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Gesù insegna con autorità

Gesù insegna

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 12 gennaio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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GESÙ INSEGNA CON AUTORITÀ

Eccoci giunti a martedì 12 gennaio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della S.Messa di oggi, tratto dal cap. I di San Matteo, vv 21-28. Ritroviamo ancora Gesù Maestro, che insegna un insegnamento nuovo. Nessuno prima di allora aveva insegnato come Gesù, cioè con autorità.

“Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.”

Questa autorità viene da tutta l’esperienza profonda, vera, reale, sostanziale, oggettiva che Gesù ha di Dio Padre. Le parole di Gesù sono dense di Verità, non solo di una sana dottrina, di una verità che si manifesta, sono dense di un’esperienza, Gesù è quello che predica. Immediatamente nella Sinagoga si manifesta un uomo posseduto dal demonio. La Vera dottrina, la Verità sono un esorcismo, liberano l’uomo dal demonio, dalle tre bestie che abbiamo visto ieri, e liberano l’uomo da tutti i diavoli possibili.

«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».

“Tutti furono presi da timore..”

Non tanto dall’esorcismo pubblico compiuto da Gesù ma per questo insegnamento, un insegnamento nuovo dato con autorità, al quale persino i demoni obbediscono:

“Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”

Capiamo quanto sia importante per noi proseguire il nostro cammino di avanzamento nell’ascesi, che vuol dire nell’allenamento, perché il peccatore che non fa ascesi e non si allena, per vincere le sue passioni, per vincere tutti i suoi vizi, per convertirsi, non avanza. Tutti siamo peccatori, ma c’è il peccatore statico, il peccatore chiuso in se stesso, ripiegato su se stesso, paralizzato dal suo male, dalle sue passioni e c’è invece il peccatore che non ci sta e inizia un percorso che si chiama ascesi. Questo percorso gli permette di stanare, dalle pieghe più nascoste dell’anima, le sue passioni, ciò che lo rende schiavo, succube, cieco, incapace, mentre il peccatore statico, chiuso su se stesso neanche se ne accorge, si sente a posto. E’ sempre San Macario nelle sue omelie spirituali che dice così:

“Fin quando un uomo è prigioniero delle cose visibili di questo mondo, legato dalle varie catene della terra trascinato dalle passioni malvagie, neppure sa che dentro di lui avviene un altro combattimento, un’altra lotta, un’altra guerra, infatti è da quando un uomo si leva per combattere e liberarsi da tutti i legami invisibili di questo mondo, e comincia a stare con perseveranza davanti al Signore, svuotandosi di questo mondo, che può conoscere il combattimento interiore delle passioni che avviene in lui, la sua guerra intestina, i suoi pensieri malvagi.”

Chi di noi non ha fatto questa esperienza?

Fino a quando noi rimaniamo prigionieri, legati dalle catene della terra, dei pensieri mondani, non ci accorgiamo neanche di quello che succede dentro di noi, ma nel momento in cui decidiamo di vivere l’ascesi, di volerci liberare da questi legami, prendendo una distanza, con perseveranza, ogni santo giorno, allora conosceremo il combattimento interiore delle passioni che avviene dentro di noi.

“Come abbiamo detto, fino a quando uno non lotta e non rinuncia al mondo, e non si stacca con tutto il cuore dalle cupidigie terrene, fino a quando non vuole unirsi, interamente, senza riserve al Signore, fino ad allora non conoscerà le astuzie segrete degli spiriti della malizia, né le passioni malvagie che sono nascoste in lui, ma costui è straniero a se stesso, non sapendo di portare in sé le piaghe di passioni segrete.”

Che parole bellissime! Che radiografia perfetta! Quanta saggezza c’è in questi santi.

“Tu devi iniziare a lottare, devi cominciare a rinunciare al mondo, staccarti con tutto il cuore dalle cupidigie terrene, dalle bramosie e devi volerti unire interamente senza riserve al Signore”

Se non c’è questo desiderio profondo di comunione non potremo mai conoscere, resteremo sempre stranieri a noi stessi.

Nel testo delle Conferenze di San Giovanni Cassiano leggiamo così:

“Supponiamo che in una casa bella, spaziosa, piena di tante cose, entrino due uomini, il primo ha una vista sana e acuta, il secondo ha gli occhi appannati da un’oftalmia. Questi che per la sua vista oscurata non può vedere tutto, assicura che lì non ci sono che armadi, letti, panche e tavoli, tutte cose che è. Stato il tatto, più che la vista, a dirgli che ci sono. L’altro, al contrario, il cui occhio acuto ha sondato come un raggio di luce gli angoli più nascosti, elenca una quantità di oggetti che a stento uno noterebbe e ad ammucchiarli tutti insieme, difficilmente raggiungerebbe il volume di uno solo dei mobili che il suo compagno ha riconosciuto a tastoni. Così sono i Santi. Sono essi i veggenti, se così posso dire, che nel loro zelo per la perfezione essi scoprono in sé con rara perspicacia e condannano senza misericordia delle cose che il nostro sguardo interiore ottenebrato com’è non sa vedere”

I Santi condannano se stessi senza misericordia. Quello che loro condannano noi neanche e lo vediamo. E noi folli giudichiamo loro, i Santi, scrupolosi, rigidi, eccessivi.

“Dove il peccato più lieve, lieve a giudizio della nostra negligenza, non avrebbe secondo noi che appannato appena il biancore della nostra coscienza, essi si vedono stracolmi di macchie. Quelli che coprono gli occhi del loro cuore con il velo spesso dei vizi e secondo la Parola del Signore, vedendo non vedono, ascoltando non sentono e non capiscono, costoro stentano a vedere nei recessi del loro cuore perfino le colpe più gravi e capitali.”

Perché abbiamo gli occhi del cuore coperti dal velo del vizio, che è l’abitudine al male.

“Ma come potrebbero costoro avere quello sguardo puro che è necessario per intuire le apparizioni impalpabili dei pensieri oppure i moti di un attimo nascosti della concupiscenza? Quel tipo di moti che ferisce l’anima, o una puntura lieve sottile, o magari tutte le distrazioni che li tengono prigionieri?”

Viene in aiuto San Giovanni Climaco con due brevissime riflessioni tratte dal suo testo “La Scala del Paradiso” dove scrive così:

“L’orgoglio produce una trascuratezza totale dei peccati. La maggior parte degli orgogliosi non sa di esserlo. Costoro anzi credono di essere diventati impassibili. E’ soltanto nell’ora della morte che scoprono la loro povertà.”

Quindi tra tutte le passioni, l’orgoglio è quello che ottenebra di più la coscienza dell’uomo e che rende l’uomo incosciente delle sue malattie, dalle più lievi alle più gravi e serie. Nei Salmi è chiamato “il grande peccato”. E chi è orgoglioso non sa di esserlo, anzi pensa di essere diventato impassibile nel tema del peccato.

All’orgoglio si unisce una sorella mortifera che i Padri chiamano: “Mania di giustificarsi”, che sarebbe quell’atteggiamento per cui l’uomo messo davanti al suo peccato, rifiuta di riconoscerlo come suo e ne rimuove la coscienza. L’orgoglio va sempre di pari passo con la mania di giustificarsi e la mania di giustificarsi è sempre segno di orgoglio. Dio ti mostra il tuo peccato, una persona che hai vicino, un evento e tu lo rifiuti come tuo e lo rimuovi dalla coscienza. Questo binomio di male, orgoglio più mania di giustificarsi, fra tutte le passioni è la peggiore, la più grave in assoluto.

Nel trattato pratico sulla Vita Monastica, Evagrio Pontico avverte di uno stato di falsa pace che uno sente quando i demoni si ritirano, e i demoni si ritirano quando sono ben certi di avere saldamente in loro potere per altre vie la loro vittima, è il caso della vanagloria, che i Padri chiamano kenodoxia, o dell’orgoglio che prendono nell’anima il posto di tutte le altre passioni. Può anche succedere che l’uomo abbia anche la coscienza tutta intralciata di tutte le sue attività mondane a cui si dedica, e che quindi le sue passioni risultino come velate dalle preoccupazioni quotidiane, le quali di fatto distolgono l’uomo dal proprio esame di coscienza. Le passioni si nascondono dietro le nostre occupazioni quotidiane e fanno in modo di distoglierci dall’esame di coscienza quotidiano.

Negli insegnamenti spirituali San Doroteo di Gaza scrive:

“A causa del suo corpo l’anima è distratta e disattenta alle sue passioni, ma venga avanti uno qualsiasi di voi e si faccia rinchiudere in una cella buia e lì viva anche soltanto per tre giorni senza mangiare, senza bere, senza dormire, senza vedere nessuno, senza salmodiare, senza mai ricordarsi di Dio, e allora vedrà cosa gli faranno le passioni”

San Giovanni Climaco nella Scala del Paradiso scrive:

“Non stupiamoci agli inizi della nostra vita monastica di vederci aggredire dalle passioni, ben peggio di quando vivevamo nel mondo, in effetti le bestie feroci erano già lì nascoste ma non si facevano vedere”

San Talassio nelle sue Centurie scrive:

“Nella nostra anima sono nascoste le peggiori passioni ma esse non appaiono se non quando respingiamo le cose del mondo”

Quando noi cominciamo a darci a Dio che viene fuori tutto, ma non è che veniamo attaccati in quel momento lì, ci sono sempre stati, solo che adesso emergono.

Evagrio Pontico:

“Nell’anima ci sono molte passioni di cui non sappiamo niente fino a quando arriva la tentazione e ce le rivela.”

San Massimo nelle Centurie sulla Carità:

“Una cosa è essere senza pensieri passionali e un’altra è essere libero dalle passioni, spesso non si hanno pensieri passionali perché non si hanno oggetti per cui si ha una passioni, ma le passioni restano nell’anima, lì nascoste, cambia quell’oggetto ed esse si rivelano”

Nelle Istituzioni Cenobitiche San Giovanni Cassiano scrive:

“Tutte le passioni che ci siamo portati nel deserto, senza averle prima corrette, le sentiremo tacitate in noi ma non soppresse. Un tale si crede paziente e umile fino a quando non entra a contatto con nessuno ma subisce una piccola contrarietà e subito tornerà alla sua prima natura. I difetti nascosti ricompaiono subito, come i cavalli senza morso dopo un lungo riposo si lanciano sulla scuderia con una violenza e una foga da causare la morte del cocchiere. In effetti anche quando tutte le relazioni umane cessano i nostri vizi continuano in noi a svilupparsi se prima non sono stati purificati”

Ci insegna come la passione fin quando non è totalmente estirpata dall’anima continua ad esistere nascosta e continua a svilupparsi anche se la persona non ne ha coscienza, cresce sempre di più, prende sempre più forza, poi appena arriva l’oggetto appropriato, si sfoga in tutta la sua violenza, appena ne ha l’occasione per esprimersi, sempre che l’uomo non sia invece in grado di opporre la sua libertà.

San Cassiano scrive ancora nelle Conferenze:

“Dobbiamo sapere che se anche ci ritiriamo nel deserto in qualche remoto luogo, prima di aver guarito i nostri vizi, di essi impediamo soltanto gli effetti, impediamo la manifestazione ma la passione non è affatto estinta. La radice dei peccati rimane celata nel nostro cuore fino a quando non l’avremo estirpata, che dico non fa che ingigantire, è dunque l’atto del peccato che non c’è, non già l’inclinazione cattiva. Mescoliamoci per qualche giorno alla vita degli altri uomini e subito le passioni usciranno dalle caverne dei nostri sensi, così provando che le passioni non nascono nel momento in cui si sfogano con impeto ma che in quel momento vengono soltanto alla luce dopo essersi tenute per lungo tempo nascoste.”

Non sono le circostanze esterne a produrre le passioni degli uomini, come noi pensiamo, ma le passioni sono sempre state dentro di me e a causa dell’occasione di quelle circostanze vengono fuori, emergono.

“Di fatto gli avvenimenti esterni non fanno altro che offrire alle passioni l’opportunità di rivelarsi”

Nelle istituzioni Cenobitiche scrive ancora:

“Mai nessuno provocato dal vizio di un altro è costretto a peccare se non ha già in cuor suo la materia dei suoi peccati. Ne dobbiamo pensare che uno venga sedotto di un colpo quando ad esempio se vede la bellezza di una donna sprofonda nell’abisso di una vergognosa concupiscenza, dobbiamo piuttosto ritenere che quella vista è stata soltanto l’occasione perché la malattia che covava nel segreto si mostrasse in superficie”

San Doroteo di Gaza negli Insegnamenti spirituali scrive:

“E’ un inganno, un falso ragionamento sostenere che uno sconvolto da una parola di troppo di un fratello si dica: “se questo fratello non fosse venuto a parlarmi e a sconvolgermi, non avrei peccato”. A mettere in lui la passione non è il fratello, gli ha semplicemente rivelato la passione che era già dentro di lui. Si credeva in pace ma dentro di se aveva una passione che ignorava, bastò una sola parola del fratello a portare alla luce il marciume che era nascosto nel suo cuore”

“Se sopraffatti dall’ingiuria ci infiammiamo di collera non dobbiamo credere che sia il morso dell’affronto la causa del peccato, quell’ingiuria si è limitata a manifestare la nostra debolezza nascosta. Le passioni di fatto quando vengono portate alla luce mostrano che l’anima è malata, ma in questa maniera l’uomo le può combattere.”

Per questo dobbiamo portarle allo scoperto. Le passioni nascoste di fatto fanno un torto ancora peggiore all’uomo e rendono l’anima ancora più malata, corrodono l’anima e a poco a poco la distruggono, in una maniera sorda però tanto efficace e potente perché lavorano indisturbate come un cancro.

“I pensieri nascosti corrodono il cuore”

Afferma San Giovanni Cassiano nelle Istituzioni Cenobitiche.

Un altro Padre scrive negli Apostegni:

“Nella misura in cui uno nasconde i propri pensieri questi si moltiplicano e prendono forza. E’ come un verme nel legno il cattivo pensiero, corrompe il cuore”

Non teniamo dentro di noi i cattivi pensieri, di gelosia, di sentirci trattati male, di invidia, tutto ciò che è cattivo, tutto ciò che noi non diciamo lo dovremmo gridare dai tetti. Almeno diciamoli al confessore. Bisogna dirli alle persone, bisogna confrontarsi, bisogna verificarli, bisogna azzerarli.

Il primo compito per guarire dalle passioni dell’uomo che ha commesso il peccato originale, è quello di portare queste passioni alla luce, di rendere noi uomini Cristiani pienamente coscienti di esserlo. Abbiamo distrutto le cose più belle in nome di pensieri cattivi e malvagi, perché le abbiamo nascoste.

“E’ come un verme nel legno il cattivo pensiero, corrompe il cuore”

E io aggiungo: “anche la mente e poi ci distrugge”

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Martedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 1,21-28)
Gesù insegnava come uno che ha autorità

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

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