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S. Giovanni della Croce, nella testimonianza di fra Eliseo dei Martiri

San Giovanni della Croce

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 14 dicembre 2020 – Memoria di San Giovanni della Croce

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

S. GIOVANNI DELLA CROCE NELLA TESTIMONIANZA DI FRA ELISEO DEI MARTIRI

Eccoci giunti a lunedì 14 dicembre 2020 per noi Carmelitani Scalzi solennità di S.Giovanni della Croce, Presbitero e Dottore della Chiesa, riformatore dell’Ordine Carmelitano. E’ sicuramente per noi una grande festa, per tutti i devoti del Carmelo. E’ un giorno molto importante nel quale rendere grazie a Dio per il dono di un Santo così grande e illuminato sulle vie di Dio e sulla spiritualità, sulla mistica e sull’Amore per il Signore. Il Vangelo di oggi, tratto dal cap. XXI di San Matteo, vv 23-27, concretizza perfettamente quello detto ieri. Volevo dirvi qualche parola su San Giovanni della Croce, ci sarebbe da dire tantissimo.

San Giovanni della Croce nasce a Fontiveros nel 1542, frate carmelitano nel 1563 e fondò l’Ordine dei frati Carmelitani Scalzi nel 1568 e morì il 14 dicembre 1591, venne canonizzato nel 1726 e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1926.

Ho pensato di leggervi qualcosa prendendo spunto da fra Eliseo dei Martiri, che fu discepolo diretto di San Giovanni della Croce, una figura molto interessante perché ci riporta l’immagine di San Giovanni della Croce così come lui l’ha vissuta e l’ha ricevuta. E’ bello l’esperienza dei santi proprio da coloro che ne hanno avuto una presa diretta. Leggiamo qualcosa:

“In virtù del precetto che mi è stato dato, affermo e dichiaro quanto segue:

Conobbi il Padre Fra Giovanni della Croce e trattai e conversai con lui molte volte, era un uomo di media statura, dal volto grave e venerabile, un po’ scuro di carnagione e di bell’aspetto; il suo tratto e la sua conversazione amabili, molto spirituali e tali da giovare a coloro che lo udivano o parlavano con lui. In questo fu talmente singolare e proficuo che coloro che lo avvicinavano, sia uomini che donne, ne uscivano arricchiti nello spirito, più devoti e meglio disposti alla virtù. Conobbe e praticò intensamente la preghiera e la conversazione con Dio; a tutti i dubbi che gli proponevamo su questi punti, rispondeva con grande saggezza, lasciando coloro che lo consultavano molto soddisfatti e migliori. Amava il raccoglimento e parlava poco; rideva poco e compostamente. Quando rimproverava come superiore, e lo fu spesso, lo faceva con dolce severità, esortando con amore fraterno e sempre con mirabile serenità e gravità.”

Che bella fotografia abbiamo in poche righe di San Giovanni della Croce, di un uomo interamente dedicato a Dio, che viveva più in Cielo che in terra ma vivendo in terra portava tutto il Cielo che lui costantemente contemplava. Fra Eliseo dei Martiri lascia qualche insegnamento.

“Insegnamento 4. Diceva che tutta la vita di un religioso è un sermone dottrinale o deve essere tale e deve avere per tema queste parole, ripetute alcune volte ogni giorno: Piuttosto morire e scoppiare, che peccare; tali parole, pronunciate con convinzione, purificano e mondano l’anima, la fanno crescere nell’amore di Dio, insieme al dolore di averlo offeso e al proposito fermo di non offenderlo più.”

Impariamo anche noi durante la giornata a ripetere come faceva San Giovanni della Croce:

“Piuttosto morire e scoppiare, che peccare”

Se lo diciamo con convinzione ci ricorda fra Eliseo dei Martiri.

“Tali parole, pronunciate con convinzione, purificano e mondano l’anima, la fanno crescere nell’amore di Dio”

Proviamo, basta provare e vediamo se questo insegnamento di San Giovanni della Croce ci fa sperimentare esattamente quello che dice.

Insegnamento 6. Diceva che le parole del Salmo 118,49: Memor ero verbi tui servo tuo, in quo mihi spem dedisti: Mi ricorderò della tua parola data al tuo servo: con essa tu mi hai dato speranza, sono talmente potenti ed efficaci che per loro mezzo si ottiene qualsiasi cosa da Dio.”

“Insegnamento 7. Ripetendo con devozione le parole del santo vangelo: Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse?: Non sapevate che io devo occuparmi di quanto riguarda il Padre mio? (Lc 2,49), assicurava che l’anima si riveste di un desiderio di fare la volontà di Dio a imitazione di Cristo Signore nostro, con desiderio ardentissimo di soffrire per amor suo e per il bene delle anime.”

Pensate che insegnamenti così semplici, così agganciati alla Parola di Dio. Impariamo anche noi a ripeterlo:

“Non sapevate che io devo occuparmi di quanto riguarda il Padre mio? (Lc 2,49)”

Insegnamento 8. Volendo la Maestà Divina, per mezzo di una tremenda tempesta, distruggere e spazzare via la città di Costantinopoli, gli angeli udirono per tre volte queste parole: Sanctus Deus, sanctus fortis, sanctus immortalis, miserere nobis: Santo Dio, santo forte, santo immortale, abbi pietà di noi! Per quelle suppliche Dio si placò immediatamente e si calmò la tempesta che aveva fatto molti danni e ne minacciava di maggiori. Per questo diceva che tali parole sono potenti presso Dio nei bisogni particolari di fuoco, acqua, venti, tempeste, guerre e altre necessità spirituali e corporali, per l’onore, i beni, ecc.”

Insegnamento 9. Diceva anche che l’amore per il bene del prossimo nasce dalla vita spirituale e contemplativa e che, poiché essa ci viene imposta dalla Regola, ci viene imposto e comandato anche questo bene e questo zelo per il profitto del nostro prossimo.”

Forse è per questo che amiamo poco, perché preghiamo poco, lo dice anche il Concilio Vaticano II, prima c’è la contemplazione. e poi c’è l’azione. Parliamo tanto di amore e poi di fatto viviamo altro, forse perché la nostra preghiera non è così vera, forse perché la nostra contemplazione non è così reale.

Insegnamento 10. E proclamando le parole di Cristo nostro Signore già citate: Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse? (Lc 2,49), disse che qui, per le cose che appartengono al Padre Eterno, dobbiamo intendere solo la redenzione del mondo, il bene delle anime, poiché Cristo nostro Signore ha offerto i mezzi preordinati dall’eterno Padre.”

Noi di che cosa ci occupiamo invece?

“A conferma di questa verità, diceva che san Dionigi l’Areopagita aveva scritto quella meravigliosa sentenza che recita così: Omnium divinorum divinissimum est cooperari Deo in salutem animarum, cioè: la perfezione suprema di qualsiasi oggetto, nella sua gerarchia e nel suo grado, è salire e crescere, secondo i propri talenti e le proprie capacità, nell’imitazione di Dio, verso ciò che è più mirabile e divino, ossia cooperare con Dio nella conversione e nella redenzione delle anime. In questo, infatti, risplendono le opere proprie di Dio ed è gloria grandissima imitarlo. Per questo Cristo nostro Signore le chiama opere del Padre. Ed è una verità evidente che la compassione per il prossimo tanto più cresce quanto più l’anima è unita a Dio per amore; quanto più ama, infatti, tanto più desidera che quello stesso Dio sia amato e onorato da tutti. E quanto più lo desidera, tanto più si adopera per questo, sia con la preghiera che con tutti gli altri esercizi necessari e ad essa possibili.”

Insegnamento 11. Diceva che due cose fanno da ali all’anima per salire all’unione con Dio; sono: la compassione piena d’amore per la morte del Cristo e per quella del prossimo. Quando l’anima si sofferma sulla compassione della croce e sulla passione del Signore, ricordi che egli fu solo a sostenere questa sofferenza mentre realizzava la nostra redenzione, come sta scritto: Torcular calcavi solus: La vasca l’ho pigiata da solo (Is 63,3). Da ciò trarrà e le si offriranno riflessioni e pensieri molto proficui.”

Affidiamoci a questo grande Santo, Dottore della Chiesa, ha scritto opere bellissime, ha scritto tantissimo, leggete qualcosa delle sue opere e affidiamoci a lui per chiedergli la grazia di prepararci santamente a questo prossimo Natale.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

San Giovanni della Croce

VANGELO (Mt 21,23-27)
Il battesimo di Giovanni da dove veniva?

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

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