Scroll Top

Beata Maria Candida: la doppia Fede Eucaristica

SS. Eucarestia

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di domenica 14 giugno 2020 – Solennità del Corpus Domini

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione 

BEATA MARIA CANDIDA:

LA DOPPIA FEDE EUCARISTICA

 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato!

Siamo finalmente giunti alla solennità del Corpus Domini, del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù Cristo, e anche oggi ci lasciamo condurre nella nostra riflessione dagli scritti della Beata Maria Candida dell’Eucarestia, monaca carmelitana scalza, della quale, tra l’altro, ricorre proprio oggi la memoria liturgica.

Quindi è una bellissima coincidenza che proprio questa monaca, tanto devota della Santissima Eucarestia, celebra la sua memoria, la sua festa, nel giorno del Corpus Domini, per lei sicuramente un sogno, e noi la invidiamo perché lei adesso è nella Gloria dei Santi, dei Martiri di Dio e gode ciò che ha contemplato sulla terra, nella fede, per tanti anni.

Così lei scrive: “O mio Diletto Sacramentato, io Ti vedo, io Ti credo, benché a me nascosto dai sacri veli eucaristici, dal dolce ciborio, dalla porticina del tabernacolo, da grate, da mura, io Ti vedo, io più Ti credo.”

Quante realtà si intermezzano tra l’Ostia consacrata e noi, e loro, le monache.

Quindi, c’è il dolce ciborio, che sarebbe la pisside, che contiene le Ostie, poi la porticina del tabernacolo, poi le grate, perché le monache di clausura hanno le grate, poi le mura, tante realtà, che separano da questa vista.

“Io Ti vedo, io più Ti credo.”

Difatti l’Eucarestia non offre nessun appiglio alla vista sensibile, noi vediamo un’Ostia bianca, ma lei crede fermamente, amorosamente con gli occhi della fede, perché  la fede ha degli occhi, apre degli occhi, gli occhi dell’anima.

E questa fede nella presenza reale di Gesù, non è, come potrebbe sembrare a una prima impressione, qualcosa di scontato, di ovvio.

Si tratta in realtà di una verità di fede, appunto, la presenza reale di Gesù, che nella storia della Chiesa è stata contestata tantissime volte.

Anche oggi si sente qualcuno che dice che l’Eucarestia è un simbolo.

L’Eucaristia non è un simbolo, dire che è un simbolo è un’eresia!

Non è un simbolo, l’Eucaristia è il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù!

Questo fiore, questa calla che ho qui accanto a me, se io la prendo e la regalo a qualcuno, dico: “Questa calla è il simbolo del mio amore per te!”, ma la calla è un simbolo, appunto, è un messaggio, è un’immagine del mio amore, ma non è mio amore, non è che questa calla diventa il mio amore.

Questo è un simbolo, ma l’Eucarestia non è un messaggio! È!

E questa controversia è durata da Berengario, nell’XI secolo, fino alla riforma luterana, quindi ha attraversato secoli ed è continuato ad imperversare che l’Eucarestia non era veramente Gesù.

“O santa fede”— scrive lei — “passando un giorno dal coro feci amorosamente la mia genuflessione.”

A quel tempo c’era ancora l’abitudine santa di fare la genuflessione o, come diceva quel bambino, la Gesù-flessione, bellissima. I bambini hanno delle intuizioni geniali, non la chiamava genuflessione, ma la chiamava la Gesù-flessione; anche noi dovremmo vivere la genuflessione, come la Gesù-flessione, cioè mi fletto, mi inginocchio davanti a Gesù.

“Passando un giorno dal coro feci amorosamente la mia genuflessione, ricevetti in quell’istante una grazia dolce e viva, che non saprei descrivere.  Vidi, sentii, mentre una calda soavità mi inondava. Quanto bella e meritoria è la fede di noi monache carmelitane!”

Forse è per questo che noi oggi non riceviamo più così tante grazie!

Se Gesù fa una grazia così grande, per una genuflessione fatta con amore (e noi pensiamo che per ricevere le  grazie di Dio dobbiamo fare chissà quali invenzioni), forse è per quello che oggi non ne arrivano più così tante, perché la genuflessione è sparita.

Oggi va di moda l’inchino, in alcuni posti dirittura è proibita, come se fosse un atto sacrilego fare una genuflessione davanti al tabernacolo.

Non  si fanno genuflessioni davanti al tabernacolo, guai!Chissà perché….

A me ‘sta roba sa tanto di demonio. Il demonio non si inginocchia, non vuole inginocchiarsi davanti a Dio, ma gli Angeli, i Santi, le pie donne che tornano dal sepolcro, che incontrano Gesù risorto, che  cosa fanno? Si prostrano ai suoi piedi!

“Quanto più viva ed eccelsa! Separate dallo stesso altare, noi slanciamo il nostro sguardo puro infiammato attraverso le spesse mura e ritroviamo e contempliamo il Diletto nell’Augustissimo Sacramento.”

Noi dobbiamo rimanere colpiti da queste espressioni di stupore: “O santa fede!”

C’è bisogno di santa fede, di una fede santa, quando noi andiamo in chiesa davanti al tabernacolo!

E lei subito accenna al legame che c’è tra l’Eucaristia e la vocazione carmelitana. Perché lo fa? Perché questo è un tema particolarmente caro a Santa Teresa d’Avila, riformatrice dell’Ordine del Carmelo, la quale ebbe come prima idea della riforma carmelitana, quella di fondare “un piccolo angolino di cielo”, cioè  un piccolo collegio di preghiera con appena 12 monache, come i 12 apostoli, e la Priora. Piccolissimo, un piccolo gruppo. A una porta del monastero, la Madonna, all’altra porta, San Giuseppe e dentro le monache con Gesù Eucarestia.

Il Carmelo riformato è tutto centrato sull’Eucarestia e, come la Beata Maria Candida stessa ricorda, Santa Teresa d’Avila ebbe questa visione, perché non è che fu una sua intuizione, ma lei ebbe questa visione esattamente durante il tempo del ringraziamento dopo la Comunione, che oggi non si fa più.

Sparito il tempo pre-messa della preparazione, sparita la genuflessione, e sparito il momento del ringraziamento post-messa.

Oggi c’è la scusa del covid, ma due mesi fa, tre mesi fa,  il covid non c’era e non c’era neanche ringraziamento dopo la messa, “perché non c’è tempo”. Abbiamo altro da fare: chiacchierare, parlare, ridere, scherzare, andare a fare la colazione, cappuccio e brioche… domenica dopo la messa! Una contraddizione spaventosa, ma  fa niente, noi siamo esperti di queste cose.

“Attratte poi potentemente dallo stesso amore, che risiede nei nostri petti, noi ci recliniamo a conversare con Gesù intimamente.”

Bellissima questa immagine di colui che fa la Comunione, reclina il capo sul petto dove dentro c’è Gesù e il suo amore.

È questa la nostra vocazione, è questo il nostro cielo — scrive la Beata Maria Candida — è lo spirito della nostra santa regola.”

Figuratevi, addirittura la Beata Maria Candida risale alla regola primitiva dei Carmelitani, neanche alla Riforma di Santa Teresa, non le basta, va indietro fino alla regola primitiva.

“Alla chiamata divina per una vita quasi eremitica”.

I Carmelitani ebbero la regola da Sant’Alberto di Gerusalemme. Questa cosa è importante dirla, perché è importante che la sappiamo, poi tra un po’ c’è anche la Madonna del Carmine. Questa regola cerca di unire uno stile di vita eremitico con uno stile di vita cenobitico, cerca di metterli insieme, ma “l’intuizione originale unicissima, che ebbe Sant’Alberto da Gerusalemme, fu quella di assegnare un ruolo primario alla Celebrazione Eucaristica tutti i giorni.”

La Santa Messa tutti i giorni, l’Eucarestia tutti i giorni, che per quel tempo era una novità assoluta.

Ecco perché la Beata Maria Candida, sapientemente — cosa che fa capire la sua grande cultura religiosa — dice che la tensione, la centralità eucaristica affonda le sue radici nella regola primitiva dei Carmelitani.

Pensate Santa Teresa cosa scrive: “Vorrei che non si perdesse ogni giorno un maggior numero di anime”, lo scrive  nel “Cammino di perfezione”.

“O mie sorelle in Cristo, aiutatemi a supplicare il Signore, affinché ci conceda questa grazia, poiché è proprio questo il motivo — non perdere le anime — per cui Egli vi ha qui radunate. Questa è la vostra vocazione, questo deve essere il vostro compito, queste le vostre aspirazioni,  questo l’oggetto delle vostre lacrime, questo lo scopo delle vostre preghiere.”

Noi siamo qui per salvare le anime, non per fare le chiacchiere!

Il Signore ci ha chiamato per questo, a salvare anime!

Da che cosa? Dall’Inferno, dalla perdizione, dal peccato, dal demonio! Da che cosa?

Ma capite che salvare anime è difficile eh….

Non posso più stare lì a leggermi il giornale, a guardare la partita, no, devo fare altro!

Salvare le anime costa tempo, energie, voglia e soprattutto santità!

Perché, capite, come a voi viene l’orticaria a entrare in confessionale a confessarvi quando siete fuori posto, anche a me viene l’orticaria addosso a entrare in confessionale a confessarvi, se nella mia anima non c’è l’amore di Dio.

È uguale, uguale… diventa il letto di Tantalo il confessionale, se dentro non ho questo zelo per la salvezza delle anime.

Allora lei, la Beata Maria Candida, ha un’intuizione bellissima e lei scrive: “Contemplare con doppia fede il nostro Diletto nel Sacramento dell’Eucarestia,  vivere di Lui, che ogni giorno viene, restare con Lui nell’intimo dell’anima nostra, ecco la nostra vita.”

E voi direte: “Che cos’è la doppia fede, di cui parla la Beata Maria Candida? Non ne basta una sola di fede? Perché devo averne due di fedi?”

“Una è la fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucarestia”, questa è la prima fede.

La seconda fede è la fede nella presenza di Gesù nel cuore del credente. Io sono il pane di vita. Chi mangia la Mia carne dimora in Me e io in Lui”.

Crediamo noi in questo? Ci vuole fede, la doppia fede.

Gesù presente nell’Eucarestia, Gesù presente in me, dopo che l’ho ricevuto.

“Quanto più intensa sarà questa vita intima, tanto più noi saremo Carmelitane e faremo progresso nella perfezione. Questo contatto, questa unione con Gesù è tutto, bisogna farne l’esperienza, vivere con Gesù e vivere delle stesse Sue virtù e ascoltare la sua voce, la sua dolcissima voce, subito obbedire alla Sua volontà, accontentarLo presto. Il ciborio del santo tabernacolo è il ciborio del nostro cuore, io non saprei dividerli”.

Il nostro cuore deve diventare una pisside, che contiene il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù, che contiene il Suo Cuore Eucaristico, esattamente come nel tabernacolo la pisside contiene la Sacra Ostia. Ecco la doppia fede!

Capite, quindi, che quando io ho fatto la Comunione non posso scappare dalla chiesa come un ladro, come se avessi mangiato un pane sacro.

L’Eucarestia non è un pane Benedetto! Non è un pane sacro!

Non posso andarmene a casa, come se niente fosse accaduto!

Se il mio cuore è diventato una pisside, che contiene l’Eucarestia, è chiaro che il mio atteggiamento successivo alla Santa Messa deve essere degno di questa Fede!

Se io me ne scappo via e, dopo la messa, vivo come se niente fosse accaduto e chiacchiero, e parlo, e vado al telefono, e mi distraggo, e  vado fuori, e compro i fiori, e vado a fare la spesa, e mangio la cioccolata con la panna, è chiaro che non ho fede!

È evidente! Anche ai sassi è evidente questa verità! Non ho la doppia fede!

Ma attenti, come dice la Beata Maria Candida, queste due fedi non possono essere scorporate!

Se tu non hai una delle due, non ne hai nessuna delle due!

Infatti, se io non credo che il mio cuore diventa la pisside,  il ciborio,  che conterrà Gesù dopo la Comunione, non credo neanche nella presenza reale di Gesù, che io ricevo nell’Eucarestia, la prima Fede.  Non ce l’ho!

E infatti, infatti, infatti, vediamo l’Eucaristia per terra, le Ostie che cadono per terra, poi Le guardiamo tutti col dito così, dicendo: “Adesso cosa ne facciamo? Adesso chi La prende, tocca a me o tocca a te? Ma se c’è il virus?…”

Stiamo attenti ai guanti, stiamo attenti a non toccarci, stiamo attenti a rispettare i protocolli, però intanto le Ostie cadono per terra……ma vabbè, “questo può succedere”!

Stai tranquillo che non ti fa la multa nessuno!

Stai tranquillo che non vai sui TG satirici, se cade l’ostia per terra!

Stai tranquillo che non vai contro il decreto di nessun Governo, di nessun Vescovo!

Tranquillo, respira! Di Ostie per terra ne  possono cadere a valanghe!

Non succederà mai niente! Nessuno mai farà il delatore per questo, tranquillo!

Ma guai, se non hai i guanti, se dai la Comunione in bocca, guai!

Per questo assolutamente tutti sull’attenti, perché se no succedono i pasticci e vengono fuori i problemi, e noi, come Ponzio Pilato, di problemi non ne vogliamo.

A Gesù vogliamo bene, Gesù è il nostro tutto, noi andiamo incontro a Gesù, Gesù e poi più, però, quando qualcuno della folla ci dice: “Stai attento, Ponzio! Stai attento amico Pilato! Perché, se tu ti esponi un po’ troppo, noi diremo che tu sei nemico di Cesare!”

A queste parole, Ponzio Pilato, fatti due conti, ha detto: “Sì, questo è innocente, però, nemico di Cesare, magari anche no. Ammazzatelo!”

Uguale oggi, uguale, non cambia nulla, legioni di Ponzio Pilato abbiamo!

Infatti le Ostie cadono per terra, tranquilli!

Vi ho spiegato che qua, in un paese vicino a noi, ve lo posso anche dire qual è, Inzago, non è lontano da qui, c’è un’edicola eucaristica, la prima in cinquant’anni che abbia mai visto, bellissima.

Hanno costruito nel 1700 questa edicola, pensate, con un bellissimo cartiglio tenuto dagli Angeli scritto tutto, bellissimo!

Hanno costruito questa edicola, sapete perché?

Dal 1700 è ancora lì eh, sapete perché?

Perché lì avevano ritrovato delle Ostie, che erano state trafugate dalla chiesa ed erano cadute lì per terra nel prato.

Il Conte ha fatto costruire questa edicola bellissima e pensate c’è scritto, ma è vero, che attorno a questa edicola non sono mai cresciuti né rovi, né spine, né andate bestie, né niente, né alberi, nulla, c’è l’edicola e l’erbetta.

Nel 1700 costruivano un’edicola in muratura perché l’Ostia era caduta per terra sull’erba, capito?

Ecco, questa è la doppia Fede!

E non è lontano da noi!

Se prendete la bicicletta oggi pomeriggio, andate lì a Inzago, ve la trovate lì, vicino alla chiesa della Madonna del Pilastrello.

Così la guardate, pensate….

Dal 1700 qui c’è un monumento, solamente perché è caduta qualche Ostia sull’erba… Chissà noi cosa dovremmo avere nelle nostre chiese, edicole ogni tre centimetri di spazio….

Chiediamo quindi alla Beata Maria Candida dell’Eucarestia la grazia della doppia fede, la fede nella presenza reale di Gesù e la fede nella presenza di Gesù in noi, dopo la Comunione!

Siccome qualcuno dice che l’Eucarestia non è fatta per essere adorata, ma per essere mangiata, rispondiamo che questo si chiama archeologismo, perché spazza via duemila anni di storia della Chiesa.

Nel Vangelo c’è scritto che l’Eucarestia va mangiata, Gesù non ha mai detto che va adorata — è vero — ma c’è una tradizione della Chiesa bimillenaria, dove legioni di Santi e  di  Martiri, di Dottori della Chiesa hanno scritto dell’importanza dell’adorazione eucaristica. E non dimentichiamo che è dal 1264 che è iniziata la grande devozione del Corpus Domini, con le relative processioni. Dal 1264, non ieri!

Questa è fede cristiana eh, questo vuol dire credere!

Perché, capite, io cinquant’anni fa ero grande così, ma ero lo stesso Giorgio di oggi, solo che, grazie al cielo, dopo cinquant’anni non è che sono alto 50 cm e peso 2 kg, perché se no sarei un mostro.

Così è la fede nella Chiesa: evolve, matura, entra in una dinamica, pur mantenendo la sua identità, come tutte le realtà di questo mondo.

Chiediamo al Signore la grazia di amarLo sempre, sopra ogni cosa!

Sia lodato Gesù Cristo!

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO A)

PRIMA LETTURA (Dt 8,2-3.14-16)
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 147)
Rit. Loda il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

SECONDA LETTURA (1Cor 10,16-17)
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Sequenza

[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l’antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l’ombra:
luce, non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.

Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.

Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.

Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.

Canto al Vangelo (Gv 6,51)
Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

Alleluia.

VANGELO (Gv 6,51-58)
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Post Correlati