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La Santa Confessione e la direzione spirituale: parte sesta

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 10 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

LA SANTA CONFESSIONE E LA DIREZIONE SPIRITUALE – Sesta Parte

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a mercoledì 10 febbraio 2021, Santa Scolastica, Vergine, Memoria. Questa grande figura, sorella di San Benedetto, che prima del fratello raggiunge il Cielo come una colomba, e che insieme al fratello ha condiviso non solo una fraternità che viene dalla generazione umana ma anche spirituale.

Il Vangelo di oggi tratto dal cap. VII, vv 14-23 di San Marco, si intona benissimo con la meditazione che stiamo portando avanti: stiamo attenti a ciò che c’è nel nostro cuore.

È il nostro cuore che rende impuro l’uomo, ciò che esce dall’uomo. Gesù fa poi in questo Vangelo un elenco di propositi, di pensieri di male. Il male, prima di essere presente nella nostra vita e nelle nostre azioni, è presente nella nostra testa, nei nostri pensieri, nei nostri affetti, come stiamo vedendo.

“Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.”

Andiamo avanti nella lettura, meditazione di questo bellissimo libro: “L’inconscio Spirituale”, del prof. Larchet. Stiamo vedendo la relazione con il padre spirituale e alcune virtù cristiane che devono essere tipiche del padre spirituale. Abbiamo visto la pazienza e la dolcezza, quest’oggi vediamo l’umiltà.

Scrive il prof. Larchet:

“Anche l’umiltà del padre spirituale svolge un ruolo fondamentale nella relazione terapeutica, sotto vari aspetti. Infatti, essendo vero che l’orgoglio costituisce una delle principali malattie spirituali e rientra nella composizione d’un certo numero di malattie psichiche, nella forma di ciò che gli psicoterapeuti chiamano “narcisismo” o “ipertrofia dell’io”

Cioè questo io smisurato, “prima ci sono io e poi c’è il mondo intero”, oppure “a posto io, a posto tutti”, questi sono i motti dei narcisisti e ipertrofici. Non ci si accorge dell’altro e dei suoi bisogni. Narcisismo viene da Narciso, questo personaggio mitologico, un ragazzo che si specchia nell’acqua e a furia di guardare la propria immagine ci annega dentro. È tipico per queste persone condurre una vita per cui se gli altri ci sono o non ci sono a loro non cambia nulla, e quando qualcuno che vive attorno a queste persone fa presente che esiste anche lei, la risposta tipica degli ipertrofici è: “Potevi dirmelo”.

“Sì potevo dirtelo ma non si può dire tutto. Chi non è narcisista vede l’ovvio. Il problema non è dire che esisto anche io, il problema è che tu occupi troppo spazio. Lo spazio nella tua testa, nella tua anima è occupato solo da te.”

L’ipertrofico, il narcisista si ritiene sempre vittima di tutto e di tutti: vittima del tempo, degli eventi, nel lavoro, negli affetti. Pensa che nessuno che lo capisca, nessuno lo ami, nessuno lo apprezzi, nessuno lo stimi. Non sa vedere nient’altro che sé stesso.

“L’orgoglio del terapeuta provocherebbe un rafforzamento di quelle tendenze la sua umiltà, al contrario, contribuisce ad affievolirle e indebolirle. L’umiltà favorisce anche una relazione più profonda e che riduca il ripiegamento del malato su se stesso, facendo diminuire il suo timore di confidarsi e infondendogli invece fiducia in sé. Molte turbe psichiche nascono dal sentimento – giustificato oppure no che sia – di essere disprezzati”

Una persona si ammala nella sua psiche perché è convinta di essere disprezzata. Badate bene che non conta se questo disprezzo ci sia davvero o sia solo percepito.

“Oppure dominati”

Oppure sente come se fosse dominata.

“Perfino soffocati o schiacciati, dagli altri, in particolare da taluni prossimi (per esempio, l’aspetto soffocante di certi atteggiamenti genitoriali è stato spesso tirato in ballo come una delle cause dell’autismo e della schizofrenia).”

Il sentire la presenza dell’altro come un soffocamento.

“L’umiltà, unita alla carità, permette di ridurre questo sentimento del malato e contribuisce a ridargli il suo valore, la sua importanza e la sua autonomia. Dobbiamo anche ricordare, a questo proposito, che il vero padre spirituale, pur mostrandosi direttivo, rispetta pienamente la personalità e la libertà dei suoi figli spirituali e lavora perché essi arrivino a una sempre maggiore autonomia, in maniera che il suo intervento diventi, a poco a poco, sempre più ridotto. Il vero padre spirituale prende come suo ideale queste parole di san Giovanni Battista: “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3 ,30).”

La figura del Padre Spirituale è quella figura che da una parte dovrebbe essere umile, quindi un uomo vero, che sa non reagire, non rimanere invischiato da queste spirali narcisiste, aggressive, di ripiegamento su se stessi; dall’altro è colui che spinge affinché le persone progressivamente imparino a muoversi in autonomia, ovvero che imparino a formulare giudizi sulla realtà autonomi, intelligenti, veri, pertinenti, ragionati, giustificati, responsabili, affinchè il soggetto diventi sempre più attore della sua esistenza perché ha imparato a usare gli strumenti che il buon Dio ci ha dato. Questo non vuol dire che, una volta acquisita un po’ di autonomia, prendo il Padre Spirituale e lo butto nel cestino del riciclo. Progressivamente la relazione cambia. Mi viene in mente Padre Pio, lui ha sempre avuto il Padre Spirituale, fino a quando è morto. Questo non vuol dire che Padre Pio non prendesse delle decisioni autonome, ma se voi leggete le sue lettere vedrete che progressivamente il rapporto cambia: fa sempre riferimento al Padre Spirituale ma nell’ordinarietà della vita è sempre più capace di prendere decisioni autonome, corrette. Il riferimento al Padre Spirituale progressivamente diventerà solo sui grandi sistemi, sulle grandi questioni.

Oggi ci fermiamo qui. Abbiamo detto tante cose che hanno bisogno di essere prese e fatte scendere dentro la nostra anima.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Santa Scolastica

VANGELO (Mc 7,14-23)
Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

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