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Stare con Gesù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 22 gennaio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

STARE CON GESÙ

Eccoci giunti a venerdì 22 gennaio 2021, abbiamo letto adesso il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. III, vv 13-19 di S.Marco. Gesù sale sul monte, che nel linguaggio scritturistico è un po’ il luogo delle grandi teofanie, delle grandi manifestazioni di Dio e su questo monte chiama a sé coloro che voleva, e queste persone vanno con Lui. Ne chiama dodici.

  • Li chiama per che cosa?

“Perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.”

Il Signore chiama i Dodici innanzitutto perché stiano con Gesù. La prima missione di questa vocazione è stare con Gesù, la seconda e terza missione saranno quelle di predicare e di scacciare i demoni, ma questo successivamente. Questi Dodici hanno come compito primario far compagnia a Gesù, godere della compagnia di Gesù, stare costantemente in presenza di Gesù, e questo è sicuramente una cosa molto bella, ma anche molto impegnativa, perché richiede un profondo innamoramento e una profonda capacità di saper stare da soli con Gesù. E poi accogliere il mandato di predicare e di esorcizzare.

Ora continuiamo nella nostra lettura e meditazione del testo “L’Inconscio Spirituale” del prof. J.C.Larchet che ci sta facendo vedere l’importanza della direzione spirituale che, insieme alla Confessione, comporta anche la liberazione e la protezione dal demonio. Scrive:

“I Padri insistono sul fatto che a non manifestare i propri pensieri ci si ammala, oppure ci si tiene addosso le malattie esistenti, o si fanno passare delle malattie benigne o acute allo stadio di malattie gravi o croniche.”

Secondo i Padri c’è anche una componente patologica di questa chiusura in se stessi e la non manifestazione dei propri pensieri ha un legame anche con queste malattie.

“La manifestazione dei pensieri è dunque il solo mezzo di cui la persona dispone per proteggersi dalle malattie incombenti, ma anche per guarire da quelle già contratte. Su questo punto, il parere dei Padri è unanime. «Chi si trattiene dall’esporre i suoi pensieri resta senza rimedio», scrive san Giovanni di Gaza. Anche san Giovanni Cassiano dice che, «se reprimiamo i nostri cattivi pensieri e arrossiamo di farli conoscere agli anziani [..],ci mettiamo nella condizione di non ricevere nessun rimedio». Di contro, «chi non teme di rivelare i suoi pensieri ai suoi Padri, li scaccia lontano da sé», come insegna sant’ Ammona. E san Giovanni Climaco fa osservare che, «Una volta esposte, le nostre piaghe […] non si aggraveranno più, ma al contrario guariranno». In effetti, dice un altro Padre, «come un serpente che esce dalla tana subito corre via, così il pensiero cattivo, appena si manifesta, subito si dissolve. […] Chi manifesta i suoi pensieri, rapidamente viene guarito»”

Questi Santi ci raccontano e insegnano l’importanza dai rivelare i pensieri, del manifestarli.

“La guarigione già si ottiene, in buona parte, per la pura e semplice manifestazione dei pensieri. Chi ha manifestato ed esposto i suoi pensieri si sente liberato dall’oppressione e dall’oscurità che essi provocavano in lui, si ritrova liberato dall’inquietudine, dal timore e dalle tribolazioni interiori, dall’angoscia perfino e disperazione che ne derivavano, sperimenta un senso di sollievo e di pace, si sente leggero e gioioso.”

Tutto questo avviene grazie alla manifestazione dei pensieri.

“I Padri insistono in modo tutto particolare sullo stato di calma o tranquillità spirituale che la pratica abituale della manifestazione dei pensieri procura.

Ma questi effetti in certo qual modo immediati della manifestazione dei pensieri non devono far trascurare che una gran parte della sua efficacia terapeutica proviene dai consigli del padre spirituale che essa suscita”

Da una parte la pratica di manifestare, di raccontare e dall’altra i consigli del Padre Spirituale.

“Grazie alle indicazioni che il suo figlio spirituale gli avrà fornito, il padre spirituale è in grado di conoscerne con esattezza lo stato interiore, farne una diagnosi precisa e individuare il trattamento più conveniente. Senza questo, l’uomo non avrebbe quasi nessuna chance di guarire. E sarà grazie soprattutto a una manifestazione frequente e continua dei pensieri che il padre spirituale potrà dar corpo a quel trattamento, spesso lungo, che culminerà nella guarigione di tutte le malattie dell’anima, dato che egli conoscerà con esattezza e in modo globale lo stato, le tendenze e l’evoluzione del malato.

Per questo, chi è malato deve andare dal padre spirituale a manifestargli i suoi pensieri come si va da un medico.

La sua funzione di terapeuta, nel quadro della manifestazione dei pensieri, il padre spirituale l’esercita offrendo il suo ascolto attento e benevolo, consolando ed esortando chi si è confidato con lui, prendendo su di sé le difficoltà che il suo figlio spirituale gli ha rivelato e anche pregando per lui; i Padri sottolineano spesso questo ruolo d’intercessore che ha il padre spirituale, nel quadro della manifestazione dei pensieri, e allora attribuiscono l’efficacia terapeutica di questa pratica a un intervento della grazia divina in risposta alle sue preghiere.”

L’ascolto, il pregare e l’intervento di Dio.

“Ciò suppone tuttavia che chi manifesta i suoi pensieri abbia verso il suo padre spirituale e, attraverso lui, verso Dio, le disposizioni adatte; deve, in particolare, farlo con fede, compunzione e di tutto cuore. Perché la manifestazione dei pensieri costituisca una terapeutica efficace, è indispensabile che chi va a consultarsi abbia una fiducia totale in colui al quale si rivolge”

Questo è fondamentale, bisogna avere veramente una fiducia totale se no non serve, non ha valore.

“Deve dunque sceglierlo con molta cura; ma altrettanto indispensabile è che poi applichi scrupolosamente i trattamenti che l’altro gli avrà proposto. È la fiducia, appunto, ciò che, oltre a facilitare la confessione dei peccati – data la certezza che non si verrà giudicati né condannati da chi ascolta -, farà applicare il trattamento che quegli avrà indicato senza esitazioni e senza dubbi sulla sua validità.”

Per questo il Padre Spirituale va scelto con molta accuratezza.

“È anche importante che la manifestazione dei pensieri si faccia sempre al medesimo padre spirituale e gli si resti fedele. I Padri mettono in guardia da ogni desiderio di cambiare il padre spirituale: ciò è prova d’una deleteria reticenza, quasi sempre proviene da una suggestione del demonio e rischia d’aggravare il male.”

Quindi totale fiducia e una volta scelto il Padre Spirituale tenere lui come punto di riferimento e rimanergli fedeli, perché questo desiderio di cambiare non è un buon segnale, anzi addirittura è una suggestione del demonio.

“Manifestare i propri pensieri sempre al medesimo padre garantisce invece quella continuità e linearità che un trattamento richiede. In questo modo, il padre spirituale può conoscere bene chi gli apre il suo cuore, può sapere quali sono i suoi punti forti e quelli deboli, può conoscere le sue peculiari difficoltà, le sue tendenze profonde, il suo tipo di evoluzione ecc. e così fare una diagnosi e stabilire una terapeutica basate sulla conoscenza globale della sua personalità.”

Tutte cose che sono chiare, che sono logiche, solo che abbiamo bisogno di sentircele dire.

“La manifestazione dei pensieri non è un fine in sé. La sua efficacia terapeutica non proviene soltanto, ripetiamolo, dalla pratica presa in se stessa, e non bisogna quindi aspettarsene degli effetti immediati. Da sola, la manifestazione dei pensieri non potrebbe guarire l’uomo. Se solamente manifestati, i pensieri non perderebbero infatti niente del loro potere patogeno. I pensieri che si sono già presentati più volte potrebbero ancora e di nuovo presentarsi. Ciò che il più delle volte importa è dunque il loro destino. Manifestare i propri pensieri permette soprattutto d’interrogare il proprio padre spirituale (ben spesse volte i testi ascetici fanno apparire che queste due espressioni si equivalgono), in maniera da conoscerne la precisa natura e, soprattutto, ottenere dal padre spirituale dei consigli sul modo di combatterli.”

Il semplice manifestare già ha un potere di guarigione, però ciò che è veramente risolutivo è il binomio, dirli e nello stesso tempo avere il consiglio del Padre Spirituale. Questo binomio è veramente risolutivo.

“Dopo ciò, la battaglia è comunque e ancora tutta da fare; ma con l’illuminazione e l’aiuto del padre spirituale, cui si è completamente aperta la propria anima, essa sarà più facile e più sicuri saranno i suoi effetti.”

Quindi per noi Sacerdoti queste osservazioni potrebbero essere molto utili perché ci fanno capire quanto sia importante non avere fretta di arrivare ad una sintesi, quanto ascolto ci vuole, quanto è facile il fraintendimento, e confondere e fraintendere a questo livello produce dei danni gravi, e quanto tempo ci vuole per poter conoscere veramente una persona. Chiediamo al Signore la grazia sia per i Sacerdoti che per i fedeli che cercano questo aiuto, di essere tanto illuminati dallo Spirito Santo.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 3,13-19)
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

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