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“Voi chi dite che io sia?”

Gesù Crocifisso

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 25 settembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”

Eccoci giunti a venerdi 25 settembre 2020, abbiamo appena letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. IX di San Luca.

Vorrei concentrarmi su quello che Gesù dice di sé:

“Deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno”

Non so se la nostra vita un giorno quando saremo alla fine, quando saranno gli ultimi momenti di esistenza su questa terra, non so se potremo dire davanti a Dio:

“Ho sofferto molto, sono stato rifiutato, sono stato ucciso per amore di Dio”

Di fatto la nostra esistenza è tutta uno slalom, una lotta esattamente al contrario, noi cerchiamo di soffrire il meno possibile, che è giusto, noi dobbiamo rifuggire la sofferenza, certamente soffrire in sé non è un bene, ma nel momento in cui apparteniamo a Qualcuno e questo Qualcuno con la Q maiuscola è Gesù, fare lo slalom vuol dire appartenere meno. Soffrire meno è appartenere meno, meno rifiuto, meno adesione. I Santi che sono stati così tanto vicini a Gesù hanno sofferto moltissimo, hanno sofferto delle pene atroci e sono stati molto rifiutati, da tutti, da tantissimi; molti di loro sono stati uccisi, chi fisicamente, chi ha subito una tale persecuzione, un tale ostracismo, che è stata una morte lenta interiormente, pensate a Padre Pio, pensiamo a Don Dolindo Ruotolo, a San Giovanni Bosco, San Pier Giuliano Eymard, San Giovanni della Croce, San Francesco d’Assisi e come loro tanti altri. Anche Santa Teresa di Gesù Bambino, adesso siamo nella novena in preparazione della sua festa, ha sofferto tantissimo interiormente, tantissima incomprensione, tantissima noncuranza, Santa Teresa D’Avila, Santa Benedetta della Croce, sono veramente tantissimi.

Io non so quanto noi possiamo dire che stiamo soffrendo, certamente in molti che oggi ascoltano queste brevi meditazioni, in molti soffrono tantissimo per la loro adesione a Gesù, soffrono tantissimo il rifiuto, l’uccisione. Nel momento in cui si va a minare la stima attraverso la calunnia, la mormorazione, il pettegolezzo, noi uccidiamo qualcuno, uccidiamo le persone attraverso la cattiveria, attraverso il parlare male, attraverso il mettere in cattiva luce.

Non posso mai dimenticare quello che scrive San Francesco di Sales in Filotea, quando dice:

“Se tu vedi un uomo rubare, non puoi dire che è un ladro e se tu vedi un uomo ubriacarsi, non puoi dire che è un ubriacone perché forse quella è la prima volta che lo fa, forse quello non è un vizio, non è un’abitudine, è uno scivolone”

“Deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso”

Non dimentichiamoci che poi di fatto il tempo della Passione, il tempo della sofferenza, il tempo dell’estremo rifiuto che Gesù subisce, il tempo della sua morte, questi momenti corrispondono al momento di maggior abbandono, isolamento e rinnegamento da parte di tutti verso Gesù. Paradossalmente quello dovrebbe essere il momento di maggiore vicinanza per dargli consolazione, e invece è il momento di maggior solitudine. I discepoli non capiscono cosa vuol dire questo:

“Deve soffrire molto, deve subire il rifiuto e venire ucciso”

I discepoli questo non lo capiscono, non riescono forse nemmeno ad immaginarselo. Quando noi ci prepariamo al nostro esame di coscienza dovremmo chiederci:

“Io che cosa ho sacrificato, che cosa ho perso, a cosa ho rinunciato per il Signore? Quanto mi è costata l’adesione a Gesù? Quanto e cosa mi è costata, che volti mi è costata? Che chance avrei avuto se non fossi stato fedele al Signore e che invece avrei avuto?”

Se voi vi guardate intorno, voi vedete che ci sono persone peggiori di quello che voi pensate di essere, che hanno fatto sbagli peggiori o assunto caratteri peggiori, ma siccome hanno rinnegato ciò che è vero, tutto viene come non visto o “perdonato”, come se si dicesse:

“Si, vabbè, si va oltre”

Questo lo diceva già Santa Teresa D’Avila, quando invece uno si sforza di voler seguire il Signore, lei diceva:

“E’ come se venisse messo sotto la lente di ingrandimento, al microscopio e si pretende una perfezione da Angeli che un uomo non può avere”

Per cui tanti si spaventano, lasciano e se ne tornano indietro. Noi dobbiamo essere messi in discussione dalla Verità, non dalla persecuzione, non dai giudizi degli uomini. La Verità noi la prendiamo dal Vangelo, la prendiamo dai Santi, dall’incontro col Signore sincero. Dobbiamo crescere, maturare, migliorare, cambiare, convertirci, ma una persona sincera con tutti i suoi difetti, con tutte le sue fatiche, non è mai di ostacolo a nessuno se questo qualcuno cerca veramente il Signore. L’essere finiti come creature, l’essere fragili, deboli, avere un carattere che va sistemato, non è di ostacolo se attorno a me ho persone che cercano il Signore, perché tutti sappiamo che siamo deboli, fragili e facciamo fatica.

  • Che cosa è di ostacolo?

Di ostacolo è il peccato. L’ostacolo è il male, la non volontà di seguire il Signore, l’ostacolo è il compromesso con il male, l’ostacolo è cambiare il male in bene, è cambiare i contenuti del messaggio di Gesù. A questo livello tutto diventa un problema, qualunque cosa diventa un problema, tutto si comincia a mettere sulla bilancia, tutto si comincia a contare, ad ingigantire, e si fa di tutto per mettere in cattiva luce la persona che ho davanti.

  • Perché questo?

Perché mi è di intralcio, come Pinocchio col grillo parlante. Io posso anche uccidere il grillo ma quella coscienza è comunque lì e mi chiama, perché so che c’è qualcosa in me che non va bene.

Gesù che si avvia a questa grandissima sofferenza, a questo rifiuto e a questo omicidio, perché di fatto la morte di Gesù è un omicidio, un omicidio religioso ma pur sempre un omicidio, avrebbe dovuto essere accompagnata da una grandissima comprensione da parte dei discepoli, da un sostegno morale, amicale, anche fisico, da una presenza concreta, invece la loro scelta ci insegna che l’uomo di fronte al dolore fugge. Infatti noi ai ragazzi, ai bambini facciamo di tutto per non fargli vedere la sofferenza fisica, per non farli incontrare con la morte, come se fosse una cosa da fuggire, da nascondere, come se la malattia fosse una cosa da cui vergognarsi, invece in realtà dovrebbe essere una delle prime cose che i ragazzi dovrebbero conoscere, perché la nostra vita è tutta costantemente intrecciata con il dolore fisico e spirituale, con la malattia, con la morte.

Se non sapete cosa fare domani mattina, andate verso le 8-8.30 davanti a un qualsiasi ospedale e vedrete quanto la malattia si interfaccia con la nostra vita. Non ci sono solo persone di novanta anni, ci sono anche persone giovani, ragazzi. Andate a fare un giro nel reparto oncologico, all’Istituto dei tumori, al reparto di oncologia, andate a vedere quanti posti vuoti disponibili ci sono. Questo ci dice che di fatto la malattia, la sofferenza va purtroppo a colpire ognuno di no, ed è insipiente non lasciarci raggiungere da questa grandissima realtà, l’importante è insegnare a ciascuno di noi a viverla da cristiani, da appartenenti a Gesù.

L’Umanità di Gesù trafitta, flagellata, sputacchiata, percossa, uccisa diventa il più grande scandalo per i suoi discepoli. E quando vedono il rischio di fare la sua stessa fine, di subire lo stesso martirio in quel momento, si tirano tutti indietro perché hanno paura.

Chiediamo al Signore la Grazia quest’oggi che è venerdì di lasciarci maggiormente informare e innamorare dal percorso della sua Passione.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

VANGELO (Lc 9,18-22)
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

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