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Funzione sacerdotale di Maria, don Clemente Barbieri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 8 maggio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

FUNZIONE SACERDOTALE DI MARIA – DON CLEMENTE BARBIERI

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a sabato 08 maggio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo di oggi tratto dal cap. XV di San Giovanni, versetti 18-21. È un testo che dà tanto conforto a coloro che tra di noi sono veri amici di Gesù, a coloro che tra noi seguono Gesù da vicino e portano la Croce della fedeltà al Suo nome, Croce che viene loro messa addosso dal mondo. Nessuno stupore, certo si soffre, è una croce, è difficile, però è anche tanto consolante, perché queste persone sanno di vivere tutto quello che vivono in Nome di Gesù, e questa è una grandissima consolazione. Gesù non dice di fare la pace, di trovare un dialogo, non dice di cercare una mediazione, di evitare il conflitto, assolutamente, Gesù dice:

“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.”

Questo odio non può essere risolto su questa terra, nel modo più assoluto, perché il mondo non conosce il Padre e, non conoscendo il Padre, non può conoscere Gesù. Il mondo odia tutto ciò che non gli appartiene, i veri amici di Gesù appartengono al Padre, quindi il mondo li odia.

Come si fa ad essere amati dal mondo? Bisogna essere del mondo. Non ci sono altre vie, uno si illude e perde tempo ed energie pensando che se si parla, se si spiega, se si fanno i discorsi, si risolvono i problemi, ma non è così.

Quando la radice di un dissidio risiede in due appartenenze diverse, uno appartiene al mondo e uno appartiene al Padre, non la si risolve parlando, c’è un’incompatibilità radicale, di appartenenza. Dobbiamo stare molto in pace tutti, sia coloro che già vivono questo, sia coloro che lo vivranno. Il Signore ci ha avvisati. Fa soffrire perché uno vorrebbe altro nella sua vita, però è anche molto bello perché quando vai a letto la notte dici: “Gesù, sto dando proprio tutto per Te, e questo è innanzitutto bello”

Siamo arrivati all’ottavo giorno della nostra meditazione del testo: “Maggio Eucaristico” di don Barbieri:

VII GIORNO – Funzione sacerdotale di Maria

“Il Signore che elegge e consacra i suoi sacerdoti, di tanto li eleva in dignità da metterli a contatto con sé e da farli distributori delle sue ineffabili misericordie, chiamandoli ad essere i ministri de’ suoi santi sacramenti. Ne consegue che se oltremodo grande è questo potere di che il Signore li riveste, ugualmente grande deve essere la santità che essi debbono portare a fine di poter meritevolmente corrispondere a tanta degnazione da parte di Dio.”

Bisogna essere Santi come risposta a quanto Dio ha fatto per noi, innanzitutto per la morte in Croce di Suo Figlio, perché non dobbiamo dimenticare la Pasqua, il Triduo Santo che abbiamo celebrato un mese fa. Non va mai dimenticato. Celebrare la Pasqua vuol dire accorgerci che il Padre ha dato il Suo Figlio unico per noi, per liberarci dal peccato, e questo non è un dettaglio. Essere Santi vuol dire corrispondere, vuol dire vivere un atteggiamento di gratitudine e di riconoscenza.

“E poi che tra i Sacramenti quello augustissimo della santa Eucaristia primeggia e rifulge come il prodigio dei prodigi dell’amore di Dio, la dignità e il potere del sacerdote sono tali da valersi della parola di Dio, per comando stesso di Dio, per compiere il miracolo di chiamar Dio a rimanere tra gli uomini.”

Qui si aprono tutte le lamentazioni di Gesù ai Mistici e ai Santi — e sono tantissime — nelle quali il Signore si lamenta di essere rimasto in mezzo a noi, all’interno del Tabernacolo, nelle Ostie consacrate e che noi non ci siamo. Noi siamo altrove, perché abbiamo tempo per tutto tranne che per stare con Gesù. Non c’è mai tempo di stare con Gesù. Gesù rimane ad essere come l’avanzo e invece Dio, attraverso Abele, ci dimostra come Lui ami l’offerta totalizzante, primaria, che dà il meglio, non l’avanzo. Noi invece viviamo la nostra fede alla Domenica, con quella Messa, la più breve possibile, arrivando dopo e andando via prima.

“Perché non il pane e il vino materiali, ma la propria carne e il proprio sangue purissimi viene eletta a preparare e a porgere a Dio quando Dio si fa uomo nel suo seno immacolato per venire ad abitare tra gli uomini.”

La Vergine Maria non offre al Signore del pane e del vino ma offre sé stessa, il suo corpo, il suo sangue, la sua anima, tutta sé stessa. Che bello se anche noi ci mettessimo in questa linea.

“Diremo quindi Maria il vero cumulo di grano assiepato di gigli e penetrato dalla loro celeste fragranza, che ci ha dato il vero Frumento di vita, Gesù. Diremo quindi di lei che è il preziosissimo vaso gemmato che nel suo purissimo grembo, come in un sacro ciborio, non la manna al pari del vaso d’oro dell’antica legge, ma ha rinchiuso il Cibo celeste, che doveva essere dato in alimento e in bevanda alla povera umanità.”

Sono singolari quelle cose per cui nel mese di maggio diciamo il rosario. E nel mese di giugno? Alle volte, a guardare le nostre pratiche religiose, viene da chiedersi con che spirito le facciamo, con che logica. Nel mese di giugno vado a Messa tutti i giorni e nel mese di aprile? No? Alle volte manchiamo di logica, prima ancora che di fede, perché non è logico questo, è assolutamente illogico, e forse se magari ci affidassimo di più alla Vergine Maria impareremmo anche di più come trattare Gesù Eucarestia.

“Gesù si è fatto carne perché per la sua, anche la nostra carne fosse riconquistata; perché per la sua anche la nostra carne fosse ristorata; perchè per la sua anche la nostra carne fosse redenta. Ed ecco che questa sua salutare opera di misericordia prosegue nel tempo col darci tuttavia il suo Corpo e il suo Sangue preziosissimi nel Sacramento dell’Eucaristia, nel quale, dietro la forma e le apparenze del pane e del vino, possediamo la Carne e il Sangue del Signor nostro Gesù. Perché dall’alba al tramonto, dall’uno all’altro confine della terra, come si è incominciato col cominciare della santa Chiesa sua diletta sposa e nostra amorosissima madre, questo augustissimo Sacramento, questa salutarissima presenza di Gesù in corpo, sangue, anima e divinità non verrà mai a mancare a noi. Però Maria, la quale ci ha dato tanto prezioso Frumento, è davvero il terreno più fruttuoso; perché così da essa e per essa le anime tutte possono raccogliere frutti di vita eterna! Invochiamola adunque questa benedetta madre di questo benedettissimo Frutto, perché nella sua misericordia ci abbia a render degni di potere di tanto Frutto fruire nel tempo e nella beata eternità.”

Chiediamoglielo tanto perché ci renda degni un giorno di stare per sempre con Gesù. “Degni” cosa vuol dire? Degni non vuol dire bravi, buoni e belli, ma vuol dire che il Signore vedendoci, ci riconosce, perché abbiamo appartenuto a Lui tutta la vita.

Esempio. — Nel monastero di Cluny. — Nel monastero di Cluny, tanto celebre nel medioevo, il pane destinato pel sacrificio dell’altare intridevasi nel modo più rispettoso e più solenne. Veniva scelto grano per grano il frumento di che doveva comporsi, quindi veniva lavato e messo in serbo entro un sacco fatto a tal scopo, che commettevasi a un servo di nota illibatezza, affinché il portasse a macinare.”

Sentite cosa facevano per fare le ostie.

“Questi lavava le macine”

Siccome il grano era scelto apposta se c’era farina di altro grano non andava bene, quindi venivano lavate.

“…vestito di camice ed amitto che coprivagli il capo e il viso fino agli occhi: in questa forma macinava il grano e stacciava la farina con un crivello ben pulito.”

Macinava il grano come quando uno esce per celebrare Messa, vestito con i paramenti sacri e col capo coperto, ovviamente fa riferimento alla forma straordinaria del Rito Romano.

“Due sacerdoti e due diaconi, vestiti alla stessa maniera, intridevano la pasta nell’acqua fredda, acciocché riuscisse più bianca, e formavano le ostie. Un monaco converso colle mani coperte di guanti teneva i ferri incisi, sui quali doveva cuocersi la pasta; e questo facevasi sopra un fuoco di legna secca e scelta.”

Andavano a scegliere persino la legna del fuoco!

“Durante il lavoro si cantavano salmi. Coloro che avevano lavorato le ostie non mangiavano in quel giorno insieme cogli altri monaci, ma coi servitori. Tanto era il rispetto di quei santi monaci di Cluny per l’adorabile Sacramento!”

Leggere queste cose e vedere noi… è la stessa cosa! Beati loro che hanno vissuto momenti così belli. Oggi vige la sciatteria — non ovunque, grazie al Cielo — abbiamo come un’allergia alle devozioni.

Oggi ricordatevi alle 12.00 di fare la supplica alla Madonna di Pompei.

Oggi ricorre anche la festa di una delle sei Apparizioni di San Michele Arcangelo. Le prime tre avvengono alla fine del V secolo, quando San Michele appare sul Gargano, sul monte Drion tra il 490 ed il 493. Oggi, nel luogo dove avvennero queste prime apparizioni sorge il santuario, di Monte Sant’Angelo di Puglia. (Non ci sono mai stato, se qualche pugliese ascolta e abita vicino a questo bellissimo Santuario e avesse desiderio e voglia, me lo dica, magari se un giorno passerò da quelle parti verrò lì ad alloggiare e poi andare a vedere, visitare, a pregare San Michele Arcangelo). Le successive apparizioni interessano Papa Gregorio I Magno, il Duca Longobardo Grimoaldo e di nuovo il Monte Sant’Angelo durante la peste del 1656. La prima apparizione di San Michele è detta del “Toro” e risale al 490 d.C., la seconda apparizione è detta della “Vittoria” e avviene due anni dopo, nel 492 d.C., la terza apparizione è detta della “Meditazione” in quanto è la prima che lascia un segno tangibile della presenza di San Michele Arcangelo. La quarta apparizione coinvolge Papa Gregorio Magno (590-604) al quale San Michele Arcangelo appare in sogno sopra la mole Adriana, nell’atto di rinfoderare la spada, annunciando così la fine della terribile peste che infestava Roma. La quinta apparizione è ancora detta della “Vittoria” (Longobarda), in questo caso vittoria ottenuta dai Longobardi del Duca Grimoaldo durante la guerra contro i Bizantini nel 662-663, ed è questa l’Apparizione dell’8 maggio.

Se andate al Museo del Louvre vedrete un quadro di Raffaello molto bello che ritrae S. Michele. Però Padre Pio da Pietrelcina quando fece fare il disegno della statua di San Michele la volle fatta in un certo modo. Mi ha molto colpito questa cosa, perché tutte le raffigurazioni di San Michele sono tutte simili, tranne la sua. Nelle altre raffigurazioni c’è sempre San Michele che con un piede schiaccia il demonio e poi ha in mano una lancia, o una spada, che punta verso il demonio. Invece Padre Pio ha fatto raffigurare San Michele dritto in piedi, che con i due piedi calpesta e schiaccia il demonio e la spada parallela al suo corpo che cade direttamente in bocca al demonio, è bellissima questa rappresentazione. Avrà sicuramente il suo perché. E lui voleva che fosse rappresentato così.

Chiediamo quest’oggi a San Michele e alla Beata Vergine Maria di Pompei la grazia di innamorarci sempre di più di Gesù e di vivere questo mese totalmente dedicato al Cuore Immacolato di Maria, e a San Michele visto che si fa questa memoria, per diventare questi innamorati pazzi del Signore.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Sabato della V settimana di Pasqua

VANGELO (Gv 15,18-21)
Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

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