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Le radici spirituali delle malattie psichiche: ventiduesima parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 10 marzo 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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LE RADICI SPIRITUALI DELLE MALATTIE PSICHICHE – Ventiduesima Parte

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a mercoledì 10 marzo 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. V di San Matteo, vv 17-19. È chiarissimo il Vangelo:

“Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.”

“Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.”

Ricordate cosa vi dicevo pochi giorni fa, quando capita che qualcuno dica: “Ma cosa vuoi che sia, sono cose preconciliari, di altri tempi”. Gesù qui sta facendo riferimento all’Antico Testamento. Questa è la logica di Gesù, Lui porta a pienezza, non distrugge e non abolisce niente. Lui non dice che quella cosa è tutta da buttare, perché non c’è da buttare niente, al massimo c’è da completare. Ed è quello che ha fatto Lui.

Noi cosa siamo chiamati a fare? Noi siamo chiamati a insegnare e a rispettare.

“Chi invece li osserverà e li insegnerà”

Questo è il nostro compito, che non è facile. La Prima Lettura di oggi tratta dal cap. IV, vv 1-5 e 9, del Libro del Deuteronomio, dice alla fine:

“Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli”

Di cosa sta parlando?

“Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.

Noi siamo chiamati ad osservare la legge di Dio con molta semplicità e questo non vuol dire essere fondamentalisti, retrogradi, moralisti, esagerati, rigidi, duri, no, vuol dire essere semplicemente coerenti, come del resto ci dice il cap. IV del Deuteronomio e come del resto ci dice Matteo V, 17-19, ed è Gesù che lo dice.

Noi andiamo avanti con il nostro testo “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet, e oggi affrontiamo il tema dell’accidia, vedrete questo vizio capitale quanto è importante conoscerlo bene, quanto bene ci fa conoscerlo per combatterlo.

  1. B. accidia (akedia) è ben prossima alla tristezza, al punto che la tradizione ascetica di cui san Gregorio il Grande è l’ispiratore in Occidente riunisce le due passioni in una sola. La tradizione orientale, tuttavia, le mantiene – giustamente – distinte. È ben difficile tradurre la parola greca akedia, trasposta in latino con acédia, con una sola parola che ne esprima tutto il senso; le parole «pigrizia» o «noia» con cui viene spesso tradotta manifestano infatti soltanto l’uno o l’altro aspetto della complessa realtà cui la parola greca akedia allude. L’accidia corrisponde sicuramente a uno stato di pigrizia e a uno stato di noia, ma anche di disgusto, avversione, fiacchezza, insieme ad abbattimento, scoraggiamento, languore, torpore, noncuranza, assopimento, sonnolenza, pesantezza -del corpo e dell’anima -, tanto che l’accidia può realmente far addormentare l’uomo anche quando in realtà non sia stanco.”

È come se fosse un sonnifero potentissimo.

“Nell’accidia c’è dell’insoddisfazione vaga e generica. Quando l’uomo è dominato da questa passione non ha più gusto per niente, trova ogni cosa insulsa e insipida, non si aspetta più niente da niente e da nessuno. Come i precedenti, anche questo sintomo è, sul piano psichico, caratteristico della depressione.”

Non vi vengono in mente molti giovani di oggi, imbambolati davanti alla televisione, al cellulare? Non hanno voglia di niente, non si aspettano nulla da niente e nessuno, come se nulla avesse più senso.

“Un altro caratteristico aspetto dell’accidia – ma ben legato ai precedenti, in quanto inconsciamente cerca di compensarli – è che la persona che ne è colpita diventa psichicamente e fisicamente instabile. Le sue facoltà diventano incostanti: il suo spirito, incapace di stabilità, si mette a correre da un oggetto all’altro.”

Si fa lo zapping dello spirito, si inizia un libro, non lo si finisce e se ne prende un altro e avanti così.

“Soprattutto poi quando uno è solo, non sopporta più di stare a lungo nel posto in cui si trova: la passione lo spinge ad andarsene di lì, a spostarsi, a correre in uno o più altri luoghi. A volte si mette a vagolare e vagabondare.”

  • “Dove vai?”
  • “Esco.”
  • “Ma dove vai?”
  • “A fare un giro”
  • “Ma dove?”
  • “In giro”

In giro come gli zombie, “senza arte né parte”, senza meta, senza scopo. Se esco c’è una ragione, se sto in piedi c’è una ragione.

Vi avevo già raccontato quel proverbio che mi disse un Padre anziano quando ero postulante: “Una lavandaia che non sa trovare il sasso giusto per lavarci sopra i panni, non è una brava lavandaia”.

Il sasso giusto non esiste, esiste quel sasso, il giusto lo determini tu se sei una brava lavandaia. Sei tu che sei brava a lavare i panni, un sasso vale l’altro. L’accidioso non riesce a stare fermo in un luogo, non riesce a “non fare niente insieme” — capite bene questa cosa, perché non vuol dire inneggiare all’ozio — significa che l’accidioso non è capace di stare con le persone che lo amano, con la sua famiglia, con gli amici, semplicemente stando insieme. Non bisogna sempre fare qualcosa di pragmatico, basta semplicemente stare insieme. Anche se non ci muoviamo, anche se con le mani non fabbrichiamo — è solo Dio infatti che crea. L’accidioso non è capace di stare lì, anche su un divano a parlare, a scambiarsi le idee, a fare una riflessione, a leggere insieme un testo, a pregare insieme. L’accidioso deve muoversi come se avesse addosso il mercurio. È l’incapacità di essere stabile, quindi diventa fisicamente e psichicamente instabile, le sue facoltà diventano incostanti, corre in continuazione da un oggetto all’altro. Non dobbiamo farci ingannare dal fatto che vediamo uno che si muove come un grillo e allora vuol dire che non è accidioso, no, bisogna vedere perché lo fa, se quel movimento è dettato dall’instabilità interiore quella è l’accidia, non riesce ad avere un amico, un’amica, un fidanzato, una fidanzata fissa, deve girare perché non è stabile. Ma il giro lo fanno i criceti nella ruota.

“Guardando le cose da un punto di vista globale, potremmo dire che cerca a ogni costo dei contatti con gli altri. Contatti che non gli sono comunque oggettivamente indispensabili; ma trascinato dalla passione, ne sente il bisogno e trova tutti i «buoni» pretesti per giustificarli. Avvia e poi mantiene anche relazioni spesso futili, che alimenta con discorsi vacui, in cui generalmente dà prova d’una vana curiosità.”

Vi sarà capitato, a me spesso succede che mi scrivano: “Buongiorno Padre, devo assolutamente parlarle”. Ritagli un buchino, trovi il tempo, chiami, perché uno immagina sia una cosa importante, una cosa seria.

– “Buongiorno Padre”

– “Buongiorno, mi dica, qual è il problema, la domanda?”

– “No, niente volevo solo stare un po’ al telefono con lei per parlare un po’, ha un’oretta di tempo?”

Io guardo il mio Crocifisso e dico:  “Va bè. Credo nella vita di aver perso molti treni ormai, probabilmente risiedo in una sezione infratemporale…”

Ma come si fa a dire: “Ho voglia di parlare un po’ per un’ora”, non sei mica dalla parrucchiera!

Con tutto quello che c’è a cui far fronte.

– “Ma mi dica, per parlare di che cosa?”

– “Così del più e del meno…”

Del più e del meno?

Questa è l’accidia.

Guardatevi la vostra lista dei vizi capitali, sicuramente se li studiate bene ne troverete uno che è il più odioso in assoluto, quello che proprio vi disgusta di più, quello che avete visto che nella vita vostra, degli altri, di tutti, può fare danni più gravi. Io, il vizio capitale che detesto di più è questo, l’accidia. È un vizio capitale poliedrico, presenta una gamma di volti incredibile, si nasconde, è camaleontico, non sembra ma è, appare in un modo ma è in un altro, è terribile questo vizio capitale.

Siamo nel tempo delle zone rosse dove non ci si può muovere. Prendono il telefono, ti chiamano e ti dicono: “Allora, Padre, ci vediamo?”

Ma il telegiornale, il segnale della televisione arriva anche da altre parti o solo fino a casa mia? Le notizie le sento o leggo solo io?

“No, non si preoccupi, stiamo attenti!”

Pensa se in 1300 persone fanno lo stesso ragionamento tuo.

Ma a cosa serve parlare del più e del meno? A niente.

“Ma trascinato dalla passione, ne sente il bisogno e trova tutti i «buoni» pretesti per giustificarli.”

“No, ma perché ho bisogno della direzione spirituale”

“Qual è l’argomento? Quali sono i contenuti di questa necessità impellente di questa direzione spirituale?”

“Non lo so”.

Qui è la mia passione che mi spinge, e se viene frustrata dopo scatta la cattiveria e il rancore. Questo è il segno che lì ci stava l’accidia.

“Avvia e poi mantiene anche relazioni spesso futili, che alimenta con discorsi vacui, in cui generalmente dà prova d’una vana curiosità.”

“Cosa hai fatto, cosa hai detto, dove sei, dove vai”. A noi cosa interessa di dove va uno e dove va l’altro? Sono tutte forme del vizio capitale dell’accidia che, tra l’altro, non confessiamo mai, perché le copriamo con i buoni pretesti per giustificarle, e così rimarranno sempre lì.

“Può accadere che l’accidia ispiri a chi ne è colpito un’avversione intensa e permanente per il luogo in cui risiede, gli presenti dei motivi per esserne scontento, lo porti a credere che altrove starebbe meglio. La persona è allora indotta a desiderare altri luoghi, in cui potrà più facilmente trovare ciò di cui ha bisogno. L’accidia può anche indurla ad abbandonare le sue attività – in particolare il suo lavoro, di cui la rende insoddisfatta – e cercarne altre, facendole credere che saranno più interessanti e la renderanno più felice.”

Succede anche con i fidanzati e fidanzate, con i Padri Spirituali e confessori, con gli amici e persino con la pastasciutta. Se la mamma dice: “Oggi faccio la pasta al sugo” c’è sempre qualcuno che dice: “Ma ci metti dentro l’alloro? Il rosmarino? Ci mettiamo dentro un po’ di pepe o una salsiccetta?”. “No, faccio la pasta al sugo”.

Ma l’accidioso ha sempre motivi di cercare altro, di essere alla ricerca di un nuovo fine, perché ha dentro un buco che è una voragine. E così è per il luogo, non sa stare nel suo luogo e lo stesso per le relazioni. Quando per esempio mi dicono che hanno trovato una donna, oppure hanno trovato un uomo, che bella come lei o come lui non ce n’è, non come il loro marito o come la loro moglie che invece…

O ancora quando mi dicono che hanno trovato il padre spirituale migliore del mondo. Anche a me è capitato che mi dicessero: “Padre, lei si che è un bravo sacerdote, non come il mio parroco, il mio confessore, il mio padre spirituale, mi vuole seguire lei?” Io rispondevo sempre: “Prenda e tutto quello che ha detto a me lo va a dire a lui e poi gli dice che vuole cambiare”. Sapete cosa succedeva? Sparivano. Mai più visti e sentiti. Questa è una tecnica fantastica di verifica delle intenzioni, per provare la coerenza interiore delle persone.

Il motto dell’accidioso è: “L’erba del vicino è sempre più verde”

Sta sempre a guardare gli altri, sempre a pensare che per gli altri è sempre meglio, che la mamma vuol più bene al fratello che a lui, che il papà vuol più bene a quell’amico che a lui.

“La persona è allora indotta a desiderare altri luoghi, in cui potrà più facilmente trovare ciò di cui ha bisogno.”

Che non ci sia sotto l’accidia anche per le Messe? “No, è l’amore per Gesù, no, ma io voglio una Messa decorosa…”. Siamo sicuri che questa è la ragione o forse sotto ci sta l’accidia mascherata?

Hai la Chiesa sotto casa, a dieci metri, non fai neanche in tempo a metterti le scarpe che sei già in Chiesa, ma devi farti 40 chilometri ad andare, 40 chilometri a tornare, buttando via una mattinata intera e poi dici che non hai mai tempo.

“No, ma a me quello non piace”.

Allora il tempo ce l’hai per fare quello che vuoi, ma per fare quello che devi il tempo non c’è.

L’accidioso è un insoddisfatto:

– “Voglio cambiare lavoro”

– “Con la crisi che c’è? Perché?”

– “Mi sono stancato, ho bisogno di un impulso, di uno stimolo..”

C’è un libro che avevo visto quando ero novizio in biblioteca, intitolato: “Stimoli”, mi ero messo a ridere nel vedere questo libro spirituale.

“Ho bisogno di stimoli e quindi devo cambiare lavoro”

“Dobbiamo comunque notare che in certi casi l’accidia non genera nessuno di questi fattori compensativi, ma al contrario va di pari passo con un totale ripiegamento su sé stessi, in quanto allora prendono il sopravvento l’avversione per ogni spostamento e il rifiuto d’ogni contatto con l’esterno, insieme a certi fattori d’inerzia e d’inappetenza.”

Ci fermiamo qui perché penso di avervi detto tante cose. Vi leggo come vi ho già annunciato, un piccolo brano della Beata Edvige Carboni:

“1 giugno 1941”

“Oggi Gesù, dopo la S. Comunione, mi disse:

“Al tale sacerdote non scrivergli più cose della tua anima; devi avere un po’ più di prudenza. E tu con tua sorella dovete essere più rassegnate e più buone; se volete che io vi ami, dovete non darmi il minimo dispiacere.”

Noi dobbiamo imparare a pregare, a chiedere al Signore la luce prima di aprire la nostra anima con qualcuno. Dobbiamo pregarci bene sopra e non dobbiamo dare dispiaceri al Signore mai. Impariamo la prudenza con tutti. Vediamo domani la parte del “Rispetto Umano”, siamo arrivati al numero terzo, ce ne mancano ancora tre, recupereremo domani se riusciamo, ma l’accidia è un argomento molto intenso. Vi auguro di cuore ogni bene.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Mercoledì della III settimana di Quaresima

VANGELO (Mt 5,17-19)
Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

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