonderà, un giorno, quei giovani che fanno così poco conto di questa bella virtù! Essi non ne hanno mai conosciuto il valore.
Lo Spirito Santo ha dunque ragione di gridare: «O com’è bella questa casta generazione; il suo ricordo è eterno, e la sua gloria brilla davanti agli uomini e agli angeli!».
E’ certo, fratelli miei, che ognuno ama i suoi simili; e così gli angeli, che sono spiriti puri, amano e proteggono in una maniera particolare le anime che imitano la loro purezza.

Leggiamo nella Sacra Scrittura che l’angelo Raffaele, che accompagnò il giovane Tobia, gli rese mille servizi. Lo preservò dall’essere divorato da un pesce, e dall’ essere strangolato da un demonio.
Se questo giovane non fosse stato casto, molto certamente l’angelo non lo avrebbe accompagnato, e non gli avrebbe reso tanti servizi.
Di quale piacere non gioisce l’angelo custode, che accompagna un’anima pura!

Non vi è nessuna virtù, per la quale il buon Dio compia dei miracoli così numerosi, di quelli che prodiga a favore di una persona che conosca il valore della purezza, e che si sforza di salvaguardarla.

Guardate ciò che fece per santa Cecilia.
Nata a Roma, da genitori molto ricchi, ella era molto istruita nella religione cristiana, e seguendo l’ispirazione di Dio, ella gli consacrò la sua verginità.
I suoi genitori che non ne erano a corrente, la promisero in sposa a Valeriano, figlio di un senatore della città.
Ella chiese ai suoi genitori il tempo di pensarci. Trascorse questo tempo nel digiuno, nella preghiera e nelle lacrime, per ottenere da Dio la grazia di non perdere il fiore di quella virtù che stimava più della sua stessa vita.
Il buon Dio le rispose di non temere nulla e di obbedire ai suoi genitori, poichè, non soltanto non avrebbe perso quella virtù, ma che anche colui che avrebbe…(testo mancante: probabilmente si riferisce a quello che sarebbe accaduto allo sposo, come narra nel seguito del racconto; n.d.a.).).
Ella, dunque, acconsentì al matrimonio.
Il giorno delle nozze, allorchè Valeriano si presentò, ella gli disse: «Mio caro Valeriano, devo comunicarti un segreto».
Quello rispose: «Qual è questo segreto?».
«Ho consacrato la mia verginità a Dio, e mai un uomo potrà toccarmi, perchè ho un angelo che veglia sulla mia purezza, e se tu la violerai, egli ti colpirà a morte».
Valeriano fu molto colpito da questo discorso, poichè, essendo pagano, non comprendeva nulla di tutto ciò.
Egli rispose: «Mostrami quest’angelo che ti custodisce».
La santa replicò: «Tu non puoi vederlo, perchè sei un pagano. Vai a trovare, da parte mia, il papa Urbano, e chiedigli il battesimo, e dopo vedrai il mio angelo».
Subito quello partì.
Dopo essere stato battezzato dal papa, ritorna a trovare la sua sposa. Entrato nella stanza, vede l’angelo che vegliava, insieme a santa Cecilia.
Lo trova così bello, così risplendente di gloria, che ne resta affascinato e turbato.
Non soltanto permise alla sua sposa di rimanere consacrata a Dio, ma egli stesso fece voto di verginità.
Ben presto entrambi ebbero la felicità di morire martiri.
Vedete come il buon Dio si prende cura di una persona che ama questa incomparabile virtù, e che si affatica per conservarla?

Leggiamo nella vita di sant’Edmondo, che mentre studiava a Parigi, si ritrovò con alcune persone che dicevano stupidaggini sconce, e subito le lasciò.
Tale azione fu così gradita a Dio, che gli apparve sotto le sembianze di un bel fanciullo e lo salutò con un’aria molto graziosa, dicendogli che aveva visto con soddisfazione il fatto che avesse abbandonato i suoi compagni, che facevano discorsi licenziosi, e per ricompensarlo, gli promise che sarebbe rimasto sempre con lui.
Inoltre, sant’Edmondo, ebbe la grande fortuna di conservare la sua innocenza fino alla morte.

Quando santa Lucia si recò sulla tomba di sant’Agata, per chiedere al buon Dio, per sua intercessione, la guarigione di sua madre, sant’Agata le apparve e le disse che avrebbe potuto ottenere ella stessa ciò che domandava, poichè, a causa della sua purezza, aveva preparato una dimora molto gradita al suo Creatore.

Tutto ciò ci dimostra che il buon Dio non può rifiutare nulla a colui che ha la felicità di conservare puro il suo corpo e la sua anima…

Ascoltate il racconto di ciò che accadde a santa Potamiana, che viveva al tempo della persecuzione di Massimiano.
Questa giovane, era schiava di un padrone pervertito e libertino, che non cessava di sollecitarla al male.
Ma ella preferiva soffrire ogni sorta di crudeltà e di supplizi, piuttosto che acconsentire alle sollecitazioni di quell’infame padrone.
Costui, vedendo che non riusciva a ottenere nulla, nel suo furore, la fece consegnare, in quanto cristiana, nelle mani del governatore, al quale promise una grande ricompensa, se avesse potuto conquistarla.
Il giudice fece condurre questa vergine davanti al suo tribunale, e vedendo che tutte le minacce non la facevano mutare di sentimento, le fece subire tutto quello che la sua rabbia potè ispirargli.
Ma il buon Dio, che non abbandona mai coloro che si sono consacrati a Lui, diede alla giovane martire tanta forza, che sembrava essere insensibile a tutti i tormenti.
Quel giudice iniquo, non potendo vincere la sua resistenza, fece mettere su un fuoco molto ardente, una caldaia piena di pece, e le disse: «Ecco cosa ti aspetta, se non ubbidisci al tuo padrone».
La santa figlia, rispose senza turbarsi: «Preferisco subire tutto quello che il tuo furore potrà ispirarti, piuttosto che obbedire alle infami voglie del mio padrone; d’altronde, non avrei mai creduto che un giudice potesse essere così ingiusto da volere che io obbedisca ai disegni di un padrone così pervertito».
Il tiranno, irritato per questa risposta, ordinò di gettarla nella caldaia.
«Almeno ordina, gli disse, che vi sia gettata tutta vestita. Vedrai quale forza il buon Dio, che noi adoriamo, dona a coloro che soffrono per Lui».
Dopo tre ore di supplizi, Potamiana rese la sua bella anima al suo Creatore, e così riportò la doppia palma, del martirio e della verginità.

Ahimè! fratelli miei, com’è poco conosciuta questa virtù nel mondo, quanto poco la stimiamo, quanto poca cura ci prendiamo per conservarla, quanto poco zelo nutriamo per chiederla a Dio, poichè non possiamo acquistarla con le sole nostre forze.

No, non conosciamo affatto questa bella e amabile virtù, che conquista così facilmente il cuore di Dio, che conferisce un lustro così bello a tutte le altre nostre opere buone, che ci eleva al di sopra di noi stessi, e ci fa vivere sulla terra come gli angeli nel Cielo!…

No, fratelli miei, essa non è affatto conosciuta da questi infami vecchi impudichi che si trascinano, si rotolano e si immergono nel fango delle loro turpitudini, il cui cuore è simile a quei……(testo mancante) sulla sommità delle montagne……(testo mancante)arrostiti e bruciati da quei fuochi impuri.
Ahimè! ben lungi dal cercare di spegnerli, essi non cessano di accenderli e di alimentarli con i loro sguardi, con i loro pensieri, con i loro desideri e con le loro azioni.
In quale stato verrà a trovarsi quest’anima, quando comparirà davanti a un Dio, che è la purezza in persona?

No, fratelli miei, questa bella virtù non è conosciuta da quelle persone le cui labbra non sono altro che uno sbocco e un canale, del quale l’inferno si serve per vomitare le sue impurità sulla terra, e che se ne nutrono come di un pane quotidiano.
Ahimè! la loro povera anima non è altro, ormai, che un oggetto di orrore per il cielo e per la terra!

No, fratelli miei, non è conosciuta questa amabile virtù della purezza, da quei giovani i cui occhi e le cui mani sono insozzati dagli sguardi e…
O Dio, quante anime questo peccato trascina all’inferno!…

No, fratelli miei, questa bella virtù non è conosciuta da quelle ragazze mondane e corrotte, che prendono tante precauzioni e tante cure, per attirare su di sè gli occhi del mondo; esse che, con il loro abbigliamento ricercato e indecente, annunciano pubblicamente che esse sono l’infame strumento del quale l’inferno si serve per perdere le anime; quelle anime che sono costate tante fatiche, lacrime e tormenti a Gesù Cristo!…
Guardatele queste disgraziate, e vedrete che mille demoni circondano la loro testa e il loro petto!
O mio Dio! come può la terra sopportare tanti seguaci dell’inferno?
E, cosa ancora più sorprendente, come fanno le loro madri a tollerarle, in quello stato indegno di un cristiano?
Se non temessi di spingermi troppo oltre, direi a queste madri che esse non valgono più delle loro figlie.
Ahimè! quel cuore sciagurato e quegli occhi impuri, non sono altro che una sorgente avvelenata che procura la morte a chiunque le guardi o le ascolti (si riferisce sempre alle ragazze di prima; n.d.a.).
Come possono certi mostri presentarsi davanti a un Dio santo e tanto nemico dell’impurità?
Ahimè! la loro povera vita non è altro che un mucchio di grasso che esse ammassano per alimentare il fuoco dell’inferno per tutta l’eternità!

Ma, fratelli miei, abbandoniamo una materia così disgustosa e così vomitevole per un cristiano, la cui purezza dovrebbe imitare quella di Gesù Cristo stesso, e ritorniamo alla nostra bella virtù della purezza, che ci eleva fino al Cielo, che ci apre il cuore adorabile di Gesù Cristo, e ci attira ogni sorta di benedizioni spirituali e temporali ( il curato, anche a questo proposito, non sta esagerando: basti leggere la seconda lettera di Pietro al cap 2, e l’intera lettera di Giuda, fratello di Giacomo; dovrebbe alquanto preoccuparci, invece, la consegna del silenzio, nelle omelie e nei discorsi ufficiali, che sembra essere passata “dall’alto in basso” delle gerarchie, su questo argomento; si è troppo impegnati ad aprire porte e finestre, senza accorgersi che il diavolo ha preso possesso non solo della casa ma anche “dei giardini”…; n.d.a.).

Abbiamo detto, fratelli miei, che questa virtù è di grande valore agli occhi di Dio; diciamo anche che essa non manca di nemici, che si sforzano da farcela perdere.
Possiamo dire anche che tutto ciò che ci circonda si adopera per rapircela.

Il demonio è uno dei nostri più crudeli nemici; poichè egli vive nella lordura dei vizi impuri, e poichè non vi è altro peccato che oltraggi tanto il buon Dio, e siccome sa bene quanto a Dio sia gradita un’anima pura, egli ci tende ogni genere di trappole, per rubarci questa virtù.

Dall’altro lato, il mondo, che cerca solo i suoi agi e i suoi piaceri, si dà da fare per farcela perdere, spesso fingendo di mostrarsi nostro amico.

Ma possiamo dire che il nostro più crudele e più pericoloso nemico siamo noi stessi, e cioè la nostra carne la quale, essendo già stata guastata e corrotta per il peccato di Adamo, ci induce, con una specie di furore, alla corruzione.
Se non stiamo continuamente in guardia, essa ben presto ci brucia e ci divora con le sue fiamme impure.

«Ma, mi direte voi, dal momento che è così difficile conservare questa virtù, così preziosa agli occhi di Dio, che cosa dunque si può fare?».
Fratelli miei, eccovi i mezzi.
Il primo è quello di vegliare attentamente sui nostri occhi, sui nostri pensieri, sulle nostre parole e sulle nostre azioni; il secondo consiste nel fare ricorso alla preghiera; il terzo, nel frequentare i sacramenti, spesso e degnamente; il quarto, nel fuggire tutto ciò che sia capace di indurci al male; il quinto, nell’avere una grande devozione alla santa Vergine.
Se faremo ciò, malgrado tutti i nostri nemici, e malgrado la fragilità di questa virtù, saremo comunque sicuri di conservarla.

Ho detto che, anzitutto, dobbiamo vegliare sui nostri sguardi; su questo non vi è dubbio, poichè vediamo noi stessi che molti sono caduti in questo peccato per un solo sguardo, e poi non si sono più rialzati…
Non dovete mai permettere a voi stessi nessuna libertà, senza una vera necessità. Soffrite piuttosto qualche scomodità, per non esporvi al peccato…

In secondo luogo, san Giacomo ci dice che questa virtù proviene dal cielo, e che non la possederemo mai se non la domandiamo al buon Dio (la citazione non è rintracciabile nella lettera di Giacomo, ma la sostanza è testimoniata da tutta la Bibbia; n.d.a.).
Dobbiamo dunque, spesso, domandare al buon Dio di donarci la purezza negli sguardi, nelle parole e in tutte le nostre azioni.

Io dico, in terzo luogo, che se vogliamo conservare questa bella virtù, dobbiamo spesso e degnamente frequentare i sacramenti, altrimenti non avremo mai tale felicità.
Gesù Cristo non ha istituito il sacramento della Penitenza solamente per rimetterci i nostri peccati, ma anche per darci le forze per combattere il demonio: cosa molto facile da comprendere.
Chi è che, avendo fatto oggi una buona confessione, potrebbe lasciarsi trascinare nella tentazione? Il peccato stesso, con tutti i suoi piaceri, gli farebbe orrore.
Chi è colui che, essendosi comunicato da poco, potrebbe acconsentire, non dico a un’azione impura, ma a un solo cattivo pensiero?
Ah! il divino Gesù, che ha posto la sua dimora nel suo cuore, gli fa comprendere fin troppo bene quanto sia infame questo peccato, quanto gli dispiaccia e quanto lo allontani da lui.
Sì, fratelli miei, un cristiano che frequenti santamente i sacramenti, potrà senz’altro essere tentato, ma, quanto a peccare, è tutta un’altra cosa.
Infatti, quando abbiamo la grande felicità di ricevere il Corpo adorabile di Gesù Cristo, non sentiamo forse spegnersi in noi questo fuoco impuro?
Questo Sangue adorabile che scorre nelle nostre vene, può forse non purificare il nostro sangue?
Questa carne consacrata che si mescola con la nostra, non la divinizza, forse, in qualche maniera?
Il nostro corpo, non sembra forse ritornare nello stato primitivo, nel quale si trovava Adamo, prima del suo peccato?
Ah! questo Sangue adorabile che ha generato tanti vergini!…
Siamo ben certi, fratelli miei, che se non frequentiamo i sacramenti, cadremo nel peccato ad ogni istante!

Noi dobbiamo ancora, per difenderci dal demonio, fuggire quelle persone che possano indurci al male.
Guardate cosa fece il casto Giuseppe, tentato dalla moglie del suo padrone: le lasciò il mantello tra le mani, e fuggì per salvare la sua anima.
I fratelli di san Tommaso d’Aquino, non potendo tollerare che il loro fratello si consacrasse a Dio, per impedirglielo, lo rinchiusero in un castello e vi fecero venire una dona di malavita, per cercare di corromperlo.
Vedendosi spinto al peccato, per la sfrontatezza di quella donna, egli prese un tizzone acceso e la cacciò vergognosamente dalla sua stanza.
Avendo visto il pericolo al quale era stato esposto, pregò con tanta effusione di lacrime, che il buon Dio gli accordò il dono prezioso della continenza, e cioè, che non fosse mai più tentato contro questa bella virtù.

Guardate ciò che fece san Girolamo per avere la felicità di conservare la purezza; guardatelo nel suo deserto, mentre si abbandona a tutti i rigori della penitenza, alle lacrime e alle macerazioni corporali, tali da farci fremere.
Questo grande santo ci racconta la vittoria che riportò un giovane in un combattimento, forse unico nella storia, al tempo della crudele persecuzione che l’imperatore Decio scatenò contro i cristiani.
Il tiranno, dopo aver sottoposto questo giovane a tutte le prove che il demonio potè ispirargli, pensò che, se avesse fatto perdere la purezza alla sua anima, lo avrebbe indotto più facilmente ad abbandonare la vera religione.
Per tale scopo, ordinò di condurlo in un giardino di delizie, in mezzo ai gigli e alle rose, nei pressi di un ruscello che scorreva con un dolce mormorio, e sotto gli alberi agitati da un gradevole venticello.
Lì, lo pose su un letto di piume, lo legò con delle funi di seta, e lo lasciò solo, in questo stato.
In seguito fece venire una cortigiana, abbigliata riccamente e indecentemte, nel modo migliore possibile. Ella cominciò a sollecitarlo al male, con tutta l’impudenza e con tutte le attrattive che la passione possa ispirare.
Il povero giovane, che avrebbe dato mille volte la vita, piuttosto che insozzare la purezza della sua bella anima, si vedeva indifeso, avendo mani e piedi legati.
Non sapendo più come resistere agli attacchi della voluttà, mosso dallo Spirito di Dio, si taglia la lingua con i denti, e la sputa sul viso di quella donna.
Vedendo ciò, quella fu presa da tale confusione che fuggì via.
Questo fatto ci dimostra che mai il buon Dio permetterà che siamo tentati, al di sopra delle nostre forze.

Guardate ancora cosa fece san Martiniano, che visse nel IV secolo.
Dopo aver trascorso venticinque anni nel deserto, fu esposto ad una occasione molto prossima al peccato. Egli vi aveva già acconsentito col pensiero e con la parola, ma il buon Dio venne in suo aiuto e gli toccò il cuore. Provò un rammarico così grande per il peccato che stava per commettere, che, entrato nella sua cella accese un grande fuoco e vi mise i piedi dentro (non per masochismo, ma per impedire drasticamente a se stesso di muoversi; n.d.a.).
Il dolore che provava e il dispiacere per il peccato, gli facevano emettere delle grida spaventose.
Zoe, questa donna malvagia che era venuta per tentarlo, accorse alle sue grida, e ne rimase talmente colpita che invece di farlo pervertire, fu lei a convertirsi.
Ella trascorse tutta la sua vita tra le lacrime e le penitenze.
Quanto a san Massimiano, egli rimase sette mesi sul pavimento, perchè i suoi piedi si erano bruciati.
Dopo la sua guarigione, si ritirò in un altro deserto, dove non fece altro che piangere, per il resto della sua vita, nel ricordo del grave pericolo che aveva corso di perdere la sua anima (per un solo pensiero impuro al quale aveva acconsentito!…; n.d.a.).

Ecco, fratelli miei, che cosa facevano i santi; ecco i tormenti che essi hanno sopportato, piuttosto che perdere la purezza della loro anima.
Questo, forse, vi stupisce; ma dovreste piuttosto stupirvi del poco conto nel quale voi tenete questa bella e incomparabile virtù.
Ahimè! questo deplorevole disprezzo deriva dal fatto che non ne conosciamo affatto il valore!

Ho detto, infine, che dobbiamo avere una grande devozione alla santissima Vergine, se vogliamo conservare questa bella virtù; su questo non vi può essere alcun dubbio, essendo lei la regina, il modello e la patrona dei vergini…
Sant’Ambrogio chiama la santa Vergine la maestra della castità; sant’Epifanio la chiama principessa della castità, e san Gregorio, regina della castità…

Eccovi un esempio che ci mostrerà la grande cura che si prende la santa Vergine, della castità di coloro che confidano in lei, al punto che non sa rifiutare nulla, a coloro che glielo domandano.
Un gentiluomo, che aveva una grande devozione alla santa Vergine, aveva costruito una piccola cappella in suo onore, in una camera del castello dove abitava.
Nessuno conosceva l’esistenza di questa cappella.
Ogni notte, dopo qualche momento di sonno, senza avvertire sua moglie, si alzava per recarsi presso la santa Vergine, per restarvi fino al mattino.
Quella povera donna (la moglie) ne concepiva una gran pena: ella pensava che quello uscisse per andare a trovare qualche ragazza di malavita.
Un giorno, non resistendo più, gli disse che si era accorta che egli le preferiva un’altra donna.
Il marito, pensando che si riferisse alla santa Vergine, le rispose di sì.
Questa cosa scosse talmente la donna che, non vedendo nessun cambiamento nella condotta di suo marito, in un eccesso di dispiacere, si pugnalò.
Suo marito, al ritorno dalla cappella, trovò sua moglie immersa nel sangue.
Estremamente afflitto a tale vista, chiude a chiave la porta della camera, va a trovare la santa Vergine e, tutto avvilito, si prostra davanti alla sua immagine gridando: «Tu vedi, santa Vergine, che mia moglie si è data la morte perchè venivo di notte a tenerti compagnia e a pregare.
Nulla ti è impossibile, poichè tuo Figlio ti ha promesso che non ti rifiuterà mai nulla.
Tu vedi che la mia povera moglie si è dannata; la lascerai forse tra le fiamme, visto che è stato a causa della mia devozione verso di te che ella si è uccisa, nella sua disperazione?
Vergine santa, rifugio degli afflitti, rendile, per favore, la vita; mostra che ami fare del bene a tutti.
Io non uscirò di qui, senza che tu mi abbia ottenuto questa grazia dal tuo divin Figlio».
Mentre era assorto nelle sue lacrime e nelle sue preghiere, una serva lo chiama, dicendo che la sua padrona lo stava reclamando.
Quello rispose: «E’ proprio certo che mi stia chiamando?».
«Senti la sua voce, riprese la serva».
La gioia del gentiluomo era così grande, che non riusciva ad allontanarsi dalla santa Vergine.
Alla fine, si alza, piangendo di gioia e di riconoscenza.
Ritrova sua moglie in piena salute; non le restavano che delle ferite e delle cicatrici, affinchè non perdesse mai il ricordo di un tale miracolo, operato per intercessione della santa Vergine.
Vedendo entrare suo marito, lo abbraccia, dicendogli: «Ah! marito mio, ti ringrazio per avere avuto la carità di pregare per me. Ero all’inferno, condannata a bruciare eternamente, perchè mi ero data la morte. Ringraziamo dunque la santa Vergine, che mi ha strappata da un tale abisso! Ah! quanto si soffre in questo fuoco! chi potrà mai narrarlo, e, soprattutto, farlo comprendere?».
Ella fu così riconoscente per questo prodigioso favore, che trascorse tutta la vita tra le lacrime, nella penitenza, e non riusciva a raccontare la grazia che la santa Vergine le aveva ottenuta dal suo divin Figlio, senza piangere calde lacrime.
Ella avrebbe voluto far comprendere a tutti quanto la santa Vergine sia potente, per soccorrere coloro che confidano in lei.

Ditemi, fratelli miei, se la santa Vergine ha il potere di strappare le anime perfino dall’inferno, potremmo mai dubitare che ella non ci ottenga le grazie che le domanderemo, noi che siamo qui sulla terra, luogo dove ancora si esercita la Misericordia del Figlio e la compassione della Madre?

Quando dobbiamo chiedere qualche grazia al buon Dio, rivolgiamoci dunque, con grande fiducia alla santa Vergine, e siamo sicuri che saremo esauditi.
Vogliamo uscire dal peccato, fratelli miei? andiamo a Maria; ella ci prenderà per mano e ci condurrà da suo Figlio, per ricevere il nostro perdono.
Vogliamo perseverare nel bene?
Indirizziamoci alla Madre di Dio; ella ci coprirà col manto della sua protezione, e tutto l’inferno messo insieme non avrà alcun potere su di noi. Ne volete la prova?
Eccola. Leggiamo nella vita di santa Giustina che avendo un giovane concepito un violento amore verso di lei, e vedendo che non riusciva a combinare nulla con le sue sollecitazioni, si rivolse a un certo Cipriano, che aveva un commercio col demonio. Gli promise una somma di denaro, se avesse costretto Giustina ad acconsentire alle sue voglie.
Subito dopo, la giovane si sentì tentata violentemente contro la santa virtù della purezza; ma, accortasi che il demonio la sollecitava, ella fece subito ricorso alla santa Vergine. Immediatamente il demonio prese la fuga.
Poichè il giovane chiedeva come mai non riuscisse a conquistare quella ragazza, Cipriano si rivolse al demonio per rimproverargli il suo scarso potere in quella circostanza, dal momento che in altre circostanze simili, era riuscito sempre a compiere i suoi disegni.
Il demonio gli rispose: «E’ vero, ma questa ricorre alla Madre di Dio; e nel momento in cui la prega, io perdo tutte le mie forze, e non posso più nulla».
Cipriano, stupito perchè una persona che era ricorsa alla santa Vergine risultasse così terribile a tutto l’inferno, si convertì, e morì da santo, nel martirio.

Termino dicendo che, se vogliamo conservare la purezza dell’anima e del corpo, dobbiamo mortificare la nostra immaginazione; non permettere mai che nel nostro spirito giri e rigiri il pensiero di quegli oggetti che ci inducono al male, e stare attenti a non diventare un oggetto di peccato per gli altri, sia con le nostre parole, sia col nostro modo di vestirci, cosa che riguarda soprattutto il sesso femminile (secondo il curato, come accade in tutti gli ambiti della convivenza, anche riguardo all’abbigliamento, la libertà tanto sbandierata a sproposito, di vestirsi come si vuole, trova il suo limite nel danno spirituale che si potrebbe provocare agli altri; ma questa sensibilità spirituale, oggi manca quasi del tutto, e il senso del pudore è morto e sepolto; n.d.a.).

Se scorgiamo qualcuna che sia mal vestita, dobbiamo distoglierci da lei, e non fare, invece, come quelli che hanno occhi impudichi, che vi si soffermano fino a che il demonio li veda (ironia “curatina”…; n.d.a.).
Dobbiamo mortificare le nostre orecchie, e non provare mai piacere nell’ascoltare parole o canzoni sconce.
Ah! mio Dio! com’è possibile che dei padri e delle madri, dei padroni e delle padrone, che ascoltano nei veglioni le canzoni più infami, e vedono compiere delle azioni che farebbero orrore a dei pagani, possano tollerare tutto ciò, senza dire nulla, con la scusa che si tratta solo di fanciullaggini!
Ah! disgraziati! il buon Dio vi aspetta, nel grande giorno della vendetta!…(espressione biblica: Romani 12,19! quindi del tutto lecita, checchè se ne dica, anche nelle alte sfere; n.d.a.).
Ahimè! quanti peccati i vostri figli e i vostri domestici avranno commesso, per colpa vostra!…

«Beati, ci dice Geù Cristo, coloro che hanno il cuore puro, perchè essi vedranno Dio».
Come sono felici coloro che hanno la grande fortuna di possedere questa bella virtù!
Non sono forse questi gli amici di Dio, i prediletti dagli angeli, i figli carissimi della santissima Vergine?

Chiediamo spesso al buon Dio, fratelli miei, per intercessione della sua santissima Madre, di donarci un’anima e un cuore puri, e un corpo casto; così avremo la felicità di piacere a Dio, durante la nostra vita, per poi andare a glorificarlo per tutta l’eternità: è quello che vi auguro…

 

fonte: https://jean-marievianney.blogspot.com

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