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P. Florenskij: l’Amicizia I parte

Florenskij

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 23 aprile 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

FLORENSKIJ: L’AMICIZIA PARTE I

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a venerdì 23 aprile 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo di oggi tratto dal cap. VI, versetti 52-59 di San Giovanni. Questi versetti credo che dovremmo sempre averli con noi, sempre averli in mente, sempre averli sotto gli occhi, dovremmo quasi portarli sempre con noi. Sono dei versetti così importanti, così veri, danno una luce radicale, profonda, unica alla nostra vita di fede e umana, riguardano tutto il mistero dell’Eucarestia. Li dovremmo imparare a memoria. Due temi ricorrono insieme in modo fondamentale. Gesù non esce direttamente dall’equivoco nel quale questi giudei sono caduti:

«Come può costui darci la sua carne da mangiare?»

Gesù non si mette minimamente a chiarire questa cosa. Quanto è diverso Gesù da noi, noi dobbiamo chiarire tutto, noi dobbiamo rispondere a tutte le domande che ci fanno, noi abbiamo la fretta di dare risposte. Gesù non ha paura di essere frainteso. Noi abbiamo il terrore di essere fraintesi, noi se potessimo ci apriremmo il petto per far vedere cosa abbiamo nel cuore, pur di non essere fraintesi, perché noi teniamo più della nostra vita al giudizio degli uomini. Per noi è fondamentale quello che pensano gli altri di noi. Se uno solo fraintende una piccola cosa di noi immediatamente corriamo a dare spiegazioni, dobbiamo giustificarci, dobbiamo difenderci, fare luce. A Gesù tutto questo non interessa. Chi fraintende a questi livelli è perché dentro nella sua anima, nella sua mente, nel suo cuore non c’è chiarezza, non può capire, non riesce a capire. Questo fraintendimento non è l’origine ma è il frutto di qualcosa che già c’è. È il segnale di un taglio interiore, di una prospettiva interiore, di uno stile.

“Si misero a discutere aspramente fra loro”

Parlare dell’Eucarestia, trattare dell’Eucarestia scatena divisioni, ire funeste. Gesù rincara la dose, non chiarisce il fraintendimento, perché non tutto si può chiarire. Perché se la mia mente non è pronta, se non è capace di cogliere e accogliere la chiarezza, quella chiarezza non farà altro che aumentare il fraintendimento. Quindi è meglio andare avanti sulla propria strada, andare fino in fondo e spiegare quello che si vuole spiegare.

“Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue…”

“Colui che mangia me vivrà per me.”

Gesù di fronte ad un iniziale cortocircuito ha preso un secchio di acqua e l’ha rovesciato sopra. Nell’Eucarestia noi abbiamo veramente, realmente e sostanzialmente nella modalità sacramentale, quindi non fisica, la Carne e il Sangue di Gesù. Non è un simbolo, non è una rappresentazione, non è un rimando, non è un significato. “È”, voce del verbo essere, copula. Ecco perché qualche giorno fa vi parlai dell’interpretazione cafarnaitica: viene da qui. L’interpretazione cafarnaitica vede in modo fisico questo discorso di Gesù, come loro, di chi resta dentro questo fraintendimento solenne. Gesù offre una chiave di lettura corretta, ma la vede solo chi la vuol vedere. Leggete bene questo capitolo, e anche il capitolo 8 di San Giovanni. Nel capitolo 8 è ancora più chiaro il fraintendimento, di chi non vuole capire.

La chiave di interpretazione che dà Gesù:

“Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”

Questa Carne e questo Sangue è il Pane disceso dal Cielo. Gesù si presenta come il nutrimento e già anticipa l’Eucarestia, già fa la catechesi sull’Eucarestia in modo bellissimo. Dice che cos’è l’Eucarestia, Carne e Sangue. Dice come verrà data l’Eucarestia, dove troveremo la Sua Carne e il Suo Sangue, sotto quali accidenti, sotto quali apparenze: il pane e il vino. E loro, invece di lasciarsi educare al non conosciuto, lo interpretano a modo loro.

Da oggi, vorrei cominciare con voi una lettura nuova. Questo Vangelo me l’ha ispirata. Comprate il libro che vi sto per dire, è un libretto piccolo, molto denso. Studiatelo, soprattutto nelle sue prime pagine va studiato molto bene. Chi di voi ha una conoscenza classica e ama lo studio delle lingue qui si perde: è una cosa bellissima, c’è uno studio etimologico, filologico bellissimo, assolutamente abbordabile, chiaro ma fantastico. Ha la capacità meravigliosa di far parlare le parole. Noi non siamo più capaci di far parlare le parole. Sono 60 pagine di testo. Leggetelo e meditatelo, va letto con molta calma e molta pace, sospirando e guardando questa soavità. Facciamoci cambiare la vita da queste parole, che sono bellissime. Il libro si intitola: “L’amicizia” — da oggi voglio parlarvi un po’ dell’amicizia, vedrete quanto è essenziale, e quanto siamo lontani dal sapere che cos’è veramente l’amicizia (e quindi ciò che non si conosce non si può vivere). Noi pensiamo di sapere cos’è l’amicizia, ma in realtà è egoismo, è altro, noi pretendiamo di vivere l’amicizia, ma siamo goffi e incapaci, di esserlo e di custodirlo.

L’Amicizia di Pavel Florenskij – Ed. Castelvecchi

Andate a leggere su internet la vita di quest’uomo, Pavel Florenskij, ha avuto una vita tremenda, è stato anche nei lager russi, è morto ammazzato dal regime, la sua vita è stata una vita meravigliosa, l’ha vissuta fino in fondo, fino all’ultima essenza. È nato nel 1882 e morto nel 1937,. È un filosofo e matematico, ed è presbitero russo ortodosso. Se volete il suo testo fondamentale è: “La colonna e il fondamento della Verità”. È morto il giorno dell’Immacolata Concezione per ordine del regime sovietico, fucilato. Gli uomini non sono in grado di gestire persone così meravigliose.

Questi son testi che nella nostra biblioteca bisogna averli, masticarli, divorarli, meditarli e regalarli ai nostri giovani. Diffondete questi testi, sono vita dell’anima, vita umana, testi bellissimi. “La colonna e il fondamento della Verità” è un testo fondamentale, è un po’ il suo testo, è un saggio di Teodicea ortodossa in dodici lettere, ve lo consiglio. Ma Florenskij ne ha scritti tantissimi altri, “Lo spazio e il tempo nell’arte”, “Il cuore cherubico”, “Non dimenticatemi. Dal gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli”, “Il valore magico della parola”, “Ai miei figli. Memorie di giorni passati”, “L’arte, il simbolo e Dio”. Solo a leggere i titoli c’è da perdersi.

Adesso iniziamo con un assaggio di questo testo, non so quanto andrò avanti.

Qualcuno mi chiede quando tornerò a parlare della Sacra Scrittura. Quando sento queste frasi, perdonatemi, ma mi cadono le braccia, perché noi non possiamo parlare della Sacra Scrittura senza vedere come essa viene ad essere tradotta, come viene ad essere messa nella vita delle persone. Non siamo qui a fare corsi di esegesi, dobbiamo imparare a vivere la vita cristiana, a diventare Santi, a diventare Amici di Gesù, altrimenti cosa stiamo qui a fare? Io vi parlo sempre della Scrittura quando parlo dei mistici, dei Santi, di altri scrittori, ma non possiamo sganciarci da questo patrimonio bimillenario, stupendo e meraviglioso che non conosciamo minimamente. Non sappiamo neanche chi è Florenskij, lui che è una delle cime, una delle punte di diamante della teologia ortodossa. Vedrete come vi traduce la Scrittura in queste pagine e vi fa vedere come noi non sappiamo niente dell’amicizia.

“San Giovanni Crisostomo spiega tutto l’amore cristiano come un’amicizia.”

Lo sapevate? Non si può vivere la vita cristiana e non sapere niente di San Giovanni Crisostomo. È fondamentale conoscere i Padri. Altrimenti la nostra fede rimane infantile e la vita non cambia, e, come direbbe Santa Teresa, non cresciamo di una virgola nell’Amicizia con Gesù.

San Giovanni Crisostomo spiega tutto l’amore cristiano come un’amicizia. E qui non siamo nel Vangelo, nella Scrittura? Vi prego, quando facciamo richieste e commenti, prima pensiamo, perché le parole parlano. Pensiamo sempre, altrimenti rischiamo di scrivere sciocchezze.

“Egli vede nel sacrificio dell’apostolo Paolo, nella sua prontezza a gettarsi nella Geenna per coloro che ama, «l’ardente amore» dell’amicizia. «Io voglio», egli dice, «presentarvi un esempio di amicizia. Gli amici sono più cari dei padri e dei figli: sono gli amici in Cristo».

Signore! Ma quanto sei bello, quanto sei grande, ma quante cose hai fatto per farci spalancare il cuore! L’abbiamo mai pensato che gli amici sono più cari dei padri e dei figli? Abbiamo mai pensato che sono gli amici in Cristo? Sono in Cristo, è una nuova relazione, che non viene dalla carne e dal sangue, ma viene in Gesù.

“Più avanti porta l’esempio della comunità gerosolimitana dei primi cristiani, di cui parlano gli Atti (At 4,32-35): «Ecco l’amicizia: quando uno non ritiene suo, ma appartenente al prossimo quello che è suo e quello che appartiene al prossimo lo ritiene estraneo a sé stesso; quando uno circonda di attenzione la vita dell’altro come la sua propria e quest’altro lo ripaga con la stessa disponibilità!».”

Quello che è mio appartiene a te, e quello che è tuo non è mio.

“Quest’altro lo ripaga con la stessa disponibilità!”

Quale disponibilità? Il considerare la tua vita come la mia, aver cura della tua vita come della mia, di circondare di attenzioni la tua vita come la mia. Ma noi le facciamo queste cose?

“Il Crisostomo ravvisa il peccato dell’umanità e la sorgente di tutte le disgrazie, compresa l’eresia, nell’assenza di questa amicizia:”

Tutte le disgrazie, persino l’eresia, San Giovanni Crisostomo dice che derivano dall’assenza di questa amicizia. Vedete cosa vuol dire non studiare i Padri della Chiesa, non studiare i Santi? Vedete cosa vuol dire essere ignoranti?

«Ma diranno: dove trovare un tale amico? Da nessuna parte, se noi non vogliamo esser tali, ma qualora lo volessimo sarebbe possibile, anzi facile trovarlo. Se ciò fosse veramente impossibile, Cristo non l’avrebbe ordinato e non avrebbe parlato tanto dell’amore.”

Non è un amore generico quello di cui parla Gesù, è questo amore, e lo puoi trovare se tu sei disposto ad esserlo.

“L’amicizia è una grande cosa, tanto grande che nessuno la può comprendere, nessuna parola la può esprimere, eccetto chi la conosce per esperienza propria.”

Solo chi l’ha provata sa dire, sa far parlare le parole dell’amicizia.

“L’incomprensione dell’amicizia ha prodotto le eresie e continua a far restare gentili i gentili…»

Cioè i pagani. È al fondamento delle eresie e del paganesimo, dell’essere alieni da Dio. È il peccato dell’umanità, perché se Adamo ed Eva fossero stati amici, se avessero vissuto l’amicizia con Dio e tra di loro, non avrebbero ascoltato il serpente. Avete sognato con me ascoltando queste parole? Io spero tanto di sì. Avete assaggiato questo antipasto?

Bisogna leggerlo poco per volta, io ovviamente non potrò leggerlo tutto, però userò un po’ di tempo per “saltare” su questo testo perché è troppo bello ed è tanto utile. Dobbiamo imparare ad essere amici degli altri, e allora troveremo l’amico del cuore, l’amico di Siracide 6, andate a leggere il libro del Siracide al capitolo 6, lì vi spiega che cos’è l’amicizia. Oggi mi fermo qui lasciandovi questo gusto meraviglioso e lasciandovi la sorpresa di cosa vi leggerò domani di questo testo bellissimo. Intanto vi lascio il tempo di procurarvelo e ordinarlo.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della III settimana di Pasqua

VANGELO (Gv 6,52-59)
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

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