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Maria presenzia alla nostra unione con Gesù, don Clemente Barbieri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 21 maggio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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MARIA PRESENZIA ALLA NOSTRA UNIONE CON GESÙ – DON CLEMENTE BARBIERI 

Eccoci giunti a venerdì 21 maggio 2021. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XXI, versetti 15-19 di San Giovanni. 

Gesù per tre volte chiede a San Pietro una manifestazione verbale di amore. San Pietro sa solo voler bene in questo momento. È capace solo di questo. Gesù chiede l’amore, non chiede il voler bene, ma poi, alla terza, volta Gesù accetta e dice:

Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».

San Pietro neanche si rende conto che Gesù per due volte gli ha chiesto se lo ama e se ne risente, ci rimane male.

In questo XXI giorno don Barbieri nel libro “Maggio Eucaristico”, ci invita a riflettere su Maria che presenzia alla nostra unione con Gesù. Mi sembra molto in sintonia con il Vangelo di oggi. La nostra unione con Gesù ha bisogno della presenza della Vergine Maria, perché sia un’unione come vuole Gesù e non come vogliamo noi. 

XXI GIORNO – Maria presenzia alla nostra unione con Gesù

“Il banchetto nuziale di Cana ci ricorda un altro convito di gran lunga più degno e maggiore, nel quale Gesù non si limita a produrre il miracolo di mutare l’acqua in vino, ma dando tutto se stesso sotto le specie sacramentali del pane e del vino, del suo Corpo sacratissimo ci nutre e del suo Sangue preziosissimo ci abbevera, incorporandoci con sé in una unione più santa, col disposare se stesso alle anime nostre. A nuovi tempi più nuove e più grandi misericordie da parte di Dio. Veniamo sollevati, inebriati, glorificati per Dio in Dio. E come alle nozze di Cana era presente la Vergine madre, che con la sua fiduciosa preghiera efficace seppe ottenere il singolare prodigio del vino miracoloso, ancora a queste nozze dell’anima nostra con Gesù ella presiede, supplicando per noi ed interponendo la sua materna intercessione perché siano i nostri cuori mutati dalla grazia di Dio e resi degni dell’unione alla quale Iddio li sublima.”

Abbiamo bisogno della Vergine Maria che compia il miracolo, perché è vero che il miracolo lo fa Gesù, ma senza la preghiera e l’intervento della Vergine Maria questo miracolo non ci sarebbe stato. Per questo ho detto che “compie miracoli”, perché c’è un compiere concreto, fattuale che è quello di Gesù, e c’è un “compiere” di colui che crea le condizioni, di colui che agisce sul cuore di Gesù. 

“Coloro i quali invece si dispongono nella santità alle feste nuziali col loro Signore…”

Stiamo parlando dell’Eucarestia.

“… Sono come doppiamente vestiti e dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, ridondanti di virtù nel loro intimo, impreziositi all’esterno di ogni buona disposizione.”

Quando noi ci accostiamo a ricevere l’Eucarestia, il nostro cuore deve essere in pace, deve essere in uno stato di grande amore per Dio e per chi ci sta accanto. 

 “Oh beatissime le anime che sono state chiamate a questa cena nuziale dell’agnello immacolato Gesù! Ed è in questa cena nuziale che si solennizza l’unione della creatura col suo Creatore nel talamo spirituale dell’anima; e appunto nuziale questa unione vien detta, per l’indissolubilità del vincolo che stringe l’anima al suo Signore, per l’amore vicendevole che li lega, per la fioritura di opere sante che da essi promana, per la comune fruizione di eterni santissimi possessi. Non corre tra lo sposo e la sposa altra parola che amare ed essere amato”

Amare ed essere amato. Noi pensiamo di amare e sicuramente c’è più di una persona che sa amare davvero ma credo che sia anche abbastanza frequente l’illusione di crederci capaci di amare, in realtà sono egoismi mascherati. 

“Amare ed essere amato”, cosa vuol dire? Amare è qualcosa di estremamente concreto. Non si può dire di amare e intanto continuare a recare preoccupazione, ansietà alla persona amata. Un figlio che è una spina nel fianco dei suoi genitori non può dire di amarli; un figlio che non fa di tutto per essere una soddisfazione, un riposo, per essere un orgoglio, una gioia per i suoi genitori, non può dire di amarli. Ci sono genitori che sono consumati dal dolore e dall’essere esausti perché ogni giorno ce n’è una. Quando mi chiedono qualche parere e mi domandano il perché il figlio fa in un modo e non in un altro, perché sembra in un modo, ma poi non fa un’altra cosa. Io rispondo così: “Perché non ci crede”. Non è vero, in prima battuta, che noi ci dimentichiamo: noi ci dimentichiamo di ciò che non ci interessa. Se io ho in mente che devo andare ad oliare la catena della bicicletta, sono capace di passarci una giornata intera dietro a quella catena: la catena va lavata, va pulita, va fatta asciugare, va ingrassata… è un po’ come una liturgia. Ci sono tante liturgie profane, anche questa è una liturgia. 

Se io ho in mente il gelato, questa idea attraversa il giorno, tutta la giornata e tutte le varie cose che devo fare vengono tutte ad essere attraversate dall’idea del gelato e penso solo a quello, non nel senso che non faccio altro, ma nel senso che ho un pensiero fisso e mi organizzo in funzione del gelato e se poi non l’ottengo ci rimango male. 

Uno non può dire che si è dimenticato che i pantaloni vanno stesi al contrario perché così asciugano prima, la questione è che non gli interessa, non crede in quella cosa. 

Tante cose che ci vengono dette dai nostri genitori, dai nostri formatori e in ultima analisi da Dio, non le facciamo, non perché ce ne dimentichiamo, ma perché non ci crediamo. Non crediamo che quella cosa lì sia il nostro bene e che vada fatta così perché c’è una ragione. 

Questo non è amore. Ci sono tante mamme che tutta la giornata lavorano, stirano, poi puliscono, apparecchiano, cucinano, poi sparecchiano, lavano, … ma dove sono tutti gli altri? Perché nessuno dice che, avendo fatto mia mamma la prima parte, ora tocca a me fare la seconda?

Se noi credessimo veramente che le cose che ci dice Gesù sono vere, noi le metteremmo subito in pratica, non potremmo dirgli che “mi sono dimenticato”; come non ci dimentichiamo del pallone, dell’olio della catena, del gelato, del cioccolato, così non dovremmo dimenticarci di Dio. E il momento dell’Eucarestia è un momento solenne, un momento nel quale c’è l’unione tra la creatura e il Creatore. È bellissima questa cosa.

 “Anima, medita e pondera per bene quali sono gli affetti e i sentimenti tuoi per questo tuo Signore; vedi con quale impeto di tenerezza lo devi riamare e con quale struggimento avvicinarti a lui, che tanto per te ha compiuto e che per rifarti nella sua santa grazia ha subito anche la morte dolorosissima di croce! Per te egli lasciò la destra del Padre negli eterni tabernacoli della sua gloria; per te sia derelitta la sinagoga; perché tutto volle essere tuo e perché tu a lui ti potessi unire in un spirituale amplesso divino!”

Ha lasciato tutto, ha perso tutto, ha perso la vita, e noi? 

Che brutte Comunioni che facciamo spesse volte, frettolose, distratte, fredde, non preparate, senza un adeguato ringraziamento dopo. Si vede che non c’è un’unione sponsale, ci sono gli sbadigli, il sonno, ma l’unione sponsale è un’altra cosa.

“O anima, ascolta e vedi e considera questa immensissima degnazione da parte del tuo Signore! Diserta per lui la tua terra; disgiungi per lui il tuo cuore da ogni affetto umano; rompi ogni legame con gli amori fallaci di questa vita; calpesta le basse consuetudini del secolo; trattieniti scrupolosamente dal peccare; abbandona le follie del mondo e rivestendoti di purezza e di santità, e crescendo in ardore e in amore, elevati su da ogni bassura in un celestiale trasporto che ti porti a lui tutta fragrante di meriti, che ti renda accetta a lui nella illibatezza della tua veste nuziale!”

“Diserta la terra”: quante volte mi chiedono di fare delle cose, tutte cose belle, tutte cose utili, sante, però la mia risposta è “no”. 

“Disgiungi per lui il tuo cuore da ogni affetto umano”

Non vuole dire diventare degli orsi, ma vuol dire imparare a non essere impastoiati nelle relazioni. 

“Rompi ogni legame con gli amori fallaci di questa vita“

Che poi amori non sono perché sono inutilità. 

“Trattieniti scrupolosamente dal peccare; abbandona le follie del mondo”

Quante ne ha il mondo, di follie! 

“Affidandosi all’esempio e alla protezione di Maria santissima, l’anima che si disposa a Gesù, non solo da quanto ha sentore di colpa deve essere disviluppata, ma non tocca da concupiscenze terrene e da avidità fallaci. Sia tutto amore, tutto fervore, tutto anelito di poter essere degna di Dio. E sia tutta bella, tutta rivestita di giustizia, tutta nutrita delle cose di Dio, tutta avida di Dio, tutta piena del pensiero di Dio. Riempi dunque te stessa, o anima mia, della sapienza di Dio; fa che sia tuo pascolo quotidiano la sua divina parola!”

Deve essere libera quest’anima, deve essere totalmente data al Signore.

“Vivi di fede e vivi di amore! E se non ti avverrà mai di dolerti d’aver mancato di ricevere con tutta reverenza e con tutto amore questo Pane celeste, tu sarai per vero la nuova Bethlehem, la vera casa del pane, dove il Pane di vita Gesù si degnerà porre la sua dimora”

Chissà se vogliamo essere anche noi delle nuove Betlemme. 

Vi leggo adesso due versetti dei quattro Evangelisti, il momento della Passione, quando Gesù viene catturato. Pensate alla Messa, e pensate all’Eucarestia. Io vi leggo questi versetti e chissà se a voi verrà in mente la stessa cosa che è venuta in mente a me. Pensate alla Messa, al momento della Comunione e al momento della ricezione dell’Eucarestia. Provate a pensare se queste parole, queste espressioni, se quello che è accaduto quel giorno a Gesù nel Getzemani, forse non riaccade ogni giorno, soprattutto adesso. Matteo 26, 49-50:

Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò.”

Nel versetto prima c’è Giuda, nel versetto dopo guardate cosa succede:

“E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.”

San Marco, capitolo 14, 45-46:

“Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Allora gli si accostò dicendo: «Rabbì» e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.

Luca, capitolo 22, 53:

“Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre».

Giovanni 18, 12:

“Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono.”

Poi dicono che nel Vangelo non c’è scritto che non si può e non si deve. È interessante che invece è scritto in tutti e quattro gli Evangelisti. “Ma io lo faccio con grande amore e devozione, perché io ho bisogno…”

“Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.”

“Vivi di fede e vivi di amore! E se non ti avverrà mai di dolerti d’aver mancato di ricevere con tutta reverenza e con tutto amore questo Pane celeste, tu sarai per vero la nuova Bethlehem”

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della VII settimana di Pasqua

VANGELO (Gv 21, 15-19)
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.

In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

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