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Le radici spirituali delle malattie psichiche: quarta parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 20 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

LE RADICI SPIRITUALI DELLE MALATTIE PSICHICHE – Quarta Parte

Eccoci giunti a sabato 20 febbraio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. V, vv 27-32 di San Luca.

I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

I farisei i gli scribi mormorano e chi mormora parla sempre con gli altri di qualcun altro, questo è l’atteggiamento tipico del mormoratore. Perchè il mormoratore non parla direttamente con l’interessato? Perchè il mormoratore fa domande retoriche, non gli interessa veramente di capire e conoscere, ha già in mente la risposta, le pone come illazione, provocazione, ma sono esclamazioni.

Loro chiedono ai discepoli, ma Gesù risponde direttamente a loro. La vittima della mormorazione, soprattutto quando è innocente, non risponde ai messaggeri dei mormoratori, ma risponde direttamente ai mormoratori.

Gesù dice:

“Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano”

Questo è importante, Gesù mira alla conversione, non mira al lasciare le cose come stanno, non mira a “vogliamoci bene”. Lui è venuto per i peccatori perché si convertano.

Oggi è un giorno speciale, particolare perché il 20 febbraio del 1910, alle 22.30 muore Santa Giacinta Marto, la piccola Pastorella di Fatima. Andate a leggere la sua vita, la sua storia. Una bambina eroica che la Madonna ha condotto per strade veramente in salita, e a lei ci affidiamo.

Continuiamo la lettura la meditazione insieme di questo bellissimo libro dell’Inconscio Spirituale del prof. Larchet. Stiamo trattando il tema ampio del falso timore e della falsa inquietudine.

“La terapeutica spirituale del timore-passione si rivela un mezzo efficace per curare anche quelle sue forme derivate che sono le fobie e l’angoscia. Questa terapeutica passa attraverso l’aggiustamento, da parte del malato ma con l’aiuto del terapeuta, della propria gerarchia dei valori, attraverso la crescita della fede e della speranza in Dio e fortificando la fiducia nella Provvidenza.”

Ci vuole una gerarchia dei valori. Noi ce l’abbiamo? Ognuno di noi ha una gerarchia dei valori? Traduciamola meglio: ciascuno di noi ha la sua gerarchia quotidiana delle priorità? Attenti, non la priorità delle cose da fare, ma le priorità inerenti all’essere, a quello che io voglio e devo essere oggi. Abbiamo le nostre priorità pragmatiche: alzarci, lavarci, fare colazione, prendere le borse, uscire di casa, portare i bambini a scuola, …

Ma abbiamo le nostre priorità dei valori? Oggi quali sono i quattro o cinque valori per me più importanti che devo difendere da tutto e tutti? Le cose che qualsiasi cosa accada – e accadrà, perché il demonio è all’opera ed è furbo – hanno la priorità su tutto il resto? ci sono questi propositi, intuizioni, idee belle, impegni belli, valorosi, che hanno la priorità. Noi l’abbiamo?

Perchè, vedere, se non abbiamo una gerarchia dei valori noi non usciremo mai dalle nostre fobie e dalle nostre angosce, perché se anche non siamo ad un livello tale da diventare patologici, malati, comunque tutti abbiamo fobie e angosce, tutti abbiamo delle piccole forme di ossessione, delle piccole forme di paure. Il primo modo per uscirne è fare una gerarchia dei valori, fare dei santi propositi. Oggi, qualunque cosa costi, il mio valore sarà, ad esempio: essere più silenzioso, essere più ordinato, curare il mio pensiero, non perdermi in discorsi vani, curare lo sguardo, essere pronto al sacrificio, e via di seguito.

“Dal timore e dagli stati che si possono a esso collegare, come la paura, l’inquietudine, l’ansietà, l’angoscia, la disperazione, fondamentalmente legati com’essi sono a un attaccamento ai beni sensibili,

Perchè tutte queste cose ci sono perchè noi siamo attaccati ai beni sensibili.

“l’uomo non può essere guarito se non distaccandosi da questo mondo, se non rimettendo tutta la sua ansia nelle mani di Dio,”

“Gesù pensaci tu”

“nella ferma speranza che, nella Sua Provvidenza, egli provvederà a tutti i suoi bisogni. È quanto insegna il Cristo stesso: “Non inquietatevi, dunque, e non dite: cosa mangeremo? cosa berremo? di cosa ci vestiremo? Perché tutte queste cose le cercano i pagani. Il vostro Padre celeste sa che ne avete bisogno. Cercate anzitutto il Regno e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiù. Non inquietatevi dunque per l’indomani” (Matteo 6,28-34). La prima radice del timore, l’abbiamo visto, è la mancanza di fede: dunque il timore verrà espulso dal cuore dell’uomo in proporzione alla sua fede in Dio. Chi crede fermamente in Dio e nella sua Provvidenza”

vedete, Dio e la sua Provvidenza vanno insieme

è certo di ricevere da Lui in ogni circostanza aiuto e protezione, e allora non ha più da temere né circostanze né avversari né la morte stessa (dr. Salmi 3,25-26; 22,4; 26,1.3; Lettera agli Ebrei 13,5-6).

La radice del timore, di questa falsa paura, di questa angoscia è la mancanza di fede. Quando cado nella paura è perché non ho fede. E come si guarisce? Si guarisce con la fede. Se io non metto fede in Dio dentro di me, non è possibile. Ed è interessante che scriva: “Chi crede fermamente in Dio e nella sua Provvidenza è certo di ricevere da Lui in ogni circostanza aiuto e protezione” capite? La Provvidenza di Dio si occupa di noi in ogni circostanza (per chi ci crede, ovviamente). Dio ha cura di noi in ogni aspetto della nostra vita, e noi possiamo guarire da questa falsa paura rimettendo tutta la nostra ansia nelle mani di Dio.

Lui pensa a noi in ogni circostanza e noi in ogni circostanza dobbiamo chiedergli aiuto. Chissà se quando usciamo di casa, quando iniziamo a studiare o a lavorare, chiediamo a Dio di aiutarci?

Facciamo un esempio: devo mettermi a cucinare. Facciamo una preghiera. Innanzi tutto per santificare il lavoro, e poi per chiedere che tutto vada bene, nei tempi e nei modi.

“Non è comunque la fede in sé che libera l’uomo dal timore, bensì Dio, il quale, in risposta a tale fede, gli accorda il Suo aiuto e il Suo soccorso. Quest’aiuto, con fede che Dio può darglielo, con speranza che glielo darà, l’uomo deve chiederlo con la preghiera.”

Ricordate il detto: “la preghiera non è tutto ma tutto si fa con la preghiera” e quello che diceva p. Pio: “chi non prega si danna”.

La preghiera non può essere tre minuti, di sera, nel letto, con un occhio aperto ed uno chiuso a recitare tre preghierine biascicate.

“Dobbiamo qui osservare che è la “preghiera del cuore” “

sarebbe bello trattare questo argomento, è un tipo di preghiera molto diffuso nella Chiesa ortodossa ed è molto bello

“il rimedio più efficace contro il timore e tutte le passioni a esso legate (inquietudine, paura, ansietà, angoscia). Essa infatti unisce l’uomo a Dio in modo permanente e lo fa costantemente beneficiare del Suo soccorso; mai più nessuna causa di timore potrà allora coglierlo di sorpresa. La scomparsa del timore e degli atteggiamenti patologici che a esso sono legati proviene dalla permanente presenza della forza divina nell’uomo grazie alla preghiera, anch’essa permanente. La terapeutica del timore suppone correlativamente la rinuncia dell’uomo alla sua volontà propria e un atteggiamento d’umiltà.”

Quindi è fondamentale la preghiera perché sono chiamato ad avere fede in Dio ma non sono io che mi guarisco, è Dio che mi guarisce nella misura in cui io glielo chiedo nella preghiera. E una delle forme più belle della preghiera è appunto la preghiera del cuore, lui è ortodosso quindi la consiglia, ma è un metodo di preghiera bellissimo.

“Il timore infatti è legato all’orgoglio, e l’uomo va soggetto a questa passione nella misura in cui ripone tutta la sua fiducia nelle proprie forze.”

Avete mai visto quelle persone che non chiedono mai aiuto quando devono fare le cose? Piuttosto che chiedere aiuto ci muoiono, le fanno male, ci impiegano tre volte il tempo, ma non vogliono chiedere aiuto. Non dicono: “No, questa cosa non rientra nelle mie corde, non sono capace di farla, non è il mio ambito”. Invece di trasformare una parete in groviera perchè non sei capace di appendere un chiodo, non puoi chiedere a qualcuno che è capace? Dai a uno il cesto della biancheria da stendere, quell’altro prende il cesto e va, poi vai a vedere come ha steso e vedi che le cose non si asciugheranno mai, perchè stendere i panni non vuol dire appiccicare delle mollette a caso, anche quella è un’arte… ma figurati che tizio ti dica: “non sono capace”.

Capite che l’orgoglio è una brutta bestia, tutti noi vogliamo “nascere imparati”.

“Per poter vincere il suo orgoglio con la forza di Dio stesso, per ricevere questa forza e conservarla, l’uomo deve rinunciare a se stesso, riconoscere la propria impotenza; altrimenti l’energia divina non potrà trovare spazio in lui.”

O rinunci a te stesso, o riconosci la tua impotenza, oppure Dio non entra. Ecco perché poi diciamo: non cambio mai, non riesco a migliorarmi. Certo! Sei orgoglioso! Dio non può agire. L’orgoglio è la radice di ogni male e noi dovremmo superarlo facendo atti di umiltà, mostrarci incapaci e impotenti. Così noi cresceremmo, faremo spazio… ma noi vogliamo apparire onnipotenti come Dio, cioè capaci di fare tutto: mai chiedere un consiglio, mai un confronto. “Della mia vita decido io, della mia vita so io cosa è giusto e come devo comportarmi”. Così inizio a non chiedere aiuto per mettere su l’acqua della pasta e poi arrivo alle estreme conseguenze. Che bello invece è chiedere consiglio, so che sono maldestro a fare la tal cosa, chiedo aiuto…

Quest’oggi mi auguro e auguro a tutti la grazia di cogliere l’importanza e la bellezza della fede e della preghiera, in particolare della preghiera del cuore, che vedremo più avanti.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Sabato dopo le Ceneri

VANGELO (Lc 5,27-32)
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

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