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Sia benedetto il nome del Signore

Giobbe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 28 settembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

SIA BENEDETTO IL NOME DEL SIGNORE

Eccoci giunti a giovedì 28 settembre 2020, abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Messa di oggi, tratta dal cap. I del Libro di Giobbe.

Tante sarebbero le cose da dire, alcune mi sembrano più importanti rispetto ad altre. La prima:

“Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.”

Tutto questo male, tutta questa sofferenza che gli cade addosso in un solo giorno, non è frutto dell’intervento di Dio ma dell’invidia di Satana. E’ il demonio che mette un dubbio su Giobbe. Il demonio cerca di instillare in Dio il dubbio che Giobbe ami e serva il Signore perché è un tornaconto. Il demonio non può credere che una persona serva Dio gratuitamente per amore, perché lui non sa cos’è la gratuità e cos’è l’amore, quindi per lui se uno serve è perché c’è una ragione. Il demonio proietta sugli uomini quello che lui è, lui farebbe così, lui fa così, ma gli uomini retti, giusti, buoni, sono capaci di amare e di amare gratuitamente. Quindi il demonio accusa Dio:

“Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!”

E’ ovvio che Giobbe sia retto, ed integro e timorato e lontano dal male, ma tu togli un pò la tua benedizione, toccalo e vedi come ti maledirà”

In realtà Giobbe non maledice il Signore, e anche quando la moglie gli farà un certo ragionamento:

“Continui a benedire il Signore dopo tutto quello che ti succede?”

Giobbe le dirà che lei ha parlato come una stolta.

Chi pone dubbi sulla rettitudine delle persone, non viene da Dio, chi cerca di vedere il male dove il male non c’è, cerca di vedere un interesse dove l’interesse non c’è, non viene da Dio. Il Signore mette in mostra la bellezza di Giobbe. Dio crede in Giobbe, il demonio non sa credere nell’uomo, perché non sa credere in Dio. Chi non crede in Dio non sa credere nell’uomo.

Se non siamo capaci di credere in Dio che è l’Essere Perfettissimo, come potremmo credere in un uomo che è pieno di limiti e difetti?

Tutte le volte che incontriamo qualcuno che ha sempre questo sguardo dubbioso, sospettoso, che non sa prestar fede, si capisce benissimo che lì non c’è un cammino di fede, nonostante le apparenze, perché un cammino di fede vero col Signore ti insegna a credere nell’uomo, soprattutto quando quest’uomo, come Giobbe, è un uomo onesto, e le disgrazie che gli capitano in un solo giorno sono tante.

Giobbe perde tutto e perde tutti, e ciò nonostante continua a rinnovare il suo atto di fede:

«Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!».

Alla fine di questo bellissimo Libro si vede che il Signore ristabilisce Giobbe in una condizione migliore cento volte di quella di prima, nel frattempo però Giobbe dovrà vivere tutta una serie di fatiche, di sofferenze e di maturazioni.

Quest’oggi chiediamo anche noi a Dio la grazia di saper perdere tutto e tutti e di lodare sempre il Signore, sapendo che il male non è entrato nel mondo per Volontà di Dio, ma per volontà dell’uomo, perché Dio non crea mai qualcosa di asservito e di schiavo. E’ l’uomo che liberamente nonostante lo stato di Grazia che aveva, ha scelto liberamente di dubitare di Dio e di seguire il serpente.

Cacciato dall’Eden l’uomo sperimenta tutto l’orrore di quel dubbio, di quel tradimento, di quell’allontanamento e di quella disobbedienza, e questo orrore si chiama anche sofferenza, malattia e morte, cose che non avrebbe mai conosciuto se fosse rimasto in quell’amicizia meravigliosa. Quando vediamo una disgrazia o qualcosa di negativo noi subito diciamo:

“Perché Dio? Perché Dio lo ha permesso? Perché Dio l’ha voluto?”

E’ sempre colpa di Dio, e invece dovremmo dirci:

“Vedi cosa succede quando noi scegliamo la morte?”

Scegliere il peccato vuol dire scegliere la morte. Scegliere di disobbedire a Dio vuol dire scegliere esattamente ciò che noi attribuiamo a Dio come responsabilità. Dio non ha creato nulla per il dolore, per la sofferenza e per la morte, queste sono cose che sono entrate a causa delle nostre scelte. E’ molto più facile dubitare che credere, perché dubitando io mi tolgo dalla responsabilità di dover assumere la presenza dell’altro nella mia vita, se dubito lo lascio fuori, se credo lo devo assumere.

E’ vero quello che dice Giobbe:

“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”

Nella nostra condizione non avremmo proprio nulla da vantare davanti a Dio, dovremmo solamente accogliere ciò che ci dona, sapendo che in tutto questo c’è anche il demonio che agisce. Dovremmo rivedere un pò la nostra conoscenza del peccato originale e gli effetti che ha avuto sulla vita dell’uomo e forse capiremmo meglio il significato di tutto ciò che accade oggi.

Vi auguro di cuore una santa settimana e una fine del mese in preparazione del primo giovedì, venerdì e sabato del mese di ottobre, un mese tutto dedicato alla Vergine Maria, vi auguro di vivere bene questi giorni, che siano giorni intensi di grande disponibilità al Signore.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

Lunedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (Gb 1,6-22)
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!

Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male». Satana rispose al Signore: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui». Satana si ritirò dalla presenza del Signore.
Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi. I Sabèi hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldèi hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse:
«Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

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