Lettura commentata del classico di spiritualità: “L’imitazione di Cristo” .
Lezione di lunedì 21 ottobre 2019
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
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“L’IMITAZIONE DI CRISTO” Lezione 7
Continuiamo la nostra catechesi al cap. 9° dell’Imitazione di Cristo, siamo arrivati al paragrafo 2 da fare:
2. Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace. C’è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa? Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri. Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto. Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio — come spesso ho sentito dire — è cosa più sicura che dare consigli. Può anche accadere che l’idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l’evidenza lo esigano.
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“Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace”
Ciascuno di noi – dice il testo – preferisce agire, fare, parlare secondo la sua idea, la sua prospettiva, secondo il suo sentire, secondo quello che gli sembra più giusto, più importante, più urgente in quel momento. Ciascuno di noi naturalmente è portato a simpatizzare con chi gli dà ragione.
“Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace”
C’è un bene superiore, che è la pace vera, che ci chiede, talvolta, di andare oltre, non oltre la Verità perché quella non si può mai rinnegare, ma di andare oltre la nostra prospettiva, oltre il nostro modo, oltre il nostro gusto, direbbe S.Giovanni della Croce, andare oltre, che vuol dire lasciar perdere:
“Omnia videre multa dissimulare pauca corrigere”
Tradotto vuol dire: Vedere tutto, far finta di niente su tanto, correggere poco.
Questo è necessario perché quando si tratta di cose di piccolo conto non vale la pena di imbastire chissà quale discussione.
Potrebbe esserci di grandissimo aiuto quella tendenza che abbiamo ad esempio, di rivendicare il nostro orgoglio ferito, oppure di sfogare la nostra passionalità, il lasciar perdere questi desideri, che non hanno niente di divino, è molto importante.
“C’è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa?”
Chi di noi può dire di conoscere in pienezza tutto? Oppure di conoscere in pienezza qualcuno?
Neanche il marito della propria moglie dopo 50 anni di matrimonio può dirlo. Nessuno lo può dire.
“Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri.”
Invece noi vediamo la realtà, su cose o persone, e ci facciamo una nostra impressione, che è assolutamente pregiudizievole, perché è un’impressione, è come se io fossi un pezzo di gesso e ricevessi un primo colpo, questa è solo un’impressione, non è un’impronta.
Noi giudichiamo gli altri sulle impressioni che abbiamo.
Il testo dice – devi imparare ad ascoltare gli altri.
L’esempio tipico lo abbiamo con i bambini e il cibo, dove tu servi un piatto che magari non hanno mai mangiato, loro lo vedono e dicono subito che non lo vogliono perché non gli piace, senza nemmeno assaggiarlo. Hanno avuto una impressione e su quella hanno fondato il giudizio, dopo l’assaggiano e magari diventa il loro piatto preferito.
“Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto.”
Posso avere delle idee, anche giuste, ma alle volte chi mi vuole bene mi consiglia di seguire un’altra strada.
Perché è meglio seguire un’altra strada?
Perché alle volte noi abbiamo delle idee giuste ma non siamo capaci di portare il peso, la responsabilità, la fatica di quelle idee giuste e allora dobbiamo cambiare idea, per Amore di Dio.
Un genitore può dire a suo figlio: “Tu non sei fatto per studiare, perché si vede”
E il figlio: “No, ma io voglio studiare”
“E’ un’idea giusta, ma siccome hai dato prova di non essere in grado di farlo, abbandona questa cosa.”
Potrebbe essere qualunque altro ragionamento, guidare, fare un particolare lavoro, qualsiasi altra cosa. Posso avere un’idea giusta, ma non è detto che la devo praticare.
Quello che io penso è giusto?
Sì ma non vuol dire che tu lo devi vivere, perché un conto è che sia giusto e un altro conto è che tu sia in grado di fare questa cosa, magari non sei in grado di farla.
Ma noi siamo sempre in grado di fare tutto, perché c’è tanta superbia nel nostro modo di fare, ma soprattutto nel nostro modo di pensarci, che non diciamo agli altri, ma si vede poi nei fatti. Il modo con il quale io mi penso spesse volte è un modo superbo, di colui che si sente superiore agli altri, più capace degli altri, oltre agli altri.
“Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio — come spesso ho sentito dire — è cosa più sicura che dare consigli.”
Alle volte siamo dei dispenser di consigli, distribuiamo consigli a tutti, anche se non ci è richiesto, e poi vanno a vuoto, perché se l’altro non me lo chiede è perché non vuole né ascoltare, né praticare quella cosa.
Provate a fare questo fioretto:
“Dò dei consigli solo se mi vengono chiesti”
“Può anche accadere che l’idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l’evidenza lo esigano.”
E’ inutile fare la guerra contro i mulini a vento, quello che io penso può essere vero e giusto, ma se ho davanti una persona che non vuole sentire ragioni, non ha senso continuare a parlare! Si deve far silenzio. La ragionevolezza ti chiede di tacere. C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere, non si può sempre dire tutto, a tutti, di tutto, ci sono dei momenti dove si deve stare zitti o dei momenti dove si vorrebbe dire molto ma la contingenza, l’evidenza dei fatti ti impone di dire poco, perché l’evidenza non lo consente.
Il fatto di continuare a seguire la propria idea fino in fondo è segno di superbia, il testo dice:
“Sempre segno di superbia”
Di norma il superbo non si accorge mai di esserlo e non lo riconosce mai, infatti il superbo non confessa mai il peccato di superbia.
Capitolo X
ASTENERSI DAI DISCORSI INUTILI
1. Per quanto possibile, stai lontano dall’agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l’occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
Chissà quanti di noi dovrebbero dire:
“Se fossi stato zitto..se non avessi parlato..se non fossi andato..”
Purtroppo la parola non torna più indietro.
Nella massa, se voi la guardate dall’esterno, come degli osservatori, la prima cosa che vedete è l’agitazione. Questa agitazione porta a dei pasticci, perché quando noi siamo agitati facciamo le cose peggiori.
Noi siamo chiamati a occuparci delle cose del mondo tanto quanto è nostro dovere farlo, per il resto cerchiamo di stare il più raccolti possibile, il più ritirati possibile, soprattutto perché in questa agitazione c’è l’inquinamento della vanità, del vuoto, delle cose inutili, della superficialità, di questa frenesia. E l’andare in mezzo alla gente ti spinge a parlare, per questo il testo dice:
“Alla fine ti penti e dici che era meglio che non andassi”
Perché il fatto di esserci andato mi ha portato a tornare a casa conscio di aver detto cose che era meglio non dire.
Le parole non scappano, sono frutto di un pensiero, sono frutto dello stato del cuore, non scappano, escono perché io le voglio dire.
Come mai hai detto quelle parole? Come mai sei arrivato a pronunciare quelle parole? Quali pensieri ti abitano?
2. Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
Le ore che noi passiamo al telefono o le chiacchiere con le altre persone, sono motivate da un bisogno di consolazione, da un bisogno che ci porta l’illusione che parlando solleviamo l’animo, siccome raccontiamo, parliamo di altro, questo distrarci ci fa illudere di poter alleggerire un pò la Croce che abbiamo sulle spalle. In realtà è un grandissimo inganno. Quando noi ci distraiamo dalla nostra Croce, dalla nostra fatica, noi stiamo abbandonando la nostra vita interiore, noi stiamo distogliendo lo sguardo da Gesù per rivolgerlo alle quisquilie della terra.
Gesù non ha mai distolto il suo sguardo dalla Croce, tutta la sua vita è stata proiettata verso il Golgota.
“Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare”
Noi facciamo libri di fantascienza e di fantasia sulle idee che ci portiamo dentro, sulle nostre impressioni.
“delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci.”
Diventa tutto materiale di fiabe che noi costruiamo, poi quando incontriamo la persona non succede niente di tutto quello che abbiamo immaginato.
“Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile”
E’ tutto tempo buttato via, tutta Gloria rubata a Dio per offrirla al vitello d’oro, che siamo noi.
“giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.”
L’uomo che consolazione ti può dare?
Quando tu vai a letto, sei da solo con la tua Croce.
3. Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.
Mi fate un esempio adesso del come noi passiamo il nostro tempo in ozio?
Il tempo lo passiamo in ozio quando:
Quando guardo la televisione, quando guardo il cellulare, video, fotografie su Instagram, Facebook, tutto il mondo dei social, quando mangio esageratamente, quando faccio chiacchiere inutili, quando porto a spasso il cane e impiego un tempo eterno, quando ascolto la musica, la radio, quando leggo i quotidiani, rotocalchi, quando guardo i telegiornali.
Forse dovremmo rivisitare la distribuzione delle nostre ore della giornata, vedere come sono dislocate e provare a vedere se veramente serve tutto questo tempo.
Se al posto di leggere 50 pagine di quotidiano, recito un Rosario, non potrò dire alla sera che non ho fatto in tempo a dire il Rosario.
Perché al posto di usare il cellulare non posso leggere la Scrittura? Non posso leggermi un buon libro?
Di tutto il nostro tempo noi dovremmo rendere conto.
“Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.”
Tutti i giorni siamo compagni in Chiesa, seduti sulla stessa panca, però di fatto siamo degli estranei, perché nessuno sa niente dell’altro.
LA CONQUISTA DELLA PACE INTERIORE E L’AMORE DEL PROGRESSO SPIRITUALE
1. Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l’animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all’esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché — liberati e staccati da se stessi — potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi. Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene.
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“Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore.”
Se noi pensassimo a noi stessi, ai nostri peccati, alle nostre fatiche, alle nostre maturità, alle nostre incoerenze, invece di pensare a quelle degli altri, invece di voler sempre correggere e giudicare gli altri, noi avremmo una grande pace interiore. Questa pace non l’abbiamo perché dobbiamo sempre dire qualcosa a qualcuno.
Noi siamo chiamati a rendere ragione della nostra vita di fede, non della vita degli altri, e dobbiamo imparare a rispettare il dovere che riguarda noi, senza andare a mettere il naso nella vita degli altri, senza dover sentirci in dovere di sindacare la vita degli altri.
“Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l’animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all’esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso?”
Se ciò che ci interessa sta fuori di noi, e incominciamo a cercarlo in giro, se non sai raccoglierti, se non sai fare una lettura vera e approfondita su di te, se tutta la tua vita è spesa a guardare nelle case degli altri, a te di te stesso non rimane niente.
“Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno”
Un altro esercizio bello da fare: segnarsi su un foglietto tutto quello che abbiamo desiderato in quel giorno, o tutto ciò che stiamo desiderando, per vedere se sono desideri di terra o di Cielo.
E’ molto veloce come esercizio.
Quali sono i tuoi 3 desideri più grandi?
Provate a farlo.
“cosicché — liberati e staccati da se stessi — potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore”
Posso stare unito a Dio con tutto il cuore se il mio cuore non è in giro, se il mio cuore non è preoccupato da altro.
Una delle abitudini che oggi si è notevolmente persa è l’abitudine di scrivere.
Che cosa?
Tutto. La bellezza dello scrivere. Non siamo più abituati ad avere l’umiltà, quando andiamo a parlare con qualcuno, di prendere appunti, quando sappiamo che abbiamo una discussione, un incontro un pò importante con qualcuno, noi andiamo tronfi della nostra superbia nel ricordare tutto.
Basta un giorno di vita e tutto quello che hai ascoltato è praticamente quasi tutto perso.
Dobbiamo imparare a fissare le cose, perché dobbiamo ritornare sulle quelle cose, è un modo di ascesi verso se stessi e di umiltà.
“Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento.”
Questa è una cosa molto diffusa, noi siamo tiepidi, bloccati, inerti, continuiamo a dire sempre le stesse cose quando ci confessiamo, perché siamo troppo presi dalle cose della terra, c’è poco amore per Dio, poca spiritualità, poca vita interiore, poca meditazione, noi non meditiamo. Abbiamo bisogno di un aiuto, dobbiamo essere umili. E’ importante la meditazione e va fatta ogni giorno.
“Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste.”
Posso fare una vera orazione quando sono morto a me stesso e in una perfetta semplicità interiore, non prima, sennò se fatto prima penso ai fatti miei, metto in bocca a Gesù le mie di idee non le sue, oppure faccio tanta nanna, che è un’altra soluzione possibile, e infatti la mia vita non cambia mai e le mie idee sono sempre quelle e sempre più confermate.
“Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene.”
La più bassa, apro il frigorifero, le altre sono quando mi sento un genio incompreso, e poi ci sono gli svaghi.
La nostra Croce, le nostre sofferenze, dobbiamo imparare ad affrontarle non a fuggirle, più le fuggi, più ti vengono dietro e più diventano grandi. Ti devi fermare e guardarle in faccia. Se siamo veramente amici di qualcuno dobbiamo aiutarlo ad affrontare le sue paure, ad affrontare le sue sofferenze, la sua Croce, non a fuggire insieme.
DOMANDE:
Se può consigliare cosa fare in pausa pranzo, e quando parlavi del parlare con gli altri della tua vita interiore, qual’è il confine con i Segreti del Re?
Sulla pausa pranzo non c’è un format valido per tutti, perché ognuno è in un contesto diverso, con orari diversi, credo che ciò che dovrebbe accomunare è la medesima passione. La pausa pranzo può diventare uno dei momenti più belli, perché è il momento in cui mangio ma è anche il momento in cui posso stare con Gesù. Al mattino sono andato alla Messa, ho lavorato, poi c’è la sospensione, mangio e poi mi dedico ad esempio a riprendere il testo che ho meditato al mattino, a vedere che cosa in quella mezza giornata ho portato avanti, cosa mi è rimasto dentro, cosa ho applicato nella mia vita e al pomeriggio posso farmi un altro proposito, la sera vado a casa, faccio la spesa, sistemo le cose, lavo, stiro e dopo aver mangiato a conclusione di tutta la giornata verifico come è andata. Diventa anche un momento di esame di coscienza, comincio a segnarmi le cose che vedo non essere molto in equilibrio con Gesù. Può diventare un’occasione molto bella. Non deve essere persa nel chiacchiericcio.
Conosco un ragazzo che va a scuola e vicino alla sua scuola c’è una Chiesa, essendo chiusa a quell’ora è andato dal parroco a chiedergli se poteva entrare dalla Canonica per rimanere un pò a pregare, così mangia velocemente e poi corre subito in chiesa, in questo modo riesce a stare in Chiesa quasi tre quarti d’ora. Questo è un ottimo modo di vivere la pausa. Se fai così ogni giorno, dopo un anno certamente succede qualcosa nella tua vita.
Riguardo al parlare con gli altri, non è che devo andare a raccontare i segreti della mia coscienza, però perché non comunicarsi ad esempio quello che si è meditato, qualche esperienza bella fatta, una comunicazione nella fede, parlare di Dio, del Vangelo del giorno, delle letture del giorno.
Prima quando diceva di non impicciarsi degli affari altrui, per non perdere la pace interiore, quando questi fatti sono legati a persone vicine che possono allontanarsi dalla fede, è vero che bisogna lasciarli nella libertà però è difficile mantenere questa pace interiore.
Lasciamo un pò di spazio a Dio, lasciamo fare Dio a Dio, noi facciamo le creature, stiamo al nostro posto. Abbiamo questa pressione, quasi un prurito interiore che dove siamo noi devono essere tutti, e quello che facciamo noi devono farlo tutti. Bisogna dare anche il tempo alle persone di maturare, non possiamo andargli addosso, non lo fa Dio perché dovremmo farlo noi?
Il Signore ha strade sue per raggiungere le persone.
Vogliamo aprire una speranza nelle persone? Non facciamolo con le parole, facciamolo con la vita, testimoniando Gesù con una vita cristiana, parla più di mille parole ed è molto meno invasiva, lascia la persona più libera. Non dobbiamo mai precedere lo Spirito Santo, sempre seguirlo, soprattutto in quello che opera nell’anima degli altri.
Non ho capito quando dice: “Cambiare idea per Amore di Dio”.
Mettiamo che ho mio padre, mia madre, mio figlio che non è credente, o che era credente e non lo è più, che non condivide il percorso che faccio io, la mia idea qual’è?
E’ quella di dire: Perché non vieni a Messa? Diciamo il Rosario? Leggiamo la Scrittura?
E l’altro dice che non vuole e noi insistiamo. Questa è un’idea buona in sé ma non è opportuna, quindi devo prenderla e per Amore di Dio devo metterla da parte.
Abbiamo tante idee belle ma non tutte sono applicabili, perché la contingenza degli eventi non lo permette e per Amore del Signore dobbiamo capire che non è il momento e magari non lo sarà mai.
E non tutte le idee che io ho, poiché le ho io, sono giuste e opportune.
Inoltre ci toglie dalla vanità di sentirci qualcosa, perché nel momento in cui scopro di essere utile agli altri, faccio poi fatica a dire quella litania di Gesù:
“Quando avrete fatto tutto il vostro dovere dite sono un servo inutile”
Faccio molta fatica a dire che sono un servo inutile alla sera quando mi sono sentito utilissimo. Se invece non dò adito ai miei occhi di vedermi e alle mie orecchie di sentirmi, posso dirlo, non ho fatto altro che essere di Gesù e questo ci mette al riparo dalla vanità, perché la vanità, dice Padre Pio è una delle bestie più tremende che ci attaccano allo spirito ed è quella che maggiormente ci porteremo vicini alla morte perché è difficilissima da togliere.
Il mio consiglio è di lasciare molto spazio all’imitazione, noi imitiamo, poi le conseguenze le tireranno gli altri.
Guarda il video della catechesi su Youtube
Testo commentato durante il ciclo di catechesi:
“L’imitazione di Cristo”
Traduzione a cura di Ugo Nicolini
Edizioni San Paolo
La catechesi è preceduta da un momento di preghiera a partire dalle ore 20.00.
È anche possibile seguire la catechesi in diretta streaming sul profilo Facebook di p. Giorgio Maria Faré, ogni lunedì a partire dalle ore 21.[/vc_cta]