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Novena di Natale: la realtà del mondo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 21 dicembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Novena di Natale: la realtà del mondo

Eccoci giunti a lunedì 21 dicembre 2020, sesto giorno della Novena di Natale. Abbiamo ascoltato il testo della Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratto dal cap.II, vv 8-14 del Cantico dei Cantici. Continuiamo a farci guidare da questa Novena da don Dolindo Ruotolo.

Sesto Giorno: Nascendo e partecipando alla nostra vita, Gesù ci da le più efficaci lezioni sulla realtà della vita terrena

“Disgraziatamente noi manchiamo di sapienza, proprio in quello che più ci è necessario, ossia nel concetto della nostra vita presente. Infinito è il numero degli stolti (Ecclesiaste 1,15), ha detto lo Spirito Santo, e gli stolti sono quelli che si fanno illudere dai sogni di questo mondo, che è un ammasso di menzogne e di tradimenti. Ebbene, Gesù, Sapienza per essenza, nasce come uno di noi e ci disinganna eloquentemente, mostrandoci nelle vicende della sua nascita che cos’è questo mondo e questa vita. Meditiamo su questa grande lezione che ci da‘ Gesù, e approfittiamone. Gesù nasce povero, e a Maria poverella nessuno dà ricovero. Il mondo dà ricovero e applaude solo quando può guadagnare su di noi e sfruttarci.”

Il mondo non dà accoglienza a prezzo zero, il mondo dà ricovero, applaude se c’è un profitto su di noi, se c’è un guadagno. Il giorno di Natale è un giorno all’insegna di questa assurdità, c’è questa sorta di ricovero di tutta questa massa di gente che è conoscente per cognome, per posizione dell’albero genealogico, per convenzione, ma non per un sentimento profondamente vero che unisce, insieme ad una quantità eccessiva di cibo ed impossibile da consumare, trasformando il Natale nella festa più bassa possibile. Non sempre è così e non in tutte le famiglie. Quest’anno vivremo come una sorta di purificazione, una pesata della qualità delle nostre relazioni, forse alla fine di quella giornata quando andremo a letto, potremo anche dire che non è stata poi così malvagia.

“Gesù viene a darci la vita, e nessuno lo riconosce: il mondo ama la stoltezza e l’inganno.”

Noi amiamo vivere da stolti e ingannarci a vicenda, chiamare bene ciò che bene non è, parlare di pace, quando pace non c’è. E’ un sorriderci a vicenda quando in realtà sarebbe un altro il volto dipinto che dovremmo presentare.

Ma che senso ha? Perché lo si fa? Qual è la ragione?

“Quando Gesù si manifesta veramente come Messia attraverso gli angeli, la stella e i Magi, tutta Gerusalemme si agita: il mondo finge di amare la verità, ma quando la trova la rigetta.”

Sembra che l’accolga, ma poi avverrà la strage degli Innocenti, da lì a breve. Il mondo non amerà mai la Verità, quindi non amerà mai Gesù. Il mondo detesta la Verità e tutte le volte che noi viviamo nel nascondimento e nella finzione, noi non amiamo la Verità.

“Nessuno del mondo ha avuto contatto con Gesù Cristo: Egli è stato nascosto per trent’anni e nessuno si è curato di conoscerlo.”

Gesù vive per trent’anni nel più assoluto anonimato, nessuno si accorge di Lui. Gesù ha saputo nascondersi perfettamente agli occhi del mondo e il mondo non si è dato pena di conoscerlo.

“Eppure si era parlato di Lui per tutta Gerusalemme, quando era nato. Il mondo scaccia Dio da sé perché vuole peccare senza rimorso e senza rimproveri.”

Noi allontaniamo Dio perché vogliamo peccare, non vogliamo avere rimorsi. Nessuno ci può e ci deve rimproverare. Rimprovero vuol dire richiamare al vero, riproporre il vero.

“Gesù nacque nel cuore della notte, nacque nel freddo più intenso; e quale notte buia di errori stravaganti non era nel mondo? L’uomo aveva smarrito quasi totalmente l’idea della sua nobiltà e si era ridotto come gli animali insipienti privi di intelletto. Ebbene, il Verbo di Dio si presenta al Padre suo celeste e si offre a venire sulla terra per ridargli quella gloria e quell’onore che gli era stato tolto dal maledetto peccato, per procurargli veri adoratori in Spirito e Verità: Eccomi, manda me! (15 6,8). Manda me: dove, Gesù mio caro? Forse tra lo splendore dei Santi, accompagnato da tutta la Corte celeste, per essere da tutti adorato e benedetto? No! Mandami sulla terra, mandami in una grotta esposta a tutte le intemperie, mandami dal soglio della gloria su poca paglia, in una mangiatoia…

Vedetelo nella sua povera culla, contemplatelo nella grotta, il Bambinello Gesù… Come sei caro Bambino Divino! Dimmi, che cosa fai in un letto così duro? Lo so: Tu ti sacrifichi per l’onore del tuo Padre celeste. La mangiatoia è la prima Croce sulla quale ti adagi, la paglia che punge le tue tenerissime carni sono i primi flagelli, i primi chiodi che ti trafiggono!

Che confusione il vedere nel presepe di Gesù due animali che lo riscaldano, il bue e l’asinello! Ed io dove sono, o Gesù? L’orgoglio non riscalda ma agghiaccia, e l’irruenza non porta il calore ma l’incendio che distrugge. Voglio essere perciò umile e mansueto vicino alla tua culla e riscaldarti così con l’amor mio!”

Il Figlio di Dio che ha accanto sé un bue e un asino invece di avere tutto il mondo.

“Cari fedeli, Gesù, Sapienza infinita, non ha preso nulla dal mondo: ha rifiutato i suoi beni e si è fatto povero, perché i beni del mondo sono ignominie; ha rifiutato i suoi onori e si è nascosto nell’umiliazione, perché gli onori del mondo sono spine e inganno; ha combattuto le sue massime, perché le massime del mondo sono stoltezza. Non ci facciamo illudere noi pure dal mondo; grazie a Gesù Cristo, guardiamo serenamente alla realtà della vita e seguiamo Lui, che è tutto!”

Quest’oggi rivolgiamoci alla Vergine Maria per domandarle la Grazia di stare lontani dal mondo, di farci comprendere nel modo migliore possibile la realtà della vita terrena, che cos’è questa vita sulla terra, così da avere solo un grande desiderio per il Cielo.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo dice da su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Feria propria del 21 Dicembre

PRIMA LETTURA (Cant 2,8-14)
Ecco, l’amato mio viene saltando per i monti.

Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
L’amato mio somiglia a una gazzella
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia dalle inferriate.
Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è incantevole».

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