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Rendete a Dio quel che è di Dio

Gesù chiede una moneta

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 18 ottobre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

RENDETE A DIO QUEL CHE È  DI DIO

Eccoci giunti a Domenica 18 ottobre, abbiamo appena ascoltato il Vangelo della Messa di oggi, tratto dal cap. XXII di San Matteo vv 15-21.

Un’espressione sicuramente che tutti conosciamo molto bene e anche molto bella:

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Noi ci concentriamo sempre sul “dare a Cesare”, quindi cosa devo fare, pagare le tasse etc.. proviamo a concentrarci anche sul “dare a Dio quello che è di Dio”. A questo proposito vorrei leggervi alcune riflessioni, alcuni concetti scritta in un testo che si intitola:

La liturgia della Chiesa del Cardinal Kasper, cardinale, teologo molto stimato dal Papa.

In questo libro, del Cardinale Kasper, la prima sezione che voglio affrontare con voi è quella sul riposo domenicale, ascoltiamo quello che dice lui:

“Dio riposa in modo Divino. Dio riposa in se stesso poiché in Lui non c’è né divenire né transitorietà. Il riposo dello Shabbat è già ora una partecipazione al riposo di Dio e al compimento del mondo”

Quando noi facciamo il riposo della Domenica noi partecipiamo al riposo di Dio, al modo Divino di Dio di riposare, poiché Lui riposa in se stesso, e al compimento del mondo.

“Il giorno settimo per la Bibbia è un’anticipazione della pace escatologica, cioè della pace finale. In mezzo alla frenesia, alla fretta, all’agitazione del mondo esso rende presente il Riposo di Dio, diventando così una vera benedizione per l’essere umano.”

Poi vedremo cosa vuol dire vivere questo riposo, non vuol dire stare fermi imbambolati con la testa ferma a guardare il soffitto, non è questo, lo vedremo.

Vivere così la Domenica è una benedizione per noi, noi che siamo sempre in cerca di benedizioni, viviamo nel Riposo di Dio.

“Il sacro è un’interruzione della quotidianità. Il sacro è sottratto all’attività umana, è indisponibile, è totalmente Altro, è Divino: dai a Dio quel che è di Dio”

La Domenica interrompe l’attività quotidiana e risulta sottratto alla mia attività umana, non è più disponibile per me, non è più un giorno come tutti gli altri, è un giorno totalmente Altro, è un giorno Divino, è un giorno che interrompe tutto.

“Attraverso questa interruzione, questa scelta Dio dà al tempo un ordine e un ritmo. Ora lo scorrere del tempo non è più caotico, non si distende neppure per una lunga durata, ora c’è un tempo quotidiano e un tempo sacro, un tempo di lavoro e un tempo di riposo, un tempo ordinario e un tempo di festa.”

La mia nonna saggiamente, insieme a mio nonno, quando ci venivano a trovare la Domenica, il giorno in cui le famiglie si riunivano e quindi la mia famiglia si riuniva con la famiglia dei miei nonni, una volta andavamo noi, una volta venivano loro, io ho sempre in mente questa scena:

I miei nonni entravano in casa con un cabaret di pasticcini e una bottiglia di Spumante o se era un giorno particolare di Champagne. Compravano i pasticcini e lo Spumante il sabato, e la Domenica la sera o a mezzogiorno si apriva questo bellissimo cabaret di pasticcini buonissimi e questa bottiglia freschissima di Spumante e si faceva festa. Un’abitudine che avevano molto bella era quella di:

“Adesso prima del dolce – diceva mio nonno – mettiamo la tavola in condizione di deserto, quindi bisognava portare via tutto, rimanevano solamente i calici del vino, puliti, i tovaglioli, la tovaglia e l’acqua. Il resto tutto via. Quando tutto era stato tolto, si portava in centrotavola, dove c’erano solitamente dei fiori, questo cabaret di pasticcini chiuso, così tutti vivevano il momento dell’apertura e lo Spumante che si serviva.

Al centro stava la festa. A quel punto quei pasticcini non erano più il cibo come tutti gli altri cibi buonissimi che erano passati prima, quello era proprio ciò che diceva la festa, era la parte finale più buona e più gustosa.

E’ questa interruzione, questo totalmente Altro, è un giorno totalmente Altro detto anche da come si mangia.

“Dà al tempo un ordine e un ritmo..ora c’è un tempo quotidiano e un tempo sacro, un tempo di lavoro e un tempo di riposo, un tempo ordinario e un tempo di festa.”

Io sapevo da piccolino che quel giorno, anche se non sapevo di teologia, sapevo che quel giorno era un giorno totalmente diverso, segnato dalla Messa, dalla preghiera, dallo stare insieme, segnato da tante cose, che dicevano questa sacralità.

“Lo Shabbat è il giorno del riposo che ci permette di distenderci dalle irrequietezza del mondo”

E’ un giorno di calma, ne abbiamo bisogno.

“E di elevarci, di lasciare alle spalle tutto ciò che è puramente del mondo, andando oltre esso, per imitare il riposo sabbatico di Dio e prendervi parte”

A sentire queste parole è impossibile non venire catturati nell’animo. Ascoltando queste parole ti viene proprio da voler vivere questo giorno proprio così, così ogni Domenica, sempre, tutte le Domeniche così. Per poi arrivare al nostro bellissimo giorno meraviglioso, incommensurabile, indescrivibile, inafferrabile giorno di Natale. Dobbiamo pregare tanto, iniziate qualche Novena, preghiamo tutti tanto in questi mesi per chiedere al Signore una grazia, vi chiedo proprio di pregare con me, rivolgetevi al Santo che preferite, ma dobbiamo pregare tutti i giorni tanto, Gesù, i Santi e la Madonna per chiedere una grazia, oltre all’intenzione di Sofonia 3, mi raccomando non dimenticatela mai nelle vostre preghiere, vi chiedo questo regalo di Natale:

La Madonna per sua intercessione ci conceda la grazia che nel tempo di Natale, nel giorno di Natale non ci siano lockdown, blocchi, cose di questo genere, che impediscano, che ostacolino il ricongiungimento familiare delle persone che sono lontane.

Pensiamo alle persone che sono in America, in Inghilterra, in Cile, in Brasile, in Giappone, in Cina, nel tempo di Natale tutti un po’ tornano a casa e viceversa coloro che sono qua che vogliono tornare a casa loro, per fare tutti il giorno di Natale. Dobbiamo pregare perché il giorno di Natale sia per tutta l’umanità veramente un giorno di ricongiungimento familiare, un giorno per poter stare insieme.

Ricordate quest’anno la Pasqua, purtroppo siamo stati tutti divisi e tante persone non sono potute tornare a casa, hanno dovuto vivere la Pasqua lontane. Dobbiamo già chiedere adesso che questo Natale sia un Natale bellissimo, speciale, chiedere al Signore la grazia di darci questa pausa, di poter stare insieme, di poter godere insieme, forse non meritiamo questo dono, però se lo chiediamo con tutto il cuore ai nostri Santi più cari e alla Madonna, sono sicuro che il Signore che lo concederà.

Santa Teresa diceva che il Signore le disse che Lui non nega mai nessuna grazia se è chiesta attraverso la preghiera, l’intercessione di San Pietro D’Alcantara.

E Santa Teresa disse:

“Io l’ho provata ed è proprio così”

O attraverso San Giuseppe.

Che non ci siano lutti, disgrazie, dolori, morti, cose brutte in quel giorno lì, stare insieme, vivere quel giorno insieme, dobbiamo pensarlo da adesso, pensatelo da adesso, programmatelo da adesso, studiatelo da adesso, fate in modo che sia per le persone che avete accanto il momento migliore. Rappresenta ancora di più questo bellissimo momento del partecipare al riposo di Dio, poi c’è di mezzo l’Incarnazione, la nascita di Gesù.

“Lo Shabbat è per così dire un atomo di Eternità nel tempo, un pezzo di Cielo sulla terra, esso è segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo.”

Chi dopo aver ascoltato una frase così può dire:

“Io adesso vado fuori, vado a comprare il gelato, il pane, vado a mangiare al ristorante”

Chi può far lavorare qualcuno dopo aver letto una cosa del genere:

“Un atomo di Eternità nel tempo, un pezzo di Cielo sulla terra. Un segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo.”

Da andare in estasi! Bellissima questa frase.

“Essendo la Pasqua l’inizio della nuova Creazione, ed essendo Gesù apparso ai suoi discepoli il primo giorno della settimana (Gv 20, 19-26) dopo la Pasqua i cristiani hanno iniziato molto presto a festeggiare invece del Sabato, il primo giorno della settimana come giorno del Signore e a celebrare in questo giorno la Cena del Signore”

Dal Sabato si è passati alla Domenica, la Domenica è il primo giorno, quindi dallo Shabbat alla Domenica, il giorno del Signore.

“Per il mondo moderno in principio non si trovava più la parola e l’ordine che da essa proviene, ma la nostra azione, così è il Faust di Goethe”

Capite perché è importante la Domenica?

Perché deve essere il giorno in cui l’azione si ferma, perché in principio non è l’azione, in principio era il Verbo, la Parola, l’Ordine, non l’azione, che ripeto non vuole dire stare imbambolati fermi immobili come le mummie, non è questo, ma vedremo bene cos’è.

“Non c’è niente che esprime altrettanto chiaramente il fenomeno della secolarizzazione come il fatto che la Domenica non sia più il primo giorno della settimana, e che ne abbia in qualche modo il valore di auspicio. Essa è stata degradata ad essere una parte del fine settimana, così pur essendo normalmente un giorno libero, non è più un giorno di festa”

Com’è che noi diciamo adesso?

Buon week end!

Voi avete mai sentito un inglese che parla in italiano mentre parla in inglese, che usa delle espressioni in italiano? Mai.

Avete mai sentito un americano che mentre sta parlando in americano dice alcune parole in italiano? Mai.

Un francese, uno spagnolo, un tedesco che usano parole in italiano mentre parlano? Mai.

Solo noi italiani dobbiamo mettere dentro le parole in inglese, che non si capisce bene perché abbiamo questa mania. E’ tanto bello l’italiano, è una lingua meravigliosa con una grammatica stupenda, complessissima.

La Domenica non è il fine settimana, il sabato è l’ultimo giorno della settimana. Il linguaggio è mutato, quando muta il linguaggio vuol dire che i concetti sono già mutati da tempo. Quando un’idea arriva a mutare il linguaggio vuol dire che tutto il contesto delle idee, concettuale è già ampiamente mutato, infatti la Domenica non è più Domenica è uno dei tanti giorni. Non è più un giorno di festa anche se è un giorno libero, e non è più il primo giorno della settimana.

“In questo senso non hanno certo coerenza i tentativi di abolire totalmente la Domenica come giorno libero, distribuendo i giorni liberi all’interno della settimana a seconda delle esigenze, oppure di rendere flessibile il tempo lavorativo rendendo meno vincolante il divieto del lavoro domenicale, le conseguenze sarebbero tutt’altro che umane, alla fine per le famiglie e per gli amici non ci sarebbe più un giorno che essendo libero per tutti si potrebbe dedicare allo stare insieme e al fare festa insieme. Il dissolvimento del ritmo temporale conforma la creazione, fa parte di aspetti inumani del nostro presente.”

Mentre vi faccio questa omelia, sono qua davanti al Crocifisso, è la prima volta che leggo questo testo, mi serve per i miei studi e lo sto leggendo adesso, sono esattamente le cose che vi ho detto pochi giorni fa e le cose che vi predico da anni. Sono contento perché vuol dire che non sono mie fissazioni ma sono cose vere.

“Alla fine per le famiglie e per gli amici non ci sarebbe più un giorno che essendo libero per tutti si potrebbe dedicare allo stare insieme e al fare festa insieme”

Non si può perché noi lo abbiamo azzerato con la nostra secolarizzazione, con il nostro rifiuto di Dio, col mettere Dio all’ultimo posto.

“Il dissolvimento del ritmo temporale conforma la creazione, fa parte di aspetti inumani del nostro presente.”

Si è dissolto il ritmo temporale conforme alla creazione, Dio non ha creato così il tempo e i giorni della settimana, dissolvendo questo ritmo noi creiamo uno degli aspetti più inumani del nostro tempo, più disumani, più orrendi. E si può rendere flessibile il lavoro come voglio, quanto voglio e dove voglio.

“La Chiesa per motivi pastorali è andata incontro a questo ritmo temporale secolarizzato. Ha introdotto celebrazioni della Messa la sera della Domenica e del sabato, in certi casi anche di pomeriggio, ciò è stato ed è necessario dal punto di vista pastorale e non può essere cambiato a breve termine. Da questo però si può vedere come anche la Chiesa sia sottomessa alle leggi del nostro mondo secolarizzato. Non è più la celebrazione liturgica a strutturare il tempo, ma è essa ad adattarsi alle strutture temporali dettati del mondo del lavoro e del tempo libero di oggi. Al posto dell’ordine naturale conforme alla creazione è entrato un ordine artificiale, fatto dall’uomo che non libera l’uomo ma lo rende schiavo”

Abbiamo la Messa del sabato sera, della Domenica pomeriggio e della Domenica sera, per andare incontro si fa anche questo, ma è sbagliato. Abbiamo creato un ordine artificiale, abbiamo fatto la Messa, la liturgia secondo le esigenze dell’uomo e i capricci dell’uomo.

Per chi è la Messa del mezzogiorno?

Per chi dorme fino alle 11.00. Ai miei tempi non c’era la Messa di mezzogiorno, c’era la Messa delle 6.00, dello 8.00, delle 9.30 e la Messa delle 11.00, poi c’era la sera la Messa delle 18.00.

Per chi era la Messa delle 18.00?

Per chi la Domenica aveva fatto tutto quello che voleva lui e in coda a tutto aveva messo il Signore.

La Messa del sabato sera per chi era invece?

Per chi voleva avere la Domenica libera per le sue cose.

Ma noi pensiamo di poter prendere in giro Dio senza che Dio dica niente?

“Non è più la celebrazione liturgica a strutturare il tempo, ma è essa ad adattarsi alle strutture temporali dettati del mondo del lavoro e del tempo libero di oggi.”

Nei giorni prossimi andrò avanti su questo tema perché è un tema molto importante, vorrei spendere la mia vita per difendere questo Terzo Comandamento perché è un Comandamento veramente fondamentale, importantissimo. Tutte le volte che potrò ve ne parlerò. Organizziamo bene il giorno di Natale con tutte le cose che vi ho letto del Cardinale Kasper in modo che sia un giorno veramente bello e santo.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

VANGELO (Mt 22,15-21)
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

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