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Il cuore e la mente del discepolo

Turris Eburnea

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 27 gennaio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

IL CUORE E LA MENTE DEL DISCEPOLO

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a mercoledì 27 gennaio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Messa di oggi, tratta dal cap. IV, vv 1-20, del Vangelo di Marco. La parabola del Seminatore la conosciamo ormai bene tutti, non reputo necessario adesso mettermi a rispiegare nuovamente tutta la parabola, perché l’abbiamo tante volte ascoltata tutti, studiata e letta. Vorrei quest’oggi concentrarmi su una questione che emerge da questo brano del Vangelo, il tema del comprendere. Ritorna Gesù che insegna, la folla ascolta, eppure la folla, i Discepoli non capiscono.

Da dove viene questa incomprensione? Questo non riuscire a capire?

Come se l’intelligenza fosse legata, chiusa, come quando uno si trova davanti ad un testo, lo legge dieci volte e non riesce a capire nulla, si trova di fronte ad un teorema di matematica e non lo capisce.

Questa incomprensione sull’insegnamento di Gesù, da dove viene?

Viene dal cuore. Noi tante volte non capiamo quello che succede attorno a noi, quello che succede dentro di noi, quello che succede nel mondo e rimaniamo come confusi, disorientati, scandalizzati, ma forse dovremmo fermarci e chiederci:

Perché noi non capiamo? Perché tutto questo ci risulta così incomprensibile?

Purtroppo questo non capire riguarda anche Dio. Di fronte a questa situazione, a questo non capire, ci sono degli atteggiamenti che si possono assumere:

  1. Non capisco, quindi rifiuto e me ne vado.

È l’atteggiamento peggiore, il più infantile e immaturo. Tante volte davanti alla non comprensione di fatti, di persone, di eventi, ce ne andiamo. Non investiamo tempo ed energie.

  1. Siccome non capisco, allora mi invento io la spiegazione, mi faccio una spiegazione a mio uso e consumo.

La realtà è troppo complessa per la mia comprensione – per esempio la realtà di questa parabola, ma potremmo dire la realtà di Gesù – allora me ne invento una io, mi invento un Gesù alternativo e come una marionetta gli faccio fare e dire quello che voglio io. Possiamo far dire alla Scrittura tutto e il contrario di tutto, possiamo mettere in bocca a Gesù tutto e il contrario di tutto. Ognuno può arrivare ad “usare” Gesù come meglio sente, addirittura arriviamo a sfigurare le Parole di Gesù, a far dire a Gesù cose che non ha mai detto, gliele forziamo noi, perché siccome non capiamo il messaggio originale di Gesù, la Persona di Gesù, allora piuttosto che dover cambiare noi testa e cuore, cambiamo Gesù. Ma anche in questo caso non portiamo a casa niente, diventiamo piante sterili.

  1. C’è un altro atteggiamento che è quello di colui che attende e aspetta.

E’ l’atteggiamento di colui che dice:

“Non capisco ma fa niente. Non è essenziale capire tutto subito, vado avanti, capirò, ma piuttosto che crearmi una marionetta, preferisco restare nella incomprensione; piuttosto che fuggire, preferisco restare e non capire, un giorno capirò, un giorno mi sarà chiaro, forse, e se anche non dovesse mai arrivare questo giorno, fa niente, non si può capire tutto.”

Io sono del parere che chi vive con questo terzo atteggiamento, molto presto verrà illuminato dal Signore. Sarà il Signore a fargli capire quello che deve, attraverso un incontro, una parola, qualunque cosa… glielo mostrerà.

Dovremmo chiederci noi, circa l’incomprensione, dove siamo.

Cosa vuol dire che questa incomprensione si fonda nel cuore?

Io non capisco ciò che non frequento, non capisco ciò che non amo, non capisco ciò di cui non ho intimità, ma se io invece dovessi pensare a una persona a me molto cara, allora è tutto diverso, magari non capisco tutto, però capisco molto, magari non capisco benissimo, però posso capire bene e col tempo imparo. E succederebbe anche che impareremmo ad avere molti meno dubbi, ci lasceremmo mettere molto meno in discussione da tutto ciò che è discussione, falsità. Mi devo far mettere in discussione dalla Verità, dai testimoni della Verità, dalla Santità degli altri, di Dio, non dall’empietà.

L’empietà cosa ha da insegnarci? Cosa può insegnarci il male?

Dal male non viene niente, il male non sarà mai maestro. Il demonio non potrà mai sedere in cattedra. Il male rapisce, oscura, deturpa, confonde, il male è nebbia, non c’è conoscenza nella nebbia, non c’è visione nella nebbia, ma solo nella Luce. Se io prendo le esperienze negative e le metto in un cuore che è in ricerca, in un cuore che è onesto, che è vero, allora saprà leggere dentro a quelle esperienze negative ciò che non dovrà mai essere nella sua vita, ma solo se c’è un cuore così. L’esperienza negativa in sé non porta vita.

Se tra qualche mese andrete nei campi, vedrete iniziare ad accumularsi negli angoli dei campi quantità di letame incredibile. Adesso il terreno riposa, questo è il tempo delle grandi potature degli alberi, dei giardini, perché tutto adesso dorme. La radicale potatura delle piante avviene adesso, in dicembre, gennaio. Tra un po’ sarà il tempo del concimare, bisognerà preparare il terreno per la semina, inizierete a vedere tra un po’ negli angoli dei campi che scaricheranno montagne di concime, ma non c’è vita in queste grandi quantità di concime, perché il concime è acido, non c’è vita nell’acidità, il concime brucia il seme. Il concime va preso e va distribuito molto bene sul terreno, poi tutto viene amalgamato e dopo avverrà la semina. È fondamentale questo, perché così amalgamandosi il concime si diluisce e arricchisce la terra, ma se ne metti troppo, brucia. Così sono le esperienze negative, sono il concime che messo in grandi quantità non produce vita. Va distribuito, va preso e collocato in un terreno che deve avere le caratteristiche che abbiamo visto nella parabola del Seminatore di oggi, quindi un terreno accogliente, sgombro, libero, morbido, non sassoso, che va in profondità, solo a questo punto queste esperienze negative possono essere lette, amalgamate dentro la vita buona di una persona e comprese, capite nella loro portata negativa, perché quello è male, resta male, e a me insegna determinate cose. Ma se io prendo il cemento e ci butto sopra il concime, non succede niente, secca e rimane lì. Se io prendo un cuore duro, stolto, chiuso, superbo, vanaglorioso, pieno di sé, non si potrà mai ricavare nulla nè dal male, né dal bene.

Dobbiamo chiedere al Signore la grazia di metterci in questa dimensione interiore bellissima dell’attesa. A me viene in mente la Vergine Maria, oggi faremo la memoria dell’Apparizione, io l’ho sempre fatta alle 17.30, perché ho letto essere il momento della consegna solenne della Medaglia, a me viene in mente Lei che ha questo cuore così fecondo, così dolce, così plasmabile nelle Mani di Dio e nello stesso tempo un cuore durissimo contro il peccato, un cuore granitico, una Torre d’Avorio inviolabile, così dovrebbe essere il nostro cuore.

Se mi immagino la Vergine Maria, Turris Eburnea, la Torre d’Avorio, me la immagino secondo una bellissima raffigurazione antica, bellissima, stupenda: raffigura questa torre alta, inviolabile, con solo una porticina in basso, circondata dal recinto. Io me la sono sempre immaginata come questa Torre smaltata con questo colore luccicante come l’avorio, e all’interno me la sono immaginata come la realtà più bella, più accogliente che ci sia, dove poter respirare, dove sentirmi a casa, questo è il Paradiso! Noi dobbiamo chiedere alla Vergine Maria di insegnarci ad avere un cuore così, granitico, durissimo come l’avorio, contro il male, ma all’interno un cuore dolcissimo, umilissimo, disponibile, voglioso di imparare, di lasciarsi raggiungere da tutto ciò che c’è di bene e di buono, ve lo auguro con tutto il cuore.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Mercoledì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 4,1-20)
Il seminatore uscì a seminare.

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

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