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Dio si rivela ai piccoli

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 1 dicembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

DIO SI RIVELA AI PICCOLI

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì primo dicembre 2020; è finito il mese di novembre, inizia adesso questo nuovo mese, che è l’ultimo mese dell’anno, è il mese nel quale celebreremo il Santo Natale ed è il mese nel quale celebreremo la fine di questo anno, un anno così speciale, così particolare, così denso di tante cose e per molti di noi soprattutto denso di tanto dolore, di tanta sofferenza.

Quindi abbiamo bisogno in questo mese di prepararci bene per il Natale, per chiudere questo anno facendo anche un bilancio e mettendo anche dei propositi per l’anno successivo.

Il Vangelo di oggi è tratto dal capitolo X di San Luca, versetti 21-24.

Sentiamo questa esultazione gioiosa di Gesù nello Spirito Santo.

In pochissime parole abbiamo la fotografia della Santissima Trinità: il Figlio, che esulta nello Spirito, rivolgendosi al Padre. Bellissimo!

Che cosa fa esultare Gesù? Questo è molto interessante… Che cosa provoca questo atteggiamento esplicito trinitario? Che cosa chiama in causa immediatamente la Trinità?

“Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.

Bellissima!

Gesù gioisce di questo nascondimento, molto bello!

Non gioisce del fatto che tutti vedono tutto, ma gioisce del fatto che qualcuno non vede e qualcuno vede.

“Perché così hai deciso nella tua benevolenza”.

Capite? Nascondere, ovviamente dipende dall’intenzione, dal cuore, può essere segno di benevolenza, non è sempre un segno di malizia.

Segno di benevolenza…sì, perché le celesti cose possono essere rivelate solo a coloro che le comprendono e coloro che le comprendono non sono i superbi, non sono i duri di cuore, non sono i tronfi, non sono quelli pieni di sé, ma sono i piccoli, che sono quelli che piacciono a Dio.

I piccoli sono coloro che vivono di abbandono, di fiducia, di affidamento, sono coloro che hanno come unica certezza Dio.

“Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”.

Vedete…è come se la Santissima Trinità fosse un giardino chiuso, come se fosse una vigna serrata da queste siepi meravigliose, che la proteggono dagli sguardi, dai piedi, della presenza di coloro che sono sapienti e dotti, ma di una sapienza e di un dottorato tutto mondano.

Questa rivelazione della Trinità avviene solo a chi vogliono Loro. Ed è giusto che noi impariamo questo atteggiamento: nessuno di noi è tenuto a rivelarsi e rivelare tutto a tutti! C’è questa pretesa; il mondo, la gente, gli uomini materiali hanno questa pretesa: la pretesa di indagare, di curiosare, di possedere, di conoscere la vita degli altri. È terribile, è proprio il sintomo più eclatante di una vita meramente materiale, assolutamente non spirituale, proprio è il sintomo più eclatante. Vuol dire non aver assaporato mai nulla, non aver compreso nulla di questo atteggiamento trinitario di Dio e quindi si pensa che noi abbiamo il diritto di vedere, di sapere e di capire tutto, degli altri, di Dio, della realtà. È una pretesa diabolica questa, che è esattamente la tentazione di Adamo ed Eva, che invece Abramo, per esempio, ha sapientemente superato (già ve l’ho detto, già ve l’ho spiegato), non ponendo mai nessun dubbio sul comportamento di Dio.

Anche Giobbe ha superato questo, Mardocheo, la regina Ester, quanti esempi abbiamo…i profeti, quanti esempi bellissimi nella scrittura abbiamo, io ve ne ho citati alcuni, ma voi sicuramente ne conoscete molti più di me.

Nessuno può pretendere la manifestazione né di Dio né dell’altro, nessuno!

La manifestazione si accoglie, non si pretende e, se non c’è, nulla si può chiedere!

È segno di grande impertinenza, di grande imprudenza e anche di grande maleducazione, già solo chiedere, perché non si può chiedere tutto e non si può domandare tutto; ci sono domande che non possono e non devono essere poste, perché sono domande impertinenti, sono domande che non hanno ragion d’essere dentro ad una vita nobile.

Certe cose non si chiedono, certe cose non si domandano, si sta zitti!

Se mi viene la voglia di sapere, dico: «No, questo non mi appartiene!»

Se sarà, Dio o la persona me lo diranno, a tempo opportuno, quando vorranno, se no zitto, se no non si chiede, non si può domandare tutto, ci vuole un pudore che oggi è praticamente quasi sparito.

Ci vuole un pudore, non si può mettere in vetrina la nostra vita, ci sono cose che non si possono sapere, non si possono vedere, perché fanno parte dell’intimità dell’altro, perché fanno parte dell’intimità di Dio, che Dio e l’altro, ovviamente con le debite proporzioni, decidono di manifestare se, quando e a chi vogliono, perché ognuno di noi è libero di manifestare, se, quando e a chi vuole, se stesso. Allora impariamo!

Infatti, vedete, è bellissimo, perché poi dice: “…e rivolto ai discepoli in disparte…”

Capite?

Il discorso iniziale di questa esultazione trinitaria è a tutti, poi dice “in disparte”, in separata sede, solo ad alcuni, a quelli che vuole Lui.

Ma perché Gesù ha fatto le preferenze, rivelandosi nella Trasfigurazione solamente a Pietro, Giacomo e Giovanni? Perché sono fatti suoi!

Perché non a Giuda? Ma perché lo sa Lui! Perché nessuno può imporre niente a nessuno!

Perché non ha chiamato anche gli altri? Ma perché avrà deciso così!

Per quale ragione? Ma perché le ragioni sono sue e non sono da andare a sindacare!

Ricordate, no? “Signore, quando sarà il momento…?” Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti! Voi preoccupatevi di crescere nella santità.

Perché, alla fine della fiera, questo volere sapere, questo vuol conoscere, non è altro che una forma di possessione, di possessione dell’altro e, nel caso, di Dio.

Vedete, in disparte, Lui dice: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete…»

Vedete, li anticipa, comincia a dire: «Guardate che avete una grazia, che forse non state capendo…»

Perché, vedete, ciò che noi veniamo a sapere di Dio o dell’altro poi bisogna anche saperlo portare. È sintomo di superbia pensare di poter portare tutto ciò che noi vogliamo sapere; il conosciuto, il saputo, è pesante da portare, molto pesante da portare!

Ecco perché ci vuole un Sacramento, affinché il sacerdote possa ascoltare i peccati degli uomini, perché le cose, una volta ascoltate, vanno portate, non basta dire: «Io voglio sapere, perché così mi nutro nella mia curiosità, poi pazienza…»

Ciò che tu ascolti, poi lo devi portare, ciò che tu conosci, poi lo devi portare e non è facile portare l’intimità dell’altro, che abbia la A maiuscola o la a minuscola non conta.

Infatti andate a leggere i mistici e vedete quanto è complesso e articolato, portare le confidenze di Dio.

Quante volte Gesù e la Madonna dicono al mistico: «Questo non lo potrai dire a nessuno! Rimane solo tra me e te». Quante volte a Padre Pio, quante volte a Bernadette, ai pastorelli di Fatima o a La Salette, quante volte…

Ecco, allora, c’è anche questa bella pratica, che consiglio a chi vuole in questo tempo di Avvento, di fare un cestino pieno di tanti bigliettini con dentro tanti bei sacrifici, penitenze, di tutti i generi e tipi: oggi stare zitto, non rispondere se vengo rimproverato, fare una cosa che non mi piace, aspettare a bere, a mangiare, facendo prima il segno della croce e lasciando passare qualche secondo per offrire un sacrificio…

La mia nonna mi insegnò questa questa penitenza: «Dopo che hai corso, dopo che hai giocato (da bambini si gioca tanto), quando vedi tutti alla fontana bella fresca a bere senza un domani», lei mi diceva, «tu siediti e aspetta a bere fino a quando non hai smesso di sudare, lascia passare un po’, poi andrai a bere».

Provate! Vedrete che penitenza terribile, ma educativa, assolutamente educativa.

È il dominio dei nostri bisogni, soprattutto dei bisogni primari, quelli più leciti come bere; non sono morto di sete, non mi ha fatto morire di sete, semplicemente “quod differtur non aufertur”, ciò che è differito, ciò che è rimandato, non è tolto, non è che sparisce, non è che non si fa più, no, si differisce.

Differiscilo di qualche minuto!

Non buttiamoci sul cibo, sul bere, sul fare, sul parlare, senza una sospensione!

Poi ce ne sono tante di piccole, piccolissime penitenze invisibili, che però ci fanno tanto bene.

Vi auguro di cuore una santa giornata e un santo mese di dicembre.

La benedizione di Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Martedì della I settimana di Avvento

VANGELO (Lc 10,21-24)
Gesù esultò nello Spirito Santo.

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

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