Scroll Top

Le radici spirituali delle malattie psichiche: venticinquesima parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 13 marzo 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione 

LE RADICI SPIRITUALI DELLE MALATTIE PSICHICHE – Venticinquesima Parte

Eccoci giunto a sabato 13 marzo 2021, abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal cap. VI del Libro del profeta Osea, vv 1-6.
Come notate il tema è la conoscenza, il Signore cerca l’amore, il Signore cerca la conoscenza. Amore e conoscenza vanno di pari passo, non si può amare ciò che non si conosce, e del resto non si conosce veramente se non ciò che si ama.
Avremo tutti fatto esperienza di questa cosa particolare: quando si studia ci sono materie, libri che piacciono e basta una lettura e si imparano, passa un’ora e sembra che siano passati due minuti perché ami quell’argomento, e ci sono materie e libri dove passano dieci minuti e ti sembra che siano passate dieci ore.
La stessa cosa con il cibo: una cosa che piace la divoriamo e una cosa che non piace sta lì fino alla fine di chissà quale ora.
La stessa cosa accade con Dio, noi crediamo, è illusorio, che fare sacrifici voglia dire amare Dio, ma non è per forza così, non è un’equivalenza. Mentre chi ama veramente di sicuro farà dei sacrifici, chi fa sacrifici non è detto che ami veramente. Sono tante le ragioni che possono stare alla base del fatto che mi metta a fare dei sacrifici.

“Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce.”

Il Signore ci dice di stare attenti a questo amore, che non sia come la nube del mattino che nel giro di breve svanisce.

“Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocàusti”

Gesù cerca la nostra conoscenza.

Noi quanto tempo dedichiamo alla conoscenza delle cose di Dio? Quanto tempo dedichiamo alla lettura, alla meditazione, allo studio?
Se noi non conosciamo, non amiamo.
Ci sono cose che sanno i ragazzi e non sanno gli adulti, vuol dire che la mia conoscenza è ferma alla terza elementare, la conoscenza delle cose di Dio, che riguardano Dio.

Siccome non vogliamo che il nostro amore sia come la nube del mattino che oggi c’è e domani non c’è più, che stamattina c’è e che tra qualche ora non c’è più, proseguiamo con questo testo molto bello “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet, che ci sta sviscerando tutte le sfaccettature, i nascondimenti di questo vizio capitale dell’accidia.

“Ma il rimedio più fondamentale contro l’accidia è poi la preghiera”

Meno prego e più sono accidioso, più sono accidioso e meno ho voglia di pregare. Perché la preghiera?

“Perché l’uomo non può venire totalmente liberato da questa passione se non dalla grazia di Dio, e questa l’uomo non può riceverla se non con la preghiera.”

Per essere liberati dall’accidia abbiamo bisogno di Dio, come per tutto il resto ma questa passione in modo particolare ha bisogno di Dio, e noi possiamo ricevere questa grazia solo pregando.

[pausa di silenzio]

Mi sono fermato un attimo a pensare a quanto la preghiera ci può formare. Questa pausa di silenzio che ho fatto è per farvi capire come la parola, di fatto, sia un’interruzione del silenzio, e quindi è bene dirla quando proprio è necessario.

“Senza questo rimedio ultimo, tutti gli altri hanno soltanto un’efficacia parziale; è dalla preghiera, al contrario, che tutti gli altri rimedi traggono la loro forza. Per questo, la battaglia contro questa passione, la resistenza che uno le oppone, la pazienza di cui uno dà prova, la speranza che manifesta, il dolore e le lacrime, la memoria della morte, il lavoro manuale vanno accompagnati dalla preghiera, che tutte queste cose radica in Dio e fa sì che non siano più dei mezzi semplicemente umani.”

Ve l’ho già detto il motto: “La preghiera non è tutto ma tutto si fa con la preghiera”.

“Se la tristezza e l’accidia sono spesso legate agli stati depressivi, non dobbiamo tuttavia concluderne che questi stati derivino esclusivamente e riduttivamente da queste due passioni. Perché, per un verso, gli stati depressivi possono anche avere da fare con fattori estranei alle passioni della tristezza e dell’accidia, e, per I’altro, la depressione può anche avere cause corporali o somatiche. Uno degli altri fattori spirituali che intervengono nelle depressioni è per esempio quello del senso che l’uomo dà alla sua esistenza.”

Noi che senso diamo alla nostra esistenza? La nostra esistenza ha senso? Perché sono al mondo? E’ solo dal tenore della nostra preghiera che noi capiamo quanto è reale, vero, profondo il senso della nostra esistenza.

“Nel campo della psicoterapia, è stata in modo particolare la corrente chiamata «psicanalisi esistenziale» a ricordarlo. Un altro rilevante fattore è la natura dell’attaccamento che l’uomo ha verso se stesso, verso gli altri e le realtà di questo mondo. Un terzo fattore è la natura della relazione dell’uomo con gli altri. Un quarto fattore è il valore che l’uomo pensa di avere ai propri occhi e agli occhi degli altri. Un quinto fattore è legato alla coscienza che l’uomo ha del suo stato di colpa. Su questi vari punti, l’analisi dei Padri può aiutarci ad approfondire la nostra comprensione, mentre il modo di vita spirituale che essi propongono può recarci un certo numero di soluzioni capaci di far giungere, se non proprio alla guarigione, almeno al miglioramento d’un certo numero di stati depressivi, oppure di prevenirli. Infatti, in una vita cristiana autentica l’uomo può conoscere e vivere il senso vero della sua vita, un senso che non è illusorio, che non può ingannarlo né deluderlo né portarlo alla morte, essendogli stato dato da Colui che è il Logos (in altre parole, la ragion di essere, nel duplice senso di principio e di fine, d’ogni cosa), da Colui che disse: «Io sono la Via, la Verità, la Vita» (Giovanni 14,6). La vita spirituale aiuta l’uomo, attraverso la lotta contro le passioni, anche a liberarsi da tutti gli attaccamenti falsi, illusori e patogeni sia a sé che agli altri o alle cose di questo mondo; attraverso poi la pratica delle virtù l’aiuta a sostituire tutti questi attaccamenti con l’amore di Dio, di sé e del prossimo in Dio e delle realtà spirituali, tutte cose che non possono deluderlo né venirgli strappate. Con l’amore, appunto, e con le altre virtù che esso implica e a esso sono legate, l’uomo può avviare relazioni sane con gli altri, relazioni libere dall’ansietà, da sentimenti d’insicurezza o d’aggressività. Nell’amore e nella preghiera, l’uomo può raggiungere la certezza che Dio l’ama – qualunque sia la sua situazione o il suo stato -, che agli occhi di Dio egli è insostituibile e ha un valore assoluto e che il valore che egli ha agli occhi di Dio è più importante di quello che può avere agli occhi degli altri e ai suoi propri. L’umiltà e la penitenza l’aiutano a trovare e attribuirsi il posto e la responsabilità che gli toccano, a evitare ogni sopravvalutazione di sé ma anche ogni falso senso di colpa. Quanto poi al sacramento della confessione, esso gli permette di ottenere il perdono di Dio e gli dà la certezza di essere purificato dai suoi peccati, di ritrovare la pace interiore e di poter di nuovo partire. Infine, dobbiamo ancora citare il ruolo positivo della fede e della speranza, che gli permettono di non finire nella tremenda disperazione che porta alla morte e, anche nelle situazioni più difficili, di restare attaccato alla vita che il Creatore gli ha dato, di continuare ad avere fiducia in Dio e aspettare la salvezza che il Cristo, accettando di soffrire Egli stesso personalmente nella carne, è venuto a portare a tutti gli uomini senza eccezione. Queste poche considerazioni, fra le tante possibili, fanno ben vedere come la soluzione degli stati depressivi che implicano cause spirituali non stia soltanto nella guarigione dalla tristezza o dall’ accidia, ma in una terapeutica spirituale globale, una terapeutica che richiede la lotta contro tutte le passioni (che sono tutte legate fra loro) e, correlativamente, implica la pratica di tutte le virtù. Una volta di più, constatiamo che la guarigione di questa o quella malattia psichica legata a questa o quella malattia spirituale non può essere frutto d’una terapeutica parziale e a bocconi, ma dipende dall’insieme della vita «ascetica>>, la quale poi, a propria volta, è indissociabile dalla vita ecclesiale.”

Dobbiamo impegnarci tutti moltissimo a combattere questo vizio dell’accidia che non ci fa altro che un male immenso, dobbiamo proprio starne lontani con i mezzi che lui ci ha suggerito.

Adesso volevo riprendere la parte del “Rispetto Umano”, siamo arrivati al punto 5 di questo testo di Padre Cornelio a Lapide. Perché ho unito il rispetto umano di Padre Cornelio con il testo del prof. Larchet?

Perché abbiamo visto come il rispetto umano di fatto è una delle tante passioni legate alla persona che le fanno rinnegare il tributo di amore, di fedeltà, di riconoscenza che ha verso Dio per rivolgersi alle creature. Il rispetto umano è tipico dell’”io decaduto”, direbbe il prof. Larchet, e noi sappiamo che questo io decaduto va corretto, va rieducato e sostituito per quanto possibile. Padre Cornelio fa questo approfondimento molto interessante sul rispetto umano che secondo me vale proprio la pena di leggere, come stiamo facendo.

  1. DONDE VIENE IL RISPETTO UMANO E NECESSITÀ DI DISPREZZARLO

“Il Vangelo, parlando dei progressi che faceva la dottrina di Gesù negli animi, dice che anche parecchi fra i primari e i maggiorenti dei Giudei credettero in Gesù Cristo, ma nota che non ne facevano professione esteriore, temendo che i farisei li scacciassero dalle sinagoghe; poiché stava loro più a cuore la lode degli uomini, che la gloria di Dio (IOANN. XII, 42-43).”

Ci dobbiamo chiedere, come il prof. Larchet ci ha insegnato, quale gloria a noi sta a cuore. Quale gloria per me è importante?

“Ora tutti quelli che si lasciano guidare dal rispetto umano, non sono essi guidati da simili motivi?

O sì, questi sono la vera sorgente del rispetto umano! Si temono le osservazioni, gli appunti, le critiche degli uomini!

Ora perché non abbiamo noi i sentimenti di S. Agostino e non diciamo con lui:

«Fate pure di me quel giudizio che più vi garba; per me tutto il mio desiderio è che la mia coscienza non mi accusi innanzi a Dio (Contra Secundin. 1. I. c. I)».

È necessità indeclinabile per il fedele, il calpestare il rispetto umano.”

Dobbiamo proprio fare dei grandi atti di sconfitta del rispetto umano.

«Bisogna credere col cuore per ottenere la giustificazione, scrive il grande Apostolo, ma per arrivare alla salvezza ci vuole la confessione della bocca» (Rom. X, 10); e al suo discepolo Timoteo inculcava che non si vergognasse di rendere testimonianza al Signore Gesù Cristo e non arrossisse di lui, Paolo, schiavo del medesimo Gesù; ma soffrisse con lui per l’Evangelo, secondo la forza che gliene veniva da Dio (II Tim., 1.8).

Poi, parlando di se medesimo ai Galati poteva dire con la fronte alta:

«Di chi cerco io l’approvazione? degli uomini o di Dio? Forse che mi studio di piacere agli uomini? Se piacessi ancora al mondo, non sarei servo di Dio» (Gal. I, 10).

«No, dice altrove questo grande Apostolo, io non arrossisco del Vangelo» (Rom. I, 16);

«e poco m’importa del giudizio che voi od altri facciate di me» (I Cor. IV, 3).

Non meno chiaramente del discepolo, già aveva parlato il maestro, perché parole formali di Gesù Cristo sono le seguenti:

«Se alcuno si vergognerà di me e della mia dottrina, il Figliuolo dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà circondato della sua maestà e di quella del Padre, e degli Angeli santi» (Luc. IX, 26).

E poi di nuovo: «Chi mi avrà rinnegato dinanzi agli uomini, sarà pure rinnegato da me in faccia al Padre mio che è nei cieli» (MATTH. X, 33).

Ascoltiamo dunque l’avviso d’Isaia e non spaventiamoci dell’obbrobrio e delle bestemmie degli uomini (ISAI. LI, 7).

Chiediamo quest’oggi al Signore la grazia di combattere tutte queste passioni e di rieducare il nostro io decaduto. Oggi è il 13, ed è sabato, quindi è bello ricordare oggi in modo speciale la Vergine Maria.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Sabato della III settimana di Quaresima

PRIMA LETTURA (Os 6,1-6)
Voglio l’amore e non il sacrificio.

«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.

Post Correlati