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Maria coi primi seguaci di Gesù, don Clemente Barbieri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 30 maggio 2021 – Solennità della Santissima Trinità

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Maria coi primi seguaci di Gesù – Don Clemente Barbieri

Eccoci giunti a Domenica 30 maggio 2021. Oggi celebriamo la solennità della Santissima Trinità e in questo stesso giorno si ricorda anche Santa Giovanna D’Arco, una Santa così particolare, così speciale, una Santa che vale la pena di andare a rileggere, a rivedere, ci sono gli atti del processo, sono molto interessanti, ve la consiglio. Verso di lei provava una grande devozione anche Santa Teresina, infatti ha scritto e interpretato un’operetta teatrale all’interno del Monastero, facendo proprio Santa Giovanna D’Arco. 

Il Vangelo che abbiamo ascoltato della Santa Messa di oggi, è tratto dal capitolo XVIII, versetti 16-20 di San Marco. Gli Undici vanno in Galilea, salgono sul monte, questo luogo tipico per l’incontro con Dio, per la manifestazione di Dio, vedono Gesù, ovviamente Risorto e contro ogni nostra prospettiva e idea, non stanno in piedi. 

Davanti a Gesù Risorto si sta in piedi? No, questo il Vangelo non lo dice mai, davanti a Gesù Risorto non si sta neanche in ginocchio, non si può stare neanche in ginocchio. Davanti a Gesù Risorto si sta prostrati, cioè fronte sul pavimento, questa è la prostrazione. Si prostrano e nello stesso tempo dubitano; questo dubbio che accompagna continuamente il cuore dell’uomo. Gesù cosa dice? Gesù dice che Lui ha ogni potere:

“A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.” 

Lui è il Re, il Re dell’universo. E poi li manda a fare discepoli, li manda a battezzare e li manda a insegnare. Che cosa? Ad osservare i comandi che Lui ha dato, quindi il compito dei primi inviati, degli Undici è: andare, fare discepoli, battezzare e insegnare. Tutte cose che abbiamo visto in questi giorni nella lettura del libro “Maggio Eucaristico” di don Clemente Barbieri e nel testo “Il Veggente” di Salvatore Gaeta, sull’Apparizione della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane.

Sapete perché si chiama “Tre Fontane”? Perché lì c’è vicino anche il luogo del martirio di San Paolo e quella è la zona dove sono stati anche martirizzati uno stuolo incredibile di soldati al tempo dei romani, è un luogo denso di testimonianza, andate a leggere la storia nel dettaglio. Le Tre Fontane perché quando hanno tagliato la testa di San Paolo è caduta rimbalzando tre volte e nei punti in cui è rimbalzata sono nate tre sorgenti d’acqua. Ecco perché si chiama “Tre Fontane”.

 

Penultimo giorno di maggio, penultima meditazione:

XXX GIORNO

Maria coi primi seguaci di Gesù

“Dopo l’Ascensione del suo divin Figliuolo Gesù, la Vergine benedetta rimase coi primi seguaci di lui e con gli apostoli, maestra e modello ad essi”

Certo, perché noi possiamo immaginare che, una volta morto Gesù, chi hanno preso come modello a Lui più prossimo, come voce più simile, più vicina, più echeggiante la sua voce? Chiunque di noi avrebbe preso la Vergine Maria, innanzitutto perché è madre, e poi perché è la Vergine Maria. 

 “Continuando con l’esempio suo insigne in mezzo ad essi l’apostolato benefico di lui; animandoli con la sua vita veramente santa e con la sua parola sapiente a renderli del tutto degni della grazia nella quale il Signore li aveva ravvolti.”

Fa proprio un’opera di catechesi.

 “Così lo Spirito Santo che su di lei e sopra di essi discese nel raccoglimento del Cenacolo, venne a infervorare le loro anime illustrandole di quella incomparabile luce, che aprendo loro dinnanzi le meraviglie del Regno di Dio, le temprò allo zelo più eroico per poterlo diffondere nei cuori.”

Maria sta proprio con questa primissima comunità cristiana e ci sta da maestra.

“Maria santissima insegnava come nell’unione con Gesù e nella elevazione a lui dei nostri cuori, si viene a vivere e ad operare in conformità dell’esempio e dell’insegnamento divino”

È importante.

“Impariamo così a pregare reverenti e devoti; a far ricorso a Dio con somma fiducia; a chiedere grazia e soccorso nella nostra povertà a lui, che è grande ed onnipotente; a battere con tutta confidenza alla porta d’oro del suo cuore misericordiosissimo, e ad insistervi fino a tanto che ci sarà dato di trovare, di ricevere, di poter essere esauditi.”

Così scrive San Bernardo nel Sermone V nella festa dell’Ascensione.

“O fratelli della vita, ancor noi, in su l’esempio di Maria cotanto insigne, cerchiamo Gesù, perché ci faccia conoscere la verità e ben profondamente ci faccia comprendere chi egli sia, eletti come siamo a devotamente servirlo.”

Noi forse ci illudiamo di sapere chi è Gesù, ma sapere chi è veramente Gesù non è frutto semplicemente del mettermi a leggere un libro. Sapere chi è Gesù vuol dire avere una conoscenza intima, personale di Gesù, data dalla preghiera, cioè dalla frequentazione amorosa, amichevole di Gesù. 

 “Ancora gli Atti degli Apostoli ci fanno conoscere come i primi fedeli erano assidui alle istruzioni degli apostoli e alla comune frazione del Pane e nella orazione, sempre insieme e su l’esempio della beatissima Madre di Gesù.”

Stavano uniti con Maria perché era ovvio. 

“Perché Maria sola sa degnamente parlare di Gesù.”

Non è facile parlare di Gesù. Non è facile perché parlare di Gesù, paradossalmente, è la cosa più difficile che ci sia, perché tutti siamo capaci di fare una sorta di cronistoria e di dire l’aria fritta sulla vita di Gesù e sulla persona di Gesù, ma gli altri se ne accorgono quando noi diciamo aria fritta. Parlare di Gesù vuol dire trasmettere agli altri tutto ciò che noi di Gesù nella nostra vita, nella nostra intimità con Lui abbiamo conosciuto e capito in relazione alla Parola di Dio, in relazione all’esperienza dei Santi. È difficile, infatti se voi notate noi non parliamo mai di Gesù; noi che andiamo a Messa insieme, noi che condividiamo insieme la preghiera, noi che facciamo parte dello stesso gruppo… tante cose facciamo insieme, tante cose noi diciamo, ma condividere la nostra esperienza di Gesù, cioè chi è Gesù nella mia vita, non si fa, non si parla mai di Gesù, come se fosse un argomento occulto o privatistico. E questo è un grandissimo impoverimento, perché è come se Gesù fosse una realtà puramente privata, una realtà della quale non si può parlare, perché noi parliamo di tutto, di tutto tranne che di Gesù.

 “Come la Vergine Maria ci parla di Gesù, le sue sono parole pervase dalla luce più alta e più profonda.”

Certo. È così.

 

 

Detto questo andiamo a prendere il nostro testo “Il Veggente” di Saverio Gaeta che spero abbiate letto e stiate gustando o abbiate gustato, siamo arrivati a pagina 90 di questo messaggio della Vergine Maria alle Tre Fontane a Bruno Cornacchiola.

“Abbiate fede di quel che Gesù mio Figlio vi disse al principio, che sarebbe stato sempre fra voi e con voi sino a bere di nuovo il calice… ”

Il Vangelo di oggi.

“… cioè sarete perseguitati e, perseguitando voi, perseguiteranno mio Figlio.”

Sarete perseguitati. E anche qui mi viene da dire: “Guardate, oggi vorrei dire una parola a te che non conosco umanamente e che forse conoscerò un giorno in Cielo, a te che oggi sperimenti la persecuzione, o forse che la sperimenterai a breve, quella persecuzione fatta di disistima, calunnie, diffamazione, incomprensione, freddezze, indifferenze, emarginazione, esilio, fallimenti causati dalla cattiveria degli altri, solitudine, soprattutto solitudine affettiva, solitudine della mente, il non poter parlare con nessuno, il non poter condividere con nessuno, la solitudine dello spazio, non avere un luogo tuo, un luogo dove rifugiarti, dove sapere che lì sei al sicuro, sicuro nel senso che sei lontano da tutto e da tutti, che lì non entra nessuno e che lì ti puoi rigenerare, dove se spegni il telefono sai che nessuno può arrivare. A te che stai vivendo queste cose, alcune, tutte, non lo so, a te la Vergine Maria oggi dice:

“Abbi fede in Gesù che ci dice: Io sarò con voi fino alla fine del mondo, fino al nuovo Calice, fino alla persecuzione.”

Il nuovo Calice, quale il nuovo Calice del dolore, il Calice amaro della Volontà di Dio che ci chiede di rinnegare questo mondo fino alle sue radici, che ci chiede di bere un pochino del Calice amaro che ha bevuto Gesù. Questo Calice che ci porta a scegliere sempre più e sempre meglio la Volontà del Padre.

Quando ho un attimo di tempo, al mattino presto, trovo molto utile fare due passi in un cimitero, soprattutto andare davanti alle tombe dei bimbi che sono sempre poste in un lato, non sono mai in mezzo, sono sempre in un lato del cimitero. Vado al mattino presto perché non c’è quasi nessuno, tutta la gente arriva molto dopo. L’ultima volta che sono andato — vado sempre dove ci sono i bambini per dire una preghiera e dare una benedizione — mi ha molto colpito il vedere alcune di queste piccole tombe, tutte belle curate, tenute bene, con i fiorellini, scritte bene, con la foto, e poi ad un certo punto mi sono girato e ne ho viste tre, chissà da quanto tempo erano lì, chissà da quanto tempo sono lì, ne ho viste tre tutte rotte, spaccate, con sopra buttati dei fiori di plastica, riversati per terra, non hanno più neanche la foto, c’è una scritta che si vede malissimo, il pezzo della lapide rotta… che desolazione! Pensa, lì sotto c’è un bimbo o una bimba, addirittura il loro corpicino chissà da quanti anni e anni è lì, e non c’è più nessuno che ne ha cura. Vedete, questa è la nostra fine. Se si fa così con dei bambini, poi andando avanti… Mi ha fatto impressione un ragazzo classe 1972, la mia. Mi sono detto: “Giorgio tu potresti essere lì, al suo posto”. Poi ne ho visti alcuni del 1800, tombe dimenticate.

Quando finiremo lì sotto, e lì sotto ci finiremo tutti, quando finiremo lì sotto non porteremo con noi niente e lì saremo da soli e non ci sarà più tempo di testimoniare a Dio il nostro amore, non ci sarà più tempo di raccogliere frutti per la conversione degli altri, per le anime del Purgatorio, per la santificazione del Clero. Basta. Il tempo è finito. Uscendo dal cimitero, ho pregato il Padre e ho detto: “Dio Padre grazie che mi stai dando ancora del tempo”. È una responsabilità enorme come lo si vive questo tempo. 

Queste persecuzioni, a te che le vivi, dico: “Vivile come gemme preziosissime che ricevi tra le mani e che stai mettendo nella corona che un giorno Dio ti metterà in capo. Certo, adesso sono pietre preziose brucianti e pesantissime da portare, ma quel giorno saranno risplendenti e leggerissime. Gesù sta facendo, sta costruendo la tua corona e Lui è generoso, cerca di esserlo anche tu.”

Sentite cosa dice adesso la Vergine Maria:

 “Cercheranno di convincervi a vivere come vive il mondo: non lo ascoltate, praticate e vivete il vero amore per il prossimo, non fate distinzioni di ceto, tutti hanno un’anima da salvare, voi trattatevi uguali come una sola famiglia, vivete una grande famiglia, fate conoscere sempre più il cuore amoroso di Gesù.”

Guardate, se uno al 9 di giugno a vent’anni dalla mia ordinazione Sacerdotale, mi dovesse chiedere: “Padre Giorgio Maria, le faccio una domanda: se lei in questi vent’anni dovesse dire quale è stata la tentazione peggiore che lei ha vissuto in questi venti anni, qual è stata per lei?”

 Il 30 maggio del 2000 ricevetti il benestare, l’assenso per la professione solenne, per l’ordinazione diaconale che voleva dire l’anno dopo, nel 2001, diventare Sacerdote. Mi ricordo questa data e ve la confido, in questi giorni sono date tutte importanti per me e per la mia vita, ve le dico perché vi chiedo sempre una preghiera. Ebbene in un giorno così denso come oggi, ricevere questo, è una cosa grossa, vuol dire da lì iniziare a prepararsi, a pensarsi in un “sì” per sempre. 

“Qual è stata la tentazione più grande che lei ha vissuto?”

Anche noi Sacerdoti abbiamo le tentazioni. Anzi… anzi… 

“Qual è la sua? Se lei vedesse oggi un giovane che sta per diventare prete il 9 di giugno, a cosa direbbe di prestare maggiore attenzione?”

Io gli direi che la tentazione più grande che io ho vissuto e che quindi gli consiglierei di stare molto attento, è proprio questa che dice la Madonna:

“Cercheranno di convincervi a vivere come vive il mondo”

E chi cerca di convincerti? Non la mia amica del bar dei comunisti di cui vi ho parlato qualche tempo fa, no, lei non ha cercato di convincermi, lei mi ha offerto pane e salame e un bicchiere di vino rosso che sembrava petrolio, tanto era denso e forte, lei ha pulito con il suo grembiulone il primo tavolo che ha trovato, scaraventando via gli energumeni che stavano lì a giocare a carte, a fumare e a bere, in un angolo, perché era talmente grossa questa donna che se ti toccava con un dito ti ribaltava fuori dalla finestra. No, lei non ha cercato di convincermi a vivere come viveva il mondo, assolutamente! Lei anzi ha fatto tutto il contrario. Lì dove non dovevo entrare per niente al mondo! “Guai ad andare a dare la benedizione di Natale, perché lì non si entra, lì non si va a dare la benedizione di Natale!” Lei non ha cercato di convincermi a vivere come viveva lei o loro, assolutamente, lei e loro hanno dimostrato un grandissimo rispetto per l’abito che portavo, si sono messi tutti sull’attenti, lei ha sbattuto fuori tutti quelli che fumavano, ha fatto aprire le finestre, ha pulito il tavolo con il suo grembiulone e poi con la spugna rossa del bar, ha messo giù una tovaglietta, che in quel luogo una tovaglietta non so dove poteva andarla a prendere, non stava molto con il contesto, e tanto rispetto, tanta percezione di una distanza, di una differenza radicale ma nessun convincimento, anzi, io ho percepito tanto rispetto, tanta ammirazione e per certi versi un pizzico di invidia, per quello che ero, che vivevo e rappresentavo. Non sono loro. 

In carcere non hanno mai cercato di convincermi a vivere come viveva il mondo. No, no, né le prostitute, né i criminali, mai nessuno, anzi mi dicevano tutto il contrario: “Sii fiero dell’abito che porti, non rinnegarlo mai!” Me lo baciavano piangendo, mi baciavano il crocifisso piangendo. 

Chi, quindi, ha cercato di convincermi a vivere nel mondo?

Quelli che andavano a Messa tutti i giorni, quelli che avevano il rosario in mano dalla mattina alla sera, quelli che pregavano accanto a me. È così. E non è facile riconoscere questa tentazione, non è facile, io ritengo che sia la più difficile in assoluto. Vedete, le tentazioni che vengono dalla sessualità, dalla lussuria, dall’innamorarsi di qualcuno, sì ci sono, sono forti, però le riconosci, si capisce che c’è qualcosa che non gira perché sono cose che poi non puoi vivere alla luce del sole, già nel momento in cui tu inizi a sentirle già cominci a nasconderti, cominci a guardarti attorno perché nessuno ti veda. Lo capisci subito e subito devi decidere che cosa fare, quelle cose lì non stanno radicalmente con la scelta che hai fatto, ci sono, accadono, però sei un pochino più protetto se lo vuoi, ma vivere come vive il mondo, questo no, perché così fanno tutti, perché è difficile trovare qualcuno che vive non come vive il mondo, ma vive come il cuore amoroso di Gesù vuole, è difficile! Difficile! Cominciano a dirti di non fare: “la Virgo Singularis”, che se uno si fermasse a riflettere direbbe: “che bella cosa che mi hanno detto!”. Virgo Singularis potremmo definirla una litania, “Vergine Singolare”, certo, è una sola, è quella. 

Oppure ti dicono: “Vuoi fare il diverso, vuoi essere migliore degli altri. È meglio stare tutti insieme nella mediocrità che uno solo davanti rispetto agli altri. Ma cosa vuoi dimostrare? Ma chi ti credi di essere? Ma dove vuoi arrivare? Ma non lo fa nessuno! Quella strada lì non la percorre nessuno, è una strada impraticabile. Resterai solo”. 

Tutta una serie di questioni di questo genere e molto altro. Quando ti vedi solo, quando sei giovane, quando sei da poco entrato in una realtà come quella del Sacerdozio, ad un certo punto ti chiedi se forse stai sbagliando tutto, che forse non è quella la via. Eppure Gesù senti che ti chiama, senti interiormente qualcosa che ti chiama su questa strada così difficile, che è la conformazione al Cuore di Gesù. Quindi questa, di conformarsi al mondo, è la tentazione peggiore. A mio giudizio la Madonna qui dice una cosa veramente importantissima. 

Qualche volta a qualche giovane dico: “Se potessi tornare indietro di vent’anni sai cosa farei?” Se potessi tornare indietro di vent’anni, appena diventato prete sapete il regalo che chiederei alla mia ordinazione? Una scopa. Avete presente la scopa della befana? Quella grossa, con tutte quelle frastaglie che vengono giù tutte grosse, quella della befana che vola, che si usa per scopare le strade, grossa e spessa. Io vorrei quella scopa lì e darei di quelle scopate e direi: “Vai, vai stai lontano tu e tutta la tua mondanità e tutto il tuo mondo”.

È un pensiero da reduce dal Vietnam che viene nel cuore. Quando uno è reduce gli vengono questi pensieri: “Tu vuoi vivere in quel modo? Ma fallo! Però perché devi convincere anche me?”

Questa è la logica dei dannati, del demonio: siccome io sono all’inferno, non mi basta così, visto che io ci sono voluto andare, è una mia scelta, non voglio servire Dio, quindi me ne sto qui buono. No, lui non fa così, Lucifero non ha fatto così, no. Lui vuole che siccome è all’inferno, ci devi andare anche tu. Questa è la logica intrinseca dei dannati, del demonio e di tutti i suoi ministri e figli, dico figli apposta, in modo evangelico, perché Gesù lo dice in Giovanni capitolo 8, se non ricordo male, quando dice: “Voi fate le opere del padre vostro”. Quindi se è padre vuol dire che quelli sono figli, perché lui è padre della menzogna e loro sono figli.

Tornassi indietro di vent’anni direi: “Tu pensi così? Tu credi che sia giusto così? Fallo, ma a me lasciami stare, non venire a dirmi mezza parola, non mi interessa. Tu non devi portare anche me nella tua mondanità affinché tu ti senta giustificato, affinché tu non ti senta torturato dalla presenza di un altro che vive come tu dovresti vivere o che vuole vivere come tu dovresti vivere e non ci riesci perché non lo vuoi veramente. Questo è livellare verso il basso, e noi facciamo così.

“Se io non faccio il digiuno, nessuno deve fare il digiuno e devo prendere in giro chi fa il digiuno, perché a me da fastidio che ci sia qualcuno accanto a me, mentre mangio, che non mangia e fa il digiuno e io invece no. Se io mangio devi mangiare anche tu.”

“Io guardo la televisione? La devi guardare anche tu, perché mi da fastidio che tu dica no, perché questo mi giudica.”

Ma non è questo che ti giudica, non hai ancora capito che tra te e il mondo c’è una coscienza, la tua coscienza, la Voce di Dio dentro di te! Non è il comportamento dell’altro che direttamente ti mette in discussione, ma è la tua coscienza che vedendo il suo comportamento ti dice che anche tu dovresti essere così. Se io avessi qui Padre Pio, la mia coscienza mi inchioderebbe dalla mattina alla sera ma non è colpa di Padre Pio, è colpa mia, sono io che sono lontano da ciò che Padre Pio è, e da ciò che io dovrei essere. Questi non sono dettagli. Mangiare, bere, dormire senza un domani, fare quello che voglio, peccati di gola tanto non esistono più, quindi dolci, gelati, il mondo, tutto quello che mi viene nella testa, via dentro tutto, senza un limite. Quando San Francesco ha dato via tutto, i suoi amici sono andati a dirgli: “Ma Francesco sei sicuro? Ma cosa stai facendo?”. “Certo che sono sicuro, via andate via”.

Anche in quel caso hanno cercato di riportarlo a vivere nel mondo, ma lui non ha voluto e quindi ad un certo punto è fuggito, è fuggito veramente, ha preso una distanza solenne da tutto e da tutti, perché ha capito che quella era la tentazione in assoluto, perché continuamente il mondo, attraverso i suoi addentellati, cerca di tirarti dentro alle sue dinamiche.

“Cercheranno di convincervi a vivere come vive il mondo. Non lo ascoltate.”

Quindi il mondo ti convince a vivere con l’odio, col risentimento, con la mormorazione, con la calunnia, con il pettegolezzo, con la religiosità solo apparente, e via di seguito, col fare distinzione, con la scusa dello stare insieme ci si sottrae allo stare insieme davanti a Dio. Dov’è che è scritto che noi dobbiamo stare insieme, ad esempio, davanti alla televisione? Non è scritto da nessuna parte, nel Vangelo non c’è, in nessun documento della Chiesa c’è. Va bene stare insieme, allora facciamo così, stiamo insieme davanti al Tabernacolo, anche questo è stare insieme. “Ma l’abbiamo già fatto.” Perché a stare davanti al Tabernacolo c’è un limite?  Calcoliamo il tempo che noi passiamo davanti al Tabernacolo, insieme e calcoliamo il tempo che noi passiamo davanti alla televisione, insieme. Vediamo insieme davanti a cosa stiamo di più e quella sarà la cosa più importante, quella che ci piace di più, quella che esce dal dovere.

“Fate conoscere sempre più il cuore amoroso di Gesù.”

Noi facciamo conoscere tante cose ma non il cuore amoroso di Gesù. 

“Il sacramento dell’altare, il prigioniero d’amore dimenticato da molti, è il solitario che si dona. Io l’ho donato a voi, voi donatelo agli altri con rispetto e vero amore.”

Non dobbiamo avere paura di essere soli, di restare soli. Noi abbiamo il terrore di due cose, fondamentalmente: di essere soli e di invecchiare.

Com’era bella la mia nonna con tutti i suoi capelli bianchi. Mai vista la mia nonna con le unghie pitturate, mai, né delle mani, né dei piedi. Mai vista la mia nonna con su un goccio di pitturamento sulla faccia, sugli occhi, sulle labbra, mai, in casa della mia nonna non ho mai visto un rossetto, non sapevo neanche che cosa fosse, non credo di averle mai visto mettere la cipria che una volta andava di moda, mai. Mai niente di tutto questo. Noi abbiamo il terrore di essere vecchi e oggi diciamo che se non facciamo così, non ci curiamo. Per me è falso. Noi sappiamo trovare il tempo per fare tutte le nostre cose che riguardano il nostro corpo, e sono tante, e spediamo soldi per apparire quello che non siamo, punturine, etc etc., perché così appaio più giovane, ma se hai settant’anni, hai settanta anni. È inutile stare lì a girare intorno. 

Solitudine e invecchiamento. Un giorno un giovane frate mi disse: “Guarda, Padre Giorgio, ho un capello bianco”. E io gli ho risposto: “Ringrazia Dio che hai ancora i capelli, arriverà il giorno che non avrai più neanche quelli”

Tutto il nostro corpo ci dice: “Preparati, è arrivato il tempo, la senti la campana che suona? È la tua. I tuoi capelli bianchi, le tue rughe, il tuo passo più faticoso, preparati, si sta avvicinandosi il momento dell’incontro solenne della tua vita. Il Solitario ti attende. L’hai trattato, l’hai donato agli altri con rispetto e vero amore? Gli altri vedendoti trattarlo e donarlo, possono dire che l’hai fatto con rispetto e vero amore? Lui che era tra le tue mani, ha vissuto questo? 

“Chiamatemi e fatemi chiamare Madre. Io sono Madre del puro clero, Madre del santo clero, Madre del fedele clero, Madre dell’unito clero, Madre del vivente clero. Non dimenticate che il mondo vi guarda e vuole e si aspetta da voi l’esempio di una vita santa, vissuta eroicamente – e Cornacchiola scrive – di nuovo escono lacrime. 

Allontanatevi dal mondo, date esempio che siete di Cristo, date prove d’amore scusandovi tra voi, e siano lontane la discordia e l’odio. È una Madre che ve lo chiede, amatevi!”

Questo vuol dire che non c’è amore. E l’amore non è simpatia, l’amore non è la S.p.a. del “non urtiamoci troppo a vicenda così ci stiamo tutti”, perché anche le vipere, anche i serpenti sanno stare tutti assieme, ma il fatto che stanno tutti insieme non vuol dire che non sono più serpenti. Avete mai visto un groviglio di serpenti? Stanno tutti insieme, non si morsicano ma sono sempre serpenti. Stiamo attenti a pensare che basta stare assieme e allora diventiamo tutti agnelli o colombe, no. 

“Il mondo vi guarda e vuole e si aspetta da voi l’esempio di una vita santa, vissuta eroicamente”

Eroicamente! Non: “ma io sono debole, sono fragile, sono caduto”. A Milano direbbero: “Sei un gandula”, ecco cosa sei, e questa è intraducibile, non si può tradurre, non perché sia volgare ma perché non c’è un termine italiano che traduce “gandula”, o si sa che cos’è o non si sa. 

La Madonna ci chiama ad una vita santa vissuta eroicamente, ci chiama ad allontanarci dal mondo per dare l’esempio di essere di Cristo. 

Domani vedremo la risposta ad una domanda “15 agosto 1949”, la Madonna dice:

“Perché non vi allontanate dal peccato?”

Perché? 

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga 

SANTISSIMA TRINITA’ – Solennità – ANNO B

VANGELO (Mt 28,16-20)
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

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