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Ciclo di catechesi – “L’imitazione di Cristo” – Lezione 9

Copertina Catechesi Youtube 9

Lettura commentata del classico di spiritualità: “L’imitazione di Cristo” .

Lezione di lunedì 4 novembre 2019

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

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“L’IMITAZIONE DI CRISTO” Lezione 9

Continuiamo la nostra catechesi sul libro: “L’Imitazione di Cristo”, siamo arrivati al cap.13°. Questo è un capitolo molto importante, questa sera vorrei fare una parentesi dentro a questo capitolo che ritengo estremamente necessaria.

Capitolo XIII
RESISTERE ALLE TENTAZIONI
1. Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell’uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno;
Questo è il primo punto da tenere a mente:
“non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno”
Segnare “non trovi il punto”
“il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l’uomo viene umiliato, purificato e istruito.
La seconda parola chiave potrebbe essere: “occasione”
“La tentazione è anche un’occasione di umiliazione, purificazione e istruzione”
I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono.
Il terzo punto potrebbe essere: “esito”
“L’esito della tentazione”
Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L’uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un’altra ne sopraggiunge e c’è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità.
Il quarto punto potrebbe essere: “interiorità”
La tentazione viene nel punto che il demonio coglie ed è sempre un qualcosa che parte dall’interno, “è dentro di noi”.
“La tentazione sta sempre dentro di noi”
La tentazione non è mai esterna, esterna è l’occasione per cui io poi cado nella tentazione, ma la tentazione è interna, trova quel punto di aggancio dentro di me, infatti un bambino vede la stessa cosa ma non ha nessuna tentazione.
Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico.
Il quinto punto è: “umiltà e sopportazione”
Ben poco progredirà colui che si allontana un pochino e superficialmente dalle tentazioni, senza sradicarle: tosto ritorneranno ed egli sarà ancor peggio.
Segnerei come sesto punto: “eradicazione”
Vincerai più facilmente, a poco a poco, con una generosa pazienza e con l’aiuto di Dio; più facilmente che insistendo cocciutamente nel tuo sforzo personale.
Metterei come settimo punto: “perseveranza e sforzo” che sono due cose molto diverse.
Accogli frequentemente il consiglio di altri, quando sei nella tentazione; e non essere aspro con colui che è tentato, ma dagli conforto, come desidereresti fosse fatto a te.
Ottavo punto: “confronto da cui nasce il consiglio e dolcezza”
2. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio;
Sono due realtà importantissime, quindi, nono punto: “stabilità spirituale e fiducia in Dio, fede”
giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l’uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato.
Nella misura in cui io diminuisco, divento incostante, non ho più stabilità e la mia fede comincia a vacillare, ovviamente mi indebolisco e i propositi che avevo fatto cominciano a crollare, e quindi vengo tentato in tutti i modi, le tentazioni aumentano sempre di più, non solo in numero ma anche in intensità,
Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6).
La tentazione è l’occasione attraverso la quale si verifica quanto io sono amico di Gesù, perché la tentazione è un’alternativa, è una possibilità “altra” rispetto all’amicizia con Gesù.
Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo.
Io attraverso la tentazione, decimo punto: “mi conosco”
Mi conosco mentre sono tentato, quando posso scegliere io mi posso conoscere.
Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all’inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente;
E’ da lì che lui entra, dalla mente.
e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: «resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina» (Ovidio, Remedia amoris, II,91).
Per vincere la tentazione io devo immediatamente reagire, subito.
Undicesimo punto: “immediatezza”. Ci vuole una reazione immediata, perché finché è all’inizio lo sbatti fuori velocemente, ma se comincia a entrare e a infettare la tua mente, poi diventa un disastro perché diventa tanta la parte di te che rimane confusa e collusa con il nemico.
Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione
Prima mi viene un’idea, poi comincio a immaginarmi qualcosa, questa idea la comincio a popolare. Si comincia da un’idea prima di costruire una scena.
infine un compiacimento
Provo gusto
un impulso cattivo e un’acquiescenza.
Sento dentro qualcosa di brutto e mi lascio andare, è come se mi assopissi in questo sonno di morte e rimango lì, non mi muovo più.
E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all’inizio.
Siccome tu all’inizio non gli hai detto “NO!” e non gli hai chiuso il cuore, una volta che è entrato e riesce a infettare, poi va sempre più dentro.
E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.
Questa è l’esperienza di tutti noi, più tu lo hai lasciato entrare, più lui è diventato forte e più, mandarlo fuori sarà difficile.
3. Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti. Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati. Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione;
Quando si è tentati, la tentazione suprema è di abbandonare la preghiera, ma più tu abbandoni la preghiera e più tu finisci nel buco. L’unica cosa che non bisogna mai abbandonare è la preghiera ed è la prima che si abbandona, ma se fai così la tentazione diventa sempre più forte e tu diventi sempre più debole.
Lui che, in verità, secondo quanto dice S. Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare. Abbassiamo, dunque, in umiltà, l’anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19).
Noi dovremmo umiliarci ancora di più perché il Signore ci chiede di sopportare questa operazione fondamentale per noi.
Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù.
E’ quando sei attento e tribolato che si vede veramente chi sei e si vede veramente se hai amato e se ami.
Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell’avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale.
Se tu ti sai sopportare, sai portarti quando c’è la tempesta, questo è sintomo che stai camminando bene.
Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi.
Sono andato molto veloce perché sullo sfondo di questo testo che ci dice un pò la strategia del nemico adesso voglio leggervi una cosa tratta da un libro scritto da Padre Pellegrino Funicelli che si intitola “Padre Pio tra sandali e cappuccio”, ascoltate bene il testo che adesso vi leggo:
“Quel pomeriggio approfittai per riproporre a padre Pio una obiezione sulla sua facilità di negare o di rimandare l’assoluzione: «Padre, lei, aiutato da Fra Costantino e da tante altre anime oranti, lavora molto per ricondurre in seno alla Madre Chiesa i figli lontani. Ma intanto li lascia per mesi senza assoluzione. E questo non significa lasciarli ancora fuori della Chiesa?». Rispose «Non basta entrare. Bisogna entrare bene. Per te basta che entrino all’ammasso. Per me è importante che entrino preparati. I mesi impiegati per prepararsi a far parte della Chiesa sono spesi molto bene. Entrare impreparati è lo stesso che non entrare».
Perché è importante?
Perché noi siamo abituati, quando ci convertiamo, soprattutto se uno viene da una vita precedente di peccato o di lontananza da Dio, dopo aver condotto magari 20/30 anni di peccato, ad un certo momento un evento mi fa capire che sto sbagliando e quindi mi fa capire che devo avvicinarmi al Signore. Prendo il coraggio e vado a confessarmi, faccio la confessione e dico che mi sono convertito. Inizio ad andare a Messa tutti i giorni, a recitare il rosario, a fare il digiuno, ad alzarmi presto per fare le preghiere, taglio con tutte le amicizie precedenti, taglio tutto.
Padre Pio, diversamente da noi preti di oggi, vedeva lungo:
“E’ vero che la tua intenzione è onesta ma sai di cosa stai parlando? Vieni da 20/30 anni di male, improvvisamente ti accorgi che esiste Dio, vuoi chiedergli perdono e vuoi subito il suo perdono per sentirti autorizzato ad un cambio di vita, ma c’è un problema in tutto questo, ma tu sei pronto a portare il peso di questo cambiamento?”
Questa è una cosa sulla quale non riflettiamo mai!
Ed è quello di cui voglio parlarvi stasera. La conversione comporta una responsabilità e un peso di scelte da portare, enorme come il mondo e non basta dire che vado a chiedere perdono a Dio.
Da lì in avanti, sei pronto a portare la responsabilità di quel perdono?
Sei cosciente di cosa vorrà dire, ricevere quel perdono e vivere in funzione di quel perdono?
Non sei cosciente, perché non sai neanche di cosa stiamo parlando visto che vieni da 20/30/40 anni di peccato, di lontananza da Dio.
Per questo Padre Pio dice:
“A te basta che entrino all’ammasso a me che entrino bene”
“Entrare all’ammasso o non entrare è la stessa cosa”
Quando arriverà la tentazione, quella persona crolla miseramente e rischia di finire peggio di come era prima, perché si è caricata di un peso che non era in grado di portare.
Quando arriverà il martirio, e arriva, quando arriverà il momento di portare il peso di quelle scelte e sarà un peso quotidiano di minuto dopo minuto, di ore dopo ore, di giorni dopo giorni, e tu hai venti, trenta, quaranta anni e ne hai davanti più o meno altrettanti, sai cosa significa?
Sai cosa vuol dire?
Non lo sai, perché tu per Dio non hai ancora provato a perdere neanche un capello e adesso sei qui a parlare che vuoi chiedere perdono a Dio, dei tuoi comportamenti peccaminosi, senza sapere cosa vuol dire rinnegarli, cosa vuol dire tagliare da queste cose.
Facciamo un esempio:
Un giovane di trent’anni, ha fatto una vita dissoluta, ha avuto compagnie brutte, va a confessarsi, capisce che è tutto sbagliato e vuole riavvicinarsi al Signore. Ha una compagnia di venti, trenta amici, ha tantissime persone che conosce e frequenta, esce il sabato e la domenica sera, esce i pomeriggi, va a fare il cocktail prima di cena, l’apericena, il dopocena, va a giocare a golf, va alle partite di carte, va in palestra, con tutto il giro di persone che gira attorno alla palestra, c’è tutto un mondo intorno. Poi va ad un pellegrinaggio, o incontra una persona o una malattia, lo portano a comprendere di aver sbagliato tutto e desidera avvicinarsi al Signore. Comincia un lavorio su se stesso, comincia a leggere i santi, comincia a cercare un bravo sacerdote, comincia ad ascoltare una bella omelia, arriva ad un certo punto e decide di andare a confessarsi. Confessa tutti i suoi peccati e la prima cosa che il sacerdote gli dirà, ma lui stesso se la dice del resto, sarà quella di lasciare le sue compagnie per non ricadere di nuovo nel bere, nel dire bestemmie, nel fare discorsi osceni, per avere dei tempi di preghiera, per andare a Messa la Domenica e vivere in modo onesto.
Tizio nel giro di qualche mese perde tutti i suoi amici perché loro stessi lo lasciano. Lui guarda la sua casa, soprattutto il suo telefono, che prima suonava ogni cinque minuti, e dopo non suona più e la sua casa è terribilmente vuota.
Cosa facciamo?
Quella confessione che tu hai fatto, ha incontrato un uomo capace di portare questo peso?
Quella confessione che tu hai fatto, con dentro tanto zelo per il Signore come tu credevi di avere, ha incontrato un uomo capace di essere perseverante dentro a questo martirio?
Questo è un martirio. Non c’è niente di più martirizzante della solitudine non scelta ma subita, subita per conseguenze di una scelta fatta.
Tizio è pronto? E’ capace di reggere a questo?
Noi diciamo: “Ma poi il Signore gli donerà degli amici veri”
Può darsi.
Quando?
Non lo sa nessuno. E ora che questi amici arrivano e si forma una nuova amicizia, tu nel frattempo sei attaccato sui muri e parli con le farfalle.
Ecco perché Padre Pio dice: “Calma, calma.”
Certamente avrà tanto desiderio di confessarsi e tornare al Signore, di togliere tutti i peccati che ha sulla coscienza, benissimo ma calma, prepariamo questa persona a questo passo.
Sei cosciente questo cosa vuol dire?
Pensate in un rapporto d’amore tra fidanzati, prima di tutto e di più, poi uno dei due incontra Gesù, e il tutto e di più comincia a diventare un pò meno, e sempre meno ancora. Alla sesta volta che accade l’altra persona chiede dei chiarimenti. Tu hai incontrato Gesù, ma l’altra persona no.
Quindi cosa facciamo? Chi è più importante?
Questo signor X quando è venuto a chiedere l’assoluzione è stato preparato a questa situazione, a questo passo, a questa possibile divisione?
L’ha detto Gesù:
“Io non sono venuto a portare la pace sulla terra, sono venuto a portare la spada”
Se la persona non è pronta, non è cosciente e non è preparata, per un pò tira, poi scoppia, perché tutti quei passi sono stati fatti per dovere, perché quella confessione, a quel riavvicinamento a Dio hanno comportato un dovere di vita, il dovere non va molto lontano.
Se non c’è sotto un rapporto d’amore, quel dovere ad un certo punto scoppia, e Tizio scoppia, poi va a finire che va a condurre una vita peggiore di quella che conduceva prima.
Noi partiamo con l’ideale che bevo solo acqua di ghiacciaio purissima, soprattutto quando andiamo a confessarci:
“Da adesso solo Gesù, i santi e la Parola di Dio”
Quando arriva il martirio, e arriva, quando poi devi scegliere e scegli, quando poi devi dormirci e devi mangiarci con le tue scelte, se tutta questa cosa non è sostenuta da un Amore, tu vai a bere nelle pozzanghere pur di bere, altro che il ghiacciaio, dopo qualunque pozza d’acqua è la tua, perché tu stai morendo di sete, non hai più una ragione per non farlo, le hai perse tutte.
Questo è molto importante, è fondamentale. Qui non si tratta semplicemente di una questione morale, l’intuizione geniale di Padre Pio è legata alla psicologia, all’uomo, alla sua presa di coscienza.
Non c’è fretta, non ci deve mai essere fretta. Devo essere sicuro che tu sei cosciente di quello che sta per succedere nella tua vita, Gesù è una bomba atomica, non è uno schiocco di dita, non è una passeggiata. Tutto ciò che non è secondo Dio, esplode. Stai bene attento prima di sganciare quella bomba, perché poi devi fare i conti con quel deserto, dopo toccherà a te ricostruire tutto, certamente con l’aiuto di Dio ma intanto tu sei in mezzo alle macerie, e quelle macerie sono davanti ai tuoi occhi giorno e notte.
Dopo cosa succede?
Se quella bomba l’abbiamo sganciata senza questo passaggio di Padre Pio, dopo cominciano le recriminazioni verso Dio, e quindi incominciamo a pensare che Dio mi ha ingannato, che mi chiede qualcosa ma io non ce la faccio, non ho la forza, che questa legge del Signore mi pesa, ma il problema non è Dio, nessuno ti ha costretto ad andarti a confessare, tu sei andato a confessarti, tu hai scelto di fare quel passo, tu hai voluto avvicinarti a Dio.
Dio è una cosa seria, è un fuoco che brucia, non è una passeggiata, Dio veramente è Vivo e se tu lo fai entrare poi Lui opera, Vive dentro di te.
Questo vuol dire che quando noi facciamo i nostri passi verso Dio, prima di farli cerchiamo di essere molto coscienti, non buttiamo i Sacramenti addosso alle persone.
E’ la stessa cosa che dice S.Carlo:
“Che senso ha venirsi a confessare al giovedì santo. Oh uomini sciagurati! Avete condotto un anno, una vita di peccato e voi in un’oretta volete risolvere tutto.”
Non si può, non si risolve niente, non si fa così una conversione, ci vuole tempo, altrimenti abbiamo questi spiriti che camminano e l’uomo che rimane indietro di 100 km.
Cosa ce ne facciamo di un individuo schizofrenico?
Prima o poi devi fare i conti con le tue scelte. Non è colpa di Dio, è una scelta che tu hai fatto, ma di fatto non eri in grado di portarne il peso, perché tu in quel momento vedevi solo la parte bella, dolce del riavvicinarsi a Dio, che c’è, ma non è l’unica e dobbiamo essere coscienti che prima o poi quella parte si incontra con la parte ardua.
La mentalità pagana del mondo, aliena da Dio, non ti permette di fare tutto quello che tu vorresti giustamente fare, rimanendo con Dio, perché ci sono dei luoghi che questa cosa non te lo permettono, ti mettono in condizioni tali per cui ti dicono: “Out out”, scegli, non puoi stare con tutte e due, ma il problema non è Dio.
Il Signore non ha nessuna colpa. Il Signore disse: “Si vis”, “Se vuoi”
Se vuoi seguirmi scegli tu, però come sono andato in Croce io, vai in Croce anche tu. Non ci sono altre vie.
“Hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi. Sono rimasto solo, resterai solo anche tu”
E’ così. Sul Calvario Gesù non aveva la folla che lo sosteneva, davanti alla Passione non aveva nessuno, ma non ha recriminato niente contro il Padre. Ha scelto Lui di bere quel calice fino in fondo e ha portato il peso della sua scelta fino in fondo.
Potremmo fare questo esperimento, questo esercizio nella nostra vita:
Prova a metterti davanti ad uno specchio, ti guardi fisso negli occhi e ti fai una domanda:
“Se tu avessi la possibilità di tornare indietro, all’ora prima di entrare in quel confessionale, tu lo rifaresti? Rifaresti quel passo, o forse oggi non lo faresti più? Sapendo come va a finire, rifaresti le stesse scelte che hai fatto all’inizio o diresti di volerci pensare perché il peso che adesso porti è troppo grosso e non sai se veramente te la senti di portarlo?”
Questi disastri succedono perché noi abbiamo purtroppo l’inconsapevolezza, più o meno colpevole, di non conoscerci. Ci sentiamo dei piccoli dio capaci di fare tutto, di resistere a tutto, capaci di ogni forza e potenza, e invece siamo dei poveri uomini, è un miracolo se arriviamo a sera, se stiamo in piedi. Crediamo di essere coraggiosi ma non lo siamo, crediamo di essere innamorati ma non lo siamo, crediamo di essere forti ma siamo debolissimi. Se avessimo un pò di umiltà, che vuol dire di Verità e conoscenza di noi stessi, avremmo molta più diffidenza verso di noi, e come dice il testo:
“Invece di guardare all’esterno, di incolpare Dio, guarderemmo all’interno, chiedendoci le nostre responsabilità.”
Tu hai la responsabilità di aver fatto una scelta quando non eri preparato a farla, c’era solo il cuore, non c’era tutto il resto. Non sapevi cosa voleva dire perdere tutto. E’ vero che il Signore dona cento volte tanto la Vita Eterna, ma quando tu hai superato quella prova lì, quando tu hai dato prova che veramente sei cosciente di quel perdono e lo vuoi veramente portare fino in fondo, allora la vita cambia. Rimane sempre, il peso della persecuzione, dell’incomprensione della solitudine ma ti cambia l’esistenza, perché c’è una Presenza, che è quella di Dio, che ti fa effettivamente e veramente sentire che tu l’hai scelto e Lui ti sta scegliendo, che non sei solo. La solitudine di prima, è una solitudine naturale ma priva della Presenza di Dio, perché ancora non l’hai scelto, infatti se guardandomi allo specchio sono titubante, vuol dire che quella scelta non è stata una scelta consapevole ma dettata dal momento, dall’immaturità, non dalla consapevolezza di chi sono.
Poco più avanti dice il testo:
“Una volta una piccina di 9 o 10 anni si allontanò piangendo dal confessionale di padre Pio. Nel passarmi dinanzi mi disse che non aveva avuto l’assoluzione per aver tralasciato la Messa domenicale. Io rimasi senza parole. La madre della bambina stava iniziando una filippica contro i sistemi troppo rigorosi del Padre. La bambina trattenne la madre e le disse: «No, mamma. Padre Pio ha fatto bene. Io nella mia vita non trascurerò mai più la Messa festiva!». Nel sentire le parole della bambina misi da parte le furie e mi entusiasmai fino al punto che sarei corso a dare un bacio in fronte al terribile Confessore.
Questa azione di Padre Pio, il non assolverla, ha generato in questa bambina la presa di consapevolezza del suo peccato, l’ha capita attraverso l’assoluzione negata. Questo passo è essenziale, questa presa in carico è essenziale, altrimenti uno alla fine rimane poi schiacciato.

DOMANDE:
L’ultima cosa che ha detto della bambina, ma c’è il rischio che negando l’assoluzione si apra un varco di non ritorno del penitente?
L’assoluzione innanzitutto va spiegata, l’assoluzione dovrà essere una cammino, si arriverà all’assoluzione ma intanto si deve cominciare ad avvicinare al Signore con la preghiera, con la meditazione, il rosario, con un esame di coscienza frequente, con la lettura del Vangelo, la frequenza alla Messa anche se non può fare la Comunione, si comincia a vivere una vita cristiana anche se si è in questo stato di peccato, ci si stà preparando all’assoluzione.
S.Tommaso dice che quando noi andiamo a confessarci, la Grazia del Sacramento ha già iniziato ad agire in noi, sono già sotto la Grazia. Se la persona se ne va, i casi sono:
O il confessore non si è spiegato bene, non l’ha trattata bene, oppure la persona non aveva radice in sé, era solo un sentimento, allora meglio che non sia stata assolta, perché comunque quella assoluzione non avrebbe portato nessun effetto. Se è bastato sentirsi dire di aspettare perché indietreggiasse, chissà cosa sarebbe successo quando avrebbe dovuto vivere il suo martirio.

Una considerazione: è possibile che la vita condotta prima nel peccato fosse stata talmente squallida che la vita dopo, quella purificata, è talmente bella che anche tutti gli svantaggi, i sacrifici che comporta, è sempre molto meglio rispetto allo squallore della vita precedente?
Si e no, nel senso che, è vero che la vita della Grazia è cento volte più bella della vita nel peccato, ma il tema di stasera è la tentazione, quindi questo è vero, ma arriva un momento dove il nemico sa cogliere quel punto di fragilità tuo, per il concatenarsi di alcuni eventi, tale per cui si aggancia a quel punto di fragilità e in quel momento è come se ti annebbiasse la vista e ti fa dimenticare, non ti fa più vedere quella bellezza, ti fa vedere solo la fatica. Bisogna vedere se io sono veramente pronto a vivere questa fatica, perché questa fatica c’è, come c’è la bellezza. Se io ho sperimentato la bellezza di poter fare la Comunione, di poter essere in Grazia di Dio, di vedere tutti i miei peccati assolti, questo dona una pace che solo chi l’ha provata può capire, ma a questa pace ci si può abituare, si può creare come una sorta di abitudine alla virtù, mi dimentico di quell’inquietudine nella quale ho vissuto per anni e si comincia a vedere solo la fatica, dò per scontata quella pace e vedo solo la fatica che comporta quella pace, sentendo tutto il peso. Il nemico è furbo, magari succede che bisticci con qualcuno con il quale hai iniziato un cammino di fede, possono succedere tante cose, e a quel punto? Quella bellezza c’è ma è un sole coperto dalle nuvole. Se Tizio non è pronto a rimanere fedele nonostante tutto quello che perde, ragazza, lavoro, amici, questa persona guarda Gesù e gli dice:
“Grazie a Te non ho più niente”
Come Giobbe che ha perso tutto.
E’ per questo che cerco sempre di farvi vedere la parte faticosa, perché sarà sempre meno del dramma della vita a motivo della tua scelta in Gesù. La fatica dell’essere cristiani tocca tutti, chi prima chi dopo, tutti vengono toccati da questa fatica, non tutti vengono toccati allo stesso momento, ma prima o poi la fatica dell’essere di Gesù tocca tutti, lo dice Gesù, prima o poi tutti portiamo a casa i nostri sacrifici offerti. E in quel momento la perseveranza non la si trova così facilmente. La Sapienza del cuore è in quel momento, andare a confrontarsi con qualcuno che sappiamo essere veramente in un certo modo, che può essere un punto di riferimento e aprire il nostro cuore mostrando la tentazione, perché solo lì è possibile fare veramente una eradicazione, svelando il marchingegno di falsità che sta dietro alla tentazione.
Non confondiamo la perseveranza con lo sforzo. La perseveranza potremmo dire che è lo sforzo commisurato alle tue forze, lo sforzo invece è una forzatura rispetto alle tue forze, è come quando tu dici che fai passo più lungo della gamba, ci vuole tanta umiltà.

Guarda il video della catechesi su Youtube

Testo commentato durante il ciclo di catechesi:

“L’imitazione di Cristo”

Traduzione a cura di Ugo Nicolini

Edizioni San Paolo

Informazioni

Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.
La catechesi è preceduta da un momento di preghiera a partire dalle ore 20.00.

È anche possibile seguire la catechesi in diretta streaming sul profilo Facebook di p. Giorgio Maria Faré, ogni lunedì a partire dalle ore 21.

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