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Potere sacerdotale di Maria, don Clemente Barbieri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 9 maggio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

POTERE SACERDOTALE DI MARIA – DON CLEMENTE BARBIERI

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a domenica 09 maggio 2021, abbiamo ascoltato la Seconda Lettura di questa Santa Messa tratta dalla Prima Lettera di San Giovanni apostolo cap. IV, versetti 7-10.

“Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.”

Vittima di espiazione per i nostri peccati. Gesù è vittima, è vittima di espiazione. Che cosa espia Gesù? Espia i nostri peccati. Dove? Sul legno della Croce.

Dentro a questa logica di offerta e di riparazione proseguiamo il nostro “Maggio Eucaristico”, siamo arrivato al nono giorno del testo di don Barbieri.

IX GIORNO – Potere sacerdotale di Maria

“Stupendo è il ministero e grande la dignità del sacerdote al quale è dato ciò che agli angioli non è concesso; miracolosa, anzi divina è la sua potestà; poi che, al dire di S. Bernardino da Siena, nella transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue sacratissimi di Gesù Cristo, che mirabilmente si opera nell’augusto Sacramento dell’Eucaristia, tanta virtù si richiede quanto nella creazione del mondo.”

Transustanziazione, questa è una parola che tutti dobbiamo sapere pronunciare e spiegare. Chi di voi ha la grazia di essere catechista spieghi ai suoi bambini, anche quelli di prima elementare, che cos’è la transustanziazione. Anzitutto devono saperla pronunciare, e poi saperla spiegare e magari conoscere un po’ di storia di questa parola, da dove arriva, perché è stata pensata, chi l’ha pensata, dove è stata scritta, per quale ragione, in risposta a cosa, e a chi.

“Tanta virtù si richiede quanto nella creazione del mondo.”

Cioè per la transustanziazione occorre la stessa forza, la stessa potenza che c’è voluta da parte di Dio per creare il mondo!

Le parole della consacrazione non sono una formula magica, sono le parole di Gesù e se ha usato quelle e non altre, ci sarà una ragione. Sono le sue parole. E badate che ha detto: “Fate questo in memoria di Me”, non “di voi”. È come se avesse detto: “Voi realizzate la mia memoria, il mio comando, quindi dite quello che ho detto io”. Lui sa perché l’ha detto, non mettiamoci ad insegnare al Figlio di Dio. Noi le riceviamo, le amiamo e adoriamo quelle meravigliose parole perché sono Lui, perché realizzano Lui.

“Eretto in su l’altare, con le divine parole della consacrazione egli chiama Dio a compiere il miracolo del suo ineffabile amore, e a discendere e a rimanere tra gli uomini.”

È il Miracolo d’Amore per eccellenza. Quindi ci dobbiamo ricordare bene, ce lo dobbiamo dire sempre, che la Santa Messa è un vero Sacrificio, innanzitutto è questo. Anche noi preti faremmo bene a dirlo un po’ più spesso, perché a volte parliamo di tutto tranne che di questo — non tutti ovviamente, ma non è così frequente il parlarne. Sicuramente ci sarà qualcuno, ma quasi nessuno si preoccupa di dire che l’azione dell’Eucarestia rinnova il Sacrificio di Gesù sulla Croce, che Gesù è presente sull’altare come sulla Croce, sia come Sacerdote, sia come vittima. Teniamo bene in mente che il Suo Sacrificio d’Amore si svolge nella sua più completa interezza davanti ai nostri occhi, non c’è un di più, non c’è un diverso, c’è l’uguaglianza, c’è il tutto, in una modalità diversa, che è la modalità sacramentale, ma, cambiando la modalità, non cambia il contenuto.

Oggi vorrei insegnarvi una preghiera brevissima, di sei parole, densissima, bellissima, piena di storia, di vita, di tradizione. Non credo che la conosciate, magari sì, magari già la usate, magari l’avete già gustata. Io la dico per quell’uno che non la sa, perché ce ne sarà sicuramente uno che non la sa. Potremmo usare questa espressione come litania, come preghiera del cuore, la potremmo usare quando siamo davanti all’Eucarestia, quando siamo in Chiesa davanti al Tabernacolo, durante la Messa, all’elevazione dell’Ostia, del Calice, la possiamo usare quando vogliamo, è una preghiera bellissima, usiamola in latino, sono sei parole in latino, facilissime, bellissime, che capisce anche la mia amica Matilde che fa le elementari, o la mia amica Agnese che va all’asilo, o la mia amica Margherita che fa la prima elementare, la capiscono anche loro. Loro recitano le preghiere in latino, persino i bambini possono recitare le preghiere in latino e capiscono quello che dicono, perché i bambini e le bambine sono dei piccoli uomini e delle piccole donne, non sono dei piccoli stupidi, basta spiegargliele. Queste bambine quando recitano l’Angelus in latino o il Pater Noster lo dicono meglio di me, basta avere due genitori che educano bene.

Ecco le sei parole:

“Jesu, Jesu, Jesu esto mihi Jesus”

“Oh Gesù, Gesù, Gesù sii per me Gesù”

“Sii” è un imperativo futuro che viene usato nelle forme religiose o giuridiche, “per me”, è un “dativo di vantaggio”. Sii per me che cosa? Qual è il vantaggio? “Sii per me Gesù”, Gesù è il mio vantaggio, è il mio Salvatore.

È una preghiera più che bella e ha una storia che dovete sapere. Le parole di questa preghiera sono state le ultime parole di San Ralph Sherwin, nato il 25 ottobre 1550 e morto il 1° dicembre del 1581, ordinato a Cambrai il 1577 per diventare sacerdote missionario in Inghilterra. Fu arrestato e imprigionato nel novembre del 1580, torturato sul cavalletto, accusato di alto tradimento e condannato a morte. San Ralph Sherwin, San Edmund Campion e Sant’Alexander Briant furono giustiziati in successione a Tyburn il 1° dicembre del 1581. Questi tre sono tra i 40 martiri di Inghilterra e del Galles canonizzati a San Pietro a Roma il 25 ottobre del 1970.

Quando voi direte queste parole, voi direte le ultime parole di un Santo, di un Martire, San Ralph Sherwin, che mentre veniva giustiziato diceva:

“Jesu, Jesu, Jesu, esto mihi Jesus!”

“Oh Gesù, Gesù, Gesù sii per me Gesù”

Chissà quanto faremo felici Gesù a sentirsi chiamare, salutare, amare, desiderare con le parole di questo martire del 1500.

“Eretto in su l’altare, con le divine parole della consacrazione egli chiama Dio a compiere il miracolo del suo ineffabile amore, e a discendere e a rimanere tra gli uomini.”

Gesù è sempre lì anche quando noi non ci siamo, anche dove è abbandonato nel buio di una Chiesa, magari col cero spento perché si è consumato e nessuno se n’è accorto, magari in una chiesa sporca, trascurata, abbandonata, fredda, non abitata, non visitata. Gesù è sempre lì presente, o magari dimenticato, seppellito, per il fatto che è caduta la particola per terra, oppure a marcire nell’acqua o come dicono molti “a dissolversi nell’acqua”, come se il cambio delle parole cambiasse il contenuto dei fatti. Davanti al Giudizio Universale e al Particolare spiegheremo tutte queste cose, davanti a tutto il coro dei martiri, San Tarcisio, Santa Matilde, tutti i martiri morti per l’Eucarestia, avremo mille ragioni per spiegare perché lo abbiamo fatto. Oggi sembra che pur di vivere siamo disposti a calpestare qualunque cosa e qualunque realtà, sembra che per affermare la nostra vita siamo disposti a calpestare la vita di altri.

“Non v’è per questo potenza, tra le molte che il Signore si è degnato largire agli uomini, che le possa stare a pari, se non si fa ricorso a quell’unico e solo potere che sublimò la Vergine immacolata nel ministero santissimo della sua divina maternità. Questo sacerdozio di Maria, che è il più santo e il maggiore dopo il sacerdozio di Gesù, questo solo rifulge e grandeggia sul sacerdozio nostro”

Perché Lei ha portato il Verbo per nove mesi nel suo grembo. Come si fa a parlare dell’Incarnazione senza parlare della Vergine Maria? Come è possibile? È come parlare del vino senza parlare dell’uva, è impossibile. Esiste un vino senza uva?

“Celebrando quindi questo augusto potere di Maria non possiamo non aver presente come in certa qual guisa ancora a noi, o insigniti del sacerdozio o semplici fedeli, dalla misericordia divina è concesso possedere nelle anime nostre, per la santa Comunione, Gesù, che è l’Immenso, che è l’Eterno, che è generato dal Padre avanti i secoli.”

Ecco perché noi dobbiamo essere delle piccole lune, perché noi mostriamo un volto agli uomini, al mondo e, nelle tenebre, questo volto deve essere un volto di luce, un volto che rischiara la luce. E poi ci vuole un volto che rimane oscuro, riservato, dedicato all’Eterno, all’Immenso che è Gesù. Bisogna avere questa duplice funzione.

“S. Pier Damiani elogia il mirabile potere di Maria con queste parole: Maria concepì l’Immenso.”

Quanto Dio ha amato la Vergine Maria e l’ama… solo noi siamo in grado di essere ingrati verso questa dolcissima Mamma che tanto fa, tanto ha fatto e tanto continua a fare per noi. Sull’esempio di Maria anche noi impariamo quest’oggi o da quest’oggi a prepararci a ricevere, a proteggere l’Immenso, l’Eterno che viene in noi attraverso l’Eucarestia.

Trovi una particola per terra? Consumala. Se l’Eterno, l’Immenso lo trovi per terra, come si fa a fermarsi a pensare? Cosa c’è da pensare? Certo che si può consumare. Quello è l’unico caso, credo di poter dire, che anche coloro che in coscienza non ricevono l’Eucaristia in mano possono prenderla in mano.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

SECONDA LETTURA (1Gv 4,7-10)
Dio è amore.

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.

In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

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