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P. Florenskij: l’Amicizia – II parte

Florenskij

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 25 aprile 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

FLORENSKIJ : L’AMICIZIA PARTE II

Eccoci giunti a Domenica 25 aprile 2021, abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. X, versetti 11-18 di San Giovanni. Innanzitutto facciamo gli auguri a tutti i bambini che oggi faranno la Prima Comunione, da qui fino a maggio accade che si facciano le Prime Comunioni, nella speranza che si possano fare senza grossi problemi perché, tanto, ciò che conta non è fare festa, ma ciò che conta è ricevere il Corpo di Cristo. Ciò che conta non è l’abito che mettiamo addosso, bello o meno bello, ricco o meno ricco, ciò che conta non sono i pranzi, il buffet, cosa mangiamo, quanto beviamo, i regali. Ciò che conta è la celebrazione e il ricevere il Corpo di Gesù. Vi chiedo una preghiera anche per me perché io feci proprio la mia Prima Comunione il 25 aprile del 1982. Sono passati 39 anni da quel giorno, ricordo ancora con emozione tutti i sentimenti che mi sono passati nel cuore in quel giorno della mia Prima Comunione. 39 anni di fedeltà assoluta da parte di Gesù, di presenza, di grazia, di aiuto, di sostegno, non mi è mai mancato una volta, e questa è la nostra sicurezza: Dio è fedele, Dio è presente, Dio ci sostiene sempre. Perché Lui è il “Bel Pastore”, che è diverso dal mercenario, Gesù non abbandona nessuno, Gesù non fugge davanti a nessuno perché Lui è il Leone della Tribù di Giuda. A Gesù interessano le pecore, perché Lui è morto per le pecore, non è come il mercenario che le abbandona a sé stesse.

Parlando di “bel Pastore”, parlando di mercenari, vorrei andare avanti a leggervi questo testo molto bello sull’Amicizia di Pavel Florenskij, perché le parole che adesso vi leggerò, innanzitutto, si applicano a Gesù: Lui è l’Amico per eccellenza e sull’esempio di Lui anche noi dobbiamo vivere così come ci viene indicato. Scrive Florenskij:

“L’amicizia dà all’uomo l’autocoscienza, rivela dove e come è necessario lavorare su sé stessi.”

Avere un vero amico, una vera amica, vivere veramente l’amicizia, ti insegna a prendere coscienza di te stesso, ti fa capire dove, in che cosa devi lavorare su te stesso e come va fatto. L’amico — quello vero — ti aiuta a comprendere, a capire, a vedere senza disperazione, senza umiliazione, con molta verità ma nello stesso tempo con molta semplicità, ti aiuta a vedere cosa devi sistemare.

“Ma questa autotrasparenza dell’Io la si ottiene solo nell’azione reciproca, vitale delle persone che si amano.”

Se io mi vedessi fuori dal rapporto di qualcuno che mi ama veramente, sarebbe facile disperarsi, molto facile. Invece se io mi vedo dentro ad uno sguardo di amore, cambia tutto. Più una persona ha accanto e vive dentro l’amicizia e più questa persona è trasparente e non si nasconde. L’autotrasparenza dell’io la si ottiene solo in relazione reciproca, verso la persona che mi ama, che è mia amica. Anche io devo rispondere a questa offerta, a questa disponibilità della persona, anche io mi devo dare, perché se è una cosa a senso unico è un po’ difficile, se la vive solo l’altra persona e io non ci credo o non vado fino in fondo, perché voglio salvare sempre delle zone di sicurezza, dove io sono io, tu sei tu, e ognuno a casa sua, questo non è proprio l’ideale dell’amicizia.

“La comunione dell’amicizia è la sorgente della sua forza. Sant’Ignazio il Teoforo, indicando la forza misteriosa e taumaturgica che i cristiani ricevono dalla vita comune, scriveva agli Efesini: «Adoperatevi perciò di riunirvi più strettamente per ringraziare e lodare Dio.»”

C’è proprio una forza di guarigione nel vivere insieme da cristiani.

E come possiamo lodare e ringraziare Dio? Nella Santa Messa. Per il Sacerdote nel celebrarla, per i laici nell’assistere. Questo è il luogo per eccellenza dove noi ci riuniamo per ringraziare, per lodare Dio, non c’è azione sacra più adatta per lodare e per ringraziare Dio. Quando si sente dire: “non so ringraziare Dio”. Ecco, vai alla Messa, quello è il modo migliore. È il modo, il come e il quando migliore.

“Perché, quando siete stretti in un sol luogo, sono abbattute le forze di Satana e la perdizione che da lui proviene è esclusa nell’unità di pensieri della vostra fede – εν τή ομονοίς* υμών τής πίστεως – Non c’è nulla di meglio della pace, nella quale cessa ogni guerra tra la Terra e il cielo»”

Vogliamo battere le forze del nemico, del demonio? Andiamo a Messa uniti, stiamo uniti, viviamo la carità profondamente e radicalmente uniti nell’Eucarestia.

“Qui è detto chiaramente che la «comunità» dell’amore non deve limitarsi a un’idea astratta, ma esige assolutamente manifestazioni sensibili e concrete fino allo «stretto» contatto compreso. Bisogna non soltanto «amarsi» a vicenda, ma stare «stretti – πυκνως»”

Qui ha citato la frase in greco di Sant’Ignazio il Teoforo, lui qui dà la traduzione letterale di due parole, traduce “puknos” πυκνως

“insieme, sforzandosi, se possibile, di stringersi «più stretti – πυκνόιερόν» l’uno all’altro.”

Più stretti l’uno con l’altro, πυκνόιερόν, “pykóierón”, ancora più stretti, più uniti.

“Ora gli amici non stanno mai così stretti come nel bacio (poceluj), la cui stessa radice poceluj è vicina alla parola «integro» (celyj) e indica nel verbo «baciare» (celovat’sja) il significato di portare gli amici a uno stato di integrità (celostnost’), di unità.”

Ma chi è che ci ha mai detto queste cose? Chi ha mai detto ai nostri ragazzi il valore del bacio? Che cosa è un bacio? Uno sente queste cose e gli spuntano sei ali, vola.

“Il bacio è l’unione spirituale delle due persone che si baciano, e il suo nesso primario con l’amicizia φιλία appare dalla sua denominazione greca (φίλημα e φιλειν e φιλειν, sia che si aggiunga σ τ ό μ α Τ Ι . «con la bocca», sia che non si aggiunga, significa «baciare»).

Bisogna amarsi a vicenda, stare stretti, anzi stringersi più stretti l’uno all’altro, e il bacio è in funzione dell’integrità, dell’unità. Sono parole bellissime, solo che nel mondo in cui viviamo, ormai non c’è più ritegno per niente, si è dissacrata l’umanità, violati tutti gli aspetti più delicati, più intimi della persona.

“Bisogna vivere la vita comune illuminare e compenetrare la vita quotidiana con la vicinanza anche esteriore, corporea, e allora nei cristiani si manifesteranno forze nuove, inaudite, capaci di vincere Satana, e di cancellare e allontanare tutte le sue potenze malvagie. Ecco perché lo stesso sant’Ignazio scrive a san Policarpo, vescovo della Chiesa di Smirne, e perciò a tutta la Chiesa: «Lavorate, faticate, correte, patite, riposate, vegliate insieme, come amministratori di Dio, ospiti e servitori».

Noi abbiamo bisogno della vicinanza esteriore. Altro che messaggini su whatsapp. Impariamo a visitare gli amici.

Credo di avervelo forse già raccontato, io ricordo ancora questo fatto. Una sera, era estate, ero adolescente, facevo le superiori, andai a casa di una mia amica, di una compagna di classe — adesso è sposata e ha tre bambini — abbiamo fatto una cena sul balcone di casa con una visuale molto bella,. Abbiamo preparato il tavolo e organizzato tutto per mangiare, ci siamo seduti e abbiamo incominciato a mangiare, saranno state le 7.30 di sera. Abbiamo incominciato a parlare, eravamo solamente io e lei, a parlare, parlare e parlare, io ad un certo punto vedo in lontananza il sole.

“Cosa fa il sole lì?” Giro la mano, guardo l’orologio, erano le 4.00 del mattino. Non mi sono accorto del buio della notte, non mi sono accorto di niente. La guardo e dico: “Ma sono le 4.00 del mattino! Come è possibile?”

Non ho mai fatto un orario del genere in vita mia. Grazie al Cielo il Signore ha fatto scendere un torpore sui miei genitori perché se no sarebbero morti dallo spavento perché a quel tempo non c’erano i cellulari, perché non avevo mai fatto un orario del genere. Sono scappato a casa in bicicletta, i miei genitori dormivano profondamente, di un sonno fanciullesco, poi al mattino glielo ho detto.

Sono rimasto fino alle 4.00 a parlare e non ci siamo accorti di niente. È stato bellissimo, è una delle esperienze più belle che porto nel cuore, è bellissimo vedere come persino il tempo sbiadisce davanti all’amicizia.

Queste parole di Florenskij sono bellissime e verissime. Gli amici non si separerebbero mai. E il demonio davvero fugge quando sei con l’amico e vivi le cose giuste.

“Forse tenendo presenti le esortazioni del suo maestro spirituale ormai defunto, san Policarpo di Smirne scrisse a sua volta ai Filippesi: «Chi ha l’amore è lontano da ogni peccato»

Vi ricordate che io vi dissi che noi facciamo i peccati perché ci piacciono? È difficilissimo che noi facciamo qualcosa che non ci piace fare, se i peccati non ci piacessero non li faremmo di sicuro. E perché ci piace farli? Perché amiamo le realtà sbagliate, questo è il punto. Se noi amassimo veramente e bene, se vivessimo veramente una vita di amore, e quindi avessimo veramente accanto a noi amici, se vivessimo veramente bene la nostra amicizia, l’amore ci farebbe stare lontano da ogni peccato. Il peccato non sta con l’amore.

“Ecco qui ripetuta la stessa idea fondamentale: l’amore conferisce all’amante energie particolari e queste vincono il peccato, secondo le parole del Teoforo, annacquano e allontanano le forze di Satana e sono la sua rovina.”

L’amore dà questa forza, dà questa vis interiore potentissima.

“Altri conoscitori della vita spirituale lo confermano. Così Teodoro, starec del monastero Svirskij, esortava con paterna dolcezza: «Padri miei! Per amore di Dio non separatevi gli uni dagli altri, perché in questo tempo foriero di calamità è difficile trovare persone con le quali dire una parola secondo coscienza»

Immaginiamo oggi. Per questo bisogna stare uniti, per questo bisogna fare rete, ve l’ho detto tantissime volte, bisogna farsi presenti, rendersi presenti.

“Si tratta di un detto straordinariamente interessante, perché non dice di non malignare, di non adirarsi, di non litigare, ma raccomanda di stare insieme esteriormente, corporalmente, empiricamente.”

Dobbiamo imparare a stare uniti e dobbiamo vincere la tentazione, la spinta all’isolamento, nell’illusione che sia più facile, in realtà è molto più difficile. Stare da soli e mantenere l’equilibrio e la verità di sé stessi è difficilissimo. Dobbiamo chiedere a Gesù, in questa domenica, la grazia per tutti noi di saper vivere questa unità e di saper vivere l’amicizia di cui abbiamo parlato. E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

IV DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

VANGELO (Gv 10,11-18)
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

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