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SS. Timoteo e Tito

SS. Timoteo e Tito

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 26 gennaio 2021 – Memoria dei SS. Timoteo e Tito

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

SS. TIMOTEO E TITO

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a martedì 26 gennaio 2021, memoria dei SS. Timoteo e Tito, Vescovi. Timoteo e Tito sono due figli [spirituali] di San Paolo. La vera conversione ti fa sperimentare l’essere figlio, ricordate ieri: Saulo viene condotto per mano nella Luce della fede da Anania, ed è facendo questa esperienza dell’essere condotto, dell’essere figlio, dipendente da qualcuno, che si diventa padri, e quando si diventa Padri poi si avranno dei figli. Non avremmo mai avuto Timoteo e Tito Vescovi, Santi, se non ci fosse stato un Saulo convertito e condotto alla Luce da Anania. Vedete come la nostra vita diventa proficua, generatrice di vita per altri. La conversione a Dio che iniziamo oggi e che portiamo avanti oggi, avrà sicuramente degli effetti incredibili e inimmaginabili sulla vita di altre persone.

Nella Lettera di San Paolo Apostolo a Tito, cap. I, leggiamo un’espressione simile:

“Mio vero figlio nella medesima fede”

E a Timoteo scrive:

“Ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia.”

Vediamo questi rapporti spirituali che di fatto sono anche profondamente umani, tanto belli umanamente: si parla di nostalgia, di lacrime, di ricordi, di desiderio di rivedersi. Persone così spirituali e così sante ci testimoniano questa bella umanità. Essere cristiani non vuol dire diventare disumani, rinnegare ciò che di più bello Dio ci ha dato che è la nostra umanità. Chi non sa apprezzare l’umanità, il giusto dell’umanità, di questo umanesimo cristiano non è un vero santo, un vero uomo spirituale, una vera donna spirituale. Nella lettura che abbiamo ascoltato quest’oggi, tratta dalla Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo, cap. I, vv 1-8, innanzitutto vediamo che Timoteo aveva una nonna, Loide e una mamma, Eunice, che avevano una schietta fede. È bello avere una fede schietta, che non ha giri di illusioni, di falsità, di auto assoluzioni. Le nonne e le mamme possono fare miracoli nella vita dei figli e dei nipoti.

 

“Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio”

Ravviviamo il dono di Dio in noi, pensiamo al Battesimo, alla Cresima, all’Ordinazione, abbiamo bisogno di ravvivare il dono di Dio in noi, qualunque esso sia, innanzitutto il dono della vita e della fede.

“Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.”

Dio ci vuole forti. Dobbiamo chiederlo al Signore:

“Signore rendimi forte, pieno di carità e di prudenza”

Tutto sta insieme perché queste tre cose si aiutano, sanno illuminarsi e correggersi a vicenda. La carità fa in modo che la forza non diventi violenta, aggressiva, la forza fa in modo che la prudenza non fermi tutto e la forza e la prudenza aiutano la carità a non diventare uno sciocco intenerimento inutile e dannoso verso le situazioni e qualsiasi realtà. Essere caritatevole sì, essere inteneriti no, non porta da nessuna parte. L’intenerimento va sempre a portare via terreno alla giustizia, “giustizia” nel senso più ampio del termine.

“Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.”

Vergognarsi di dare testimonianza, perché?

Perché si ha paura. Dobbiamo imparare a mettere l’io un po’ fuori da noi, nel senso di decentrarci un po’, prendere una certa distanza da noi stessi. Mi devo vergognare del male, del peccato, dell’ipocrisia, della fasità, della disonestà.

Come faccio a vergognarmi di Gesù?

Mi vergogno nella misura in cui il giudizio del mondo per me è importante. Impariamo ad essere schietti e franchi, impariamo a dirla la nostra fede. Non vergogniamoci di dare testimonianza al Signore in tutti i modi possibili ed immaginabili.

“Soffri con me per il Vangelo.”

Noi soffriamo per il Vangelo? Soffriamo per Gesù?

Se soffriamo per Gesù siamo in buona compagnia, dobbiamo andare  avanti a seguire questa strada. Chiedo ai Santi Timoteo e Tito di benedire tutti voi e di condurvi velocemente al Porto sospirato che è la Santissima Trinità e la Vergine Maria.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Santi Timoteo e Tito

PRIMA LETTURA (2Tm 1,1-8)
Mi ricordo della tua schietta fede.

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te.
Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.

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